La matematica non genera armonia e non può spiegare l’armonia, ma è l’armonia delle vibrazioni cosmiche che genera la matematica. Quando, nel loro divenire le vibrazioni cosmiche in cerca continua di armonia la definiscono in uno stato, quello stato può essere interpretato e descritto dalla matematica, ma non creato dalla stessa. Quindi la matematica che si usa per qualsiasi conquista tecnologica organica e umana non fa altro che “assecondare” le energie cosmiche, che sono sempre e continuamente tese a generare stati di armonia e di bellezza. Ennio Romano Forina
Author: ennio forina
Violenze Culturali
di Ennio Romano Forina
La mitologia non è una sezione della storia umana, ma il fatto che sia un artificio mentale non vuol dire che sia basata solo e prevalentemente sulla fantasia e non esclude che possa influenzare in modo concreto l’immaginario collettivo, l’educazione e il carattere degli individui che possono assimilare senza riflettere i preconcetti che anche dalla mitologia derivano e trasformarli poi in culture e comportamenti, come del resto accade anche da altre fonti di apprendimento. E non c’è dubbio che anche gli eventi umani possano subire l’influenza dei miti che spesso sono stati evocati nella storia come pretesti per giustificare nella gran parte dei casi, azioni distruttive e conflitti. Come ho scritto altrove “Gli dei sono sempre dalla parte di chi li ha inventati”.
In questo modo i miti irreali possono facilmente diventare simboli reali, che confluiscono nella cultura e in qualche modo contribuiscono a scrivere la stessa storia per molto, molto tempo a seguire anche se non ce ne accorgiamo. Spesso, senza analizzarli nel divenire della loro struttura illusoria e nemmeno nei motivi che li hanno fatti attecchire nell’immaginario collettivo e infine utilizzare come stereotipi per stabilire false identificazioni di comodo del bene e del male. Uno di questi miti, – da sempre emblematicamente accettato nel suo drammatico sviluppo ed esito, senza una seria riflessione sugli elementi che lo compongono – è quello affascinante della Gorgone Medusa, così tanto celebrato nei secoli sempre in una specifica rappresentazione minacciosa, “negativa,” sia nell’arte che nella letteratura storica e persino nei manufatti artigianali, arti orafe e più recentemente persino come marchio di imprese.
Attitudini e comportamenti singoli o collettivi e forme di pensiero che diventano costume e morale, spesso vengono legittimati sulla base di considerazioni superficiali e circoscritte nei ristretti ambiti di categorie mentali prestabilite. Osserviamo ora che tra i vari atti di prepotenza e rapina, l’appropriazione arbitraria del corpo di un’altra persona che viene definita con il termine di “stupro,” specifica precisamente l’atto della violazione – con la forza – del territorio: “corpo” di un individuo, da parte di uno o più soggetti normalmente di sesso maschile, ai danni di un altro soggetto, normalmente di sesso femminile più debole e incapace di difendersi.
La violenza della prepotenza sessuale è deleteria sia in senso etico che in senso antropologico perché non solo offende e ferisce in modo indelebile chi la subisce, ma colpisce anche tutta la comunità umana insinuando la paura e il sospetto in una specie di reazione a catena, laddove si dovrebbero invece coltivare la fiducia, la solidarietà e il rispetto nei rapporti fra individui, poiché quando un elemento di questi subisce un trauma, trasferirà inevitabilmente ai suoi simili una parte del danno subìto sotto forme diverse e spesso anche inconsce e indirette.
Chi invece propone atti gentili e altruistici fa esattamente l’opposto, contribuendo a migliorare generalmente il carattere delle interazioni fra le persone e trasmettendo un senso di fraternità e fiducia in un mondo possibile migliore. Ma ancora di più, a confondere le giuste valutazioni di questi fenomeni specifici della specie umana è il fatto che la coscienza collettiva ingloba e incapsula facilmente in sé, antichi luoghi comuni, siano essi veri o fantasiosi e li “legittima” in superficiali asserzioni che alla fine portano la parte peggiore di ogni popolo ad agire con prepotenza distruttiva e criminale, e quando questo succede si vanno a cercare definizioni e analogie del tutto improprie per definire questi episodi che distorcendo e nascondendo le vere cause originali non fanno altro che inibire la ricerca delle reali motivazioni di questi come di altri atti malevoli. Allora una fraseologia standard fatta di luoghi comuni, improvvisamente scaturisce dai media e dalla dalla mente e bocca dei cittadini viene riflessa e disseminata come una eco e così supinamente accettata senza alcuna riflessione sulla sua effettiva validità così che puntuale si genera il grido collettivo che definisce i violentatori umani come “animali o bestie!”
Ma davvero, per quanti sforzi faccia, non mi riesce di trovare nell’universo vivente esempi di animali di sesso maschile che stuprano una femmina, né in gruppo né da soli. Quindi al di là della scontata condanna verbale o della reazione più o meno forte caso per caso a episodi di violenza sul corpo e nell’anima delle donne, non si va mai oltre, alla ricerca delle possibili, reali cause generatrici. La violenza sulle donne, implica una serie di considerazioni di carattere non solo etico ma anche biologico, perché distorce la ragion d’essere della sessualità, e poiché sappiamo che, in quasi tutto l’universo animale esistente, l’elemento dominante è quello femminile e che sono infatti le femmine di quasi tutte le specie che decidono quando e con chi accoppiarsi, secondo la loro istintiva consapevolezza dei ritmi biologici più opportuni per garantire il successo della procreazione.
Gli uomini nascono solo in parte più o meno buoni o cattivi, secondo il loro corredo genetico ma con la possibilità sin dai primi mesi di vita, di scegliere e di cambiare comunque anche le loro tendenze negative che senza una guida costante e giusti punti di riferimento, possono affiorare ovunque nel tempo e nelle loro menti determinando i loro stessi destini. Essi vengono al mondo con inclinazioni diverse, che possono modificarsi nel bene e nel male secondo i sentieri che scelgono di percorrere, le scelte, le selezioni e le acquisizioni derivanti dall’assorbimento di insegnamenti e di categorie mentali comuni che provengono dall’ambiente in cui crescono, dagli esempi, dalle esperienze, sia positive che negative, da una quantità di stimoli e sensazioni nei quali un giovane carattere deve navigare spesso come in un mare in tempesta cercando in esso la giusta rotta per non perdersi o naufragare.
Allora è opportuno fare il percorso a ritroso per cercare nell’eredità culturale comune, quegli elementi deformanti potenzialmente deleteri che se non vengono analizzati nella sostanza, possono favorire e fornire alibi ai comportamenti perversi. Anche i concetti contenuti nella mitologia antropomorfica e nei miti delle religioni, così come quelli contenuti nelle favole o nella letteratura, possono influenzare enormemente la psicologia collettiva, convogliando i comportamenti e persino le leggi, verso cattivi indirizzi.
Ho cercato invano nelle varie rappresentazioni artistiche del mito della Gorgone Medusa, nella scrittura e soprattutto nelle raffigurazioni pittoriche e scultoree, qualche elemento di compassione e considerazione o di minima solidarietà per questa ipotetica – ma verosimile – povera e giovane vita distrutta dal potere maschile, dall’arbitrio del potente dio Poseidone e dagli altri perversi personaggi coinvolti. Che il dramma sia un racconto di pura fantasia non toglie nulla alla sua realistica attinenza con la vita reale. È sufficiente sostituire i personaggi fantasiosi del mito con soggetti reali per ottenere una miriade di vicende analoghe che accadono da sempre e non hanno mai cessato di accadere.
Dunque il mito narra che questa fanciulla, colpevole unicamente della sua bellezza, avrebbe avuto la disgrazia di essere stata notata da uno degli dei più potenti: Poseidone, (maschio, naturalmente) e che, oltre ad essere preda e vittima di violenza è costretta a subire anche l’irragionevole vendetta della potentissima dea Atena gelosa dell’interesse di Poseidone per la fanciulla ( che per essere la dea dell’intelligenza per antonomasia, in questo come in altri casi non ne aveva certo dimostrata molta ), questa sarebbe una delle versioni più accreditate, va da sé che in molti casi donne che nei miti e nella realtà sono tramutate in mostri ce ne sono molte. Dunque Atena, invidiosa della bellezza della mortale fanciulla per essere stata oggetto delle attenzioni del Dio, in preda ad una furiosa gelosia la punisce trasformandola in una creatura mostruosa e letale, costringendola a sua volta a commettere azioni distruttive verso chi le si avvicina e condannandola a diventare la prigione orribile di se stessa. Così un essere innocente viene trasformato nel mito in un mostro distruttivo che pietrifica gli uomini con il solo sguardo. Questo fino a quando entra in scena un eroe mercenario, Perseo, ( icona fittizia di eroismo maschile ), che armato da altre divine invenzioni Olimpiche, viene assunto come sicario da un tiranno criminale per ucciderla.
Perseo, il giovanotto nominato per l’impresa, viene dotato di superpoteri, non è chiaro per quali torbide ragioni, senza i quali non avrebbe evidentemente in sé né la forza, né il coraggio di affrontare il “mostro”.
Ma l’aspetto sconcertante e inaccettabile di questo racconto fantastico, è la sua influenza culturale nella letteratura e in tutta la rappresentazione artistica, perché mentre la figura di Perseo viene esaltata come quella di uno dei supereroi della Marvel, il giustiziere bello, trionfante e positivo, che libera il mondo dall’incubo di questo essere orribile, guarda caso, una femmina, colei che è la “vera” vittima viene definitivamente relegata ai posteri a guisa di icona distruttiva, terrificante e negativa.
Questo bellimbusto sicario e vile assassino, che non prova un minimo senso di pietà per la sorte subita dalla ragazza riceve tutti gli onori nel suo tempo e da tutta la cultura dei posteri e a lui nei secoli si dedicano statue e dipinti che lo raffigurano come un soggetto rappresentativo del coraggio meritevole di sempiterna gloria maschile. E questo non va molto a vanto della sensibilità anche di grandi artisti del rinascimento che così infatti hanno interpretato il mito.
Medusa incredibilmente, viene sempre raffigurata col volto e l’espressione di una creatura feroce anche quando le si concede una fisionomia “umana” ha sempre la connotazione di un essere malvagio e terrificante. Persino il sensibilissimo Caravaggio, in un suo dipinto dedicato alla Gorgone non fa rilevare nemmeno un tratto di compassione o di nostalgico rimpianto per la giovane vita distrutta così incolpevolmente.
In alcune raffigurazioni d’arte moderna al massimo, Medusa diventa una sensuale e tragica ammaliatrice, circondata dai corpi pietrificati delle sue vittime, ma neanche in questi casi si riesce a percepire un minimo senso di dolore e di coinvolgimento sentimentale per la terribile condizione subita e non voluta, non scelta.
Nel costume e nella cultura, Medusa diventa così il simbolo universale dell’orrido femminile, del potere distruttivo della donna, che non si può più nemmeno concupire e violentare nel suo aspetto mostruoso, non importa quale sia la causa, e per neutralizzare questa inquietante presenza non c’è altro modo che tagliarle la testa e trasformare il trofeo in un simbolo iconico da apporre ai confini delle proprietà, a guardia delle porte domestiche inospitali, così come sullo scudo di Atena, per terrorizzare nemici e concorrenti, per allontanare gli estranei e i visitatori sgraditi.
Un mito così confezionato e preservato, viene assorbito nella coscienza collettiva e diventa cultura accettata per nulla inoffensiva, che in qualche modo può influire sui comportamenti e sulle attitudini di generazioni di giovani che spesso agiscono proprio in conseguenza di questi stereotipi falsi e superficiali. Quante Meduse di ogni grado di bellezza vediamo oggi come sempre, violentate, private della libertà e della indipendenza del loro territorio anima e corpi insieme, delle loro menti, dei loro affetti, dei loro sogni e delle loro aspirazioni, sacrificate all’egoismo distruttivo dei più forti per via di educazioni distorte, mistificanti o contorte e di parametri etici deformi dei quali spesso, sono responsabili anche gli stessi genitori dei giovani, che crescono pensando di dover avere tutto, di potersi permettere ogni libertà, non avendo essi la capacità di una riflessione etica profonda, ereditata o acquisita ad indirizzare le loro azioni.
Per analogia anche le usanze di alcuni popoli, in nome di un ridicolo “onore” maschile e del costume, distruggono la bellezza delle donne che rifiutano il corteggiamento con l’insulto delle parole e dell’acido e devastandone i volti, e così come fece Atena, le tramutano in mostri. È emblematico dell’egoismo supremo che distrugge la bellezza che non può avere, ma ancora di più è rivelatore della mortale incapacità di sentire che pervade le miserabili menti affogate in questi istinti che non sono “animali” come sempre si ripete, ma prettamente umani e deformi come la specie umana è. Ma a volte la cultura ufficiale non è da meno se non si preoccupa, nei luoghi preposti all’istruzione e nella iconografia, laddove è necessario, di analizzare meglio le azioni negative ed i riflessi culturali che spesso le hanno motivate analizzandoli per fornire le risposte etiche derivanti dalle giuste e approfondite riflessioni, anche capovolgendo le conclusioni che sono state acquisite storicamente per influire in modo saggio e veritiero sull’apprendimento dei giovani.
La violenza su una donna è uno dei tanti aspetti di una realtà specifica che si può manifestare a diversi gradi e livelli, in modo occasionale o continuativo, ma che proviene tutta da una condizione e un’attitudine mentale sostanzialmente identiche: – la non percezione e il mancato rispetto della libertà e indennità di ogni altra esistenza che non sia la propria -.
Restituiamo dunque alla fanciulla innocente, che sia inventata o vera, la sua primitiva, giovanile bellezza del corpo e dell’anima che paradossalmente l’ha condannata e rendiamole giustizia, elevandola a simbolo di tutte le femminee creature torturate e uccise nella storia e tutt’oggi – per la loro bellezza, per il colore dei capelli, per le loro inclinazioni, per la loro intelligenza per il loro diritto alla libertà e all’auto determinazione per il loro semplice e naturale diritto di mostrare la loro femminile essenza come e quanto desiderino farlo – a causa dell’ignoranza, della demenza e dei pregiudizi di molti nel mondo, ottusi cuori e teste maschili contenenti poco altro che mucillagine organica.
Per quello che mi riguarda, le Meduse che raffiguro nei miei dipinti, avranno sempre il volto primigenio e le sembianze di un fiera e dolce bellezza e mi auguro che possano conservare anche lo sguardo che pietrifica, ma rivolto ai loro vili carnefici e stupratori, di ogni tempo e luogo e cultura.
Ennio Romano Forina
Il Retaggio dell’ Hydra
La specie umana è una specie alla deriva, che agisce da sempre in base alle necessità, all’impulso del dominio delle forze naturali, ma senza una vera direzione, avendo perso nell’uso e nell’abuso delle tecnologie il contatto intimo con la realtà vivente, vale a dire con quella intelligenza della vita che noi chiamiamo “Natura”. Dunque, ogni volta che nella storia umana, nascevano fenomeni che riuscivano a dare delle direzioni anche innovative da menti illuminate o da visionari e che avevano una diffusa presa sui popoli in cerca di riferimenti, riuscendo anche a colmare i loro vuoti esistenziali, e dare direttive di vita comune progredite, questi fenomeni hanno richiamato da sempre l’attenzione dei grandi furfanti e manipolatori che se ne sono impossessati per utilizzarli, distorcendoli a loro vantaggio, per aumentare il loro potere e ricchezza e di conseguenza opprimere e controllare maggiormente, spesso stravolgendo i significati e le idee originali di base e inserendo in esse delle motivazioni fantasiose quali, ad esempio nelle religioni, la validazione delle stesse attraverso i miracoli.
Come se le idee innovative e positive da sole non bastassero come guida e indicazione di direzione e di comportamenti più evoluti ma fossero servite delle conferme “premianti” per convalidare le idee che, da sole non hanno mai avuto presa sui popoli senza un concreto tornaconto. Benessere. Vita eterna, o ambedue, meglio.
È successo con le idee religiose, il cristianesimo nelle sue varie declinazioni storiche ne è un esempio eclatante ed emblematico, considerando quante volte sia stato totalmente ignorato il senso rivoluzionario del nuovo testamento di non giudicare, non uccidere nemmeno i nemici ma anzi amarli ancora di più e perdonare le offese.
È successo con le idee filosofiche, con le ideologie e le rivoluzioni, ci sono sempre stati in ogni generazione i potenti e i furbi che hanno prevaricato e si sono appropriati a loro uso di qualsiasi cosa si innestasse nell’immaginario collettivo più che nella coscienza dello stesso. È successo anche nell’uso sproporzionato delle automobili che da mezzo utile e vitale per gli spostamenti ha rivelato di rappresentare di fatto la
metastasi di un processo tumorale che ha già devastato la natura e gli equilibri naturali e continua a farlo in modo inarrestabile. Anche i mezzi di comunicazione sono rapidamente diventati mezzi di persuasione e di condizionamento, quindi di potere, ed è successo e succede persino con le mode, con lo sport e in ultimo con le nuove tecnologie sempre distorcendo opportunamente le ragioni e il significato originale di questi fenomeni di utilizzo di massa.
Oggi quindi, com’era prevedibile sta succedendo con il fenomeno dell’informatica che fornisce strumenti di cui nessuno può fare a meno quindi altamente appetibili da chi vuole definire la realtà come da sempre il genere umano fa secondo i propri egoistici interessi e secondo il proprio punto di vista mettendo le mani e trasformando tutto quello che tocca “umanizzandolo” e al contempo rendendolo sterile, purché a somiglianza del dominatore e del suo cattivo gusto. Purtroppo basta vedere i giardini con le piante lobotomizzate e amputate delle loro mirabili forme naturali per costringerle in schemi rigidi di forme geometriche senza senso, solo perché a noi piace farlo e perché possiamo farlo.
Ma è così in tutte le cose. Come il Re Mida del mito, noi abbiamo la pretesa e la presunzione di trasformare in oro tutto quello che tocchiamo, mentre al contrario lo uccidiamo.
Ma sappiamo che tutto ciò che ha un valore per i molti superficiali e ingenui, diventa una fonte di ricchezza per i pochi furbi, quindi richiama l’avidità di potere da chi ha interesse ad esasperarne l’uso, fino a rendere ciascuno di noi un iper-controllato dai sistemi quasi invisibili ma potentissimi, collocati negli olimpi inarrivabili dove si celano le potenti divinità conflittuali, capricciose, invidiose e volubili, proprio come quelle mitologiche che si divertono a manipolare arbitrariamente le vite e i destini dei comuni mortali e delle forme viventi.
Inibire le poche aspirazioni libere e sfruttare a fondo le attitudini umane viziose e consumistiche che sono come riempitivi di esistenze essenzialmente vuote.
Oggi sta succedendo anche con questa pandemia, quale ne siano le cause, il fattore è sempre umanamente perverso, sia che si tratti di laboratori che di allevamenti infami e uccisioni barbare degli animali, sicuramente due verità parallele e sinergiche fra loro.
Ma c’è un solo modo per mettere un argine a queste perverse e nefaste attitudini di pochi, serve convincere i molti ad abbandonare le stesse attitudini perverse e nefaste, altrimenti nulla potrà mai evolvere e progredire, essendo la società umana stessa, il terreno di coltura della parte più cattiva e malevole sempre dominante. Ed è inutile sperare che tutto possa cambiare mandando a casa i Tizi e i Cai del momento se non si cambiano le basi e le fondamenta di questa realtà; cioè i popoli, poiché gli usurpatori e manipolatori sono come l’Hydra, il mostro che non si poteva vincere perché per ogni testa tagliata ne ricrescevano due e attualmente non c’é in vista nessun Eracle che possa, con l’aiuto di qualcuno, sconfiggere definitivamente il mostro. Solo la evoluta e saggia consapevolezza di un popolo intero potrebbe compiere questo miracolo.
Ennio Romano Forina
A un piccolo splendido fiore
Non so se hai mai pensato
che tra i tanti fiori vistosi e sensuali
di colori smaglianti e profumi inebrianti
l’umile e timida Margherita invece
somiglia così tanto al Sole a cui si volge
dialogando con i suoi raggi
durante tutto il giorno
e dai quali trae il suo nutrimento?
Un emisfero di vivido giallo al centro
e tutt’intorno raggi di splendente e bianca luce
che come il sole in cielo risplendono nei prati.
Nessun bianco eguaglia il bianco
dei petali di una Margherita
quando non è ferita o calpestata e subisce
oltraggi per esporsi indifesa nei passaggi
ma anche allora la Margherita si rialza
e fieramente riprende la sua forza
dalla potente energia del suo cosmico Tutore.
Se tu fossi un fiore Lisa, anima bella,
non potresti essere che una Margherita,
semplice, essenziale, nella tua candida,
eterea e d’anima pura delicata veste,
che soltanto si nutre di luce solare.
Io non colgo mai i fiori,
semmai li accarezzo gentilmente
e nel contatto fra la loro e la mia energia
sento ancor di più quella bellezza in me
che sarebbe spenta e morta se fossero recisi
e agonizzanti in uno stupido vaso,
li lascio essere e splendere nella loro luce,
specialmente una vulnerabile margherita
che è la più generosa, disprezzata e offesa
e a volte mi sdraio su un prato insieme a loro
per imparare anch’io dal Sole
come le Margherite da sempre sanno fare,
a vivere, a resistere e ad amare.
Ennio Romano Forina
FEDE E CORAGGIO
Lisa, cuore di margherita,
povero piccolo splendido fiore,
non so quali oscure minacce
come nubi cariche di pioggia prepotente,
stiano coprendo la luce del tuo cosmico tutore,
ma so per certo, che al di là di queste
i suoi raggi per te splendono sempre
e torneranno presto a restituirti tutto
il calore e l’energia che ti serve per lottare.
Ora sei avvolta nei tuoi petali richiusi
e senza la luce forse sei pervasa di paura,
ma guarda oltre le nubi con fiducia e forza
e presto le vedrai dissolversi e sparire
e sentirai la tua anima amante e dolce
riprendere sicuro il tuo molto lungo ancora
cammino nella vita.
Ne sono più che certo, credi, e questo sarà vero,
poiché tu hai l’ambito dono della fede
che attinge da ineffabili e misteriosi lidi
del Cosmo intero tutta l’energia,
qualunque sia il nome che ad essa viene dato
quel che conta e che solo l’Amore sia
la sostanza vera di qualunque fede.
Le anime come te servono a riflettere più luce
in questo perduto e folle mondo degli umani,
così sai, come le margherite, quel che devi fare:
Vivere, Resistere ed Amare.
Ennio Romano Forina
Quando
Sono il Senso delle Cose
Sono la Madre, nata dalla Madre Acqua sono la primigenia sono l’indefinibile sono l’Assoluto. Non nata da nessuno. Da un raggio di Sole trasformato in Acqua per Amore, null’altro. In me scorre l’energia che tutto muove. Sono l’orizzonte irraggiungibile e le lande che percorri. Sono dove mi puoi trovare, ma non cercare di legarmi, di confinarmi, di spiegarmi. Sono il senso delle cose. Rispettami, amami, e basta.
Ennio Romano Forina
L’Anima Svenduta
Tutti i fondamentalismi, le inquisizioni e le oppressioni moralistiche e religiose, non sono la conseguenza di spiritualità distorte, la spiritualità vera è antitetica a qualsiasi forma di oppressione, basandosi appunto sulla prevalenza dell’anima e non del corpo, e quindi non vi è nulla di spirituale nell’opprimere al contrario, esse sono il risultato della parte “razionale” della mente umana, destabilizzante del cervello antico, emotivo e sensibile, che si è servita astutamente delle angosce esistenziali e delle aspirazioni utopistiche di elezione di questa specie, che nel suo percorso evolutivo ha perso direzione e contatto con la vera essenza della vita, anche se cerca di ritrovarla continuamente senza nemmeno rendersene conto.
Tutte le formule artificiali leganti sono religiose, come le ideologie, che deificano idee e personaggi nel momento in cui servono a imporre il potere e il controllo dei pochi sui molti, e infatti in tutte le epoche sono così state utilizzate.
Ciò è potuto succedere perché il genere umano ha progressivamente svenduto la sua anima al potere razionale della mente, che garantisce la sicurezza e il controllo immediato e dominante sul mondo vivente, ma l’abuso di questo potere lo ha trascinato in un vortice rovinoso di follia di onnipotenza, che invece di armonia, realizza caos e devastazione e lo precipita sempre più nel gorgo della barbarie.Questo non è pessimismo, ma il riflesso di quanto realmente accade, la società umana è in perenne conflitto con se stessa e ordisce trame che mirano sempre alla stessa antica perversione, la brama del dominio, a tutti i livelli, il dominio delle nazioni, quanto quello delle fazioni e dei singoli individui.
Nulla di benefico potrà mai generarsi da tutto questo, l’illusione di un mondo relativamente pacifico e industrioso è alimentata solo dalla disponibilità di quello che la perversa e malevole mente umana chiama “risorse”. Cioè la vita degli esseri viventi e di tutti gli equilibri stabiliti da rapinare a piene mani illimitatamente.
E questa non è evoluzione ma barbarie pura o inferno se volete.
Ennio Romano Forina
L’Anima Svenduta
Tutti i fondamentalismi, le inquisizioni e le oppressioni moralistiche e religiose, non sono la conseguenza di spiritualità distorte, la spiritualità vera è antitetica a qualsiasi forma di oppressione, basandosi appunto sulla prevalenza dell’anima e non del corpo, e quindi non vi è nulla di spirituale nell’opprimere al contrario, esse sono il risultato della parte “razionale” della mente umana, destabilizzante del cervello antico, sede delle emozioni e della sensibilità, che si è servita astutamente delle angosce esistenziali e delle aspirazioni utopistiche di elezione di questa specie, che nel suo percorso evolutivo ha perso direzione e contatto con la vera essenza della vita, anche se cerca di ritrovarla continuamente senza nemmeno rendersene conto.
Tutte le formule artificiali leganti sono religiose, come le ideologie, che deificano idee e personaggi nel momento in cui servono a imporre il potere e il controllo dei pochi sui molti, e infatti in tutte le epoche sono così state utilizzate.
Ciò è potuto succedere perché il genere umano ha progressivamente svenduto la sua anima al potere razionale della mente, che garantisce la sicurezza e il controllo immediato e dominante sul mondo vivente, ma l’abuso di questo potere lo ha trascinato in un vortice rovinoso di follia di onnipotenza, che invece di armonia, realizza caos e devastazione e lo precipita sempre più nel gorgo della barbarie.
Questo non è pessimismo, ma il riflesso di quanto realmente accade, la società umana è in perenne conflitto con se stessa e ordisce trame che mirano sempre alla stessa antica perversione, la brama del dominio, a tutti i livelli, il dominio delle nazioni, quanto quello delle fazioni e dei singoli individui.
Nulla di benefico potrà mai generarsi da tutto questo, l’illusione di un mondo relativamente pacifico e industrioso è alimentata solo dalla disponibilità di quello che la perversa e malevole mente umana chiama “risorse”. Cioè la vita degli esseri viventi e di tutti gli equilibri stabiliti da rapinare a piene mani illimitatamente.
E questa non è evoluzione ma barbarie pura o inferno se volete.
Ennio Romano Forina
Onde di Pensieri d’Amore Waves of Love Thoughts
Non ti ho amata solo per la tua bellezza,
ma per lo sguardo e il timido sorriso
di una donna con l’anima di bimba,
sempre tradita da cuori indifferenti e vuoti.
E se la mia mente e il cuore
restano ancora in te perdutamente immersi,
non è per seguire un’illusione vana
ma perché tu mi senta lo stesso accanto a te
a tenerti per mano se ti perdi.
Non so più come parlarti
ora che sei invisibile e distante
ma so come chiamarti,
come sempre.
Amore.
E non potrei, nemmeno adesso chiamarti
in nessun altro modo
o non sarebbe stato vero
che ti chiamassi Amore prima.
So che stai percorrendo sentieri ancora sconosciuti
che sembrano indicare mete sicure,
eppure la tua anima esita a lasciare la mia mano
lo so, lo sento, perché io resto dove sono
e tu sai che questo amore
è ancora la più vera, unica forse, certezza
in vita tua mai avuta.
Amare un volto, un corpo, ci vuol poco,
ma amare un’anima è tutta un’altra cosa
e sono ancora qui, solo per esserci per te,
quando nella tempesta tu ne avrai bisogno
pensando di essere giunta nella tua nuova isola
che forse non sarà quell’isola
in cui solo io e te siamo approdati,
forse sarà un altro castello, da cui vorrai fuggire,
Tu, Rapunzel, di nuovo come allora?
Non so, devo per te sperare che così non sia,
ma conosco te e conosco dell’uomo la follia.
Allora sarò di nuovo il faro che ti guida
al rifugio sicuro e ti riporta all’isola vera
che è ancora lì e aspetta il tuo approdare.
Aspetta te che sei della preziosa acqua un segno
e senti della Luna la marea,
che ogni notte solleva le onde dei tuoi sogni.
Sono rimasto a lungo sospeso sul molo del tempo
come chi davanti al vasto mare
scruta l’orizzonte degli eventi,
per sapere solo se almeno fossi arrivata
indenne alla tua meta,
vagando tra le tante anime, incomplete, perse e false
che si sfiorano senza mai toccarsi veramente,
pronte a carpire degli altri le vitali energie,
senza nulla voler o poter dare
ma cercando solo compenso ai loro vuoti.
Solo le stelle sanno
perché tra tanti sguardi d’anime
indifferenti, vaghi e spenti
i nostri due si erano accesi
sigillando le nostre aure insieme,
all’incrocio di uno spazio e di un tempo diversi
e per un istante hanno brillato nel cielo
come astri, consumati da un unico fuoco.
Non ci sarebbe il moto delle onde,
se il vento non le amasse per giocare
e solo al vento ora ho affidato questo amore.
Ricorda allora, quando sarai
sorpresa dalla marina dispettosa brezza,
che scorrendo sul tuo viso
solleverà anche dei tuoi capelli l’onde,
che quello è il tocco delle mie carezze.
Ci sono parole che sono solo rumori
e non hanno nulla da dire
altre invece sono musiche rare,
nelle limpide notti
rischiarate dalla silenziosa Luna,
dove si costruiscono i sogni
e non risuonano mai invece nella nebbia
che genera solo mostri e le illusioni.
“È successo tutto tra noi”.
Sono tue queste parole, forse il capitolo finale
di una storia perfetta nella sua imperfezione,
realizzata anche se irrealizzabile.
L’irraggiungibile distanza stessa
poteva dalle nostre anime essere valicata
o non sarebbe successo nulla,
ecco perché in questo dramma mirabile d’amore,
soltanto tra me e te scritto e immaginato,
eravamo più veri di molte realtà senza spessore.
Nel sogno, turbinavano parole come un vortice di sensi
e anche se un sogno era un sogno
quelle parole erano vere,
o cosa è meglio il contrario?
Vivere una realtà vera fatta di parole false e deboli?
Le nostre sgorgavano impetuose,
inarrestabili lo sai,
come limpida acqua dalla fonte
eravamo in esse immersi fino a naufragare.
Ora so, come sapevo, ero sicuro
che il solo modo di riaverti era di perderti,
so che mentre ti allontanavi
sentivi ancora la mia voce
e sentivi stringere le mie alle tue mani
che sfuggivano via come l’edera tenace
strappata da un’altra pianta più forte
e sentivi i miei sguardi seguirti
mentre svanivi nella nebbia fitta
delle tue paure,
ma non potevi fare a meno
di voltarti indietro pur da lontano
ed è vero, leggevi le mie note e non rispondevi
ma nemmeno le rifiutavi,
che vuol dire questo?
Nemmeno ti chiedevo di restare
non l’ho mai chiesto rispettando
la tua decisione di star per conto tuo
anche sapendo che non era vero,
dicevo solo che prima o poi saresti ritornata.
Che tornerai lo so, ne sono certo
forse non ora, ci vorrà del tempo, ma tornerai,
forse le lunghe chiome color fuoco
saranno raccolte, argentee e spente
ma non potrai fare a meno di tornare,
anche se ora dopo un aprile
e un nuovo aprile passati invano,
non saprei nemmeno più come parlarti,
ma potresti esser tu a voler lenire
dell’anima e del cuore le ferite
che sono anche le tue quando staccandoti,
parti di esse sono rimaste in te
e non sei riuscita a liberarti a scuoterle via,
ne sono certo.
Ricorderai la sciarpa promessa,
messa via, riposta, ormai senza più
l’essenza della tua femminea pelle,
o forse regalata a un altro, nell’indecisione,
per liberarti del pensiero di me,
un ricordo solo imbarazzante, una promessa vana,
una ferita profondamente inflitta
e lo sai bene,
per tutte le mie promesse mantenute,
era quella l’unica da te e l’hai mancata.
Ma non importa, le ferite sono davvero tante
nelle tue parole nel tempo del distacco,
nel voler nella tua mente distruggere il mio viso e nome
e quello che per te e in te io ero stato,
quando hai spalancato la tua porta
e abbattuto le barriere e nel tuo cuore
e anima ero entrato senza esitazione
inesorabilmente, varcando il confine della tua paura
ma sai che non potevi nulla nel tuo cuore,
la mente inganna, ciò che soltanto il cuore e l’anima
sanno vedere.
Forse ora non sono io che ancora penso a te,
ma è il tuo pensiero che mi cerca,
attraverso l’incanto spezzato e le ferite,
non avrebbe più senso l’attesa vana di un ritorno,
eppure sono ancora qui per te e aspetto.
Non ci siamo mai incontrati,
non ti ho mai stretta nell’incanto di un abbraccio,
tu non hai voluto,
avevi troppa paura di non poter più liberarti
dalle braccia del mio potente amore,
eppure ti ho riconosciuta e tu hai riconosciuto me,
ma poi ti sei smarrita in un carosello
di luci e giochi pieni di speranze diverse,
sapevi subito che non ti avrei mai fatto male
ma volevi vedere me come fossi il gioco
troppo impegnativo e rischioso e lo hai lasciato,
anche se io ero il tuo gioco preferito,
come una bimba abbandona l’orsacchiotto
che così tanto ha abbracciato,
cullato e accolto nei suoi sogni,
e poi con occhi lucidi di stelle, cerca giochi diversi,
ma la magia dell’orsacchiotto resta,
anche se dimenticata, nella scatola
dei vecchi giochi col mio nome,
troppo piccola per contenere questo amore.
Si può soffrire per aver perso il tocco di una mano
che non si è mai realmente stretta?
Puoi nasconderti ora nei tuoi segreti altrove,
ma conosci il mio impeto e la convinzione
solo il pensiero di te, solo le mie parole
che amavi così tanto leggere e sentire nel tuo cuore,
forse lo ridestano a volte sono certo,
che puoi sentirlo anche adesso nella valle del tuo seno,
in quel triangolo della vita dove da me
volevi così tanto essere riempita,
e so che ancora lo vorresti anche se a te lo neghi
a te e al mondo, perché l’hai avuto e lo senti tuo
e ti appartiene, so che lo vuoi sempre
come l’hai voluto,
e non sarà facile per te trovare un altro tale potente amore
tutto a te donato, in ogni giorno, in ogni singolo momento,
verso il tuo mondo alieno.
Come vedi quella fiamma era così accesa
che ancora non si è spenta nonostante tutto.
Tu dicevi: “In fondo sono solo parole”, e non credevi
che fosse un vero fuoco che non si spegne mai.
Eppure non ti cerco,
mi distraggo, ho mille e mille cose da fare,
piani, progetti, idee, scritti e versi di luna sempre pieni,
poesia e arte, non mi fermo mai lo sai.
Ma ti sento sempre,
forse non sono io che ti penso e ti sento,
mi sta sempre addosso
questa sensazione di non essere mai solo
né libero, liberato da te.
Ma ora sono io ad essere distante,
sei dalla mia mente uscita per la prima volta
e forse non sai dove cercarmi più,
per paura di lasciarmi ancora entrare in te,
ogni tanto un tuo stupido inutile cuore giallo
appariva come un fiore solitario
nel silenzio delle parole,
che non serviva a nulla anzi acuiva il dolore,
era come un insulto, una briciola d’amore
anzi, una insormontabile barriera,
poi non mi hai scritto più, non mi hai risposto,
nemmeno con le parole fredde e vuote di prima,
contenute in spazi ben precisi, ora nemmeno quelle,
non metti più alcun segno
a tutte le mie parole scritte e lanciate nella rete.
Ma il ricordo dell’impeto d’amore che ti schiacciava
al muro e strappava i tuoi vestiti
che ti teneva a freno come un’indomita puledra
e le mie mani ostaggio dei tuoi capelli selvaggi
catturate e perse nella tela del ragno
e l’impeto dei nostri corpi nelle menti impresso,
quello non puoi scordarlo ne son certo,
anche se adesso lo provi con un altro.
Ero una distrazione? Non credo,
avevi capito che io ero chi poteva darti
quel vero amore che da sempre il tuo cuore aveva amato
e più e più volte lo hai detto, sono le tue parole ancora,
che davvero ero io l’uomo dei tuoi sogni
senza confronti con nessuno,
che veniva da un inverosimile futuro
o da un’altra impossibile galassia,
da un dislivello di tempo che tu vedevi
come un abisso di anni luce in cui cadere,
così ti sei tirata indietro, allontanata,
come una cometa s’allontana per molto tempo
dal suo fuoco, ma sa che sempre al fuoco resta legata,
e deve prima o poi tornare indietro.
Ma questo amore ormai l’hai conosciuto,
ed ora amore mio dovrai per sempre averne conto,
per ogni altro amore che non sia abbastanza
e non sia tale per fuoco e convinzione,
come un uragano,
come un vulcano,
niente di meno o non sarai contenta,
dovrai voltarti indietro,
a pensare a quel fuoco che stringevi fra le mani,
che era entrato in te così potente da lontano,
che ne sono certo, lo sento
me lo dicono le stelle e me lo dice la luna, tua sorella,
che non ha smesso di bruciare nel tuo cuore.
Ma forse sbaglio e tutto questo non è vero,
sono solo folate di vento nella mente,
forse il volto di Luna a cui ho dedicato
così tanti versi di vero Amore intrisi,
non sei tu e non esiste.
Forse eri solo della Primavera un sogno,
un semplice incanto, della dispettosa Luna.
Ennio Romano Forina – Da un Aprile a un Aprile
Waves of Love’s Thoughts Onde di Pensieri d’Amore
Non ti ho amata solo per la tua bellezza,
ma per lo sguardo e il timido sorriso
di una donna con l’anima di bimba,
sempre tradita da cuori indifferenti e vuoti.
E se la mia mente e il cuore
restano sempre in te perdutamente immersi
non è per seguire un’illusione vana
ma perché tu mi senta lo stesso accanto a te
a tenerti per mano se ti perdi.
Non so più come parlarti
ora che sei invisibile e distante
ma so come chiamarti,
come sempre.
Amore.
E non potrei, nemmeno adesso chiamarti
in nessun altro modo
o non sarebbe stato vero
che ti chiamassi Amore prima.
So che stai percorrendo sentieri ancora sconosciuti
che sembrano indicar mete sicure
eppure la tua anima esita a lasciare la mia mano
lo so, lo sento, perché io resto dove sono
e tu sai che questo amore
è ancora la più vera, unica certezza
in vita tua mai avuta.
Amare un volto, un corpo ci vuol poco,
ma amare un’anima è tutta un’altra cosa
e sono ancora qui, solo per esserci per te,
quando nella tempesta tu ne avrai bisogno
pensando di essere giunta nella tua nuova isola
che non sarà quell’isola sperduta
in cui io e te siamo approdati,
forse sarà un castello, da cui vorrai fuggire ancora,
Rapunzel, come allora?
Non so, devo per te sperare che così non sia,
ma conosco te e conosco dell’uomo la follia.
Allora sarò di nuovo il faro che ti guida
al tuo sicuro rifugio
e ti riporta all’isola vera che è ancora lì
dove sono io e aspetta il tuo approdare.
Aspetta te che sei della preziosa acqua un segno
e senti della Luna la marea,
che ogni notte solleva le onde dei tuoi sogni.
Sono stato a lungo sospeso sul molo di questo tempo
come chi davanti al vasto mare
scruta l’orizzonte degli eventi,
soltanto per sapere se almeno sei arrivata
indenne alla tua meta.
Vagando tra le tante anime, incomplete, perse e false
che si sfiorano senza mai toccarsi veramente,
pronte a carpire degli altri le vitali energie
senza nulla voler o poter dare
ma cercando solo compenso ai loro vuoti.
Solo le stelle sanno
perché tra tanti sguardi d’anime
indifferenti, vaghi e spenti
i nostri due si erano accesi
sigillando le nostre aure insieme,
in uno spazio e di un tempo diversi
e per un istante hanno brillato nel cielo
come astri, consumati da un unico fuoco.
Non ci sarebbe il moto delle onde,
se il vento non le amasse per giocare
e al vento ho affidato questo amore.
Ricorda, allora quando sarai
sorpresa dalla marina dispettosa brezza,
che scorrendo sul tuo viso
vorrà sollevare anche dei tuoi capelli l’onde,
che quello è il tocco delle mie carezze.
Ci sono parole che sono solo rumori
e non hanno nulla da dire
altre invece sono musiche rare,
nelle limpide notti
rischiarate dalla silenziosa Luna,
dove si costruiscono i sogni
e non risuonano mai invece nella nebbia
che genera solo mostri e le illusioni.
“È successo tutto tra noi”.
sono tue queste parole, forse il capitolo finale
di una storia perfetta nella sua imperfezione,
realizzata anche se irrealizzabile.
L’irraggiungibile distanza stessa
poteva solo dalle nostre anime essere valicata
o non sarebbe successo nulla,
ecco perché in questo dramma mirabile d’amore,
soltanto tra me e te scritto e immaginato,
eravamo più veri di molte realtà senza spessore.
Nel sogno, turbinavano parole come un vortice di sensi
e anche se un sogno era un sogno
quelle parole erano vere,
o cosa è meglio il contrario?
Vivere una realtà vera fatta di parole false e deboli?
Le nostre sgorgavano impetuose,
inarrestabili lo sai,
come limpida acqua dalla fonte
eravamo in esse immersi fino a naufragare.
Ora so, come sapevo, ero sicuro
che il solo modo di riaverti era di perderti,
so che mentre ti allontanavi
sentivi ancora la mia voce
e sentivi stringere le mie alle tue mani
intrecciare le dita come l’edera
si aggancia a un’altra pianta più forte
e sentivi i miei sguardi seguirti
mentre svanivi nella nebbia fitta
delle tue paure,
ma non potevi fare a meno
di voltarti indietro pur da lontano
ed è vero, leggevi le mie note e non rispondevi
ma nemmeno le rifiutavi,
che vuol dire questo?
Che tornerai lo so, ne sono certo
forse non ora, ci vorrà del tempo, ma tornerai,
forse le lunghe chiome color fuoco
saranno raccolte, argentee e spente
ma non potrai fare a meno di tornare,
sarai tu a voler lenire
dell’anima e del cuore le mie ferite
che sono anche le tue
quando staccandoti, parti di esse sono rimaste in te
e non sei riuscita a liberarti a scuoterle via ne sono certo.
Ricorderai la sciarpa
messa via, riposta, ormai senza più
l’essenza della tua femminea pelle,
o forse regalata a un altro, nell’indecisione
per liberarti del pensiero di me,
un ricordo solo imbarazzante, una promessa vana,
una ferita profondamente inflitta
e lo sai bene, per tutte le mie promesse mantenute
era quella l’unica da te e l’hai mancata.
Ma non importa, le ferite sono davvero tante
nelle tue parole nel tempo del distacco,
nel voler nella tua mente distruggere il mio viso e nome
e quello che per te e in te io ero stato,
quando hai spalancato la tua porta
ero penetrato senza esitazione
inesorabilmente, varcando il confine della tua paura
ma sai che non potevi nulla nel tuo cuore,
la mente inganna, ciò che cuore e anima sanno vedere.
Forse ora non sono io che ancora penso a te,
ma è il tuo pensiero che mi cerca,
attraverso l’incanto spezzato e le ferite,
non avrebbe più senso l’attesa vana di un ritorno,
eppure sono ancora qui per te e aspetto.
Non ci siamo mai incontrati,
non ti ho mai stretta nell’incanto di un abbraccio,
tu non hai voluto,
avevi troppa paura di non poter più liberarti
dalle braccia del mio potente amore,
eppure ti ho riconosciuta e tu hai riconosciuto me,
ma poi ti sei smarrita in un carosello
di luci e giochi pieni di promesse diverse,
sapevi subito che non ti avrei mai fatto male
ma volevi vedere me come fossi il gioco
troppo impegnativo e rischioso e lo hai lasciato,
anche se io ero il tuo gioco preferito,
come una bimba abbandona l’orsacchiotto
che così tanto ha abbracciato,
cullato e accolto nei suoi sogni,
e poi con occhi lucidi di stelle, cerca giochi diversi,
ma la magia dell’orsacchiotto resta,
anche se dimenticata, nella scatola
dei vecchi giochi col mio nome,
troppo piccola per contenere questo amore.
Si può soffrire per aver perso il tocco di una mano
che non si è mai realmente stretta?
Puoi nasconderti ora nei tuoi segreti altrove,
ma conosci il mio impeto e la convinzione
solo il pensiero di te, solo le mie parole
che amavi così tanto leggere e sentire nel tuo cuore,
forse lo ridestano sono certo,
che puoi sentirlo anche adesso nella valle del tuo seno,
nel triangolo della vita dove da me
volevi tanto essere riempita,
e so che ancora lo vorresti anche se a te lo neghi
a te e al mondo, perché l’hai avuto e lo senti tuo
e ti appartiene, so che lo vuoi sempre
come l’hai voluto,
non troverai un tale potente amore
tutto a te donato e in ogni giorno
verso il tuo mondo alieno.
Come vedi quella fiamma era così accesa
che ancora non si è spenta nonostante tutto.
Tu dicevi: “In fondo sono solo parole”, e non credevi
che fosse un vero fuoco che non spegne mai.
Eppure non ti cerco,
mi distraggo, ho mille e mille cose da fare,
piani, progetti, idee, scritti e versi di luna sempre pieni,
poesia e arte, non mi fermo mai lo sai.
Ma ti sento sempre,
non sono io che ti penso e ti sento,
mi sta sempre addosso
questa sensazione di non essere mai solo
né libero, liberato da te.
Ma ora sono io ad essere distante,
sei dalla mia mente uscita per la prima volta
e forse non sai dove cercarmi più,
per paura di lasciarmi ancora entrare in te,
ogni tanto un tuo stupido inutile cuore giallo
nel silenzio delle parole,
che non serviva a nulla anzi acuiva il dolore,
era come un insulto, una briciola d’amore
anzi, una insormontabile barriera,
poi non mi hai scritto più , non mi hai risposto,
nemmeno con le parole fredde e vuote di prima,
contenute in spazi ben precisi, ora nemmeno quelle,
non metti più alcun segno
a tutte le mie parole scritte e lanciate nella rete.
Ma il ricordo dell’impeto d’amore che ti schiacciava
al muro e strappava i tuoi vestiti come volevi tu
e l’impeto dei nostri corpi nelle menti impresso,
quello non puoi scordarlo ne sono certo,
anche se adesso lo provi con un altro,
presto forse vedrai che non è lo stesso fuoco.
Ero una distrazione? Non credo,
avevi capito che io ero chi poteva darti
quel vero amore che da sempre il tuo cuore aveva amato
e più e più volte lo hai detto
che ero io davvero l’uomo dei tuoi sogni
che veniva da un inverosimile futuro
o da un’altra lontana costellazione,
da un dislivello di tempo che tu vedevi
come un abisso di anni luce in cui cadere,
così ti sei tirata indietro, allontanata
come una cometa s’allontana per molto tempo
dal suo fuoco ma sa che al fuoco resta legata,
e deve prima o poi tornare indietro.
Ma questo amore tu l’hai conosciuto,
ed ora amore mio dovrai per sempre averne conto,
per ogni altro amore che non sia abbastanza
e non sia tale per fuoco e convinzione,
come un uragano,
come un vulcano,
niente di meno o non sarai contenta,
dovrai voltarti indietro,
a pensare a quel fuoco che stringevi fra le mani,
che era entrato in te così potente da lontano,
che ne sono certo, lo sento
me lo dicono le stelle e me lo dice la luna, tua sorella,
Ma forse sbaglio e tutto questo non è vero,
sono solo folate di vento nella mente,
forse alla fine, il volto di Luna a cui ho dedicato
così tanti versi di vero Amore intrisi,
non sei tu e non esiste.
Elogio della Segregazione
Non dovremmo lamentarci troppo
per non poter girare a nostro piacimento
senza le distrazioni e le lusinghe,
di una fittizia libertà nell’agorà comune della vita,
esser costretti a chiudere i cancelli della libertà di agire
può servire ad aprire quelli della mente o dell’anima
che molti hanno da tempo serrati dietro le loro spalle
senza più ricordare dove siano le chiavi per aprirli.
Siamo puniti come dei discoli bambini
che non hanno ricevuto insegnamenti
dai loro genitori e dalla scuola
a loro spesso viene detto che possono far tutto
nelle leggi senza farsi mai male
ma non dicono di non far male ad altri
quando con le loro azioni e scelte
feriscono i loro simili, la vita e gli animali,
senza pensare mai che la vita è unica
quando una parte viene ferita e disprezzata
anche TUTTA la vita è offesa e danneggiata.
Hanno da sempre tutti i permessi e le licenze
di disporre del mondo come fosse un loro giocattolo
per dar piacere non per imparare
in modo tale che da adulti trattano come un gioco
anche chi dovrebbero amare
e quando a loro il gioco viene tolto
diventano pazzi di furore
e distruggono il gioco che non sapevano far funzionare.
Voi madri e padri ai vostri figli non dovete dar tutto
ma insegnare rispetto e compassione.
Gli altri animali vivono la vita, noi la consumiamo
loro l’arricchiscono, noi la sperperiamo.
Ho cercato invano e ovunque i veri luoghi
senza confini e restrizioni della libertà
e gli unici che ho trovato erano nella mia anima.
Restare a casa per me non è una restrizione
il mio mondo è la mente il mio cuore la casa
l’anima è il mio giardino
l’immaginazione il mio laboratorio,
i miei strumenti sono penne e tastiere,
i carboncini matite e i colori
le distese bianche di tele e cartoncino
i miei orizzonti inesplorati
in cui proietto i pensieri che riflettono tutte
le realtà che percepisco
e come i colori le fondo insieme con i sogni.
Vedo ampie porzioni di cielo da una parte all’altra
di questo mio rifugio,
ad est i raggi del sole mattutino
superano scintillando le chiome arboree
per riscaldare la mia colazione e i gatti che pigramente
assorbono energia da quel calore e luce
leggendo messaggi ineffabili
negli odori trasportati dalle turbinose brezze.
Ad ovest, quando scende oltre la collina
di viola, e rossastro invade cielo e nubi.
Venere gareggia spesso con la Luna e Giove
in un concerto di bellezza,
poco a destra vedo il grande e il piccolo carro
che mi guida alla stella del nord lungo il suo asse,
anche se la luce umana offende e spegne il cielo
e lo preclude allo sguardo dell’anima.
Ci sono ancora alberi tutt’ intorno
che attenuano l’oltraggio dell’asfalto e del cemento,
i miei gatti si affacciano al balcone e annusano odori
e sensazioni che non potrei conoscere
se non fossero loro a raccontarli a me,
essi ricevono messaggi a noi preclusi
ma per loro tramite posso anche io sentire, intuire
le ineffabili essenze e i messaggi della vera vita.
Ma stando dentro come del resto sono solito fare
provo un dolore nel ricordo di presenze perdute
quando lei era qui e per molto tempo allora
si udiva insieme il verso ritmico dei cuculi
e a notte, persino gli usignoli si esibivano
in melodiosi canti sempre diversi.
Mi manca sempre quel sorriso
e ora non sento più quei sublimi notturni canti,
né il gorgoglio del ruscello di limpida acqua
e i due filari di pioppi che si ergevano splendidi
ai lati del solco dove la vita si riproduceva
come per magia nel fluire argenteo scintillante al sole
le loro foglie vibravano nel vento
come un’orchestra di crespe onde marine
sinfonie di moltitudini di suoni.
Ora, davanti alle finestre c’è lo scempio umano
di palazzi circondati da cadaveri di costruzioni,
scheletri e scorie di cemento abbandonate da anni
fatte per finta e per profitto
che hanno lasciato, detriti infami
e ferite profonde nel terreno avvilito e fatto schiavo.
L’acqua del ruscello è stata rapinata dalle ville
e gli alberi estirpati, insetti e lucciole scomparsi.
Ma ora vedo nuove costruzioni e ampi parcheggi
sono queste le nostre vere prigioni.
Stare in casa, forse per una volta genera riflessione
siamo molto più prigionieri credendo di esser liberi
andando intorno in modo erratico
come le api che devono volare di fiore in fiore
per raccogliere il nutrimento,
facciamo anche noi le stesse cose
ma le api, le farfalle e gli insetti, gli uccelli e tutti gli animali
sono nel mondo vero, che abbiamo rapinato,
liberi nel fremito di vita universale
mentre il nostro andare sempre insoddisfatti
alla ricerca di compensazioni
dei vuoti e delle angosce
è un andare invano, dentro un mondo falso
che ci spinge sempre più nelle prigioni che noi stessi
abbiamo costruito intorno alle nostre esistenze
con l’acciaio più duro che soffoca
tutte le sensazioni ormai spente.
Vorrei chiedere agli usignoli e alle lucciole di tornare
ma loro conoscono ormai questa genia folle,
stanno alla larga dal velenoso deserto umano
in quel che è rimasto della selvaggia vita
e quando anche quello finirà dietro il manto falso
delle nostre illusioni, falsità e ipocrisie,
i mostruosi totem dell’immaginazione,
pensando di costruire un paradiso in terra
ci renderemo conto che quel che abbiamo davvero realizzato era un inferno.
C’è un Universo intero in un semplice angolo di prato,
uguale a quello che con un solo sguardo al cielo notturno
possiamo abbracciare di milioni di anni luce di distanze,
di sterminate stelle irraggiungibili ma vere,
mentre scrivo nel crepuscolo, vedo Venere
in alto che splende di una intensa luce.
Le stelle brillano anche per noi ovunque siamo.
Basta ascoltare il canto degli uccelli.
Basta saper vedere.
Basta alzare lo sguardo.
Ennio Romano Forina
I Nascondigli della Tua Anima
Ed è solo un altro gioco a nascondino
quando sulla porta della mia anima appari
e stai come una puledra selvaggia
fremente e scalpitante
che vuole solo fuggire al galoppo sfrenato
più veloce della fine di un sorriso,
come vedo nella mente l’altro mistico incanto
sparire dai tuoi selvaggi occhi scintillanti.
”Ecco, ora mi vedi, ora non mi vedi più,
solo un momento prima di volgerti via
e correre a infilarti nei nascondigli della tua anima.
Ma nel gioco senza fine che diverte tutti i bimbi
quelli che cercano e quelli che si nascondono
non possono essere sempre gli stessi
devono scambiarsi i ruoli,
è nelle regole del gioco, come nella vita,
nessuno può nascondersi sempre
e nessuno può cercare per sempre,
anche se sembra che in questo nostro strano gioco
io sono sono stato il cercatore senza fine
e tu quella che senza fine si nasconde,
nelle segrete stanze della tua anima
con tutti i sentimenti imprigionati
ma non ho io la chiave
per aprire tutte le tue serrate porte.
Il nascondino è un gioco di libertà e di volontà
ti insegna a perdere ciò che ti è più caro
e ti sfida anche a ritrovarlo
così ora è il tuo turno di assecondare me
se ancora resto qui a scriverti
queste parole che ti cercano tenaci
nei recessi rifugi della tua cercante anima.
Ennio Romano Forina
Amore Fase 2
La maggior parte delle unioni si basano su impulsi biologici finalizzati alla procreazione.
Sono molto potenti e imperativi ma di breve durata. Vengono scambiati per amore e considerati come un punto di arrivo, un raggiungimento completato che non prevede passi ulteriori di conoscenza. Ma la stabilità e la continuazione di questi rapporti è illusoria perché una volta assolta la funzione che ha generato la coppia ci si accorge di trovarsi con un/una perfetta sconosciuta/o. E questo accade anche senza che avvenga alcuna procreazione, ma si riferisce a un tempo biologico specifico. Di solito questo accade nella fascia di età dai 25 – 40 anni, il tempo in cui la frattura diventa inevitabile. Ma spesso, anche oltre questa soglia di età si pensa solo di aver incontrato la persona sbagliata e non di aver “scelto” nel modo sbagliato. Quindi si tende a ripetere l’errore di affidarsi ancora all’impulso biologico, di pancia, continuando a scegliere le persone sbagliate.
Al contrario, serve scegliere secondo criteri diversi che includono oltre agli impulsi vitali dell’organismo quelli della mente e dell’anima che sembrano meno potenti e meno desiderabili ma in realtà sono la vera energia formidabile e durevole che rende possibile un reale “entanglement” quantistico, quasi una fusione, di due anime e anche di due corpi e di due futuri insieme.
Ennio Romano Forina
Quella che sei
In una Notte di Versi Pieni di Luna
Mi sono seduto nella notte profonda
e la Luna piena veleggiando dal cielo,
si è seduta al mio fianco
perché le ho chiesto di parlarle di te.
E lei mi ha risposto, prima di tornare
a danzar con le stelle: “So già tutto di te…
solo il pensiero di chi ama davvero
può superare lo spazio e raggiungere me”.
“Non devi far altro che seguire il tuo cuore,
non devi far altro che essere quello che sei.”
Ti voglio strega e ti voglio fatina
legarmi ai tuoi incanti
per poi scioglierli ogni volta
e in nuove magie essere avvolto
voglio vederti correre via
per aspettare che torni
Ti voglio fiera e ribelle
per inseguirti sempre
Ti voglio elettrica e misteriosa
voglio essere nelle tue stagioni
e in tutti i tuoi contrari umori
in ogni giorno e in tutte le notti
voglio proteggere i tuoi sogni
rassicurarti e farti ridere
farti arrabbiare, sorprendere sempre
ma mai annoiare
per le mie parole e gesti d’amore
ti voglio così come sei
voglio vedere i tuoi capelli
come il vento fluttuare
e tuffarmi nelle loro tempeste.
Come il tempo ti voglio
mutevole, improvviso importuno persino
ti voglio spavalda e distante
affamata di abbracci caldi e infiniti
ma anche affettuosa e ti voglio amante
di carezze e baci mai sazia
ma ti voglio anche arrabbiata, ti voglio ribelle
ti voglio ammiccante e sensuale
voglio che tu mi seduca,
che mi prendi in giro
ti voglio monella e ti voglio solare
ti voglio vogliosa,
ti voglio fiera e bellicosa
ma poi arrendevole e dolce
ti voglio vento e correnti marine
navigare nelle tue acque in burrasca
affondare nei tuoi vortici d’onde
ti voglio arruffata e sfrenata
ti voglio lunatica, misteriosa
ti voglio prigioniera e liberata
timida e coraggiosa
ti voglio quando sei triste e ti lasci andare
voglio sentire i tuoi sospiri gridare
scorrere sempre sul mio viso
come una brezza marina
e come un fortunale improvviso
e come onde che cullano il sonno.
Ma sei già tutto questo
e non voglio volerti diversa
non voglio altro da te
che essere sempre
quella che in ogni attimo sei.
Ennio Romano Forina 2018
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Andrea
Andrea era seduto sul bordo di quel relitto di barca lasciato di fronte al mare inclinato e con una parte della fiancata sfondata mezza riempita di sabbia e altre scorie portate dalla marea. La spiaggia era deserta, troppo freddo ancora, tanto più che l’epidemia e le disposizioni di contenimento avrebbero comunque impedito gli afflussi di persone, nemmeno per prendere il sole, ma Andrea era riuscito a uscire di casa con la sua brava mascherina e con i pattini e a raggiungere rapidamente la sabbia dove nessuno poteva notarlo. Un paio di settimane prima aveva fatto un brutta caduta fratturandosi un polso ma riusciva lo stesso a pattinare abilmente ma non come prima e adesso era costretto a stare ancora più inattivo per via del braccio ingessato che teneva appeso e stretto da una fascia al collo.
Ma non era la frattura del polso che pesava sul cuore di Andrea, era la ferita aperta nel suo cuore, poiché un anno prima la tragedia aveva colpito la sua famiglia inaspettatamente, come spesso accade alla maggior parte di persone, eventi drammatici e ineluttabili possono accadere improvvisamente spazzando via la luce e l’allegria in un attimo, allora si comprende la vulnerabilità dell’essere ma allora è anche il momento di trovare le formidabili risorse latenti dell’essere. La morte stupisce, perché non se ne comprende il senso, perché arriva quando non dovrebbe e si vorrebbe che non arrivasse mai, specialmente quando è troppo presto. Ma come può un ragazzo di 15 anni affrontare la realtà dura della morte perdendo il genitore che dovrebbe insegnargli a metabolizzarla a non averne paura?
A non considerarla la fine di tutto o come una punizione ingiusta? Normalmente tutti i giovani non si rendono conto della morte, a 20 anni sentono il bisogno di provare e testare il loro coraggio, le loro capacità fisiche, affrontando prove e sfide insieme ai propri compagni. L’ho fatto anch’io, come tutti, arrampicandomi sulle rocce, passando sotto le gallerie dei treni, salendo sugli alberi, facendo discese vertiginose in bicicletta, nuotando nelle pericolose acque di un lago, che ogni tanto inghiottiva qualche incauta giovane vita che contava troppo sul suo fisico e per un semplice malore annegava.
La volontà di provare il proprio coraggio e la prestanza e quindi, di pavoneggiarsi di fronte alle ragazze è sempre stata abilmente sfruttata dagli scaltri tiranni di tutti i tempi, che rapinavano la vita dei giovani con la lusinga di gloria e patacche luccicanti su divise di smaglianti colori e inutili bottoni dorati in cambio di farsi scannare sui campi di battaglia per niente. E la maggior parte si faceva convincere sempre. Se non morivano perdevano braccia, gambe, mani occhi e diventavano relitti, proprio come la barca su cui Andrea ora stava sospeso come sospeso in un limbo, cercando inconsciamente risposte che nessuno in ciò che restava della famiglia era riuscito a dare, nemmeno i suoi amici, dal magico schermo dello smart phone non venivano risposte né dagli amici virtuali né tantomeno dagli smart programmi che hanno la pretesa di sapere e anticipare quello che pensiamo. Nessuno era riuscito a lenire in lui il dolore acuto di quella perdita. Perché? Quale punizione si era meritata la sua famiglia fino allora tranquilla nella normalità come quella di tante famiglie? Perché suo padre gli era stato tolto?
Aveva provato a esprimere quel dolore all’esterno, a liberare la sua mente dall’oscurità che era scesa di colpo in lui e non lo abbandonava da un anno.
Aveva provato ad esternarlo, agli amici e in famiglia, ma non aveva ottenuto risposte soddisfacenti e alla fine e l’angoscia di non trovare ragioni e giustificazioni a quella ingiusta perdita, il dolore era rimbalzato indietro avvolgendolo e imprigionandolo in una cappa di grigiore e desolazione che impediva di tornare ad essere il ragazzo pieno di energia e sogni di prima, ed era proprio questo il punto cruciale della sua impotenza nel liberarsi da quel tormento accettandolo, perché nella sua mente giovane e ferita, l’accettazione della morte del suo amato padre con il quale aveva anche a volte fatto un po’ troppo il ribelle, voleva quasi dire che lui ne era in parte responsabile, in un tortuoso vortice di pensieri che si ripiegavano su sé stessi inconsciamente.
Se ne avesse compreso il senso, l’avrebbe accettata mentre rifiutandola la frustrazione derivante assumeva i contorni di incerti e confusi di una colpa che non poteva attribuire ad altri se non al destino ma non potendo prendersela né con gli altri né col destino, Andrea aveva cominciato a prendersela con sé stesso.
Ora il suo sguardo si posava sulle piccole ferite che aveva inflitto al suo braccio, forse sperando che la sofferenza che aveva nella sua anima e nella sua mente offuscata dal dolore, potessero uscire al di fuori di lui attraverso quei tagli e disperdersi fino a svanire, ma in realtà lui stava chiedendo aiuto, chiedendo che qualcuno potesse guidarlo fuori da quel labirinto di dolore prendendolo per mano.
Io, lo scrittore, sono come un detective, raccolgo indizi per conoscere le ragioni di un delitto o delle offese, penso che Andrea non potesse essere consapevole di questa indagine che lui da solo non poteva fare, ma la sua anima lo richiedeva gridando, per quello se ne stava lì accasciato nell’aria umida salmastra che si colorava della luce del tramonto, fissando le onde mentre il disco solare si apprestava a riposare coprendosi con le coltri di rosse onde lontane all’orizzonte.
A un tratto, un uomo si avvicinò a lui, aveva notato questa presenza da lontano, un uomo con una specie di rastrello in mano e un sacco, con il rastrello smuoveva la sabbia e ogni tanto raccoglieva qualcosa e la inseriva nel sacco, un uomo dalla pelle segnata dal sole, né giovane, né vecchio, né alto né basso, che ora si fermò davanti a lui guardandolo come se stesse rimproverandolo con occhi del colore di giada.
L’uomo sorrise appena ad Andrea e poi fece una smorfia di disappunto vedendo le ferite sul suo braccio. Poi scuotendo il capo lentamente disse: “ No, no, questo non serve, non devi farlo non ti aiuterà”. Andrea restò colpito dalle sue parole e dal tono calmo soffice della voce, che lo avevano appena scosso dal suo torpore sensoriale, costringendolo a guardare il volto dell’uomo che continuava a guardare le ferite passando da queste agli occhi, mentre si sedeva accanto ad Andrea appoggiando il rastrello e il sacchetto sul bordo della barca.
Quindi con tono rassicurante: “Aspetta, disse so io cosa ti serve, metti via il cell e ascoltami bene, ora ti faccio vedere due cose:” così dicendo mise una mano dentro il sacco e raccolse una grossa conchiglia vuota e lucida e un sasso perfettamente levigato dal movimento delle correnti marine dal fiume che lo aveva portato lì. E Andrea a lui: “Ma tu chi sei? cosa fai con quel rastrello?” “Io sono un pulitore, lo vedi, elimino le scorie i rifiuti che inquinano la spiaggia, vado su tutte le spiagge e impedisco che queste scorie soffochino la vita nel mare e il mare stesso, è il mio compito, ma a volte mi capita di ripulire la mente delle persone dalle scorie che soffocano i loro pensieri come questi rifiuti uccidono la vita nel mare”.
“È un compito che ho dovuto assumere, quando serve, e qualcuno mi chiama intervengo, solo che non uso il rastrello”. Detto questo prese il sasso nella mano porgendolo ad Andrea che sconcertato da quelle parole lo guardò con curiosità ma senza scomporsi molto, non capiva che importanza potesse avere quel sasso.
L’uomo fece richiudere la mano di Andrea sul sasso e con parole molto serie come quelle che aveva spesso udite da suo padre per esortarlo a stare attento ai pericoli, a non correre rischi, l’uomo strinse la sua mano intorno a quella di Andrea sul sasso e iniziò a parlargli: “Ascolta ragazzo, ora devi fare come ti dico io, la tua mente è piena di paura e sei smarrito, ma tu non puoi sapere, perché hai paura, perché temi quello che non sai, che non conosci, che esiste solo in te, sono i rifiuti di pensieri sbagliati, che inquinano e impediscono a quelli giusti di farsi strada in te, ora ti dico che per qualche minuto devi abbandonare la tua mente e sentire quello che il sasso vuole dirti. Concentrati sul sasso e non pensare ad altro, non pensare a nulla. La tua realtà adesso è solo quel piccolo, ma immenso universo che è dentro la materia del sasso. Andrea provò a slegare il flusso dei suoi pensieri seguendo l’invito e a immergersi nella sensazione che quel sasso iniziava a dare alle percezioni della sua mano, mentre l’uomo piano sussurrava. “A poco a poco sentirai che quel sasso non è solo una pietra, ma pura energia condensata e se la tua mano riuscirà a percepire quella energia, la stessa entrerà in te purificandola come il rastrello scava nella sabbia e la libera dai rifiuti. Non devi pensare all’energia, devi solo aprirti ad essa, lasciarla entrare in te, così la tua mente sarà in grado di liberarsi delle sue ombre e scaricandole sul sasso che a sua volta le eliminerà. Il sasso raccoglierà le tue ombre come il mio sacco raccoglie i rifiuti.
Restarono così per molti minuti sospesi, mentre la mano di Andrea si stringeva sempre più forte al sasso come se fosse un appiglio sicuro scalando una montagna o una provvidenziale fune gettata a un naufrago in balia delle onde. Andrea iniziava a sentire qualcosa avvenire in lui, una sensazione di chiarezza come quando viaggiando, si diradano i vapori densi di una nebbia, e la strada appare. Stava sentendosi bene, quel lasso di tempo di poche decine di minuti aveva spezzato il vortice del cattivo incantesimo che lui stesso aveva fatto.
Sì, qualcosa stava cambiando in lui. L’uomo allora gli disse di rilasciare il sasso lo prese e lanciandolo tra le onde disse : “Ecco! Quel sasso si è portato via tutti tuoi fantasmi e il mare li disperderà, è stato modellato dall’immensa energia del mare. Detto ciò l’uomo prese in mano la conchiglia vuota: “Vedi, un tempo qui dentro c’era un essere vivente, ora è vuota, ma la vita che era dentro non è morta, si è solo spostata è ritornata alla sua origine, è stata accolta nel grembo e nella culla della vita da cui è partita. Nessuno di noi se ne va per sempre, si cambia soltanto dimensione, ma si rimane avvinti nell’energia di amore che non cambia mai. Tuo padre ti ama, ma dove si trova ora non può’ parlarti con le stesse parole di prima, così deve essere altrimenti tu non saresti nemmeno nato, non ci sarebbe nessuna vita senza il divenire e la trasformazione da uno stato all’altro ma l’amore resta sempre stanne sicuro, e se tu ami tuo padre lascialo stare dove sta, fallo stare tranquillo, se ti fai male lui soffrirà davvero, lui vuole che tu sia forte e proceda nel sentiero futuro che ti appartiene e quindi che tu sia tranquillo. Lui già ti sta parlando come prima, ma in altri modi, sei tu che non lo ascolti.
Quindi, ora lascia stare la tua mente che serve ad altre cose, non pensare a tuo padre con la mente, apri lo sguardo e le orecchie dell’anima e del cuore e sentirai la sua voce, te l’assicuro, io l’ho so.
Andrea era scosso ma sentiva come se un macigno che pesava sul suo capo fosse stato tolto, ora per quanto l’oscurità stesse avanzando rapidamente tra i colori del blu profondo indaco e arancio del sole che si accomiatava dietro l’orizzonte e un vento teso lo spruzzava di schiuma salmastra, vide le onde che danzavano allegre davanti a lui e alzando gli occhi il cielo che si accendeva di ridenti timide stelle. Mentre contemplava queste cose non si accorse nemmeno che l’uomo non era più accanto a lui, sembrava improvvisamente sparito, si volse di scatto indietro e vide un lampo di ali colpite da un fascio di luce solare, sembrava un gabbiano che si levava in volo svanendo nel nulla, ma in quel turbine di vento bianco una piuma roteando intorno si posò sulla sua mano ancora aperta, la guardò stupito mentre nel cuore sentiva una voce senza suono.
Ennio Romano Forina Marzo 2020
La Promessa del Mirto

Il Fuoco in una Goccia d’Acqua
Quello che l’Amore vero sa donare
è come l’acqua di un limpido fiume
che in una sola direzione scorre.
Non vuole e non può tornare indietro,
perché un fiume non risale mai il suo corso
per restituire l’acqua alla sorgente.
Tuttavia, come le gocce si attraggono
e l’acqua si unisce ad altra acqua,
per una misteriosa forza di attrazione,
insieme si trasformano in sembianze aeree
multiformi nubi, di benefica pioggia portatrici.
Il fiume ripercorre così per altra forma e via,
il suo viaggio a ritroso ed è questo il solo modo
in cui ogni sincero e generoso sentimento,
ritorna alla sorgente stessa da cui è nato
e che senza esitare, nel grande fiume
il suo perfetto Amore ha riversato.
Siamo acqua, gocce di pioggia o di rugiada
lievi vapori che veleggiano nel calmo cielo
o in immense nubi tumultuose,
particelle di energia vaganti nello spazio,
che a volte si uniscono ad altre gocce
per una stessa forza che le attrae
e insieme percorrono intero il ciclo della vita
come fa l’acqua, mutando forma,
ma restando sempre uguale.
L’energia d’Amore ha la stessa sostanza
dell’energia del Sole che altro non è che acqua,
che la passione accende diventando Amore,
nutrimento dell’Anima, del cuore e della mente
e come nel Sole accade, al tempo stesso è Vita.
Ennio Romano Forina
Nel Tempo della Segregazione
La Caduta dell’Impero Umano
Non so quante persone, camminando sui marciapiedi, si soffermino ad osservare il suolo e guardando i fori di ingresso dei nidi di formiche, si siano mai chieste perché attorno ai fori ci sono delle montagnole di sabbia finissima giallastra, che esse accumulano intorno meticolosamente. Ebbene, io penso che la ragione sia evidente, quei cumuli di sabbia chiaramente sminuzzata, servono a tappare l’apertura del nido in caso di pioggia, quando l’acqua cade e sale, la sabbia si amalgama con l’acqua e viene trascinata sull’apertura, formando un tappo che può essere ulteriormente consolidato anche dall’interno, in modo tale che il nido resta impermeabile.
Sono formiche, sappiamo che le formiche sono particolarmente intelligenti, ma è la VITA che è intelligente e che ce lo dice e mostra le soluzioni più efficaci e ingegnose che ogni specie attua ma che noi diamo per scontato, come diamo per scontata l’aria che respiriamo e la luce del sole.
Ora, qualcuno mi chiederà, cosa c’entrano i nidi di formiche e le loro soluzioni nell’essere incazzati per un’epidemia?
C’entrano eccome, perché le formiche sono COSCIENTI che la pioggia è un evento ritmico, che prima o poi si riverserà sulle loro costruzioni sotterrane e in previsione di questo, miracolo! SI PREPARANO!
Ma noi, con la nostra superiore intelligenza, pur sapendo e avendo la possibilità di riferirci alle cronache di passate e recenti epidemie, sventate o limitate per puro culo non abbiamo, a differenza delle formiche imparato nulla, altrimenti non mancherebbero le mascherine, i disinfettanti, i respiratori, le sale di rianimazione, i medici, gli infermieri, le ambulanze attrezzate, la coerenza nel dare informazioni giuste e non farraginose, come quelle date dall’insorgere dell’infezione e in ultimo non mancherebbero le strategie, i piani di attuazione già pronti. Le formiche sono meglio dei cinesi, e ovviamente più intelligenti di noi, europei supponenti pieni di boria, avvezzi a riposare sugli allori, popoli che non credono in niente e credono in tutto, secondo le convenienze. Avevo avvertito amiche e amici fin dalle primissime notizie cinesi, che questa era una cosa seria, attesa, prevista da anni, e quindi di procurarsi delle provviste il prima possibile, per la loro sicurezza ma anche per diradare gli approvvigionamenti, che si sarebbero poi scatenati come una stampede di cavalli imbizzarriti, ma non mi hanno preso sul serio, preferivano pensare a complotti oscuri o a scienziati malefici, che progettavano come sterminare l’umanità in laboratori segreti. Certo accade anche quello, la scienza è sempre stata al servizio della malvagità, pensare che Scienza sia sinonimo di Bene è un’illusione, il progresso scientifico tecnologico è stato enormemente velocizzato nell’ambito dei più grandi conflitti e imperialismi. Io amo i cani, ma i cani hanno un difetto: l’ingenuità, si lasciano smarrire nelle perversioni umane diventando complici a volte dei loro delitti, ma non è colpa loro, sono anime gregarie innocenti e sono facilmente plasmabili dalla malevole arte umana di addomesticare con l’inganno, oltre che con la brutalità. Non così i gatti, i gatti non amano per quello che gli date, ma per quello che siete o non vi amano affatto. Ma gli scienziati non hanno scuse, non sono ingenui, perché sono consapevoli di quello che fanno. I missili non li costruiscono certo, gli agricoltori. Ho scritto ad una mia nuova amica che questa epidemia è reale grave, ma sin dall’inizio è stata gestita da quasi tutti e da quelli che hanno le responsabilità maggiori, come una farsa – tragica – dai toni politici da parte di TUTTI, con le oscillazioni e i tentennamenti, corredate dalla scusa di non procurare allarme, con le diverse avventate opinioni tediose e senza spessore espresse su un aggressore del tutto sconosciuto, mentre la realtà era la mancanza di coraggio delle parti, per il timore di perdere credibilità e consensi si è esitato troppo e questo è risultato evidente a molti, senza capire che l’allarme peggiore, anzi il vero panico lo causano l’incertezza e la confusione, non la cruda verità.
Inoltre, si continuano a ignorare o a tener nascoste dietro le quinte dell’ipocrisia e dell’indifferenza, le reali cause che hanno permesso al virus di trasferirsi e adattarsi comodamente all’animale uomo. Virologi e scienziati continuano semplicisticamente a riferirsi a uno o più animali sorvolando il vero soggetto e autore dell’infezione: le condizioni e gli abusi che imponiamo al mondo vivente. Le imputazioni sono globali, le epidemie sono ineluttabili, poiché gli equilibri sono stati devastati e gli addensamenti mostruosi di animali umani e animali altri, sono intollerabili per il sistema VITA.
E la soluzione di certo non è quella di disinfettare tutto il globo, causando altri immani disastri. Quando finirà questo evento, i sopravvissuti colpiti nelle loro famiglie, penseranno a piangere i cari persi, gli altri, i più fortunati, andranno di nuovo a riempire le piazze agitando le braccia al cielo, a ringraziare improbabili santi ascoltando stupidi frastuoni di suoni ed effetti di luce laser, ignorando l’inferno degli animali, penseranno solo a godersi lo scampato pericolo, torneranno cantare canzoncine di gioia e a far esplodere fuochi d’artificio, i governi a fare parate militari con potentissimi missili ridicolmente inutili contro i virus, a giocare con gli intrattenimenti, consumare le stesse cose superflue che danneggiano l’ambiente, a spianare foreste a soffocare il mare e la vita, che dal mare dipende, con milioni di litri di detersivi e di tonnellate di plastica inutile che continuerà ad essere prodotta, in attesa della prossima catastrofe equilibratrice che potrebbe essere l’ultima, forse e non forse. E devo continuare a gridarlo forte : non sono gli ANIMALI il soggetto, ma le CONDIZIONI in cui gli animali sono fatti crescere detenuti in lager che di allevamento non hanno nemmeno il nome, in numeri mostruosi e mischiati tutti insieme, trasportati, torturati, mangiati anche vivi, scuoiati e fatti bollire vivi, anche negli stessi mercati, che si aggiungono alle infezioni che possono scaturire da qualsiasi allevamento intensivo, in qualsiasi parte del mondo o negli stessi insediamenti umani fatiscenti e affollati.
I virus esistono, servono anche loro, noi siamo vivi e possiamo fare e dire idiozie, grazie anche ai virtus e ai batteri che convivono in noi e al di fuori di noi, e a tutti gli agenti che rendono il mondo fertile e vivibile per gli organismi, ma l’esagerazione è sempre tossica, l’acqua è indispensabile ma non possiamo ubriacarci di acqua, qualsiasi sostanza VITALE presa in eccesso può uccidere, il modo in cui consideriamo e trattiamo gli animali è altamente TOSSICO oltre che infame e ingiusto, degno di un giudizio e di una punizione universale, poiché siamo tutti colpevoli nelle scelte, nell’azione e nell’indifferenza. Io non mi chiudo nella prospettiva di scampare il pericolo personalmente senza lanciare il mio grido di sdegno con tutto il risentimento che avvelena i mie giorni e i miei sogni. Se non lo facessi, salverei forse il mio corpo, ma non la mia anima, e quella è la cosa peggiore di tutte.
Ennio Romano Forina Gennaio – Marzo 2020 –
L’Anno della caduta dell’Impero Umano – Parte I segue….
Una Diversa Evoluzione
Inizio da qui un lungo viaggio a tappe nei sentieri della mente e della riflessione profonda, come un investigatore che percorre le scene di molti delitti compiuti dalla presunzione umana che da sempre ha tentato di nascondere la sue responsabilità per i danni compiuti con i pretesti più assurdi e falsi di molte religioni.
Mi scuso in anticipo con chi mi segue, per i testi che pubblicherò, concepiti come semplici note di viaggio, poco curate, anche a causa dei terribili tempi che stiamo attraversando.
Appunto, “Note di un viaggiatore della mente”, che per anni ha dedicato tutto il tempo possibile raccogliendo indizi ovunque, per conquistare non la Verità assoluta ma elementi, parti di verità da utilizzare come punti di riferimento nel lungo infinito cammino della conoscenza dell’origine di tutto quanto è e vive . Fuori dei pretestuosi schemi e architetture fittizie di tante religioni, filosofie e stadi di conoscenze scientifiche stabilite come assolute, a volte con caratteristiche di veri e propri dogmi o quantomeno assiomi accettati senza poter essere verificati ma convenienti spesso a confortare la mente umana nei suoi limiti.
Ennio Romano Forina
PIRAMIDI E ALTRE MERAVIGLIE
Sì, la storia della civilizzazione del genere umano è costellata da opere straordinarie e mirabili, che richiedevano l’impiego di intelligenti soluzioni, ma il cui scopo e ragioni erano decisamente stupide.
Molta intelligenza impiegata e sprecata per idee senza senso o addirittura perverse e malefiche.
Farò alcuni esempi- Tutti lodano le piramidi cercando di trovare in quelle forme geometriche così perfette e nelle dimensioni, nella capacità di essere stati in grado di costruire simili edifici, l’esempio dell’intelligenza umana nelle più antiche civiltà. Egiziani, Assiro Babilonesi, e numerosi altri esempi riscontrabili in popoli diversi collocati su continenti diversi, hanno suscitato la fantasia e le congetture più bizzarre o più affascinanti, come il possibile intervento di esseri alieni che avrebbero, visitando il pianeta in un tempo lontano, influito sui preistorici umani consegnando loro le chiavi di una intelligenza superiore e la capacità di sfruttare meglio i loro cervelli.
Un esempio emblematico di queste attitudini di pensiero lo abbiamo trovato nel film 2001 Odissea nello spazio, così tanto lodato e che personalmente ho trovato assolutamente mediocre e persino mistificante.
L’idea che la specie umana abbia sviluppato un tipo di intelligenza “superiore” per l’intervento di un monolito alieno che avrebbe acceso la scintilla di altre intelligenze cosmiche già evolute, non è soltanto ridicola ma nemmeno originale.Derivata da concezioni bibliche analoghe a quelle di tutte le religioni.
Niente altro che la replica in chiave moderna tecnologica del fuoco divino che ha plasmato l’uomo privilegiandolo di una intelligenza superiore, per chissà quali meriti e quali fini. Perché mai poi solo l’umanoide erectus simile in tutto agli altri animali, avrebbe meritato di acquisire un ruolo speciale nell’ambito del mondo vivente? Perché non tutti allora? È semplice, il film non fa altro che riportare la concezione mitica biblica della predilezione del creatore per la sua opera ultima che tra l’altro, si è dimostrata la meno riuscita e la più distruttiva se volessimo fare una constatazione di fatto ,specie alla luce degli avvenimenti di tutti i millenni, di tutti i secoli, fino all’attuale era.
Io penso che la spiegazione della indubbia bellezza delle piramidi non sia da cercare nell’intelligenza degli architetti umani del tempo, ma nel seguire le condizioni fisiche che la natura dettava e detta e mi spiego: l’ambizioso progetto di costruire una tomba per uno singolo, stupido soggetto, venerato come un dio ma che non era capace di costruirsela da solo, alla ricerca di una impossibile immortalità organica, era dettata da considerazioni di fatto, solo in questo la scintilla del genio si era accesa nella mente degli architetti, la consapevolezza che se si volevano costruire edifici tanto grandi e pesanti questi non potevano che avere QUELLA forma. Non avrebbero mai potuto costruire un cubo di pietra di quelle dimensioni nemmeno sacrificando il triplo di esistenze di animali e schiavi e sarebbe difficile persino oggi, nonostante tutte le energie meccaniche e materiali nuovi di cui disponiamo. Quindi qual’è la logica conclusione di questa mia riflessione se non il fatto che la ragione stupida della costruzione di una tomba immensa, che non serviva assolutamente a nulla è che le piramidi non sono state costruite dall’intelligenza umana, ma che l’intelligenza umana non ha fatto altro che rendersi conto delle possibilità che “l’intelligenza cosmica” concedeva per realizzare simili costruzioni, in pratica, non gli umani, ma la Natura stessa ha progettato quella forma così come progetta e realizza un infinito numero di opere e gli architetti non hanno fatto altro che seguire le indicazioni e i limiti del progetto scritte nelle leggi della fisica naturale.
Nulla di diverso di quanto fanno anche altre specie viventi, Api, Termiti, Formiche, Castori, tutte le piante che progettano una infinità di soluzioni assecondando le indicazioni che provengono dalle armonie cosmiche che loro sanno decifrare e usare in molti casi molto più di noi. Porterò ulteriori evidenze di quanto affermo tese a sostenere la mia idea che l’intelligenza umana non ha nulla di particolare e di eccezionale ma che ha avuto fortuitamente delle possibilità di esprimersi diversamente, una diversa evoluzione ma non per merito ma per condizione.
Questo concetto e molti altri esempi della dicotomia fra intelligenza motivata dalla stupidità, e quella originale creativa, dovrebbe farci riconsiderare tutta l’ammirazione che poniamo per moltissime altre realizzazioni e opere umane, a meno che non si voglia attribuire alle piramidi la stessa ammirazione e meraviglia che poniamo ammirando i cristalli o la magnificenza delle montagne. Partirò da qui per un viaggio nell’evoluzione umana rivista in un modo credo del tutto nuovo, stanco come sono di sentire gli stessi stereotipi ereditati, inculcati che fanno parte del debole pensiero comune, anche di quello di un mondo scientifico ancorato ai risultati fin qui raggiunti come fossero dogmi di una religione ottusa che cerca e costruisce risposte artefatte comprensibili e facili per convalidare la presunta superiorità del genio umano che ha portato a compiere così tanti progressi e altrettanti delitti, verso il mondo vivente e verso sé stesso.
Ennio Romano Forina
Il Tocco di Mida
Bene, tutti alla ricerca del “caso” zero, ma molto meno interessati alla “causa” zero, come se non fosse importante risalire all’origine dalle condizioni che hanno favorito lo sviluppo di questo nuovo ceppo virale, in grado di compiere il salto fatale da specie a specie. Questo è il problema maggiore della società umana globale: il pensiero debole e la visione corta, o nessuna visione del tutto.
Eppure, adesso ci danno i consigli migliori, ora che l’epidemia è in pieno corso e bisogna chiedere un finanziamento per comprare un paio di bottigliette di disinfettante e due mascherine, ma tant’è un pochino di sana e moderata prudenza non sarebbe stata superflua sapendo che questo pianetino, piccolo piccolo e così sovraffollato nel Cosmo, tutto viaggia e si trasferisce da un continente all’altro, trasportato dai venti, dalle correnti marine dalle nubi e infine da noi.
Abbiamo visto la “nuvoletta” radioattiva di Chernobyl invadere tutta l’Europa e oltre, era una minaccia invisibile, non potevamo accorgercene, ma il bagno di radiazioni ce lo siamo fatti tutti, alcuni anche nel grembo delle loro madri, anche lì c’era un evidente rischio potenziale, una causa “zero” del disastro nucleare che rappresenta ancora e per molti anni a venire una minaccia, tuttavia ignorata dalla maggior parte delle nazioni, visto che le centrali nucleari si continuano a costruire e le scorie non si sa bene dove finiscano.
La Cina, mi risulta ne ha molte di centrali nucleari e quante ce ne sono nel mondo intero? Visto che ne basta una fuori controllo per inguaiare mezzo mondo? Fino a che non succederà ancora. Fino alla prossima volta.
Ma ora finalmente, abbiamo degli input seri, ponderati ed efficaci, prima no, non si poteva allarmare, era meglio non parlarne. Eppure io sono convinto che se ci fossimo allarmati un po’ prima, non ci saremmo allarmati così tanto adesso. Tra l’altro nell’altalena dei “stiamo sereni, ma preoccupiamoci” sublime ossimoro della classe “dirigibile” italiana, si evidenziano delle contraddizioni, ad esempio, dicono che le mascherine servono solo per chi è già contagiato e per non infettare chi non lo è…strano, perché al tempo stesso è stato anche rilevato il fatto che questo virus si possa trasmettere lo stesso nel periodo di incubazione anche se i sintomi nel soggetto infetto non sono ancora del tutto o in parte manifesti, e se è così, la logica conclusione sarebbe che mascherina serve lo stesso eccome anche a chi non ha il virus! Evitare i luoghi affollati, lavarsi spesso le mani con detergenti disinfettanti e uno stato di buona salute, con il sistema immunitario efficiente, tutte cose valide, anche per le influenze stagionali, ma in ritardo, più enfasi dovrebbe essere data a queste informazioni utilissime anche senza l’immanente arrivo di una nuova epidemia, ma prima dell’inizio di una influenza stagionale che tra l’altro include varianti di virus già conosciuti si parla solo di vaccini sempre solo di vaccini. Cerchiamo sempre la soluzione più improbabile e costosa chissà perché. Quando accadde il fenomeno della “mucca pazza” che pazza non era ma era la mucca alimentata dall’umano demente, dopo poco tempo misero a punto un vaccino per neutralizzare la malattia che ne derivava dal consumare le carni dei poveri animali. Un vaccino? Non sarebbe stato più intelligente riconoscere la perversione e la stupidità della pretesa di alimentare i grandi erbivori con proteine animali e tornare ai vecchi e sicuri foraggi d’erba come prima senza provocare anche i nostri organismi a reazioni imprevedibili.
E non sarebbe meglio ora impiegare le migliori risorse mentali anche per indagare sulla causa, sull’origine di questa variazione, dato che negli ultimi decenni ci siamo trovati in varie occasioni di fronte all’insorgenza di nuovi pericolosissimi virus, volenti e capaci di adattarsi per invadere le cellule di organismi diversi da quelli per loro soliti? Consideriamo alcuni fattori certi: i virus sono esseri viventi, che ci piaccia o no, si comportano intelligentemente e sono in grado di sfruttare le situazioni per loro più vantaggiose.
Il virus del raffreddore è antico e ci colpisce da tempo immemore, perciò è diventato benevolo, poiché in effetti qualsiasi virus non ha nessun interesse a uccidere il proprio ospite, ma cerca solo un terreno fertile di cellule vive non morte, per potersi replicare il più possibile, come del resto fanno tutte le forme viventi noi compresi.
Il virus da raffreddore può dare disagi più o meno seri, in relazione alle condizioni immunitarie del soggetto. I virus passano da un organismo all’altro veicolandosi nell’aria con le microscopiche goccioline emesse con la respirazione e mentre si parla, e sono così capaci di risorse. Lo starnuto non è affatto, secondo me, un sistema che l’organismo raffreddato usa per liberarsi dai virus, ma una reazione che il virus stesso provoca per infettare altri organismi più efficacemente facendosi “sparare” all’esterno a una velocità altissima, quale è quella di uno starnuto, quindi un’azione pianificata e voluta.
Ciò detto, vorrei precisare che io sono abituato a fare le mie ricerche secondo processi di indagine intuitivi mettendo insieme le varie informazioni ed evidenze pere poi sintetizzarle in un processo logico e mi chiedo, se a noi per contenere la diffusione e il contagio di una epidemia indicano di lavare spesso e bene le mani, disinfettare, evitare assembramenti, coprirsi il naso e la bocca, se si starnutisce o si hanno colpi di tosse restare ad una certa distanza di sicurezza da altre persone, e mantenere in gran forma il nostro sistema immunitario, questo vuol dire che, in assenza di queste condizioni, un virus vecchio o nuovo che sia fa la bella vita e tutti i suoi comodi nell’animale umano, ma questo non accade negli allevamenti intensivi e nella maggior parte di allevamenti di tutto il mondo, per cibo e pelli per miliardi di persone che ogni giorno si nutrono di ogni tipo di animali, che da quanto si evidenzia da filmati elargiti generosamente nel web che ha il pregio di rendere note certe orrende realtà, vengono mangiati anche non cotti e persino vivi.
So che continuerò a rappresentare questa orrenda realtà fino a che questa realtà esiste; polli, suini, bovini, pecore, capre, cani, gatti, oche, pipistrelli, serpenti, topi, insetti e qualunque cosa palpiti di vita, tutti mischiati insieme da vivi e da morti negli allevamenti industriali e nelle fattorie piuttosto che nei cortili domestici addensati, stipati e pressati dalla nascita alla morte, in condizioni igieniche orrende e trasportati in camion, legati e avvolti strettamente in reti come sacchi di patate anche se le patate godono di maggiore spazio dei cani, gatti che si vedono nei video online, dove sono schiacciati fra loro fino a essere scaricati nei mercati dove vengono indifferentemente, suppongo a richiesta venduti vivi, uccisi sul posto o scuoiati vivi bolliti vivi a fuoco lento nei mercati stessi o nei cortili familiari, ma i nostri scienziati, i politici, i media, pensano che a questi poveri animali si lavino le zampe e vengano disinfettati e possano godere di buona salute e che i loro fiati, e umori separati e se starnutiscono possano mettere la zampa davanti alla bocca per evitare di contagiare gli altri sopra e sotto di loro e se un virus presente in un pipistrello vede l’opportunità che modificandosi un pochino come i virus sanno ben fare per trovare altre territori di replicazione, pensano che vogliano rinunciare a simili occasioni?
Virus, batteri e insetti, hanno largamente dimostrato di non essere stupidi, meccanismi di replicazione, esistono da miliardi di anni e non sono affatto nella lista degli esseri viventi in estinzione, abbiamo imparato a difenderci in qualche misura ma vincerli è una illusione e tra l’altro sarebbe anche sbagliato e pericoloso, come è sbagliato e pericoloso modificare i vegetali, creare immense monocolture, clonare gli animali e tutti gli esperimenti e stregonerie che ci piace fare per vedere cosa c’è dentro la vita e come si possa sfruttare più di quanto non la stiamo già sfruttando.
Gli OGM sono un pericolo altrettanto grande del cambiamento climatico. Le bombe nucleari ci hanno finora salvati da una terza guerra mondiale, ma gli OGM, i disinfestanti, le monocolture, potrebbero distruggerci senza nemmeno che ce ne accorgiamo. Ma anche in questo caso il problema è sempre lo stesso, l’avidità del profitto, alleata e complice del delirio di onnipotenza. L’Oro rosso, il sangue degli animali… l’Oro verde, la linfa degli animali vegetali, che possiamo trasformare nell’antico, omnipotente Oro giallo, che non si mangia e non dà vita, ma che ci dà il potere.
I popoli umani globali sono da sempre in conflitto tra loro, si fanno guerre piccole e grandi, guerre combattute con le clave delle armi e guerre con la clava del denaro, si fanno rivoluzioni per e contro qualcuno e non per delle idee benefiche in senso universale. Si gioca al surrogato della guerra chiamandolo sport e divertimento ma in fondo è competizione, una forma di conflittualità mitigata, incruenta ma la sostanza del prevalere, del battere è la stessa della guerra vera. L’impulso barbaro del conflitto pervade l’intera umanità da sempre e si placa solo dopo che ha provocato grandi disastri e massacri ma per poco tempo, è un circolo vizioso che si ripete, ma su due cose tutti i popoli della terra e della storia in culture diverse, sono stati e sono da sempre in accordo, fare la guerra e trattare gli altri animali come schiavi e oggetti senza diritti e in misura e modi diversi sono stati sempre d’accordo anche nel sottomettere le donne alle culture e alle varie mitologie inventate apposta per giustificare in pratica il dominio e l’arbitrio del più forte sul più debole.
Uno stesso destino ha quindi accomunato le specie animali nell’oppressione subita e il genere femminile, proprio perché sia gli animali che le donne, rappresentano la sostanza e l’essenza del mondo vivente. Ho da tempo pensato che la vera ragione per cui l’uomo, cioè il maschio umano, odia e vuole possedere e controllare le donne, non sia solo per soddisfare i suoi impulsi sessuali quando fa comodo, se non in parte, ma per invidia, poiché sia le donne umane che gli animali non si annoiano mai, sostanzialmente la loro natura creativamente immersa nell’essenza dei principi vitali, rende le donne e gli animali esseri che sono semplicemente felici di esistere, e questo genera invidia nell’uomo che in fondo sente di non avere questa certezza e pienezza dell’essere e quindi che a loro sia stata assegnata una posizione di subordine nel processo creativo e generativo, come del resto lo sono tutti i maschi nel mondo animale, che spesso, dopo aver fornito il loro bagaglio genetico alle femmine vengono tranquillamente eliminati ed escono di scena.
Un uomo non può essere creativo come la donna e non può essere felice come gli animali, perché si è distanziato dalla funzione perfetta che le donne sentono nella loro essere madri, mentre gli animali, maschi e femmine, vivono insieme senza artefici di un cervello razionale opportunista e subiscono da sempre la rapina e l’oppressione della schiavitù.
Il Re Mida, aveva ottenuto per gratitudine dal dio Dioniso, il dono di trasformare in oro tutto ciò che toccava e questa è infatti, l’ambizione primaria di una umanità governata in grande prevalenza da uomini che per gelosia, invidia e noia, riempiono i loro vuoti esistenziali rapinando la vita degli animali e schiavizzando e imprigionando le donne in modi più o meno evidenti, più o meno oppressivi. Con questo io non scagiono le donne dal vizio umano del delirio di onnipotenza e dalla crudeltà e indifferenza a loro volta verso gli animali, esempi ne possiamo fare molti, donne cacciatrici e impellicciate che sorridono dei pezzi di cadaveri che indossano come trofei e che non esaltano la loro bellezza e rendono goffo e ridicolo l’aspetto delle meno belle, ma è pur vero che l’amore e l’impulso materno innato le rende più naturalmente sensibili e amorevoli in senso universale, in quanto l’amore materno è un sentimento universale e non potrebbe essere altro. Anche nelle società più illuminate da varie rivoluzioni, che hanno dovuto ammettere una condizione di apparente parità tra uomini e donne, resta sempre un sottofondo di predominio maschio, mentre altrove esiste e si attua un vero e proprio schiavismo e sottomissione del genere femminile.
Sembrerebbe che questa divagazione sulle specie e sui generi, non sia attinente al tema iniziale di questa riflessione, invece lo è, perché ogni nostra azione e credo, alla fine ha sempre un senso e un riflesso universali. Se siamo buoni per scelta, lo saremo sempre e per tutti, se siamo cattivi e crudeli lo saremo sempre e per tutti, chi uccide un animale con quell’atto supera un confine preciso, il confine fra compassione e una diversa dimensione, passando quel confine, dove la compassione finisce comincia la sua capacità e volontà di assassinare, quindi l’inferno.
Se sceglie e vuole possedere, una donna, un animale, delle ricchezze, nella sua mente la “funzione” primaria sarà quella di voler possedere qualsiasi cosa. Ecco perché il tocco di Mida è la metafora della specie umana. Il potente re che non si accontentava di ciò che aveva ma voleva tutto, usando il potere di trasformare in oro tutto quanto toccava, noi facciamo lo stesso, vogliamo sempre di più quello che non ci serve, non è cambiato niente ma non ci accontentiamo come il Mida ingordo vogliamo trasformare in oro tutto quello che ci circonda e così facendo lo uccidiamo come re Mida uccide la sua propria figlia toccandola. Solo che la nostra capacità di trasformare gli elementi e di crearne di nuovi non viene da un dio, viene dalla creatività della vita, che ci ha fornito questi micidiali e onnipotenti attrezzi: le mani.
Per questo diciamo di voler salvare questo “nostro” giocattolo prezioso che non ci appartiene affatto, per la nostra noia , il nostro vuoto e per invidia, non sopportando la felicità che il mondo vivente esprime, mentre noi, specie umana, siamo così miseramente infelici che nel tentativo di costruire un nostro paradiso artificiale uccidiamo quello vero. Ipocrisia! Salvare il mondo per continuare a rapinarlo di vita all’infinito e non per amore. Ma il giocattolo della vita disprezzata, umiliata e uccisa è delicato, non è come i diamanti, non è per sempre, e non è mai stato un dono. Gli uomini vedono tutto come ricchezze da possedere e da divorare, hanno trasformato le donne in “oro” e le hanno uccise nelle loro esistenze e spesso nelle loro vite, uccidono gli animali per la stessa ragione, e uccidono la Vita nella Natura, ma alla fine la Vita non può amare chi non sa amarla e non la rispetta.
Ennio Romano Forina – Gennaio 2020
Amicizia e Amore
L’amicizia incondizionata non può esistere è contro le opportunità biologiche, l’amore vero e un sentimento trascendente, illimitato e universale, non può basarsi sul concetto simbiotico di scambio.
Ennio Romano Forina
Karmavirus e “Umanotteri”
Il Virus Dell’Onnipotenza
Qual’è il nemico peggiore della verità fra le seguenti attitudini? La voluta ignoranza, l’indifferenza, la superficialità, la cecità, il pregiudizio, la distorsione delle evidenze, la presunzione? Credo che lo siano tutte e quando tutte agiscono all’unisono la confusione prende il sopravvento e le menti deboli agiscono come soltanto sanno fare, brutalmente e in modi inconsulti.
Fra poco potremmo vedere anche da noi persone che si liberano di cani e gatti gettandoli dai balconi e aumentare gli abbandoni indiscriminati o sparare e tirare di fionda ai pipistrelli per paura che possano trasmettere i virus. Se si continua a imputare agli animali di essere la causa di questo nuovo virus senza toccare le probabili condizioni che hanno permesso a questi virus di svilupparsi, il pensiero comune, (in pratica l’idiozia vigente) semplificherà il concetto in : – Gli animali portano i virus. _ e qualsiasi reazione illogica e nefasta può essere la prevedibile conseguenza. Perché quello che si sente dire è solo la punta dell’iceberg della verità; cioè che questi virus provengono dai pipistrelli e che possono aver transitato in altri animali per poi riuscire ad infettare le cellule umane attraverso quegli adattamenti che virus e batteri nelle giuste condizioni sanno fare benissimo.
Ma come mai si parla di animali e non si parla di “condizioni favorevoli” in cui virus e batteri prosperano e possono fare tutti i loro trasformismi più comodamente?
In tempi di diffusione di influenze, non consigliano forse gli eminenti scienziati i professori e qualsiasi medico di evitare i luoghi affollati e di mantenere un sistema immunitario sano e rafforzato da buone vitamine naturali e nutrienti appropriati? Infatti un efficiente sistema immunitario, un organismo sano e una diluizione nei contatti, oltre ad una igiene accurata, costituiscono un’ottima, se non la migliore delle difese individuali e collettive e un argine contro le malattie infettive in genere.
Ma il fatto è che gli animali chiamati in causa come responsabili di questo dramma, peraltro incombente da tempo nelle sue variazioni, non possono godere di nessuna di queste condizioni ottimali e al contrario subiscono tutte quelle avverse, con i loro corpi martoriati e soffocati a centinaia, nelle gabbie nei camion e nelle reti che li trasportano, assetati, nel loro sangue, negli umori e nei loro escrementi, con i sistemi immunitari già devastati negli allevamenti intensivi, con stress indicibili fisici e psichici, per finire in mercati dove a quanto sembra vengono uccise moltissime specie diverse senza tanto stare attenti se per caso il sangue dei pipistrelli possa mischiarsi con quello dei serpenti o dei cani o dei ratti e di tutti gli altri animali in “commercio”in modo tale che un virus che in una specie è ancora relativament debole, nel trasferimento in un’altra specie possa potenziarsi. Io non accetto dogmi né dalle religioni né dalla scienza, accetto le evidenze e i processi logici. Eppure tutti possono vedere queste cose…in internet ci sono filmati, foto e documentazione di quello che accade agli animali e sono pazzo io che ne vedo così tanti da non poter trattenere lo strazio del dolore atroce e dell’impotenza, per non poter fare nulla contro questa immane carneficina mondiale, contro questo olocausto senza fine che potrebbe essere anche l’origine di effetti collaterali come quelli a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni? Sono pazze le grandi e piccole associazioni e movimenti animalisti che pubblicano questi documenti? Ma se non lo facessero loro lo fanno già abbondantemente gli stessi autori e carnefici che pubblicano orgogliosamente nel web i filmati delle loro prodezze di macelleria, basta scrivere poche sillabe giuste nei browsers e tutta questa orrenda realtà salta fuori a disposizione di chiunque voglia conoscere ammettere la verità e non dare solo briciole di informazioni ovvie dai pulpiti mediatici senza toccare il cuore e le ragioni di un problema, e aggiungo di qualsiasi problema, non solo di questo enorme problema.
Ma tutto questo viene ignorato o giudicato irrilevante visto che non se ne parla, quello che conta per la pubblica informazione è che i virus vengono dagli animali. Come se noi non lo fossimo.
Ed è proprio questo il punto cruciale e la ragione della nostra pervicace e ignobile incapacità di voler capire e saggiamente rispettare limiti ed equilibri non solo quantitativi ma qualitativi al nostro esercizio arbitrario di una crudeltà senza limiti.
Ciò non è possibile perché il termine “uomo” nella mente umana, ( che non mi stanco mai di rilevare come definizione errata poiché sarebbe la femmina la parte primaria ed essenziale di tutte le specie e non il maschio ) non significa “ animale” ma “semidio” ed è da questa illusione e delirio di onnipotenza che derivano la maggior parte di tutte le nefandezze che questa specie compie verso il pianeta, il mondo vivente e verso sé stessa.
Ma il nostro potere è solo apparente e il nostro dominio, senza una visione di saggezza e il giusto rispetto universale è destinato a implodere proprio nella sua dimensione mostruosa e se il mondo falso degli umani non cambierà, il mondo vero universale cambierà noi, e non “se” o “come”, ma solo quando.
Ennio Romano Forina –
T.i A.m.o
Quanto vale un “Ti Amo”?
Due sole semplici parole,
sincere, false?
Dette, scritte, sussurrate, gridate.
Quante volte hai sentito
il suono di queste due parole
e hai creduto che fossero vere?
E se qualcuno te lo giura
stanne certa, non è vero
perché il Ti Amo vero
non è come una promessa
e meno ancora un giuramento,
ma una certezza, qualcosa che succede
come un evento inaspettato
che non si può evitare;
una valanga, una tempesta,
l’eruzione di un vulcano,
o sono solo due parole a caso.
Certo, quello che conta è la sostanza,
le parole son nulla senza i gesti,
che alle parole danno la forza e la ragione,
dedizione, premure e gentilezze,
carezze e abbracci, sì ma non basta,
serve un amore che resiste
ad ogni cosa senza chieder nulla
e sa restare intatto e crescere persino
nonostante tutto,
come un rivo d’acqua che precipita dai monti,
non disperde la sua forza e mentre scorre a valle
è un impetuoso fiume.
Dicevi di non poter dirmi
quello che sentivi di dirmi.
Ma se lo sentivi
vuol dire che lo sapevi e lo pensavi
quelle due parole erano in te comunque,
nascoste, soffocate per ingannar te stessa,
e per tenere a bada la mia convinzione,
ma non perse, sempre vive
sotto le coltri della tua coscienza
e sai che non potevano sparire,
quindi che importa?
Pensarlo è come dirlo,
se lo pensi lo hai già detto
a tutto l’Universo.
E anche senza un Ti amo
era amore se mi chiamavi amore
e da me volevi così tanto essere amata.
Ti Amo! Per sé vuol dire tutto
e non vuol dire niente.
Si può gridare e si può tacere
ma non è ciò che conta,
se non conosci la sorgente
da cui il – Ti Amo – è scaturito.
Ti Amo se anche tu mi ami è niente.
Ti Amo comunque, perché esisti
quello è tutto.
Ti Amo quando sei bella
e quando non lo sei,
quando sei tenera e desideri i miei baci
e quando sei stanca o ti arrabbi
così per un nonnulla
e se sei impossibile.
Quando sei un’avvincente sfida,
quando sei l’incanto di una fata
e anche quando sei una strega.
Ti Amo se ci sei e se mi vuoi
e Ti Amo quando ti allontani
e se mi odi e mi disprezzi
anche allora Ti Amo.
Nel volerti liberare da un legame
che non ti aveva mai legata
ma per darti il calore dell’amore
ed era solo per tenerti stretta.
Era come il filo di Arianna,
se ti fossi persa,
serviva a guidarti nei turbini del cuore
e nei tuoi labirinti della mente.
Ti Amo nelle tue tempeste
e nelle tue calme e pensierose ore
e perché mi lasci nel silenzio
e nella tua confusione.
Ti Amo in una nuvola di nebbia.
Nelle tue contraddizioni,
quando rigiri la frittata
e neghi i sentimenti e le parole dette
ma non accetteresti mai
nemmeno adesso che negassi le mie.
Ti Amo quando sei orgogliosa
e fiera e piena di coraggio,
e Ti Amo ancora più quando hai paura
e nell’anima che trema trovi rifugio
nel mio sicuro abbraccio.
Ti Amo quando vuoi
e poi dici di non volere più,
quando sei sicura e quando non decidi,
Non importa, Ti Amo lo stesso,
anche da lontano,
mi basta pensare che sei vera,
perché non ti ho solo incontrata,
eravamo in una collisione, frammenti
di una stessa stella, una cometa esplosa
che si sono trovati all’incrocio esatto
dello spazio e del tempo
di una diversa dimensione.
Potresti essere su un altro pianeta
o una galassia persino e ti amerei lo stesso.
Ti Amo nella tua libertà
anche se ti porta via lontano,
nelle tue fughe repentine
e nelle tue trasformazioni,
nei tuoi giorni e mesi e ore
in ogni singolo momento.
E se anche ora non vuoi più esser vicina,
sai che prima o poi in qualche notte oscura,
nel freddo ostile che spegne dell’anima il calore,
nei temporali di pioggia scrosciante,
o nel vento contrario degli affanni,
nella rabbia dell’incomprensione,
penserai al mio amore che resiste
e ovunque sei attende un tuo richiamo
per venirti in aiuto quando serve
per sollevarti da ogni pena
e darti protezione.
E questo amore così tenace e vero,
ti avvolgerà in un vortice di sensi
che ora neghi nelle tue paure
portandoti al sicuro su quell’Isola
dove due anime naufraghe
erano approdate spinte dai forti venti
e dalle correnti travolgenti
di un incredibile, improvviso amore.
Non ti accorgerai nemmeno
nell’anima e nel cuore,
quando lontana dall’isola,
forse vorrai voltarti indietro
al pensiero di quegli attimi sfuggiti
di una realtà possibile respinta,
se dopo l’ebbrezza e il fuoco
di un entusiasmo ed un nuovo incanto,
aprendo il vaso scelto di un’altra vita
che doveva contenere
il perfetto e nuovo tuo destino,
quando non sarai la stessa,
né sarai guardata come prima,
potresti forse accorgerti che in quel vaso
c’era poco o nulla,
solo un mucchio di sabbia
che si raccoglie nelle mani
e scorre fra le dita
e non si tiene che per pochi istanti,
senza lasciar null’altro che briciole di luce.
Solo un amore vuoto e falso.
Allora forse penserai
ai momenti persi ed ai ricordi
di questo inverosimile amore come lo chiamavi
che era vero, anche se non vissuto,
ma tanto potente da immergere
un’anima nell’altra,
molto più che un semplice contatto
una fusione,
così che staccando le le due anime
una di esse porta via con sé
una parte dell’altra
inesorabilmente.
E quello che sarebbe stato stare insieme
per meno tempo qui ed ora certo,
ma sull’Isola per sempre.
Ora non ti sembra possibile
ma di notte forse quando sarai sola
– perché viene sempre il momento
in cui la solitudine
è la nostra unica compagna migliore –
sentirai vibrare le ali di questo mio Ti Amo
coprire le tue fredde spalle,
e accarezzarti il viso,
sfiorare le tue labbra dolcemente
e cingerti nel tenero tepore di un abbraccio.
Perché l’amore vero
viaggia nel flusso universale della vita
e ti raggiunge ovunque sei.
Ti Amo nella tua libertà
ed anche nella mia.
Come vedi non ti inseguo,
non ti cerco ad ogni costo.
Non avrebbe alcun valore
se la Luna non volesse ardentemente
lei stessa danzare con me e con le stelle
e fare un nuovo incanto sul mio cuore.
Ma non ti ho chiesto nulla che non volessi darmi,
ti ho solo trovata ed eri e sei dentro me
e questo basta.
In te vedevo un orizzonte infinito
tu in me un abisso, in cui avevi solo
paura di cadere.
Tutto è un divenire dicevi,
quel che sei ora non è la stessa
che eri prima quando così tanto mi chiedevi
di sentire sempre i miei Ti amo.
Cambiar te stessa è sempre stato un tuo diritto,
sei sempre stata libera
di cambiare te stessa e direzione,
ma non di cambiar la storia,
né quel che è stato, per la tua magia oltre alla mia.
Questo non è un tuo diritto
ed è il mio di ricordarla in tutta la sua essenza.
Forse non stringerò mai le tue mani
e non berrò mai i tuoi baci,
le mie dita non si smarriranno
nella rossa foresta dei tuoi capelli sciolti,
non stringerò il tuo petto al mio,
avrai qualcun altro insieme a te
per la nuova vita a cui aspiravi,
ma anche dimenticandoti
io ti amerò lo stesso,
e anche se rompendo il tuo stesso incantesimo,
potrai vantarti di aver piantato
i tuoi vessilli d’indaco
nei campi di battaglia che contro me
hai combattuto e vinto
non potrai mai negare
che questo mio amore è rimasto intatto
e da te non può essere sconfitto
e questa, amore mio immenso
è la vittoria alla fine della mia magia
che ha il colore e l’energia del sole
ed è molto più potente della tua.
Ogni donna, mi dicono tutte,
vorrebbe essere amata da così tanto amore
e proprio tu che da me lo hai sempre avuto
e lo chiedevi fortemente
quando dicevi che io ero il tuo pensiero felice
ora lo neghi e lo respingi.
Un giorno aprirai lo scrigno
dei miei tredici magici colori,
come quelli di un perduto arcobaleno
per andare dove si cela il vaso d’oro,
ma non puoi sapere se sarà davvero oro
quel che nel vaso brilla alla sua fine.
Eravamo in un vortice d’amore avvinti
e lo sai bene, quando ti ho incontrata.
Uniti da un solo desiderio
in quelle ore eravamo inesorabilmente
in te e in me sommersi.
Era il tuo vento che spirava da ponente
e impetuoso ci legava in un solo abbraccio,
le nostre mani strette da far male,
tu eri fluida e scintillante
come un’onda marina ebbra di Luna,
troppo forte e intenso è stato
quel tocco d’anime e di cuori,
non lo puoi negare,
puoi mentire a te stessa adesso,
ma non a quello che sentivi allora,
è stato vero e quel che è vero resta.
Tu sei dell’acqua un segno,
legata al mistico splendore della Luna.
Io nell’anima ho il sole e il fuoco dei suoi raggi
e tu sai che da sempre Sole e Luna
sono uniti da un legame di luce e d’attrazione
Lui lascia la Luna libera di vagare tutt’intorno,
ma non si dimentica mai di Lei e non l’abbandona.
Ennio Romano Forina / Gennaio, 2020
Alle Donne
Penso a una prova sicura che suggerisco alle donne per sapere se un uomo vi ama davvero e desidera amarvi davvero.
Quando tutto il mondo in cui vivete per lui diventerà pieno di magia, quando sarà attratto non solo da voi ma anche da tutto quello che fate. Quando la strada su cui camminate per lui sarà il Paradiso e quando sentirà voi in tutte le cose che toccate, i vestiti che scegliete di indossare, gli animali che amate, quando il vostro nome nella sua mente risuonerà come una leggenda al mattino e un dolce canto la sera prima di dormire quando da lontano volgerà lo sguardo dell’anima nella vostra direzione per inviare il suo palpito del cuore e il messaggio di essere sempre a voi connesso e se, sopra ogni cosa, non vi lascerà mai piangere da sola e non fuggirà dai vostri momenti oscuri, più che a soddisfarsi facilmente solo nei momenti della vostra allegria e gioia.
Ennio Romano Forina
In “Virus Veritas”
Sentieri Infiniti
Le persone che si amano davvero
non sono quelle che si sono finalmente trovate,
ma quelle che non smettono mai di cercarsi
anche se sono già insieme.
Ennio Romano Forina
Falsi Miti Linguistici
SE NEL LINGUAGGIO PERMANE IL SEME DELL’INGIUSTIZIA…E DELLA FALSITA’
Da molto tempo sostengo
che l’uso del sostantivo maschile “uomo”
per definire la specie e l’intero genere umano,
è incorretto, ingiusto e falso.
Finora ho preferito usare l’aggettivo “umano”
che però deriva lo stesso da “uomo”,
ma poiché io mi ribello da sempre a tutto ciò
che è ingiusto, incorretto e falso, ho deciso di attuare
un’operazione linguistica rivoluzionaria individuale
per contrastare questa odiosa prevaricazione
maschile sulle donne, ancora oggi costrette a subire
un indebito oltraggio linguistico e sostanziale,
dunque staccando l’ultima sillaba del nome “donna”
che indica il genere femminile
e anteponendola alle prime tre lettere di “umano”
ottenendo il risultato seguente:
NA-UMA = NAUMA : prima “lei”, dopo l’uomo.
D’ora in avanti io userò questo mio neologismo
nel merito e nella forma per designare l’intera specie
e rendere così giustizia alla verità biologica
ma sopratutto al genere femminile,
privato del suo primato esistenziale
dato che la femmina è l’origine e l’essenza di tutte le specie da sempre.
Chi vuole può continuare a conservare i propri miti e falsità.
Ennio Romano Forina
The Life Experiences
The events of life
are various and often unpredictable.
They may be sad or joyful,
worthy or insignificant,
Happy or tragic.
And almost always
don’t leave any trace on the existence
because it’s only the way
we live trough them
that can make them
extraordinary.
A Global Mankind Shame
E mentre tutta l’Australia con i suoi animali bruciava, il resto del mondo incurante incendiava i cieli e spaccava il cuore di moltissimi uccelli e altri animali costretti a vivere troppo vicino ai loro umani distruttori con i fuochi di artificio e le esplosioni della festa del nulla.
And while Australia with all the animals was burning, the rest of the world unconcerned, was setting fire the skies breaking the heart of myriad of birds and other animals forced to live near their human destroyers by the explosions of fireworks celebrating the festival of the nothing.
Tra la Luna e il Sole
Ho navigato altre volte in questo mare
in tramonti di mistica luce.
Altre volte sono approdato su spiagge
di nostalgiche maree pervase.
Quando il sole incendia il mare all’orizzonte
e la vanitosa Luna fa la sua comparsa
traendo a sé le onde per specchiarsi in esse
e si esibisce nella sua veste di luce avvolta,
nel corteggiamento di poeti e amanti
che lusingano di versi e lodi la sua bellezza.
Gli orizzonti diversi dividono gli amanti
la Luna invece unisce il loro sguardo e i cuori
anche se son lontani
perché essi non vedono orizzonti uguali
ma possono guardar la stessa Luna
e a lei sola affidare i pensieri e i palpiti
anche se il suo umore cambia sempre
e dispettosa non si fa vedere
quando alle volte si gira di lato
mostrando solo un piccolo sorriso di luce
o quando si nasconde e non sai dove si trova
ma prima o poi riappare nella scena
in tutto il suo candido splendore
perché lei è sempre la stessa Luna
scrigno dei sogni più profondi e veri.
Stasera ho toccato queste onde
bagnate di Luna per te
perché non potevo toccare le tue mani.
Ho abbracciato il vento marino per te
perché non potevo abbracciare te.
Ho bagnato le mie labbra di sapore salmastro
perché non potevo sfiorare le tue.
Ho guardato il sole immergersi nel mare
perché i miei occhi
non potevano immergersi nei tuoi.
Mi sono sdraiato sulla spiaggia
immaginando di averti al mio fianco.
Ho raccolto nell’acqua un piccolo sasso
levigato dalle correnti
sul quale ho scritto parole invisibili
e l’ho lanciato sulla superficie del mare
verso il tuo lontano mare
sperando che vincesse onde e venti contrari
perché tu lo raccogliessi
per leggere tutti gli infiniti versi
che il cuore stesso aveva in esso inciso.
Ho raccolto una conchiglia deserta
con dentro il sospiro delle onde che ami
per offrirla all’amata ferita e fiera
irreale e lontana eppur vera
ma nelle onde della mia anima riflessa
ti avvicinavi e ti allontanavi
come una timida e incerta risacca
che teme troppo di fermarsi sulla sabbia,
poi subito si ritrae nella fuga veloce
solo lambendo la deserta spiaggia del mio cuore
e subito dopo, avvolta in una danza sensuale
torna ad unirsi alle sue onde sorelle.
Forse allora avevo sentito il tuo richiamo
mentre mi dirigevo verso la mia isola
e invece inaspettatamente ero approdato alla tua
trascinato da una misteriosa corrente.
Ma i nostri orizzonti erano a distanze diverse
il tuo più lontano del mio e mi chiedevo se anche tu
dopo esserti in me immersa avresti voluto
almeno per un tratto insieme navigare
anche se credo che su una diversa nave
in un mare e in uno spazio diversi
due anime naufraghe vagando tra i flutti del tempo
si erano già collise e fuse inevitabilmente
unendo tutti i loro sogni e aspirazioni
e avevano iniziato un viaggio l’una nell’altra avvinta
come fossero sì smarrite ma non perse
per proseguire verso altre sicure promesse
ed orizzonti meravigliosi e sconosciuti.
Sì ho navigato senza paura altre volte
in questo aspro, dolce e sterminato mare
ed è vero, ho trovato molte tempeste da dimenticare
ma anche inesauribili tesori da spendere.
Ennio Romano Forina
Today I touched the waves for you,
‘cause I couldn’t touch you.
I hugged the wind for you,
for I couldn’t hug you.
I wet my lips with briny taste,
because I couldn’t lightly brush yours.
I saw the sun dive in the sea,
for my eyes couldn’t dive in yours.
I laid on the beach,
thinking you were on my side.
I picked up a pebble, sanded by the Sea
then I wrote invisible words on it
and I threw it on the water’s surface,
towards your far away island,
hoping would overcome
the hard waves and contrary winds
I picked up a small deserted shell,
with the voice of the sea that you love,
to offer you sweet Muse, hurt and proud
so unreal and far but still true,
reflected in the waves of my soul,
you came closer and moved back,
just like a shy and uncertain riptide,
who’s too scared to stay
and fast turns back away…
Vedono quello che noi soltanto guardiamo
Un mondo senza animali sarebbe come un cielo notturno senza stelle, senza di loro non avremmo più la dimensione della vita e dell’Universo. I nostri sensi si spegnerebbero e saremmo tutti cechi e sordi, prigionieri in una crisalide oscura piena di illusioni e mostri e destinata a non schiudersi mai. E questa è la condizione di chi prova piacere a uccidere gli animali e ad ignorare le stelle. Eppure, invece di ammirare la Vita e contemplare le stelle, il genere umano continua a distruggere il mondo vivente e pensa alle stelle solo per conquistarle.
Sappiamo solo fare calcoli di profitto e di possesso. Pensiamo di essere così onniscienti da poter spiegare l’Universo con una formula matematica, e usiamo la scienza come uno strumento di dominio sulla vita e sugli antagonisti e non di saggezza.
I cuori degli animali palpitano anche per noi ma non li sentiamo. Le stelle brillano anche per noi ma non impariamo nulla dalla loro luce.
Ennio Romano Forina
Perché Amo e non per…
A tutte le donne con ferite d’amore.
Se qualcuno corteggiandovi vi dice
che voi siete diventate speciali e importanti per lui,
non credete che quello sia amore,
se siete importanti vuol dire che riempite
un “suo” bisogno o un vuoto della “sua” anima,
che prima o poi si rivelerà deludendovi
e che non si preoccupa davvero di voi ma di sé stesso.
Al contrario,
è colui che ama davvero, che deve essere importante
per la donna che dice di amare,
per donare tutto quello che ha, per non lasciarla mai
se lei vuole, senza la sua cura e dedizione
e senza aspettare nulla in ritorno.
Ennio Romano Forina
L’Amante Segreta
Gratitudine d’Amore
Lo devo a te Amore
Se il cielo si tinge di più intensi colori
Se le pallide albe divengono radiose
Se i tramonti non si spengono senza stupore
Lo devo a Te se il sorriso delle stelle
affacciate nel cielo veglia i miei sonni
e se la Luna non si copre di veli
sollevando alte le onde dei miei pensieri.
Lo devo alla luce tuoi occhi e al tuo sorriso
se i giorni sono più luminosi e splendenti
se il vento forte è come una carezza
se più inebriante e più ricco
è il profumo e il colore dei fiori
e se anche il melodioso canto degli uccelli
pervade l’aria come una sinfonia.
Lo devo a Te, se posso contemplare
il tuo volto che emerge luminoso
dal vortice dei tuoi disciolti capelli
così come i raggi del sole aprono un varco
attraverso la più scura tempesta
e di viva luce irradiano la terra.
Lo devo a Te, se la notte si riempie di magia
perché sei in ciò che dei miei sogni è vero
Lo devo a Te, se il mio sguardo
raggiunge e supera gli orizzonti più lontani
e se immaginando di tenere stretta la tua mano
il mio cammino ha una più certa direzione
e se sento nell’andare avanti
due cuori palpitare nel mio petto.
Sei tu la sorgente limpida e chiara
del fiume, ora calmo ora impetuoso, di sensi
che scorre e pervade la mia anima
come l’acqua percorre la terra e la vivifica
così tu ravvivi la vita che è già in me
e mi lascio quindi da Te solcare
ma nel mio forte abbraccio avvinta
come la terra catturata nell’acqua si confonde
e l’acqua si fonde con la terra che cattura
così che di preziosi elementi
ambedue divengono più ricche.
Lo devo a Te, se anche la mia libertà
amandoti diviene ancor più libera
perché non c’è vero amore senza libertà
né libertà vera senza profondo e vero amore.
Per questo, mille e mille volte mille, ti dirò amore…
che Ti sono grato di poterti amare.
Ennio Romano Forina
L’Arma che non uccide. Se ce l’hai e la usi.
L’Amore
è l’unica arma che ti uccide
se non la possiedi
se non la usi.
Ennio Romano Forina
L’Amore è l’arma che fa male mentre genera ma non uccide, come il parto avviene attraverso i più forti dolori ma genera la vita e non uccide. E.R.F.
Vegan Poem – Part 1
Allegoria dell’Anima
Quando nasciamo siamo lasciati nudi
sul bordo di un fiume d’acqua
che scorre veloce ma non bagna.
Sappiamo di dover camminare in questo fiume
nella sua discesa verso il mare
e per far questo,
ci vengono affidati due doni:
il nostro corpo e un bellissimo setaccio,
per cercare i grani e la polvere d’oro nell’acqua.
Così iniziamo il cammino immergendo il setaccio
e raccogliendo molta sabbia e inutili detriti
ma ogni tanto nella melma, che il setaccio scarta,
vediamo granelli d’oro splendere nella luce del sole.
Finché il setaccio è tenuto ben pulito,
potrà estrarre tante preziose sabbie e grani d’oro
dal grigio fango, dalla terra e dai sassi
ma quasi sempre accade che la nostra mente
e i nostri sensi siano affascinati e attratti
da altre seducenti pietre preziose,
più grandi e lucenti che le mani possono prendere
perché a noi l’oro non basta.
Quindi ci diamo da fare a raccoglierne tante
provando a metterle nel setaccio,
ma il setaccio non è fatto per quelle grosse pietre
è uno strumento fine e delicato
e sotto tutto quel peso e le asperità
che i granelli d’oro non hanno,
il setaccio si storce e si lacera
e a quel punto con disprezzo lo buttiamo via.
Così ci dotiamo di grossi sacchi
per mettere dentro le grosse pietre preziose
e le vogliamo davvero tutte, ne vogliamo
più di quante ce ne occorrano, più di quante
possano essere trasportate da noi soli,
allora convinciamo altri a unirsi nella raccolta
e tutti si procurano grossi sacchi
gettando via i loro setacci
moltissimi setacci, sbattuti sulle rocce,
strappati, calpestati e distrutti
che non possono nemmeno più essere utilizzati
per trattenere tra le fini maglie,
la sabbia d’oro come prima.
Il fiume è il Tempo,
che scorre veloce per ognuno di noi.
Il setaccio con cui siamo nati è la nostra Anima.
La mente e le mani sono il raziocinio e il potere.
I sacchi sono gli scrigni dove pensiamo
di conservare le pesanti pietre
che sono le nostre illusioni
che il setaccio non potrà mai contenere.
Solo alla fine del viaggio ci rendiamo conto
che senza un setaccio per filtrare,
insieme alle pietre preziose nei sacchi
abbiamo messo anche le scorie e la melma
dell’inevitabile Male,
che il setaccio dell’Anima invece avrebbe scartato
lasciandolo disperdere e dissolvere nelle acque.
I grani d’oro infine, sono tutte le preziose emozioni,
l’Amore e la compassione, il sussurro dei sogni
e la meraviglia e la carezza dell’amicizia
con tutto ciò che vive nel fluire dell’acqua del Tempo
e che rimangono splendenti in un setaccio integro e puro
così da portarle insieme a noi, fino alla fine del fiume,
in quell’immenso Oceano, dove finisce il Tempo.
Ennio Romano Forina
Uragani d’Amore
Gli uragani liberano energie
che hanno un tremendo potere distruttivo,
più grande è la loro forza
più devastanti sono gli effetti che causano
Non è così in amore,
il potere distruttivo dell’amore
non deriva da una grande forza ed energia
ma da una grande debolezza.
A tutte le donne sopratutto dico:
“Non fidatevi di amori che siano di livelli inferiori
a quello di una tempesta tropicale”.
E non lasciatevi ingannare dalle false energie,
la prepotenza e il possesso non sono delle forze,
ma armi letali. Ennio Romano Forina
Le Zanne e gli Artigli nella Mente
“Nessuno può essere libero all’interno di una menzogna”. E.R.F.
Non c’è Libertà nella Menzogna e non c’è Verità senza Libertà, e se il genere umano continua a credere nelle sue menzogne, sarà sempre schiavo di esse e al tempo stesso, con mille ragioni false, renderà schiavi tutti gli altri esseri viventi.
E il genere umano infatti ha scelto da tempo immemore la schiavitù credendo alla menzogna che lo rende colpevole dell’infame ingiustizia che compie sugli animali. Se, in altri momenti della storia della sua evoluzione aveva avuto qualche giustificata ragione – per la sopravvivenza – di doversi adattare a nutrirsi di animali, ora queste ragioni sono decadute nella degenerazione di un immane eccidio fatto in nome del profitto e non della necessità.
La schiavitù fisica imposta agli animali è la stessa che opprime quella mentale della specie umana, segregata nella prigione della sua menzogna, con cui costruisce le infernali prigioni e metodi per depredare della vita tutti gli esseri viventi.
Depredare è la parola giusta poiché l’uomo non è un predatore…nel corpo, ma purtroppo lo è nella mente.
Ed è il predatore più feroce, vorace e insaziabile mai esistito su questo pianeta. Le sue zanne e i suoi artigli sono nella sua mente che domina su un’anima spenta.
Ma non ci si può definire carnivori senza avere il corpo di un predatore, e nessun individuo onesto di qualsiasi livello intellettuale e culturale può negare l’evidenza che noi NON abbiamo nessuna caratteristica morfologica di un animale predatore.
Se il nostro organismo fosse stato progettato per mangiare carne, sarebbe dotato di zanne, artigli, e sensi come la vista, udito e odorato, molto più acuti di quelli che abbiamo, avremmo conservato una coda, che agisce da propulsore, da bilanciere nei salti e come un timone per scartare direzione rapidamente all’inseguimento di una preda come i felini, che sono predatori veri, mentre senza accessori e armi “esterni” ai nostri corpi, non potremmo sopravvivere cercando di catturare altri animali, né piccoli né grandi. Tutti corrono, saltano, volano, nuotano si nascondono, meglio di noi, e per quelli più grandi saremmo noi le loro prede. È talmente evidente che è incredibile che si continui a sostenere una dieta da onnivori che include una cospicua quantità di carne, rifiutando di considerare la realtà, come fino a non molto tempo fa, si negava la rivoluzione della terra intorno al sole.
Ma la ragione di questa negazione risiede in una peculiare caratteristica umana che affligge anche le menti degli intellettuali e dei titolati di ogni disciplina: il rifiuto delle evidenze per opportunismo. L’ipocrisia è uno dei peggiori vizi della mente umana, una specie di droga che offusca non solo le emozioni più alte come la compassione e i sentimenti, ma anche la ragione, può essere cosciente e malevole o indotta dal pensiero debole ma la sua azione è comunque devastante. L’ipocrisia rende possibile credere a quello che fa comodo, che è conveniente, non a quello che è vero. Le caratteristiche umane, sono certamente state deviate in parte, dal consumo millenario di carne, ma che ancora non ci rende dei veri carnivori anche se ci siamo assuefatti come ci si abitua a tutto. Gli organismi hanno un grande capacità di adattamento anche alle sostanze più tossiche, come le droghe, il fumo all’alcol, che alterano gli equilibri creando stimoli insani, gli organismi sopportano molti veleni anche se gli effetti nefasti occorrono dopo qualche tempo, e quindi anche i veleni della carne oltre a quelli che alla carne aggiungiamo noi.
Ma la dipendenza dal consumo di carne è stimolata sopratutto dal fatto di costituire un carburante facile e completamente rinnovabile a tutti i livelli, familiare tribale e industriale. Il petrolio: l’Oro Nero, può anche finire prima o poi, il sangue degli animali no, è l’Oro Rosso, inestinguibile, quindi l’ipocrisia umana si è concentrata sull’allevamento di animali che provvedono altissimi profitti con pochissima fatica, mistificandolo come necessario per la fame nel mondo. Sappiamo che questo è falso, al contrario gli allevamenti intensivi son placano nessuna fame, anzi causano fame di ossigeno e fame di sana nutrizione. Così la vergogna e l’orrore è ammessa e istituzionalizzata ovunque nel mondo, tanto loro sono bestie e possono sopportare qualsiasi trattamento bestiale senza che governi, istituzioni, partiti politici, coscienza collettiva, religioni, mai intervengano con un rigurgito di elementare compassione a limitare almeno le loro sofferenze.
Ma, come sempre avviene nella storia di questa specie deviata e smarrita, il potere è una droga formidabile, un delirio di onnipotenza che non sa viaggiare nel sentiero della saggezza, ma percorre ad alta velocità la strada maestra della follia e della distruzione.
Ennio Romano Forina
HUMAN SPREAD
Ovvero lo spread di cui dovremmo davvero preoccuparci.
Anche i miti più assurdi a volte contengono elementi di verità.
Si crede che un tempo venne comminata una condanna tremenda per aver dato un semplice morso a una mela. E quale condanna dovremmo aspettarci per divorare un intero mondo vivente?
– I popoli le industrie e le corporazioni di tutto il mondo non si preoccupano del futuro ma del presente.
– I partiti politici non si preoccupano né del presente né del futuro, ma di come affermare la loro supremazia sugli altri partiti e di come acquisire consensi e potere, gareggiare con gli avversari e risolvere le divisioni e i conflitti interni.
– Qualsiasi governo una volta instaurato si preoccupa di mantenere il potere e il controllo del bilancio finanziario dello Stato, molto poco del benessere dei cittadini e per niente del futuro globale.
– La protesta per il cambiamento climatico ripete lo slogan e l’idea che di fatto è la causa primaria del massacro del mondo vivente e fisico:
“ Salviamo il Nostro pianeta per il nostro futuro! ”
Ed è proprio in questo slogan la matrice del fallimento umano. Il modello mentale derivato dal concetto espresso dell’aggettivo possessivo“NOSTRO” che determina TUTTI i comportamenti e le scelte negative.
Quindi, sommando tutti questi fattori di egoismo, opportunismo, incapacità, negligenza, superficialità e perversione malefica, non c’è modo di evitare l’imminente catastrofe che io definisco la IV Guerra Mondiale, in quanto la III è già in atto da millenni, ma mai è stata così feroce e crudele come nell’era della globalizzazione nei confronti di tutto il mondo vivente per il suo incessante olocausto.
Ma gli effetti devastanti dell’aumento di una popolazione umana che si comporta in questo modo folle e perverso, arriveranno molto prima dei significativi cambiamenti climatici e saranno ancora più tremendi. Vale a dire l’incremento smisurato, incontrollato della popolazione umana su questo pianeta che diventa sempre più egoista e meno etica e sempre più distruttiva, lo sta letteralmente divorando di ciò che con eufemismo ipocrita chiamano risorse e prodotti ma che in realtà è la Vita.
Il Global Village ci ha tolto l’identità individuale, ormai siamo diventati dei dati statistici dalle claque ammaestrate dei talk show che applaudono chiunque dica una frase ad effetto sonoro, alle audience e ai campioni di sondaggi siamo solo dei codici idiotizzati dalla tecnologia smart intelligente, che non a caso si chiama così, che ci suggerisce e cambia persino le parole che non abbiamo ancora deciso di dire, da qui a controllare anche i nostri pensieri ( cosa già in atto ) il passo è breve. Quindi è facile concludere che l’avvento e il progresso della tecnologia “intelligente” è direttamente proporzionale al regresso dell’intelligenza umana.
Ennio Romano Forina
Al Coraggio di Amare

Non è facile amare davvero
chi vi sorride e vi fa, venire vicino.
Non basta che lei vi lasci entrare nella sua mente
e nel territorio del suo cuore,
seguendo solo l’impulso dei sensi,
non sei tu o lei a decidere
ma i vostri corpi ancora prima
delle vostre ignare menti all’inizio.
Una donna che vi sorride
non è un punto di arrivo,
un traguardo raggiunto,
una meta conquistata,
niente di tutto questo; è un punto di partenza
per un viaggio verso l’ignoto,
verso terre ardue e sconosciute,
che richiede un immenso coraggio.
È meglio riuscire a toccare l’anima prima
e poi avventurarsi per conoscerla
dall’interno, in tutto il suo essere,
ma per entrare in un’altra anima
si deve essere dotati di un’anima
già allenata ad amare,
un’anima che ha già accettato tutte le sfide
e subito tutte le ferite dell’amore,
piena e orgogliosa delle sue cicatrici
un’anima, indomita, leale e guerriera.
È difficile essere donna,
è difficile essere desiderate nel tempo,
ma ancora più difficile è trovare
chi non si stanchi mai di conoscervi,
qualcuno che voglia e sappia
prendersi cura della vostra libertà
che è la vostra innata ricchezza.
Partendo dall’anima nessun amore
si può estinguere e disperdere
perché è il solo amore
che annulla la dimensione del tempo,
perché l’anima è sempre bambina,
che infinitamente cresce, ma resta bambina
e il suo nutrimento è soltanto
l’amore che è sempre capace di dare
non quello che riceve.
Amore non è nel genere giusto
poiché l’amore è femmina,
fa parte dall’amore di madre,
come un fiume che nutre tutta la vita
da cui hanno origine gli emissari
tutti le altre forme di amore.
E se non sai amare
questi versi non servono a nulla
perché ti illuderai di viaggiare
restando sempre allo stesso posto.
Ma se vuoi e sai amare davvero,
preparati alla più aspra e pericolosa impresa
che un’anima possa affrontare
e preparati a fallire perché sta sicuro
che fallirai molte volte,
e se hai paura resta dove sei,
in un comodo grigiore,
rinuncia,
se non sai sopportare un distacco,
se temi le ferite e persino le offese,
se il tuo orgoglio supera
l’energia d’amore,
se non sai per esso resistere e lottare,
vuol dire che è una forza debole
e arrenditi subito,
perché puoi star certo
che l’amore ti ferirà aspramente
e ti offenderà sempre
e la tua anima starà bene dov’è
indenne, nel suo alveo sicuro
ma inutile, arida e vuota.
Ma se superi il passo
dove la paura si spegne,
e si accende il vero coraggio,
se credi che il tuo è amore vero
và avanti sicuro segui il pulsare del cuore
perché se fuggirai senza aver lottato
con tutta l’anima per quello in cui credi
non sarai mai più capace di amare.
Ennio Romano Forina
Humana Bestialis Natura
Gli animali non sarebbero mai
stati trattati come “bestie”
se la “bestia” umana non avesse
inventato e attuato
questo tipo di trattamento.
Ennio Romano Forina
L’Arcobaleno Dentro
Alla dolce Falena che un giorno
catturò l’Arcobaleno e lo nascose
nello Scrigno dell’Anima. A Simona
Appari sempre così e subito scompari
come un folletto sospeso in diafane ali
vibranti di luce argentata
vieni fuori in volo dal tuo sognante
e misterioso rifugio
per versare la polverina magica
delle tue più intime emozioni
che si muta in nostalgici pensieri
e lascia immagini di teneri attimi
di abbracci d’anime ed emozioni intense
su una carta che sembra di colori priva.
Ma passando attraverso
il denso velo di mistica foschia
che nasconde il passaggio
al regno dei tuoi sogni
e dove, in una foglia smeraldina
ti addormenti avvolta fino all’alba
dissetandoti di limpida rugiada
e gustando bacche intrise di rubino.
Tu sai che io ho visto
tutti i tuoi vividi colori
custoditi dentro la tua dolce
e gentile anima bella
tutto l’arcobaleno è dentro te, al sicuro
ma non lo fai uscir fuori
per paura di sbiadire i suoi colori
o che un improvviso forte vento,
lo catturi e lo trascini via da te.
Così ogni tanto accendo
per te anche i miei sinceri versi
in questo bosco oscuro
che io e te conosciamo bene
e aspetto che tu, piccola falena
attratta da una luce che non brucia
venga a visitare i miei pensieri.
e tendo la mano a te che voli intorno
invitandoti a posarti sulle mie dita
tese e aperte come fossero
il calice di un fiore
ma tu scendi dispettosa solo a sfiorarle
e subito ti allontani veloce per svanire
in una irridente nuvola di magica,
e dorata polverina.
Ma io so che prima o poi
ti poserai sulle mie mani e sulla fronte
e vorrai fermarti per un po’ accanto a me
nel velluto blu della notte trasparente
a contemplare il mare e rider con le stelle.
Ennio Romano Forina