Armonia

La pace ottenuta attraverso il terrore di armi che non avrebbero mai dovuto essere concepite e realizzate dalla tanto glorificata e schizoide scienza umana, non è e non sarà mai una vera pace ma la quiete prima che una tempesta si scateni.

La pace non è soltanto il silenzio precario delle armi, l’equilibrio di forze distruttive, la certezza di nessuna possibile vittoria.

Queste sono idee senza valore sostanziale, la paura reciproca non è la ragione per cui non dovrebbero esistere i conflitti umani.

L’antica legge del più forte che la follia umana ha mostruosamente deformato e che predomina in tutte le sue attività, dalle più apparentemente innocenti, dalle competizioni finanziarie, dal denaro usato come arma e minaccia, molto più che come utile sistema di scambio simbiotico di diverse capacità e risorse, a regole e leggi che quasi sempre inibiscono le migliori attitudini dell’intelligenza sensibile, burocrazie dispotiche che livellano a stadi infimi le aspirazioni delle anime e sopratutto alla prepotente imposizione dogmatica degli abusi sugli tutti gli altri esseri viventi.

Essere in guerra costante con gli animali vuol dire avere la guerra in noi senza fare nulla per liberarsi di essa. Per “pace” l’umanità intende la regolazione dei conflitti e delle aggressività in modi accettabili, in forme contenute di guerre combattute con altri mezzi nelle quali tuttavia persiste e domina sempre la stessa legge del più forte, con la capacità e la disposizione di tutte quelle armi improprie che sono comunque in grado di devastare e distruggere le esistenze innocenti o meno.

Ma questa non è vera pace, solo piuttosto un uso controllato di violenza, e nel caso di armi totali la rinuncia all’uso delle stesse, per paura, non per virtù e saggezza ugualmente non può definirsi “pace” .

Ecco perché la pace ambita dall’umanità è così inconsistente, fallace ed effimera.

La vera pace non può realizzarsi nell’equilibrio della paura; che si chiama tregua, ma nell’armonia e negli equilibri universali che comprendono il rispetto e l’amore per tutto ciò che vive, che i sensi corrotti umani non sanno distinguere ma sono riconoscibili nei sensi molto più puri degli animali.

I governi dispotici che da sempre trascinano i popoli in conflitti tanto distruttivi quanto stupidi sono espressione dei popoli in cui si formano e che li accettano e li lasciano agire per convenienza, ed è questo il vero problema del genere umano tutto, il pensiero dominante e debole è ciò che conviene, non ciò che è giusto equilibrato e armonico, ma la natura della convenienza purtroppo è l’esclusività, quindi, la convenienza di alcuni è destinata come sempre a scontrarsi con quella di altri.

Il mai risolto dilemma umano sta nel rovesciare la formula del pensiero debole con quella del pensiero profondo e forte che antepone il “giusto”, il corretto, l’armonia, al “conveniente”.

Ma non basta. Occorre definire cosa sia il “giusto”, poiché ogni individuo, ogni popolo può definire ciò che è giusto in accordo con gli stessi elementi perversi che portano ai conflitti, così come si pretende di avere un Dio sempre dalla propria parte, si pretende di avere ben codificato il concetto migliore di giustizia, purtroppo però non è così; ciò che è giusto non è un parametro assoluto e rigido, ma piuttosto un processo intelligente che ogni volta serve a trovare la via più armonica e positiva per risolvere uno degli infiniti dilemmi dell’esistenza in un contesto di altre esistenze.

Ogni essere vivente è una “perturbazione” proprio come quelle atmosferiche o geofisiche, nello spazio in cui si trova ad agire e sappiamo che esistono perturbazioni gentili e altre devastanti. Gli esseri più senzienti – e non solo umani – hanno la possibilità e la capacità di decidere quale tipo di perturbazione vogliano essere.

Ennio Romano Forina

Strano. La Guerra

Dunque è guerra ancora, e non è una guerra nuova è sempre un misto di avidità, paure ancestrali, paure razionali, miti e deliri di onnipotenza.

È la stessa guerra primordiale, di supremazia o la guerra di conquista, basata sulla presunzione ingenua e nefasta di creare la stabilità per imposizione, per la legge del più forte, ignorando il fatto che nessuna prepotenza potrà mai portare stabilità ma solo odio e rancore repressi, inespressi e desiderosi di rivalsa e di vendetta.

E in effetti la specie umana, nei deliri delle sue molte droghe è l’unica che esprime una superiore crudeltà attraverso l’odio, la vendetta e il sadismo, l’invidia, tutte prerogative nostre che nessuna altra specie animale possiede, nemmeno le più spietate e crudeli per loro natura.

Ed è proprio questo il problema: la sostanza della natura umana, mentre quando si esaminano i fatti che preludono ai conflitti, piccoli o grandi che siano, si pensa solo allo svolgimento degli eventi in un semplicistico esame delle relative colpe di ciascuna parte senza cercare le ragioni profonde della incapacità umana di convivere nel rispetto universale e nella collaborazione fraterna.

Di volta in volta, avviene la replicazione di attitudini, aspirazioni e atti che si accumulano nel popolo di una nazione come forze potenzialmente distruttive che prima o poi diventano irrefrenabili.

Potere e ambizioni vanno di pari passo, o meglio crescono insieme strettamente e intimamente legati tra loro.

Qualsiasi attribuzione di potere piccolo o grande, di qualsiasi livello, ricevuto o acquisito sul campo con la forza e la prepotenza o per assegnazione, genera parimenti uno stato di delirio in cui il portatore di questo potere vede se stesso come un semidio, superiore ai suoi simili e al mondo vivente tutto, nel mito di un sé stesso insignito della speciale autorità di prevaricare l’esistenza altrui e assoggettarla al suo unico e limitato modo di concepire l’ordine delle cose.

La storia umana è costellata da numerosissimi esempi emblematici arcinoti ma ce ne sono ancora molti di più rimasti nella fase minore di formazione incompiuta e tantissimi potenzialmente tali ma che non sono riusciti per condizioni diverse a svilupparsi e a entrare nel novero delle cause dei grandi eventi drammatici storici nefasti e devastanti.

Ci hanno provato in tanti, singoli personaggi, come Alessandro Magno, imperatori e condottieri tanto distruttivi quanto effimeri e inconsistenti, interi popoli come gli antichi romani o i faraoni o gli imperatori persiani, o le grandi potenze coloniali o gli psicopatici come Hitler e Stalin, i megalomani come Napoleone e Mussolini, ed erano grandi nel loro potere perché sostenuti da milioni di persone che si riconoscevano nei loro incubi pensando e illudendosi che fossero sogni, oppure anche dei semplici furfanti senza spessore, come capi religiosi e monarchi e nazioni colonialiste avide di ricchezza da depredare altrove, con la scusa di portare una civiltà superiore o per la semplice legge della barbarie.

E ci stupiamo che ora ci sia una guerra che stiamo considerando con sorpresa e con timore soltanto perché è così vicina e i contendenti sono così pericolosamente distruttivi?

Il mondo è sempre stato in guerra, dopo le due grandi guerre, le nazioni vincenti e perdenti si erano illuse che gli orrori documentati e rievocati rappresentassero un sicuro antidoto a ripetere quelle stesse azioni e a inibire le ambizioni che li avevano generati, ma è evidente che non basta il ricordo se la consapevolezza del Male non viene usata per capire e quindi liberarsi dal potere del Male.

E il Male purtroppo, è in ciascuno di noi, perché la specie umana è la specie del paradosso.

Nessuno di noi sopravvivrebbe senza essere parte di una realtà di convivenza collaborativa e rispettosa di altri come noi. Nessuno sopravvivrebbe né fisicamente e nemmeno psichicamente, siamo intimamente legati agli altri e non solo ai nostri simili umani ma al resto di tutto ciò che vive ed oltre a tutto ciò che esiste: il Cosmo.

Eppure da animali impazziti e senza direzione coltiviamo e custodiamo ancora i pregiudizi e le intolleranze distruttive antiche e in effetti finiamo con il distruggere cecamente, al di là delle dichiarazioni ipocrite e false di volere ciò che è giusto in assoluto, noi invero consideriamo “giusto” tutto quello che a noi fa comodo, come singoli individui, famiglie, gruppi e nazioni sempre con un dio inventato dalla nostra parte.

E ci stupiamo delle guerre? Il conflitto è in noi, siamo in eterna guerra anche con noi stessi, paure e pulsioni inappagate, ambizioni e motivazioni deboli e false, presunzione e visione circoscritta delle cose, pensiero debole e opportunismo. Noi coltiviamo queste orribili attitudini come fossero virtù.

Il nostro è un mondo di brutalità e opportunismi legali, legalizzati e illegali che segue una sola direttiva, e un unico dio, il profitto. Giustamente si aspira al benessere, ma il vero benessere è tale se tutti possono nutrirsi di questo benessere, e possano riuscire a produrne per beneficio proprio e altrui, in modi eqilibrati per tutti gli esseri viventi, altrimenti il benessere egoistico è solo rapina. La ormai insulsa e noiosamente famosa allocuzione : “la tua libertà finisce dove inizia la mia”, altro non è che la formula di spartizione controllata del bottino, è la regola sottintesa delle nazioni come dei condomini o delle gang criminali. È un precario equilibrio di forze e di interessi basato sulla mutua predazione di ricchezze e dello sfruttamento di chi non può difendersi, un equilibrio che si può rompere facilmente, perché i limiti di questo paradigma sono soggettivamente interpretabili secondo individuale convenienza.

La formula dovrebbe invece essere articolata in ben altro modo: ” La mia libertà è sconfinata, non ha limiti nel pensiero e nell’essere, ma non può imporsi con prepotenza sulla libertà e la dignità di tutte le forme di vita e non può e non deve causare danni e sofferenze ”. Quindi per quanto illimitata, la mia libertà è consapevole di un’etica universale che possiamo riconoscere facilmente in tutte le espressioni della vita. L’amore che ha la sua più alta espressione nell’amore materno universale, la vera essenza di questo fenomeno che chiamiamo Natura.

Questa guerra è una guerra primordiale, se fosse combattuta con le clave o con le lance e i pugnali di selce, sarebbe lo stesso, ha le stesse connotazioni e le stesse motivazioni. È una guerra generata nella paura e nell’avidità di territori, con tutto quello che vi è sopra e sotto di essi e con i passaggi che essi permettono.

È una guerra fatta di pregiudizi e diffidenze come tutti i conflitti e come tutti i conflitti generata dall’ignoranza e dalla droga del delirio di onnipotenza. È la guerra generata dagli incubi di due forme tiranniche, un capitalismo sfrenato drogato di crescita e consumo contrapposto a un potere che si è sentito escluso da questa insana frenesia di ricchezza del dispotismo finanziario “Whatever it takes” che passa come un rullo compressore devastando e distruggendo un equilibrio non di gestione del rapporto lavoro = sussitenza e benessere, ma distrugge anche un popolo di anime, come di anime è costituito il mondo degli altri animali soggiogati e vere vittime che subiscono totalmente e senza colpa l’inferno della nostra follia.

Nei colpi di cannone e nelle esplosioni dei missili muoiono e soffrono anch’essi del tutto innocenti mentre TUTTI i popoli umani hanno colpe pregresse. Alternativamente le nazioni e le tribù sono stati predatori a volte e prede altre volte, sono stati vittime in un tempo e in un altro tempo carnefici, sono stati oppressi e quando hanno potuto sono stati oppressori, nessuno escluso, tutti colpevoli e questo retaggio amici miei, persiste nei geni di ciascuno di noi, tutti noi abbiamo avuto antenati, avidi, santi, furfanti, assassini, prepotenti, tolleranti, saggi, stupidi, egoisti o generosi e altruisti. Sta a noi la scelta della giusta direzione e dei giusti compagni di viaggio nel percorso di questa esistenza affinché si possano proiettare nelle future esistenze gli impulsi migliori, costruttivi e positivi anziché quelli distruttivi.

Mi sono rivolto spesso con un semplice schema di logica elementare ai criminali di sempre, sia quelli che agiscono nell’ambito delle leggi che quelli che ne sono al di fuori.

Vi è una certezza inconfutabile, che se essi ambiscono a sopravvivere a sé stessi tramite la loro discendenza non c’è dono, eredità peggiore che possano lasciare ai loro amati figli e nipoti e pronipoti, del mondo in cui vivranno il loro futuro che sarà forgiato e pervaso dall’egoismo efferato e perverso che “loro” stessi contribuiscono a costruire nell’illusione di lasciar loro ricchezze e poteri sempre precarie per quanto cospicue possano essere . l’unica ricchezza vera e sostanziale, sarebbe il poter crescere e vivere in un mondo migliore, sano, giusto e gentile, pervaso di buone attitudini e volontà, di tolleranza senza distinzione e amore incondizionato ed esteso, invece pervicacemente essi continuano a credere nell’eredità di un impero, sia esso territoriale o finanziario o ideologico o religioso, tutti artifici della stupidità della mente umana, inconsistenti, falsi e distruttivi.

Il mancato rispetto della vita in tutte le sue forme è l’evidenza inconfutabile invece, della nostra generale e mai sconfitta cattiva volontà.

Adesso vedremo quale dei mostri che abitano in noi avrà la prevalenza: il mostro della paura dell’altro, il mostro del risentimento, il mostro cieco dell’orgoglio e dell’invidia, il mostro del delirio di onnipotenza, oppure in questo vortice distruttivo delle menti offuscate si leverà la voce dell’anima e la compassione del cuore a disperdere la tempesta mostrando chiaro l’abisso in cui possiamo precipitare, in cui si estinguono tutti i pretesti e le pretese, i torti e le ragioni e resta solo il grande Vuoto, il Nulla del Male.

Ennio Romano Forina