In Difesa dei Porci

27 LUGLIO 2013

Riflessioni sull’uso superficiale, inesatto e diseducativo dei termini.

  Pubblicato Sabato, 23 Marzo 2013 23:00 – noiroma.it

 Mai sottovalutare l’importanza delle parole e l’effettiva corrispondenza dei loro reali significati. L’uso arbitrario, distorto e falsificato contribuisce all’instaurazione di molte deformi culture popolari, cosa che purtroppo accade largamente sia nel mondo dell’informazione che in quello politico e di riflesso in tutto il panorama culturale della società umana. Sento ripetere in continuazione e francamente ormai con un senso di nausea crescente, i termini “maiale e porco” per definire qualcosa o qualcuno in senso estremamente dispregiativo e in questi ultimi anni abbiamo visto una recrudescenza del fenomeno con l’attribuzione indebita del termine “porcellum, porcata, maialata ecc.” per definire una legge elettorale poco limpida, più che stupida, come tante altre cose in questo paese, e che comunque non ha nulla a che vedere con questo intelligente, mite e simpatico mammifero ma è invece di umana fattura, creata, sviluppata e poi assimilata in questa veste dalla malleabile mente collettiva, oltre a tutti gli altri casi, nei quali gli insulti banali sostituiscono i concetti, le analisi e le idee importanti quando evidentemente mancano.

Come è possibile definire col nome di un animale, un complesso di regole e norme pertinenti alla competizione politica che niente ha a che vedere con la zoologia? Che attinenza può avere, quale contorta logica lessicale ed espressiva può giustificarlo? O forse è solo una ennesima trovata verbale fatta da personaggi che dovrebbero invece possedere le caratteristiche e le capacità necessarie per esprimere concetti più precisi e sopratutto utili alla risoluzione dei problemi. Purtroppo l’insulto banale e inappropriato, specialmente se non viene prontamente rettificato, diventa cultura e la cultura determina anche la legittimazione di comportamenti negativi e i loro conseguenti effetti finali. Così, la cultura “illuminata” di questa era, accetta supinamente il concetto che i maiali siano simbolicamente e materialmente così schifosi da poterne usare il nome, per analogia, con tutte le cose umane brutte, sessualmente perverse o disgustose. Quando sono vivi, ovviamente, anche se poi acquisiscono una dignità del tutto nuova dopo essere stati uccisi e macellati, diventando un “prodotto” prelibato ed altamente profittevole. Quale ingiustizia! Che scempio si fa della dignità di una creatura vivente e persino della cosiddetta intelligenza umana!

Gli indiani delle praterie americane, così come altre culture poco progredite, potevano insegnare molto a questo mondo moderno così disincantato e presuntuoso. Essi vedevano negli animali tutti, nei bisonti, il cui corpo forniva loro tutto il necessario alla sussistenza, creature da ammirare, al punto di cercare di assimilarne simbolicamente le capacità e la forza, indossando le loro corna, la pelliccia o le penne delle aquile attribuendosi i loro stessi nomi come vanto non come spregio. Li rispettavano, li ringraziavano di esistere e generalmente, non ne uccidevano più di quanti fosse strettamente necessario al momento del bisogno o dello scambio privato. Ma l’abuso del termine “porcata”, accompagnato dal solito ghigno sarcastico e riproposto di continuo, non è tanto riprovevole per il fasullo significato dispregiativo acquisito in secoli di incultura, tuttora vigente e comunemente accettato, ma per la voluta ignoranza della condizione terribile di questo povero animale. È impossibile che chi li usa con ironia e sarcasmo non conosca questa drammatica e ignobile realtà seminascosta dietro le quinte della vita pubblica, negli allevamenti e nelle industrie della macellazione. Se il maiale nella “vostra” struttura mentale risulta come un animale schifoso, indecente, lascivo e immondo, perché lo divorate? E perché oltre a renderlo schiavo, torturato e ucciso abusate anche della sua identità? Non avete paura come avviene nei costumi di altri popoli di venire contaminati mangiandolo?

Non so chi sia stato l’autore di questa geniale definizione da III elementare, di sicuro ha trovato molti estimatori che non vedono l’ora di riempire i vuoti delle loro stanche dichiarazioni inserendovi questo infelice termine. Quasi tutte le parti politiche, la corporazione dei media e infine il comune fattore della volontaria ignoranza popolare. Personalmente non avrei nessun problema a sentirmi definire “maiale” o “porco” perché sono abituato a dare importanza alla sostanza delle parole non alla loro forma – in questo caso arbitrariamente dispregiativa – mi vergogno molto più di essere definibile come “umano” e non vedo nulla in questo simpatico, intelligente, onesto e mite animale che possa per analogia costituire una offesa, o che possa offendere la Natura stessa che lo ha generato o persino quella Entità alla quale molti pensano di somigliare, che comunque lo avrebbe fatto esistere insieme a tutte le altre creature, ma sento il dovere di reagire al sentir ripetere queste stupide, impietose e sbagliate definizioni solo per colorire frasi e concetti altrettanto vacui.

Come possono tanti “dottori” della politica, insieme ai tanti “dottori” dell’informazione, continuare ad usare questa espressione lessicale ignobile solo per ottenere un effetto volgare e stereotipo che rivela, tra l’altro, l’incapacità immaginifica e linguistica di trovare parole più interessanti e originali e dimostrando di non conoscere affatto il significato dei termini o, peggio ancora, di esserne consapevoli con tutto quello che ciò implica ma senza provare nessun senso di vergogna o tardiva compassione. Dottori? Dottori in cosa, se non sanno assegnare ai termini il loro giusto riferimento sostanziale e non il senso comune, falso, volgare e supinamente accettato? Parlano come se fossero i tutori della morale pubblica o della buona informazione ma fanno uso di primitivi stereotipi e valori da medio evo dimostrando di essere ancora ad uno stadio di infantile e sciocca goliardia.

Occorre fare un esame di apprendimento e di coscienza e ricordare di nuovo che i “maiali” sono innanzitutto vittime di un olocausto immane e continuativo la cui entità si fa vigliaccamente finta di ignorare. L’orribile sfruttamento di questa – come di altre creature – renderebbe la specie umana passibile di una pena cosmica per l’efferatezza, la crudeltà non necessaria, per i modi, i termini e le ragioni e con l’aggiunta, infine, persino del disprezzo, insegnato e tramandato a figli e alunni. I maiali sono animali, cioè hanno un’anima, altrimenti non si chiamerebbero così e sono senzienti, tanto quanto qualsiasi altra creatura vivente e forse molto più della maggior parte degli umani. Inoltre, se proprio volete fare sarcasmo a spese di creature, vittime innocenti, per il loro aspetto, per il loro sudiciume in cui noi li costringiamo a stare, pensate forse di essere animali più gradevoli d’aspetto?

Nelle stesse condizioni, negli stessi luoghi ed in quegli spazi, anche gli umani sarebbero altrettanto sporchi e disgustosi e senza le strutture che aiutano a contenere a trasportarle via, le nostre scorie organiche sarebbero più rivoltanti di quelle dei maiali. È noto che le feci dei mangiatori di carne sono molto più maleodoranti di quelle degli animali vegetariani. E ancora, un semplice specchio può riflettere la nostra immagine fedelmente, basta fare la prova, senza la maschera dei vestiti, si possono anche lasciare addosso le cravatte rosse, verdi o blu a piacere, invito gli appartenenti alla Specie Superiore a misurarsi di fronte ad uno specchio e poi a farsi una bella risata sarcastica davanti alla loro stessa immagine. E anche per quelli che possono vantarsi ora di avere un “bell’aspetto”, non c’è da preoccuparsi, basterà aspettare solo qualche anno e sarà meglio mostrarlo in giro il meno possibile, che si abbia o meno la melma addosso.

Quello che è veramente rivoltante non è il termine di paragone arbitrario e inesatto che viene usato, ma i limiti delle menti imbottite di supponenza che impediscono di vedere la realtà tragica e ingiusta della quale siamo tutti responsabili in un modo o nell’altro, della quale si dovrebbe essere ben consapevoli, della quale bisognerebbe vergognarsi, ma che, ancor peggio, da molti non è ritenuta tale a tal punto da farne uso come materia di dileggio e disprezzo. Agli utilizzatori di questo tipo di insulti dico: o siete ignoranti in modo abissale o non avete la necessaria sensibilità per qualificarvi ad essere nei posti in cui siete o aspirate di essere. Per quello che si fa ai “luridi maiali” non basterebbe coprirsi il capo di cenere ma bisognerebbe farsi seppellire in essa, mentre voi invece giocate con la sofferenza di queste sfortunate creature, torturate e uccise a milioni e milioni, ogni giorno nel mondo, sopratutto per profitto e non per vera fame. Pensate che sia cosa da poco? Non lo è. Rivela i limiti della vostra prospettiva del mondo vivente di cui ahimè siete parte, ma si sa che non tutto ciò che è generato dalla e nella Natura, riesce bene.

Le parole possono fuorviare le azioni, le parole possono uccidere, gli insulti e il disprezzo conferiscono delle indicazioni che vengono recepite e accettate dalle menti più povere. Diventano insegnamento e luoghi comuni e gli insegnamenti diventano azioni. Così se un produttore o un manovale dell’industria degli allevamenti torturerà e tratterà con disprezzo gli animali prima di ucciderli, la responsabilità è anche di quelli che abusano del senso delle parole. Nelle legislazioni attuali non è più accettabile qualsiasi atteggiamento razzista o discriminatorio nei confronti di soggetti umani diversi. Essendo ormai stabilito che l’unica cosa che differenzia le tipologie di umani è la cultura e i vari aspetti di una cultura perché una cultura è costituita da più elementi, alcuni dei quali possono essere più o meno corretti oppure più o meno sbagliati.

Ma per quello che riguarda gli altri animali i tempi sono più che mai barbari, anzi, hanno subito con la tecnologia e l’aumento incontrollato della popolazione umana, una involuzione inversamente proporzionale all’evoluzione tecnologica che quasi sempre non ha niente a che vedere con l’evoluzione intellettiva ed etica. Il linguaggio non è solo una forma, dietro le parole vi sono i pensieri e le menti che le generano, ed è proprio questa cognizione che è e resta desolante. Vi sono molti tipi di intelligenze, – la capacità di usare strumenti tecnologici è quella più banale – ma la sensibilità è unica, esisteva fin dai primordi ed è stata il principale vettore della vera evoluzione intellettiva. Senza quella non c’è una vera evoluzione. L’unica cosa che differenzia un animale dall’animale umano è la sua forma esterna, per il resto, respira, vive e si accoppia e fa nascere dei cuccioli che ama, accudisce e protegge con lo stesso amore materno, con la stessa sensibilità che pervade l’universo della vita.

Ennio Romano Forina

La Specie Folle

Vi sono due tipi di follia,

la follia del Caos e la follia Creativa.

La follia del Caos è la perdita,

la confusione o lo scontro

fra i riferimenti costruiti artificialmente

e stabiliti nelle diverse culture.

La follia creativa, al contrario, consiste 

nel rifiuto dei riferimenti fittizi

per avventurarsi nell’ignoto,

alla ricerca di riferimenti veri.

 

ennio forina

Arbor Sapiens

Molto tempo prima di noi,

le piante hanno inventato e prodotto

un numero immenso di sostanze,

nutritive, medicinali, protettive, energetiche,

seducenti, repellenti, velenose, lenitive, esplosive,

per nutrirsi, difendersi e per interagire

con tutto il mondo vivente.

 

E senza aver mai praticato la VIVISEZIONE.


ennio forina

“Quia Plus Valeo” – La legge del più forte.

Non esistono animali predatori

che uccidono altri animali

per ottenere una cosa diversa

dal corpo dell’animale stesso.

Solo gli animali umani uccidono su commissione

come dei sicari, per ricavare denaro

dai corpi degli animali uccisi.

Con quale coraggio e intelligenza

possiamo definirci moralmente superiori mentre 

facciamo le cose più odiose e distruttive?

In tutto il mondo vivente la pietà è un bene raro

ma la crudeltà è contenuta entro i limiti del necessario,

anche se vi sono specie che hanno alcuni 

comportamenti simili ai nostri, 

ma l’esercizio del nostro potere distruttivo e oppressivo

non conosce limiti e non è basato

sulla capacità di un pensiero superiore, 

ma sulla brutalità dell’azione

senza nessun tipo di pensiero.

 

ennio forina

Una Evoluzione Diversa…Cosmic Harmony

 

Proof2.jpg

Quando ho iniziato a scolpire forme umane femminili con rami tagliati da inopportune potature è stato per un senso di rabbia e di frustrazione, per non poter impedire questi massacri periodici fatti per i motivi sbagliati, nei modi sbagliati e nei periodi sbagliati, che di fatto fanno ammalare, alterano la normale crescita e stabilizzazione degli alberi e fanno marcire i monconi di rami amputati che vengono invasi dai funghi e infine causano la morte prematura degli stessi alberi. Ma di tutto questo la gente comune non si rende conto e continua a credere che le potature siano una delle azioni più lodevoli che possano essere intraprese da una amministrazione civica. Io non ho mai sentito venire da nessuna parte  qualche flebile protesta di indignazione per le sigarette consumate a metà che vengono gettate sprezzantemente sul suolo pubblico a miliardi nel giro di un anno, né sentito esprimere una preoccupazione specifica, una campagna sensibilizzatrice da parte delle istituzioni per scoraggiare, se non impedire questo barbaro modo di disporre dei resti dei propri vizi né da parte di nessun condominio o singolo cittadino protestare pubblicamente per i marciapiedi coperti da questi residui tossici e pericolosi. Ma per le foglie degli alberi sì. Non c’è un condominio di questa città che non si preoccupi in modo prioritario della presenza al suolo delle foglie degli alberi non delle sigarette. E in questo caso alle proteste seguono gli interventi autonomi e quelli pubblici quasi senza esitazione. Le foglie degli alberi che non solo non sono tossiche ma hanno la funzione di arricchire il suolo mediante la disgregazione enzimatica delle loro strutture e quindi di dare il giusto nutrimento alla pianta stessa che le ha prodotte per quanto queste sostanze possano attraversare la prigione di asfalto che racchiude le radici. Ma le piante sono intelligenti  molto più intelligenti di quanto si possa comunemente supporre, e trovano il modo di sopavvivere nonostante noi facciamo di tutto per impedirglielo. Ma la ragione che segue questa mia riflessione è un’altra: altrove ho parlato delle false convinzioni che sono stabilite nella cultura generale riguardo le potature degli alberi, qui , invece voglio parlare di un’altra evidenza che ho scoperto per “serendipity” nel momento in cui progredivo nello scolpire la mia seconda statuetta in un tronco di un pino. La mia prima scultura era ricavata da un piccolo ramo di platano abbandonato al suolo nel mese di giugno inoltrato, periodo in cui di consueto vengono fatte le potature, almeno qui a Roma incuranti del fatto che se un albero emette dei rami e genera le foglie vuol dire che sta effettuando una procedura biologica e biochimica imparata in milioni e milioni di anni, la stessa che ha consentito a tutti gli esseri viventi (compreso noi) di esistere e che ci permette di utilizzare il risultato di questa intelligenza vegetale per fare tutte le nostre stupide cose, senza nemmeno un pizzico di gratitudine, pensando che sia scontato che qualcosa nella natura ci abbia dato l’aria da respirare, – così per grazia ricevuta, – ma noi invece di essere riconoscenti ne disponiamo nei modi più ottusi. Dunque, quello che ho scoperto lavorando sul mio primo rametto di pino era che man mano che la figura prendeva forma nelle sue parti, nel torso nei seni nelle cosce, nei glutei, i cerchi concentrici delle varie età dell’albero si disponevano in modo armonioso parallelamente all’armonia da noi riconosciuta ed ammirata delle forme femminili. Tutto il corpo femminile nelle varie parti era segnato  e sottolineato dalla bellezza delle striature e più un elemento del corpo risultava progressivamente ben fatto, più le striature assumevano un disegno più fluido e bello e assecondando ed esaltando le curve e gli spessori, come fossero un abito trasparente aderente al corpo. Non è la bellezza di una formula matematica, perché la matematica come la intendiamo noi vale solo in questa nostra dimensione di mezzo, mentre nel microcosmo quanto nel macrocosmo non funziona affatto così. È il ritmo della vita universale che è armonioso e creativo, erratico e anche nelle sue discordanze è bello proprio per questo… Si pensi cosa sarebbe il cielo notturno se le stelle fossero disposte in ordini geometrici riconoscibili e schematici. Oppure lo skyline di una catena montuosa che invece di essere irregolare e frastagliata fosse fatta di parallelepipedi messi in bella fila. O che le onde del mare si disponessero allineate con le loro increspature bianche, come fossero i soldatini di un esercito di secoli fa, che avanza a farsi massacrare. Come se un gruppo di ingegneri umani avesse il compito e il potere di sistemare una porzione di universo secondo i nostri criteri, facendo quello che gli architetti umani fanno nel progettare i nuclei civici, cioè i nostri sepolcri abitativi. Palazzi e grattacieli come parallelepipedi o cubici o triangolari con finestrelle tutte uguali come  le aperture di loculi di un cimitero vivente. Anche se adesso si cerca di osare delle distorsioni più audaci e meno scontate ma ancora con scarso successo. File di alberelli monotone a fiancheggiare percorsi, strade e aree d’erba degradate a tappeti uniformi.

Ma il cosmo non è così, se non basta quello che possiamo vedere e non guardiamo quasi mai dai nostri consueti punti di osservazione, basta vedere la foto del telescopio Hubble che evidenzia la caoticità armoniosa del cosmo e basta guardare dentro le intime strutture atomiche dei nostri corpi o della materia, che sempre solo nella nostra dimensione di mezzo, riusciamo a plasmare e costringere in forme lineari geometriche precise, ma anche all’interno di questa materia c’è un apparente ma evidente caos. Ma in ciò che chiamiamo Natura tutti i caos sono dinamicamente impegnati a cercare una armonia, una stabilizzazione non definitiva, che nelle nostre limitate capacità sensoriali tuttavia decifriamo come “Bellezza”.  Ecco perché io sostengo che sia l’intelligenza che l’armonia e quindi la bellezza che dall’intelligenza deriva, sono la stessa cosa in  tutto l’universo. Noi non siamo più intelligenti di una pianta perché abbiamo realizzato costruzioni macroscopiche con le combinazioni che hanno prodotto materiali inediti.  Abbiamo realizzato queste cose perché i nostri organismi erano adatti a utilizzare l’intelligenza unica universale in questi modi e a sviluppare questi risultati. Noi siamo l’orchestra, non la musica, siamo le note, non il compositore. L’intelligenza che ha ideato e poi realizzato la piuma di un uccello non è l’intelligenza di quel singolo uccello, ma è l’intelligenza fondamentale che comprende tutte le intelligenze particolari ed è l’intelligenza cosmica.

Abstract from: “A Different Evolution” ennio forina

Unknown Travel Companions

When many souls, wherever they are, have the same sincere feelings of love and compassion for the life that suffers, they may generate a powerful energy that goes beyond space and distances, necessary to fight and maybe to win. In that , “Life” is only one, even if it’s expressed in different ways and shapes. Like the snowflakes, no one alike to another, but each one made of the same substance and coming from the same origin. The disdain for the life of other living beings, extinguishes and scatters this energy, meanwhile on the contrary, the love for Life is the only energy that unifies all the unknown souls together and makes them stronger, so that, whether they may win or lose, what really counts in the end is the company of  the love of all the others, of all the living beings.

Sconosciuti Compagni di Viaggio

Se molte anime, ovunque si trovino, si concentrano all’unisono in un sincero sentimento di amore e compassione per la vita che soffre, generano una energia che travalica gli spazi e le distanze,  necessaria per lottare e forse per vincere. Perché la vita è una sola, anche se espressa in modi ed in forme diverse. Come i fiocchi di neve, nessuno uguale ad un altro, ma tutti composti da una stessa sostanza e con una sola origine. Il disprezzo della vita degli altri esseri viventi annulla e disperde questa energia, mentre all’opposto l’amore per la vita è l’unica energia che unisce le anime sconosciute e le rafforza e che si vinca o si perda, quello che più conta alla fine è la compagnia dell’amore degli altri, di tutti gli esseri viventi.

Noah’s Restaurant

The Global food industry has been able to do even better than Jesus, in the miracle of multiplying the fish and the bread…they do pigs…chicken…cows…goats…sheep… and all those animals that Noah was so benevolent to take with him on board of the Ark, so that they would not drown in the Big Flood, but in the pots and pans of the chosen humans. So that we, global human chosen people, can go on to grow and multiply…to multiply and grow…to grow and multiply, endlessly…well, we haven’t been able to resuscitate the dead, even though we are trying to do that, but at least, we know how to perform the multiplication’s miracle very well.

Le industrie alimentari globali

sono riuscite a superare Gesù nel miracolo

della moltiplicazione dei pesci…

e dei maiali… delle galline…delle mucche …

delle capre… delle pecore…dei mitili …

e di tutti quegli animali che Noè

fu così generoso da portare con sé nell’arca,

per far sì che non annegassero

nelle acque del diluvio, ma nelle pentole

e nelle padelle dei popoli eletti. 

In modo che noi, popolo umano eletto globale,

possiamo crescere e moltiplicarci, 

moltiplicarci e crescere,

crescere e moltiplicarci, all’infinito…

tanto non possiamo ancora resuscitare i morti,

anche se ci stiamo provando,

ma, almeno questo miracolo

lo sappiamo fare bene.

 

ennio forina

Until Death…Until Life. Fino a che la Morte…Fino a che la Vita…

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March, 11 – 12.00 AM.  your plane took off in perfect time, like usual, but it wasn’t going to cross the ocean, Philadelphia wasn’t the destination and your ticket was a – one way ticket –
11 Marzo…il tuo aereo è partito in perfetto orario, come sempre, ma non doveva attraversare l’oceano, Philadelphia non era la destinazione e il tuo biglietto era di sola andata.

Remember how we used to speak to each other? Mixing english and italian altogether, in just one phrase or I would talk to you in english and you’d answer in italian and viceversa, a mess, we were never matching, but it was so good to talk to each other…
Ricordi come ci parlavamo di solito? Mischiavamo inglese e italiano insieme, anche in una piccola frase, oppure io ti parlavo in inglese e tu mi rispondevi in italiano e viceversa, che confusione, non eravamo mai coordinati, ma era così bello parlarsi…

What can I do, my love…how can I be without you, for how long, I wish you could tell me in clear words other than feelings…you said to me, crying… “ then I won’t see you anymore!” and I replied almost yelling “ no! you are not leaving and in any case we’ll always be together no matter what may happen, to you, to me, whenever, wherever! This is what I said to you but in my mind there were other unspoken words which you knew well the same “ … for we ‘ve touched our souls so deeply that they got fused together!”
Che cosa posso fare, amore mio…come posso stare senza te, per quanto tempo, vorrei che potessi dirmelo, con parole chiare oltre che sentimenti…tu mi hai detto, piangendo “poi non potrò vederti più!” e io quasi gridando ti ho risposto, “ no! tu non stai andando via e comunque noi saremo sempre insieme qualunque cosa accada, a te, a me, in qualsiasi momento, in qualsiasi posto!” Questo è quello che ho detto ma nella mia mente vi erano altre parole inespresse che tu conoscevi bene lo stesso…“perché le nostre anime si sono toccate così profondamente da fondersi insieme!”

I’ll live still, I can’t do anything else, nothing unjust, I’ll do my tasks as if you were here, as if you ARE here with me, but I really hope and believe that this time you’ll be at the gate waiting for me when my plane will land, like I used to wait for you, and we’ll get a warm cappuccino at the heaven’s bar in the airport, first time in the morning, before going home…and you’ll make fun of me ’cause I’ve said this in my writing, like in my tale of the “Water”… You only know what I’m talking about…
Vivrò ancora e non posso fare altro, niente che possa essere ingiusto, farò i miei compiti come se tu fossi qui, come se tu SEI qui con me, ma spero e credo davvero che questa volta sarai tu ad aspettarmi al gate, quando il mio aereo sarà atterrato al mattino ,come io ti aspettavo, e prenderemo un cappuccino caldo al “bar del cielo” nell’aeroporto, per prima cosa prima di tornare a casa… e tu mi prenderai in giro perché ho detto questa cosa scrivendo, come nel mio racconto “Acqua”…Tu sola sai di cosa sto parlando…

Yes, before I was the one who waited for you almost always, my love, now it’s your turn to wait, in your different time, but I can’t rush, you know it’s not up to me to decide, it wouldn’t be right and we’ll always wanted to be right and do the right things … “I love you”, were the first two simple words that I translated for you, and you didn’t even know how to say them … and I want to say them out loud again as you may hear them and I’m sure you can hear them… I love you, ti amo…I  love you, ti amo… I love you forever Margaret… until a new life will bring us back together… You are inside me and you’ll always be, my endless love. And I’ll say that again, if I hadn’t meet you then by chance, I would have looked for you all over the Universe, and like I promised you when you where leaving, I’ll find you again dear, wherever you are in the Universe…
Sì, prima ero io che aspettavo te quasi sempre, amore mio, adesso sei tu che mi devi aspettare, nel tuo diverso tempo, ma non posso affrettarmi, tu sai che non sta a me decidere, non sarebbe giusto e noi volevamo sempre essere nel giusto e fare le cose giuste…“Ti amo”, erano le due prime semplici parole che ho tradotto per te e tu non sapevi nemmeno come dirle… E le voglio dire ancora a voce alta come se potessi udirle, sono sicuro che puoi sentirle … I love you, ti amo… I love you, ti amo… ti amo Margaret… fino a che una nuova vita ci riunisca … Tu sei dentro di me e lo sarai sempre, mio amore senza fine.  E lo ripeto ancora, se non ti avessi conosciuta allora, per caso, ti avrei cercata ovunque nell’Universo e come ti ho promesso quando partivi, io ti ritroverò cara, dovunque tu sia, nell’Universo…

your ennio

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I’ve put these pictures of you when you were younger… but there’s no difference for me from then and now, you’ve have always been beautiful inside and out for in your beauty, in your uniquely sweet smile, there always was the eternity of the Universe’s harmony.
Ho messo queste foto quando eri più giovane… ma non c’è differenza per me da allora e adesso, tu sei sempre stata meravigliosa dentro e fuori perché nella tua bellezza, nel tuo sorriso straordinariamente dolce, c’era l’eternità dell’armonia dell’Universo.

 

Fuochi Fatui

Stavo aspettando un autobus che non arrivava mai, all’imbrunire di una serata estiva limpida, con il cielo ancora dipinto di un blu intenso e non avevo fretta perché una splendida Luna sorgente penzolava sul Tevere, proprio di fronte a me. Così, ammirandola, rapito dalla bellezza di quel globo d’argento miracolosamente appeso nel cielo, ho pensato di fare un esperimento:  osservare il comportamento dei passanti e di coloro che aspettavano i loro rispettivi mezzi alla fermata, proponendomi di annotare quanti fra loro, avrebbero alzato gli occhi sull’orizzonte per ammirare la bellezza di quel corpo celeste che si innalzava pigramente nel cielo. Era lì con il suo vestito d’argento ad esibirsi nel suo show speciale, ammiccando alla terra e specchiandosi, vanitosa, riversava sulle acque del Tevere la sua magica luce riflessa facendo risplendere le increspature delle piccole onde e nessuno le prestava attenzione. L’attesa si prolungava già molto oltre una mezz’ora e la pagina del mio notebook era ancora vuota, nessuna persona, giovane o vecchia che fosse, aveva mai in tutto quel tempo alzato gli occhi ad ammirare la Luna, al contrario, la maggior parte fissava lo sguardo ipnotizzato sui piccoli schermi degli smart phone, fuochi fatui senza gemiti degli intelletti di anime ormai spente, incapaci di sentire, incapaci di provare stupore e di chiedersi il perché  di tante reali meraviglie sprecate, ignorate, neglette. Cerchiamo miracoli dove non sono, dove non possono essere e dove abitano solo i fantasmi, le illusioni dei nostri sensi circoscritti e inibiti, resi insensibili, che guardano la goccia e ignorano l’oceano, che inciampano sul sasso e non ammirano le montagne, che curano l’aiuola e non proteggono la foresta, ed ignoriamo sprezzanti, le miriadi di miracoli che sono intorno a noi e si manifestano in immagini chiare, suoni, odori e vibrazioni che in noi si riverserebbero, se solo volessimo vederli, se solo volessimo ascoltarli, se solo volessimo cercarli, se solo volessimo conoscerli.

Come il Vento

“Il vento scorre fluido e parla in un gesto continuo, fino a placarsi o a diventare tempesta…come la Vita.”
16 luglio 2017
 Come il vento scorrendo e accarezzando
le foglie le trasforma in flauti vibranti
anche il gesto di un corpo rivela l’armonia dell’impulso
anche i movimenti sono parole sincere, inascoltati pensieri
trascurate espressioni di sentimenti
che parlano come i sospiri e le grida
e come il vento dialogano anch’essi, sono frasi espresse
che tutto ciò che vive conosce e sa decifrare
come le parole anche i gesti sono ostili ed altri amichevoli
gesti prepotenti ed altri generosi
gesti che feriscono ed altri che carezzano
gesti che rivelano l’essenza di se stessi oppure il nulla
sono rivolti non a qualcuno ma ai tutti sconosciuti
e vogliono dire a voce alta, io vivo per amare comunque
per questo dono ricevuto che mi ha fatto esistere
nonostante il dolore che attraversa a volte
la mia compagna solitudine vera e il deserto degli affetti
o il rammarico di non poter mutare il corso degli eventi
le molte sconfitte senza battaglie
nonostante tutto sono qui per amare
ed è questo che importa, come il vento gentile
che continua a scorrere attraverso le foglie 
per farle vibrare dolcemente e non per strapparle
e dalle chiome degli alberi accarezzate il suono si diffonde
a riempire le anime e tornare  al buon vento che l’ha generato
poiché la Vita ama solo chi ama la Vita.
 

ennio forina 

Nel Profondo dei tuoi Occhi

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Noi viviamo nella materia che può essere toccata

e pensiamo di avere un’anima che può solo essere intuita,

così separiamo la materia dall’anima

e finiamo col credere che siano due cose diverse.

Ma tutto l’Universo è pervaso

dalla stessa vita ed energia dell’ Amore

dalla quale tutte le cose sono diventate,

solo più rarefatte e diffuse per la nostra dimensione.

Quando ciò che chiamiamo materia si concentra in un punto

allora si forma un sole e dove un sole si è formato

possono formarsi dei pianeti fatti della stessa fusione stellare.

Lì può verificarsi il tipo di vita che noi chiamiamo vita.

Ma è tutto il cosmo stesso che è vivo

fatto della stessa sostanza ed energia

ed ogni pianeta potrebbe essere un sole

se non fosse troppo piccolo

per riuscire a bruciare nel fuoco nucleare.

E così questo è quello che tu eri e sei mio amore,

una goccia di amore nell’immenso amore dell’universo

che posso ancora vedere nella profondità dei tuoi occhi

come posso vedere attraverso le finestre nel cielo notturno

la polvere stellare che ti ha fatto e ti fa ancora esistere.

ennio forina

  

In the Depth of your Eyes

We live in the matter that can be touched 
and we think that we have a soul that can only be felt,
so we separate the matter from the soul
and wind up believing that they are two different realities.
But all the Universe is pervaded
with the same life and energy of love
from which everything has become, 
only more rarefied, out of our perception and diffused all over.
When what we call matter, concentrates in one point
there a sun becomes and where a sun is formed,
planets may happen, made by the same stardust.
There may happen that kind of life we call life.
But it’s the Cosmos itself that is alive
and each planet could be a sun
if it weren't too little to burn in a nuclear fire.
And so this is what you were and are my love,
a drop of love in the immense love of the universe,
that I can still see in the depth of your eyes
like I see, in the night sky through the window,
the stardust that made you exist, and still be.
ennio forina

Essere Donne

A volte le donne dovrebbero chiedersi cosa significa e cosa comporta appartenere alla specie umana. Quella della “donna” è una identità artificiale, costruita sulle logiche umane che spesso non corrispondono alle logiche naturali, organiche. Non dovremmo avere paura di chiamare con il loro vero nome gli esseri viventi. Le “donne” sono innanzitutto esseri di sesso femminile, mentre la definizione di donna è una sovra imposizione culturale umana, più o meno lontana dalla vera essenza dell’ essere femminile e diversamente criticabile secondo le diverse culture che la definiscono. Quindi non è sufficiente attribuire alle “donne” in genere degli attributi positivi universali. Gli “uomini”, cioè i maschi non sono altro che femmine in origine, modificate per assolvere al compito di apportare geni diversi e rendere più creativi i processi evolutivi. Sostanzialmente donne e uomini, cioè maschi e femmine hanno la stessa identità ma quello che fa la differenza e crea le sofferenze e le ingiustizie sono le strutture culturali umane che distorcono le realtà biologiche per via della cattiva e prepotente natura della belva umana in sé, che comprende donne e uomini indifferentemente. Il coraggio che serve alle donne per affrontare le sfide delle ingiustizie e prepotenze culturali non è un coraggio di specie, perché anzi gli uomini sono molto più disperati esistenzialmente delle donne e per questo hanno sempre voluto asservirle per non restare soli con il loro vuoto esistenziale e ci sono riusciti sempre, paradossalmente con la stessa complicità delle donne che allevano i propri figli per farli diventare i prepotenti ottusi del domani che cercheranno di assoggettarle secondo le loro convenienze. Di conseguenza, le donne che diventano madri dovrebbero smettere di compiacersi e anche stimolare le attitudini prepotenti dei loro figli maschi pensando che possano essere qualità per affrontare meglio il brutale mondo degli umani o come una estensione della forza maschile che a loro manca. In questo modo il mondo non fa altro che ripetere gli errori e le nefandezze di ogni generazione. Il coraggio vero e la vera forza non sono generati dalla prepotenza ma dall’ altruismo e dalla compassione. È il semplice fatto di essere vivi che richiede coraggio, cercando sempre di capire nella profondità se siamo nel giusto o se stiamo sbagliando, indifferentemente dall’essere donne o uomini.