Il Paradosso della Felicità. Parte/1

Penso che la felicità, al di là dei desideri soggettivi, tesi verso infiniti stati diversi di soddisfazione, è un mito, o un’utopia se preferite. In quanto presume un appagamento completo e continuativo nel tempo. Ma l’appagamento è uno stato antitetico al dinamismo creativo cosmico di cui noi siamo particelle, inoltre la mente umana ambisce e raffigura l’appagamento come una forma di possesso, che non può sussistere nell’intelligenza cosmica. Infatti per via di questo distorto ed egoistico concetto della felicità non si riesce mai nella misura umana ad essere appagati e felici se non illusoriamente e per pochi istanti. Penso che la felicità debba essere piuttosto il desiderio continuo di contatto e fusione con tutte le espressioni vitali della realtà vera che è sempre quella cosmica. Questo è ciò che i distruttori di qualsiasi tipo: egoisti, prepotenti, ambiziosi, conquistatori, uccisori di esseri viventi, non capiscono. Distruggendo per avere appagamento, essi spezzano la loro connessione con l’essenza della vita universale, uccidendo così anche la loro anima anche se non se ne rendono conto, avendola inibita dal crescere e dal sentire e alienando da essi qualsiasi stato di “vera” felicità. Uccidono per invidia, come Caino, il loro vuoto li spinge a distruggere la gioia di vivere di altri esseri viventi perché non possono sentire, in loro stessi, nessuna gioia.

Ennio Romano Forina

Le Mani dell’Anima

A volte ho chiesto alle stelle di aiutarmi a trovare la giusta direzione e ho anche cercato una guida simbolica in un semplice strumento, per me affascinante, una bussola e alla sua grande sensibilità per una energia sconosciuta.
Ma ho trovato la pace, la forza e la certezza nella mia anima e nella mente, solo quando ho scelto di mettere la compassione sopra ogni altra cosa, e questo è avvenuto molti anni fa, ma allora non me ne rendevo conto.
Ora tutto è molto più chiaro e la direzione in cui sto proseguendo è sempre più certa. Era ed è solo un problema di scelta e di voler e saper sentire ogni dolore e gioia che sono al di fuori di me, verso gli orizzonti illimitati della Compassione Universale.
Ho davvero pena, per chi non ha voluto, non vuole, non sa e non potrà più percorrere questa via, pensando di lasciare traccia di sé e memoria eterna disseminando il mondo di cadaveri di esseri viventi, lasciati a marcire al sole dopo aver strappato le ricchezze dei loro corpi, tramutati in profitto o trofei, il bottino di una prepotenza infame, spento e sterile come le loro anime.
Stolti uccisori, per volontà, indifferenza, negligenza, presunzione, scherno e disprezzo, in inutili e ingiusti atti di prepotenza.
Uccisori per la pancia e per la vanagloria, pensando nel distruggere di detenere poteri divini. Potrei avere compassione anche di voi e pena del vostro orrifico, certo destino vuoto di sentimenti e amore, ma non servirebbe a nulla, poiché i distruttori non sanno che senza anima essi sono come dei naufraghi in procinto di annegare a cui la Compassione tende ugualmente una inutile fune che non potranno afferrare, non avendo le mani per farlo, metafore tremende di un’anima, vera e viva.

Ennio Romano Forina – Prima dell’Autunno 202

Parafrasando Epicuro

Parafrasando Epicuro.
Se la politica
non riesce a controllare
il dominio della burocrazia,
vuol dire che è impotente
e che è succube della burocrazia.
Se può e non vuole farlo,
vuol dire che la politica è perversa.
Se infine non può e non vuole,
vuol dire che la politica
è impotente e perversa.
Ma se è in grado di controllare
e semplificare la burocrazia,
(come ogni governo afferma di voler fare),
perché non lo fa mai?

Epicuro… con Ennio Romano Forina

Una Diversa Evoluzione

– A Different Evolution – Premessa dal saggio di Ennio Romano Forina

È incontestabile, che il genere umano, nel suo percorso di civilizzazione, cioè di aggregazione numerosa e stabile, abbia realizzato opere di grande intelligenza per ragioni di grande stupidità. I casi emblematici sono innumerevoli ed evidenti nelle vestigia affioranti dalla polvere dei millenni, nelle pietre, opere arte, nei manufatti e nei testi e racconti storici, che hanno segnato la cosiddetta evoluzione della società umana nel molto male e in quel poco di bene che tutti i popoli comunque hanno indifferentemente prodotto nel corso del tempo.
Oggi come sempre, ammiriamo questi monumenti dell’ingegno e li celebriamo come esempi della superiore mente e anima umana rispetto a tutto il resto del mondo vivente, soffermandoci solo sui risultati tecnici ed estetici, ma dando scarsa o addirittura nessuna importanza alla “sostanza” delle opere stesse, alle ragioni spesso insulse o addirittura perverse per cui sono state costruite. Ragioni che lungi dal testimoniare l’azione di una intelligenza superiore, al contrario sono la prova evidente di una “stupidità” superiore.
Quale delirio o demone di onnipotenza può aver indotto popoli diversi, stabilitisi in luoghi favorevoli alla sopravvivenza e alla sussistenza, a sentire la necessità di creare monumenti del nulla, che sono costati un impegno e sofferenze immani ed intere esistenze di animali e umani per realizzarli? È una domanda che non viene presa in considerazione e peggio ancora non viene posta alle generazioni che dovrebbero chiedersi il perché, la ragione delle cose e non semplicemente studiare i risultati e gli effetti delle cose. Molti di questi monumenti furono costruiti per ragioni abbiette e sanguinarie, eppure anche oggi li ammiriamo come esempi della superiore “ratio” umana. Le piramidi hanno sperperato l’esistenza di migliaia di schiavi e di innocenti animali, opere usate come costosissime bare del corpo di un probabile imbecille che era ritenuto e credeva egli stesso di essere un dio, oppure le piramidi del centro America dei Maya, degli Aztechi, costruite per offrire sacrifici di animali e umani al dio sole, rivelando chiaramente di non capire minimamente cosa fosse il sole, mentre le piante cioè i proto vegetali, lo sapevano già da miliardi di anni tanto da sviluppare dei complessi e sofisticati laboratori biochimici in grado di trasformare e utilizzare la sua energia convertendola nei carburanti della vita.
E ancora adesso questa superiore coscienza collettiva umana, considera, definisce e tratta le piante come una forma inferiore di vita, ignorando di essere totalmente debitrice alla “loro” intelligenza della possibilità di esistere e quindi di pensare.
Le cellule vegetali avevano una consapevolezza a noi del tutto sconosciuta, tutti gli organismi, compreso i nostri, sapevano quello che le nostre menti ignoravano del tutto.
Quando sul lungotevere romano, passo di fronte a quello stupida costruzione moderna che funge da contenitore dell’Ara Pacis, penso tristemente alla schizofrenia umana, alla ragione per cui quel manufatto artistico è stato realizzato; i magnifici bassorilievi che la decorano sono un insulto alla memoria degli animali che sono stati sgozzati e sacrificati su quello che altro non è che il banco di marmo di una macelleria, uno stupendo monumento all’ignoranza, alla presunzione e alla crudele supponenza della perversa mente umana. Ma non vedo e non sento persone riflettere su questo, né i romani antichi, così intelligenti e razionali riuscivano a compensare con la ragione le loro angosce, invece preferivano seguire i loro incubi e le loro mostruose falsità mitiche per acquietarle nell’oblio della vera ragione, con pratiche tanto crudeli quanto assurde.
Questi ed altri molti esempi sono una dimostrazione dei limiti della ragione, poiché la ragione senza la sensibilità non è la vera intelligenza e comunque non è fra tutte le intelligenze quella superiore…e nemmeno proprietaria e specifica alla specie umana.
Segue. Ennio Romano Forina

Bilance Globali Truccate?

Da qualche tempo, stiamo vivendo due fenomeni di straordinaria entità; quello dell’immigrazione (o per meglio dire, del trasferimento di enormi masse di persone che seguono i dettami di culture diverse) e il fenomeno della cosiddetta pandemia globale. Ma è strano dover rilevare, che mentre il primo viene costantemente sminuito o addirittura esaltato dalle vigenti aristocrazie politiche e mediatiche, il secondo al contrario, è esasperato ed altamente drammatizzato da quelle stesse aristocrazie.Per il primo non si cercano soluzioni per il secondo si inventano tutte le più variegate e balzane soluzioni possibili, a rotelle e senza rotelle, vaccini improbabili e azzardati per un virus il cui comportamento così mutevole, imprevedibile rende come minimo poco credibile ed affidabile un eventuale vaccino – o più vaccini – sviluppati dalle diverse nazioni che possano avere una reale efficacia, in una atmosfera che da ogni parte, viene considerata di grande confusione e con un coro di voci scientifiche altamente discordanti, che finora hanno avuto l’effetto di disorientare più che dare indicazioni certe. Da comune cittadino del mondo, da sempre dedito alla ricerca della ragione delle cose e distinguere ciò che è vero da ciò che è falso, mi aspetterei almeno, che “ambedue” i fenomeni, per le loro dimensioni e quindi intrinseca pericolosità, fossero “egualmente” sminuiti, oppure “egualmente” drammatizzati, ma è evidente che questo non è il messaggio che viene trasmesso al popolo negletto. Di sicuro però, siamo consapevoli che i suddetti fenomeni almeno in un fattore si equivalgono: ambedue gravano tremendamente sulle spalle dei cittadini comuni, inclusi tutti gli operatori coinvolti nella loro ardua gestione.
È desolante per me constatare anche in questa era, l’inclinazione conformista e fatalista di questo amato popolo, che è riuscito comunque a mantenere viva la tradizione delle irrinunciabili ferie di agosto, in attesa che i problemi si risolvano da soli.
Data l’entità di questi fenomeni, mi sarei aspettato che almeno quest’anno non si sarebbero visti tanti volti gratificati da così intense sfumature di abbronzatura, specie quelli di questa novella aristocrazia, che nonostante la crisi tremenda che attraversa il paese, sono riusciti a trovare il tempo e il modo di spassarsela per qualche giorno al mare o in montagna.
Forse nell’intento generoso di dare supporto all’industria turistica agonizzante, chissà?
Ma l’estate è stata solo la pausa di questa rappresentazione che deve andare avanti come tutti gli show e in cui si sono consumati tranquillamente bruscolini e aperitivi, in attesa che si riaprano le quinte sul secondo tempo del dramma: la morte dell’economia.

Ennio Romano Forina – Fine di una vana Estate virale