The Evolution Viruses…

Healthful viruses.jpgEvery once in a while, but rarely, it happens that someone is kind to us…but WE can ALWAYS make it happen for the others…

Conoscenza e Amore

Io non credo che l’anima sia una entità

di cui tutti sono indifferentemente dotati,

ma piuttosto un’intelligenza,

una capacità intellettiva,

che tutti volendo, possono estendere

attraverso l’esercizio continuo

della sensibilità e dei sentimenti,

o lasciare negletta nell’assenza

del desiderio di amore e di conoscenza, 

fino a farla estinguere del tutto.

 

ennio forina 

 

L’anima non è un dono, ma una intelligenza sensibile in tutti gli esseri viventi, che cresce e si valorizza attraverso i sentimenti e l’intuito, primo fra tutti è l’amore materno e le sue molteplici forme espressive, come l’amicizia fra soggetti della stessa specie e di specie diverse. Quindi anche e sopratutto gli animali, che a differenza di noi non sono ostacolati dalle distorsioni delle artefatte strutture mentali umane, riescono ad esprimere e far crescere la loro anima sensibile attraverso i sentimenti di amicizia e di amore più sinceri e cristallini. È quello che intuitivamente riconosciamo in loro e che genera il bisogno di cercare la loro preziosa compagnia, molto più gratificante e affidabile di quella dei nostri simili.  Quello che ci rende uguali agli altri esseri viventi non è la forma della specie ma la sostanza dell’anima che essi hanno saputo e voluto arricchire di conoscenza e amore.

Fear and Rage

  Among all of the living species in this world, the human kind is the only one that considers the pain of the illness and the sorrow of death an undeserved and unjust punishment, thus with rage and concealed bitterness uses the greatest part of its intelligence and energies to indemnify itself at all costs with all means, thinking to be a king in a kingdom of servants and often stealing the life of many others in an unrestrained exercise of power without remorse for by suppressing other creatures he gets a false and brief illusion of omnipotence and immortality. –  The fear of the unknown, the anguish and the unjustified resentment, are some of the major hidden roots of the worst human wickedness.                                                                                                                                     ennio forina

Fra tutte le creature di questo mondo, l’essere umano è l’unico che considera la sofferenza della malattia e il dolore della morte delle immeritate ed ingiuste punizioni e quindi con rabbia e mal celata amarezza usa la parte migliore della sua intelligenza ed energie per indennizzarsi a tutti i costi e con ogni mezzo, comportandosi come un re in un regno di servi e spesso uccide le altre creature in un incontrollato delirio di potere senza rimorsi, perché distruggendo la vita che non sente, riceve una breve e falsa illusione di onnipotenza ed immortalità.- La paura dell’ignoto, l’angoscia che ne deriva e il risentimento ingiustificato, sono alcune delle peggiori e profonde radici della malvagità umana.

Here and Now

Don’t look for a pot of gold

at the end of the rainbow.

Enjoy the rainbow.

ennio forina

Pot of gold3.jpgTrue richness is just wherever you are, a step away from you, in the most seemingly poor and usual things to be known for their real value. Don’t waste it going after your illusions. Every gentle and understanding thought, every word sincerely spoken, every friendly and helpful gesture can become more precious and more gratifying than any amount of gold as you may turn your life into a treasure that will always be with you.

ennioforina

Qui e Adesso

Non cercare il vaso d’oro

alla fine dell’arcobaleno.

Goditi l’arcobaleno.

 

ennio forina

Pot of gold3.jpg

La vera ricchezza si trova dove sei, a un passo da te, nelle cose più apparentemente umili e usuali da conoscere per il loro reale valore. Non sprecare questa ricchezza inseguendo illusioni. Ogni pensiero comprensivo e gentile, ogni parola detta con sincerità, ogni gesto  in aiuto e amichevole può diventare più prezioso e gratificante di qualsiasi oro e mutare la tua vita in un tesoro che sarà sempre con te. I sentimenti valgono molto più dell’oro.

ennio forina

Here and Now

Don’t look for a pot of gold

at the end of the rainbow.

Enjoy the rainbow.

ennio forina

Pot of gold3.jpg

True richness is just wherever you are, a step away from you, in the most seemingly poor and usual things, to be known for their real value. Don’t waste it going after your illusions. Every gentle and understanding thought, every  word sincerely spoken, every friendly and helpful gesture can become more precious and more gratifying than any amount of gold as you may turn your entire life into a treasure that will always be with you. Feelings are more precious than gold.  ennio forina

Incontri Distanziati di Nessun Tipo…

Il web risuona del frastuono assordante delle grida discordanti  provenienti dal mondo femminile e maschile sulla difficoltà reale di trovare un unico comune denominatore che stabilisca come interagire con persone sconosciute. A volte si riportano casi vissuti nelle realtà personali per delusioni e ferite dolorosissime, derivanti da rapporti malintesi, da defezioni improvvise, da diminuzione di interesse e dalla scoperta desolante che oltre il rapporto fisico non ci sia null’altro tra due individui che si toccano, senza realmente essere in grado di camminare insieme. A volte le donne cercano una presenza fisica in un uomo, altre volte quella dell’animo, a volte le due aspirazioni si fondono in un amalgama indefinito e confuso alla ricerca di un quasi impossibile equilibrio che le appaghi tutte insieme. Tutti noi navighiamo nella realtà umana muniti di scudi e corazze psichiche per evitare di ferirci per il contatto con gli altri, sia quello prolungato che occasionale e specialmente quelli del genere diverso dal nostro. Come cavalieri medievali affondati nel metallo delle loro armature, giriamo per strada ubbidendo a codici di comportamento per evitare contatti indesiderati dal primo all’ennesimo tipo. Ci sentiamo alieni all’interno della nostra stessa specie, ma nonostante questo trattiamo gli altri come se fossero loro gli animali diversi, mescolati in una realtà di impossibile connivenza ravvicinata.

Quando siamo con gli altri vorremmo essere lasciati soli e quando restiamo soli ci lamentiamo che qualcuno non sia più vicino a noi. Stiamo male con gli altri e stiamo male con noi stessi, disprezziamo l’ipocrisia degli altri quando il nostro modo di relazionare è permeato di superficialità e sterili convenevoli di stereotipa affettuosità che non significano niente. Se qualcuno che ci interessa si tiene a distanza da noi e ci evita ci sentiamo negletti e feriti ma se qualcuno si avvicina troppo e si rende disponibile a comunicare oltre i convenevoli, scappiamo velocemente nel nostro rifugio blindato chiudendogli ogni via di accesso. Chiediamo tutto e il contrario di tutto. Attenzione e indifferenza, e al tempo stesso affetto e sentimento e incuranza e disinteresse senza essere capaci di dare agli altri nessuna di queste cose. Eternamente delusi e scontenti, eternamente insoddisfatti.

Ma è vero, siamo molto diversi in realtà , gli uni dagli altri e questa è una delle cause principali della diffidenza generale e della difesa ad oltranza dei nostri territori propri, sfere esistenziali e corpi. I dislivelli culturali e sensibili sono così tanti e spesso davvero abissali, ma se ci limitassimo a considerare queste differenze culturali o caratteriali non sarebbe un gran problema. Una persona sensibile e virtuosa disponibile a conoscere un’altra persona affine non avrebbe problemi a discernere il soggetto giusto tra i tanti che possono incrociare la sua vita specialmente ora che è possibile toccare la mente e l’anima di un’altra persona comunicando a distanze immense, senza rischiare immediati coinvolgimenti non voluti. Il problema vero è che ognuno di noi non tende a soddisfare un solo definito desiderio, o una sola aspettativa nella conoscenza di un altro soggetto ma di attese ne ha tante, indefinite e sovrapposte e spesso contrastanti. Abbiamo pulsioni biologiche che determinano certe attitudini particolari e abbiamo pulsioni di affettività di sensibilità spirituale, abbiamo vuoti che vorrebbero essere riempiti e abbondanza di sentimenti ed energia che vorremo dare ad altri e che i molti altri nemmeno vorrebbero ricevere.

Forse possiamo intenderci a parole anche parlando due o tre lingue insieme in modo convenzionale, ma se facciamo parlare la nostra psiche profonda con un’altra psiche profonda è come se parlassimo due lingue diversissime e sconosciute, perché questo? Perché noi non conosciamo bene nemmeno noi stessi e spesso non sappiamo nemmeno che cosa vogliamo che gli altri siano per noi, quanto siano importanti per noi e quale tipo di investimento affettivo vogliamo fare in loro. Le nostre incertezze ci paralizzano al pari delle nostre angosce e alla fine, invece di slanciarci verso gli altri e sopratutto verso quella dimensione di vita genuina e vasta,  quella non vilipesa e soffocata  dalle nostre attività  industriali e ludiche, ci rivolgiamo invece indietro verso la tana apparentemente sicura della nostro piccolo privato universo confortandoci con la convinzione che sia del mondo la colpa per la nostra solitudine.

Paradossalmente mentre aumentiamo vertiginosamente di numero e cerchiamo il modo di trovare le persone giuste con cui camminare insieme, diventiamo sempre più soli e persi nella folla e in un deserto umano. Un tempo c’erano i conflitti generazionali, genitori versus figli, ma questi conflitti avevano e hanno un senso biologico, i nuovi arrivati devono dimostrare e affermare la novità della loro presenza nel mondo vivente. Ma ormai le giovani generazioni non hanno più ragioni di contrasto con i genitori – che adesso non cercano nessun conflitto con loro, ma al contrario, pensano che sia giusto gratificarli sempre e giustificare qualsiasi loro desiderio come legittimo -. Il problema nasce con le relazioni nel loro stesso ambito generazionale, essi non sanno più comunicare realmente tra loro se non attraverso comportamenti “tribali” collettivi stereotipi e ripetitivi, rituali di appartenenza a gruppi o branchi e sopratutto non vedono più gli altri come persone ma come illusioni virtuali filtrate attraverso gli smart phones. È la ragione per cui è nata un nuova arma per esprimere l’innata cattiveria presente in molti soggetti di ogni nuova generazione. Come il pilota dell’aereo che preme il pulsante della bomba non “vede” graficamente la devastazione e la morte generati dal suo gesto, se non nella sua immaginazione, questi strumenti nelle mani, nelle menti dei giovani  distruttori di sempre, hanno uno strumento in più per fare del male come è nella loro vocazione, compiendo azioni violente e aumentandone l’effetto devastante diffondendo i messaggi e i filmati che le descrivono.

Queste considerazioni dovrebbero portare ad una semplice conseguente deduzione:         – La tecnologia, mentre sta distruggendo il mondo naturale, non migliora affatto il mondo etico e non migliora il mondo umano, anzi sta aumentando la sua confusione e le sue follie, moltiplicando i totem e i simulacri intorno ai quali si svolgono le stesse danze parossistiche nel tentativo ingenuo di guarire così da tutte le nostre irrisolte angosce primordiali. È la natura umana che dovrebbe fare un salto evolutivo immenso per essere poi in grado di usare gli strumenti del progresso tecnologico nei modi giusti, ma se a questo non verrà data importanza, qualsiasi invenzione dell’ingegno umano, nelle menti superficiali e insensibili e in quelle dei perversi che sono nel nucleo di ogni nuova generazione, verrà usata nello stesso modo brutale e distruttivo in cui nella preistoria si usava la clava.

 

ennio forina  – october 29, 2017

Morire per Evolversi

La “Natura” si comporta con TUTTI gli organismi, esattamente come un pittore si comporta nel realizzare una propria opera. Esegue un dipinto e nel farlo impara qualcosa, ma il dipinto non risulta perfetto, così lo cancella e ne fa uno nuovo, sapendo che nel nuovo dipinto non ripeterà gli errori del primo perché dal vecchio ha ritenuto nella sua mente le informazioni che derivano dall’esperienza del primo, che sono poi trasferite nel nuovo dipinto. Ma  anche il nuovo dipinto, pur essendo più bello  non è perfetto, così il pittore lo cancella di nuovo e si prepara a farne un altro che, in teoria – ma non sempre succede – sarà ancora migliore. La morte è una staffetta di esperienze e memorie genetiche diverse, necessarie per l’evoluzione delle specie, affidate a nuovi organismi che possono utilizzarle allo scopo di rinnovarsi in forme viventi sempre più funzionali e perfette, quello che noi appunto ammiriamo nella Natura. L’universo è un divenire di eventi e una mistura degli elementi che erroneamente chiamiamo materia, e di fatto non esistono cose eternamente fissate nelle loro forme, altrimenti significherebbe che l’universo stesso sia statico e sterile, ma per fortuna non è così, l’Universo si trasforma continuamente ma non si disintegra, palpita nel suo dinamismo creativo e tutto in esso si rinnova senza fine.
Nemmeno i diamanti sono per sempre.

Ennio Romano Forina from: “A different Evolution”

ADDENDUM

Forse, avremmo più rispetto per il mondo vivente intorno a noi, se fossimo consapevoli di essere noi stessi una semplice parte di un grande progetto creativo Cosmico in cui le forme viventi si svolgono interagendo anche in rapporti cruenti e difficili da accettare per la sensibilità universale non solo umana, come i rapporti predatori e prede, ma tutte, inequivocabilmente obbedendo a un unico impulso, come se fossero un organismo singolo.

Penso che l’amore sia un’energia generata da questo impulso che si chiama per noi, Evoluzione. Se questa specie umana, che dagli alberi scese a colonizzare la terra milioni di anni fa, non si fosse smarrita nella sua presunzione e nel suo delirio di onnipotenza, se per sostenere le sue ragioni di sopravvivenza prima e di opportunismo dopo, non avesse prodotto tali e tante mistificazioni  della realtà, noi oggi saremmo sempre più fraternamente uniti al mondo vivente e non al contrario, sempre di più i suoi agenti distruttori, come risulta dalla formula che evidenzia il fatto che al progresso scientifico e tecnologico non corrisponde un progresso equivalente nella conoscenza sostanziale della Vita e nell’Etica, che anzi sembra essere inversamente proporzionale al primo.

E questo accade perché lo scopo prevalente del progresso della scienza e della tecnologica è di usare la realtà piuttosto che di capire la realtà.

Per conoscere la realtà e il senso dell’esistenza della vita su questo pianeta non è sufficiente sezionarla e misurarla nelle sue intime parti, anche giocando pericolosamente con i suoi elementi, ma serve comprendere i suoi misteriosi fenomeni senza la motivazione derivata dal controllo che sulla vita possiamo avere. È chiaro che il motivo preponderante per cui la scienza umana studia i segreti della vita ha uno scopo opportunistico, e non per la pura conoscenza delle cose.

La conoscenza vera ci renderebbe la consapevolezza di essere uguali alle altre forme viventi, tutte “animali” siano organismi di sangue rosso o sangue verde e non potrebbe essere altrimenti e così come non si può negare che la vita sia unica solo pensando che i nostri organismi e la nostra intelligenza non sono altro che il risultato di una collaborazione di diverse forme viventi che noi erroneamente definiamo semplici, e così come la Vita è inconfutabilmente unica anche la morte è unica, tutte le forme di vita infatti nascono per l’impulso universale dell’amore di una madre, quale essa sia, pur sempre qualsiasi embrione di essere vivente proviene da un “grembo” formato dall’amore universale, anche se un numero infinito di grembi è diversissimo da quello umano la loro essenza, la loro funzione e l’energia che li nutre sono le stesse.

Apparentemente, siamo consapevoli del perché la vita nasce dall’unione di geni e umori diversi, e siamo ben consapevoli del come si sviluppa crescendo per produrre altra vita, ma quando cerchiamo di spiegare i perché tutto questo accada invece di considerare le evidenze preferiamo inventarci favole e mistificazioni. Le ragioni sono diverse, ma sopratutto una delle più importanti è il fatto che non vogliamo ammettere di essere allo stesso livello di altre forme di vita che riteniamo “inferiori” prima perché se lo facessimo non potremmo più usarle arbitrariamente sfruttandole a nostro vantaggio, secondo, perché lo stato patologico della nostra presunzione è ormai cronicizzato sulla superficie delle coscienze e impedisce alla mente e all’anima di guardare oltre il suo opaco spessore la vera realtà.

Non vi è nulla di speciale nell’essere umano né nella sua tanto declamata e glorificata intelligenza, ma di questo parlerò in un altro capitolo del mio saggio su una diversa evoluzione.

Dunque, se tutti gli esseri viventi nascono per l’impulso creativo che unisce gli umori e i geni di due esseri diversi, che definiamo femmine e maschi, quale è la ragione per cui tutti gli organismi non possono perdurare oltre la funzione svolta di riprodursi e oltre la funzione stessa? In altre parole sappiamo perché si nasce: vivere nutrirsi e procreare ma perché gli organismi devono morire?

La mia tesi si svolge sull’evidenza che oltre al formidabile impulso di amare e procreare esiste un altro impulso fortissimo universale che non è altrettanto evidente, anche se non possiamo fare a ameno di notarlo e studiarlo almeno da qualche secolo nella storia del mondo vivente, ciò che avviene in quel contesto che chiamiamo Natura e che io preferisco chiamare “intelligenza cosmica”quella delle particelle degli atomi, e quindi anche di quella organica.

Lo scopo di questa intelligenza è l’evoluzione delle forme di vita e al contempo la ricerca creativa delle migliori soluzioni per le interazioni e gli equilibri di esse.

Questo impulso evolutivo non è affatto perfetto, va avanti per tentativi creativi, spesso anche sbagliando, ma non si ferma mai e corregge i suoi errori, i dinosauri erano uno di questi errori ed è stato corretto facendoli estinguere.

Non solo una meteora ma il semplice fatto di essere fuori misura per questo pianeta e non equilibrati con il resto del mondo vivente. La ragione per cui i dinosauri  sono scomparsi è la stessa per cui gli insetti e gli animali più piccoli sono vincenti rispetto agli animali più grandi. Oltre agli insetti un esempio di intelligenza organica perfettamente riuscito è quello del piccolo felino, il gatto che proprio per le sue ridotte dimensioni ha ottenuto una serie di vantaggi che gli hanno permesso di sopravvivere ovunque al contrario dei suoi parenti più grandi che rischiano l’estinzione.

Le dimensioni ottimali del gatto gli consentono di avere un numero di prede inesauribili in un contesto incontaminato dalla presenza umana , può arrampicarsi facilmente e saltare da grandi altezze senza impattare sul terreno per il suo peso contenuto, intrufolarsi in piccole tane e anfratti, trovare rifugi più facilmente senza dover spendere grandi energie e porzioni di esistenza per costruirle.

Ma questo complesso intelligente e dinamico si muove in un’unica direzione e sembra anche avere una gran fretta come se fosse consapevole che l’esistenza di questo meraviglioso raro laboratorio di vita organica, non sarà eterno non ci sarà sempre il calore di un sole amichevole e provvido di luce e di energia e non ci saranno tutte le condizioni ottimali che consentono l’esperimento. sulle condizioni casuali si sono innestate quelle volute dalle piante che infatti hanno innescato il processo evolutivo e di colonizzazione di tutto il pianeta, necessari per renderle ottimali.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Ma il tempo non è come dicevo infinito, per rispondere a questo impulso mirabile della vita.                        Dunque l’evoluzione deve essere veloce deve accelerare la velocità se vuole raggiungere la destinazione creativa prima che il sole si spenga o esploda o prima che un evento estraneo venga a turbare questo attuale miracoloso e fortunato equilibrio.

Ecco perché gli organismi devono morire, per evolversi meglio e il più rapidamente possibile. Userò una metafora per definire meglio la mia tesi che invero non ho mai sentito da nessun altra fonte e comunque non fa parte della consapevolezza comune dei popoli da sempre e anche adesso, le risposte sulla legge della decadenza fisica e della morte sono demandate alle fantasie, ai misteri delle religioni affidate a un imprecisata volontà e disegni divino da sempre oppure considerate dalla scienza nella considerazione del “come” il processo si svolge e non al suo “perché”.

Come accennavo, morire è il modo migliore per evolversi rapidamente e più efficacemente e al tempo stesso correggere gli errori nel punto di inizio di un nuovo organismo, non solo della parte organica tangibile ma anche di quella energetica, invisibile ai sensi tuttavia esistente.

Immaginate di essere alla guida di un’automobile, poniamo, una delle prime automobili anni 20 e di percorrere una strada qualsiasi, mentre voi guidate quest’auto, la vostra intelligenza acquisisce dall’esperienza del viaggio,  nuovi elementi di perfezionamento sul veicolo, che non potreste avere se non provandolo su strada, dunque vi accorgete che i freni non frenano abbastanza che il motore scalda troppo che occorrono dei fari e che le gomme sono troppo rigide, o semplicemente che i materiali usati possono essere migliori o che vorreste modificarla per percorrere terreni impervi, e quindi vogliate realizzare tutte queste implementazioni che non avreste potuto immaginare se l’auto fosse stata ferma, ma il problema è che qualsiasi modifica non potrebbe essere messa in opera mentre state guidando, ma sarà necessario fermarvi, portarla in officina smontare la macchina e apportare le migliorie e gli adattamenti in base all’esperienza ricavata dalla guida in movimento, e al percorso effettuato.

Ecco a cosa serve morire, serve ad apportare le modifiche più importanti necessarie e volute e desiderate al veicolo organico e fargli fare un piccolo ma deciso salto evolutivo per via delle informazioni acquisite nell’arco di vita (cioè la strada percorsa in movimento) consegnandole al costruttore di un nuovo veicolo così modificato. Tutto questo non può avvenire ovviamente nello spazio ambito di una generazione o due, ma passo per passo di moltissime generazioni e per talune modifiche anche di poche generazioni.

Certo gli organismi si rinnovano e modificano continuamente ogni giorno. Ogni individuo adulto non è più il ragazzino che giocava a pallone nei prati 30, 40 anni prima, quel ragazzino si è trasformato? Quel ragazzino è come se fosse morto perché non esiste più, esistete voi adulti e questa trasformazione è potuta avvenire gradualmente e in modo incruento perché era possibile farlo, per l’organismo era possibile modificarsi nell’ambito di una crescita graduale, ma non sarebbe stato possibile se la modificazione fosse stata necessaria in modo più significativo e più veloce. Ad esempio, il rettile che saltando di ramo in ramo capiva che sarebbe stato conveniente saltare spazi più ampi per nutrirsi o difendersi dai predatori aveva delineato nella sua intelligenza nella considerazione di superare gli spazi troppo grandi modificando il suo organismo, lo spessore dell’aria suggeriva l’estensione delle dita e degli arti, l’alleggerimento dell’ossatura e il ridimensionamento del corpo. Ma questa trasformazione non sarebbe stata possibile se non forse in tempi lunghissimi, perciò occorreva riporre il corpo in officina, smontarlo pezzo per pezzo rapidamente lasciando le informazioni delle modifiche inserite in un nuovo modello di corpo in grado di implementare e realizzare quelle modifiche in tempi relativamente molto, molto più brevi. Questa mia tesi, che non ho sentito asserire da nessun altro cercatore di elementi di verità,  trova conferma nella formidabile accelerazione dell’evoluzione degli organismi nelle ultime ere, a testimoniare l’evidenza che i processi evolutivi hanno una terribile fretta di raggiungere gli obiettivi. Non sappiamo esattamente quali siano questi obiettivi, anzi forse non si tratta di obiettivi o traguardi finali, la mente umana si è adattata a pensare razionalmente che tutto sia razionalmente e geometricamente descrivibile, affidandosi alla misurazione delle cose e del tempo in modo numerico e non intuitivo, che non sembra il modo in cui l’intelligenza cosmica pensa e agisce, e fossimo stati gli organizzatori dei astri li avremmo disposti secondo il nostro gusto e la nostra mania di mettere le cose in ordine secondo schemi geometrici e osservare il firmamento sarebbe stata una noia mortale. Lo skyline di una grande città può essere impressionante possiamo esserne impressionati ma il profilo erratico delle catene montuose risponde a un concetto estetico superiore e suscita contemplazione mentre nessuno si fermerebbe a “contemplare” una città per quanto impressionante e piena di opere d’arte possa essere, è sempre un riflesso limitato e costretto della limitata e costretta razionalità della mente umana. Io penso piuttosto all’armonia, cioè alla vita organica come ad un esperimento di creatività artistica cosmica, che deriva comunque dalle energie e dall’intelligenza del ‘Universo stesso, che crea per il gusto di creare armonia e la conseguente bellezza che ci affascina e che ci rassicura, da quella del firmamento a quella degli alberi, dei fiori, delle nuvole, del mare e di tutte le innumerevoli  forme che percepiamo solo in parte con l’uso dei sensi preposti alla esistenza di specie, come gli altri animali, ma fra noi e questa energia purtroppo abbiamo costruito barriere nei millenni di falsità che gli altri organismi vegetali ed animali non hanno, per questo essi sanno già quello che noi dobbiamo imparare di nuovo, e questa è la ragione per cui abitiamo in un mondo fatto di meraviglie organiche e inorganiche ma tutte viventi, tutte espressioni di una  stessa intelligente energia.

 “A Different Evolution”. Ennio Romano Forina/

The Shape of the Words

thoughts113.jpg “Sex” is not an action, neither an object, but a gender,

we don’t “make” sex because it is not an action

and we don’t “have” sex, because it is not an object.

If “love” is the denomination

of a biological attraction that intales

mind’s knowledge and sexual knowledge,

why not use “make love” as a proper,

more refined, profound  and wider, expression?

But in the case when only the biological drive

gets two bodies to join in one physical experience,

so that there are no feelings or love involved,

we may as well use the “intercourse”

or the “copulation” definition.

But “having sex” sounds and probably is,

like playing with a toy or doing some physical exercise

with the purpose to keep our muscles working

other than being lexically wrong.

And besides that, using this ugly expressions reveals

a specific selfish attitude, since it means

getting something  just for “yourself” in either ways,

whether as an object  or as an act,

not considering the effect on the occasional or steady partner.

Words are not just simply words,

actions and states of mind are but direct consequences

of the shape of the words.

 

ennio forina

La Strada del Bene Comune è lastricata da…

Tutte le forze politiche, 

indifferentemente dalle loro connotazioni,

dichiarano di essere dalla parte del popolo

che ha conferito alle stesse forze politiche 

il compito di applicare coerentemente

il principio del bene comune

senza riuscire realmente a realizzarlo,

mentre il popolo, che critica le forze politiche, 

si comporta esattamente nello stesso modo,

essendo quasi sempre dalla parte

dei propri interessi, individuali e di categoria

e non di quelli della collettività.

 

ennio forina 

 

L’Ultima Acqua

beyondthesurface2.jpg

Il temporale aveva ripulito l’aria afosa di quel quel caldo pomeriggio di fine estate.
Mentre guidava fra le auto intasate sulla strada sinuosa che costeggiava il fianco del parco cittadino, a un trattoElio si domandò se valesse la pena cercare di proseguire faticosamente in quel caos, anche perché proprio pochi metri più avanti c’era una comoda e invitante insenatura della strada che gli avrebbe permesso di accostare e parcheggiare, in attesa che il traffico si diluisse. Gli alberi carichi di miriadi di piccole gocce diamantine attraversate dai raggi del sole e i prati della villa bruciati dal calore estivo e appena gratificati dalla pioggia erano un forte richiamo per una passeggiata fuori programma.

Ricordava momenti diversi e lontani, nei quali il tempo non era rapinato dalle attività per la sopravvivenza professionale e aveva ancora la scansione che il pensiero libero gli concedeva e tra un compito e l’altro c’erano quei preziosi e ormai perduti spazi di libertà in cui l’animo poteva vagare per i sentieri dischiusi della riflessione profonda.

Appena possibile quindi decise di fermarsi e poco dopo camminava nei viali della villa tra gli alberi, nell’aria densa di odori emessi dai fogliami bagnati, primo fra tutti l’agrodolce caratteristico odore delle siepi di mirto e si diresse verso il centro del parco, verso un piccolo e suggestivo lago che aveva già visitato più volte in passato. Ora la pioggia si elevava nuovamente dai prati in caldi vapori avvolgendosi intorno alle siepi e agli alberi, ma lasciando trasparire le gocce appese alle foglie come ornamenti di gemme.

Roma era stata avvolta in un caldo osceno quel mese, sempre più insopportabile ad ogni estate. Era una buona occasione per fare qualche riflessione profonda estemporanea.  Elio non aveva dubbi sulle cause evidenti del cambiamento climatico, forse ormai inarrestabile. In un passato molto lontano il pericolo  aveva le forme di animali feroci e condizioni naturali avverse, ma in questa era, i nemici peggiori, i più temibili, avevano le sembianze e le azioni della specie umana.

Il lago era alquanto deserto per il temporale e le panchine tutte disponibili ad accogliere il suo meritato, estemporaneo relax. Ora tutti i suoi pensieri potevano navigare sulla superficie dell’acqua appena turbata dai cigni che slittavano erratici e senza peso sulla superficie come virtuosi pattinatori, volteggianti su una lastra di ghiaccio. Era un raro spettacolo di calma idilliaca, peccato che l’acqua e le rive fossero disseminate dai residui delle disinvolte scorrerie umane, e il lago anche se rivitalizzato dalla pioggia, sembrava solo chiedere aiuto per tornare a risplendere senza quella soffocante sporcizia.

Tuttavia, sentiva che i suoi pensieri in quel momento di libertà potevano ritrovare sensazioni dimenticate, o mai ancora raggiunte, in qualche parte dello spazio e del tempo e forse anche qualche preziosa briciola di verità. In quell’ampolla di natura dopotutto, vi erano i principi generatori della vita, gli stessi che fanno adagiare immote le verdi ninfee sull’acqua e arricchiscono le rocce delle sponde con muschi e licheni, rivestendole come tessuti preziosi.

Un senso di intimità con quel luogo stava affiorando nel suo animo mentre, stranamente e in modo graduale si sentiva pervadere da uno strano torpore, che stava scendendo come una cupola di semitrasparente su tutto ciò che era  intorno a lui, e intorno al lago, e lentamente la realtà della situazione sembrava confondersi inglobata in una irreale e magica nebbia .

Ora il tempo era sospeso, fermo, il lago sembrava trasfigurarsi, i vapori lo avvolgevano con maggiore densità isolandolo dal resto del parco, da altre persone, che pure dovevano essere presenti da qualche parte intorno, nonostante non riuscisse a percepirne la presenza, quando improvvisamente un raggio di sole si riversò sull’acqua sollevando riflessi rosacei attraverso i quali iniziò a delinearsi la figura di una giovane, graziosa donna, intenta a raccogliere i rifiuti, depositandoli in un mucchio accanto ad un inutile cesto della spazzatura, troppo piccolo e inadeguato per raccoglierne nemmeno una piccola parte.

Misteriosamente attratto dalla scena, si diresse verso quella figura, che intanto stava scivolando dalla sponda di terra e roccia per immergersi nell’acqua, fin quasi ai fianchi, lasciando intravedere la sua gonna leggera fluttuante nei piccoli vortici che disegnava volute armoniose intorno ai suoi fianchi e gambe.

 Lei si accorse della sua presenza e volse il viso e lo sguardo verso di lui.  Elio si sorprese, perché da vicino nel volto di lei si era rivelata un’espressione di intensa malinconia, quasi di sofferenzaTuttavia era molto bella, la sua figura leggiadra e attraente ed era sorprendente come tutto di lei, il suo corpo, le sue movenze, evocassero un movimento fluido, dinamico e  scorrevole e tutta la sua pelle traslucida fosse percorsa da cangianti e mobili riflessi di luce, come l’acqua in cui era immersa.    

Sentì un forte impulso di attrazione verso quella insolita persona e si decise finalmente a parlarle.

“Scusami.” Disse impacciato.“ Sono ammirato del tuo impegno, ma non puoi fare tutto da sola, vuoi che ti aiuti?” – e aggiunse – “ Tanto non ho niente da fare, mi sono dovuto fermare perché il traffico è bloccato e ho pensato che fosse meglio passeggiare nel parco che soffrire in macchina”.

E lei, guardando intorno e scuotendo la testa sconsolatamente – “Sì, tu come molti altri. Vedi tutti questi rifiuti? Sono contaminata, depredata della vita che è in me, soffocata dalle plastiche e da molti altri veleni che uccidono i laghi, mari e distruggono gli oceani”. –

“Nelle campagne e sulle colline fiumi e torrenti sono inquinati o estinti, piante e animali non possono dissetarsi più e anche qui, in questa piccola dimora, e nessuno veramente mi difende

Elio rimase alquanto sorpreso e turbato da quelle strane parole: – “Sono contaminata?”  “Ma cosa dice”? Forse era solo una ragazza ambientalista molto sensibile e bizzarra che voleva esprimere così, in un modo originale e metaforico la sua rabbia, il suo dispiacere.

– “Anch’io non sopporto per quello che avviene nel mondo.” Rispose Elio.  -“Sei veramente brava a darti da fare, ma almeno lascia che ti aiuti, anche se so che serve a poco!” Mi chiamo Elio comunque, e tu?” –

La ragazza non rispose, ma si immerse ancora più a fondo nell’acqua e con ambedue le mani a calice ne raccolse quanta ne potevano contenere mostrandola ad Elio.

  – “Ora sono questa realtà che è la tua realtà, ma sono anche molte altre realtà. Mi vedi sotto questo aspetto perché è quello che a te è più vicino, quello che è più comprensibile perché è quello che io sono e ciò da cui si forma il corpo che vedi. Sono il principio e senza me, nessun corpo, nessuna vita potrebbe esistere”. –

Elio era confuso e turbato, ma le altre parole che lei aggiunse lo fecero veramente sussultare.

 -“Io sono Acqua! Sorella dell’astro di cui porti il nome. Depredata, negletta,  disprezzata, offesa dalle vostre attività dissennate e dai vostri eccessi ” –

– “ Sono questo lago, gli oceani, i fiumi, i torrenti, i laghi e le paludi, i ruscelli, le cascate . Sono il vapore delle nuvole che dà vita ai continenti, torna nelle piogge, si posa sui monti e viaggia nella rocce, sono le rugiade e le nebbie che ispirano poeti e artisti, gli stagni, le fontane, e persino le pozzanghere delle città, sono i miei fiumi, le vene di linfa per tutto il mondo vivente. Sono la culla della vita che nutre e protegge tutti voi e parte di me li pervade animandoli. Sono la bellezza e il benessere, la vera ricchezza che niente può eguagliare ”. –

“La vanitosa Luna trae a sé i miei oceani ogni sera per specchiarsi nelle mie onde più da vicino. Io sono la tua nostalgia e il tuo smarrimento, il ventre in cui hai dimorato, la culla che ti ha protetto, la terra che ti ha allevato e gli alberi che ti hanno abbracciato. Io sono i sogni, che l’acqua racchiude e genera e in voi si riflette ”. –

E aggiunse: – “Rispettatemi, amatemi, proteggetemi!”. –

Un brivido corse lungo la schiena di Elio. Ora poteva immergere lo sguardo in quel volto diafano in cui due magnifici occhi glauchi si schiudevano dalle sue morbide palpebre, veramente come specchi d’acqua limpida. Nel frattempo il cielo mutava in un intenso colore blu velluto e in basso, violaceo e alcune timide vibrazioni di luce stellare iniziavano ad accendersi nella parte più scura e profonda.

 A quel punto tese una mano verso Elio allibito, invitandolo ad avvicinarsi a lei.

-“ Vieni, ti farò vedere la mia origine, prima di essermi formata su questo pianeta, quello che ero e quello che potrei non essere più!” –

Immerse profondamente tutto il braccio fino alla spalla e la mano lasciando che i suoi capelli si dipanassero nell’acqua come dissolti in una brezza sottomarina. Toccò alcuni ciottoli sul fondo e infine ne scelse uno, tirandolo fuori dall’acqua e porgendolo sotto il suo sguardo, mentre lo teneva fra le dita diafane e delicate vide che in esso subito si stava formando uno spazio concavo nerissimo nel quale iniziarono ad accendersi turbinosamente nugoli di stelle e costellazioni a spirali e di varie forme che diffondevano una luce irreale sui loro volti per un tempo indefinibile ed emanando una forza di attrazione che sembrava risucchiare il suo corpo in quella piccola cavità. Il sasso era piccolo ma avvicinando il volto, quella piccola cavità nera e bluastra sembrava contenere un universo più immenso e profondo e al tempo stesso più accessibile, di quello che in quel momento si stava formando al di sopra di loro per il sopraggiungere della notte. Lei uscì dall’acqua con il ciottolo nelle mani e ad Elio sembrò che la sua voce fluida e melodiosa ora evocasse persino il commovente canto delle balene.

-“ Voi chiamate la terra il “vostro” mondo ma è un mondo che non vi appartiene è solo il mondo in cui vivete, guardatela dallo spazio, è un corpo vivo e meraviglioso, raggiante di colori e forme mutevoli. Risplende come nessuna altra cosa a lei vicina. Quello che la rende preziosa e unica in questa parte di universo sono proprio io, il manto di acqua che l’avvolge e la protegge!  Ma sulla  superficie, la realtà è la sua devastazione.Tu mi hai vista così da lontano e ti sembravo bella e sana, solo avvicinandoti hai riconosciuto il mio dolore ma hai voluto comunque aiutarmi, dimostrando di capire e condividere la mia sofferenza”. –

Sentiva che, per qualche misteriosa via, una consapevolezza diversa si stesse trasferendo da quel corpo al suo, da quella irreale figura femminile che ora tendeva la mano offrendogli il sasso raccolto nel lago. – “Prendilo, è il mio dono, per la tua compassione per la tua amicizia, in esso è racchiuso un messaggio!”. disse.

Intanto, il parco si stava animando con il frastuono di molte persone che gradatamente diventavano di nuovo reali e visibili come se lui ora stesse abbandonando quello spazio dimensionale diverso e trasferendo il suo corpo e le sue sensazioni nel suo mondo di sempre, ma questo non bastò a coprire il fruscio veloce del vestito di lei. Si voltò, appena in tempo per vederla scivolare nella nebbia del lago e in essa dissolversi come in un sogno mattutino. Ormai solo e confuso, decise di unirsi alla folla e poco dopo sedeva all’esterno di un bar del parco davanti ad una ordinaria, piccola tazza di acqua dorata di té, mentre continuava a domandarsi perplesso e turbato se si fosse appena svegliato da un insolito momento di sognante auto-suggestione, ma senza rendersene conto sentì le dita della mano destra stringere quel sasso che la fanciulla gli aveva appena dato.

“In fondo, quella che chiamiamo realtà non è altro che la somma di tante piccole illusioni sensoriali alle quali diamo un senso fittizio e distorto, mentre solo alla libertà dei sogni è dato di raggiungere più agevolmente l’essenza delle vera realtà.

Stava per sollevare la tazza per portarla alla sua bocca quando il suo sguardo fu attratto dalla superficie lucida e scura del té che sembrava a un piccolo, microscopico lago. In essa vide riflettersi una porzione di universo che ammiccava dall’alto confortante e gli sembrò di scorgere nel fondo, un sassolino brillante di stelle che suggeriva il passaggio nello spazio cosmico profondo.

Poi si ricordò del messaggio e guardò sulla superficie del tavolino, di fronte a lui c’era il sasso tondo del lago, ma era ormai asciutto, inaridito e inerte e pesava… come un terribile presagio”.

Ennio Forina

Agosto 2012

Una diversa evoluzione. Proemio/1

Perché mai in ogni era, ogni popolo della terra subisce il fascino delle pietre preziose, delle scintille di luce e persino della fiamma di una candela? Energia, è la risposta giusta. L’energia della luce che ha attivato le molecole della vita inorganica fornendo l’energia necessaria per compiere i primi stadi della trasformazione di questa in molecole organiche cioè adatte a costruire complessi sistemi viventi mediante associazione e specializzazioni diverse. E sono le cellule degli organismi che hanno la memoria di questa energia luminosa che le ha rese viventi ed evolventi. Per questo credo, qualsiasi oggetto che emana o riflette luce trasmette il fascino della vita nascente in noi. Una gemma preziosa quanto la luce di una candela, come la luce delle stelle. Le prime molecole della vita hanno assorbito l’energia del vento solare e della sua luce di cui tutto il mondo vivente ha un insostituibile bisogno, attraverso le dense atmosfere di polveri vulcaniche e gas e il luccichio delle acque primordiali e dopo essere diventate microorganismi le hanno trasformate in carburante per gli organismi primitivi con lo scopo di colonizzare anche le terre emerse con le forme di vita vegetale prima e animale poi, dentro e fuori gli oceani . È stata un’operazione intelligente, consapevole, creativa e “voluta”. L’associazione delle proto cellule ha generato le alghe, le alghe producevano ossigeno nelle acque mentre i funghi si sviluppavano sulle rocce bagnate da esse. Ma le alghe fuori dall’acqua erano vulnerabili dai batteri e per conquistare la terra dovevano trovare il modo di difendersi così si sono alleate con i funghi delle scogliere e da lì si sono sviluppati poi i vegetali terrestri: le piante. Le piante primitive con la loro intelligenza, hanno colonizzato questo pianeta e sono il punto di partenza di tutto il mondo vivente organico e a cui dobbiamo la gratitudine di essere vivi. Ma dato che le molecole che sono alla base della vita sono presenti, più o meno densamente, in tutto l’universo è chiaro che è l’universo stesso ad essere vivo in tutte le sue parti e che le particelle di universo apparentemente inerti come le rocce, i metalli, i pianeti e i meteoriti desolati, sono tutt’altro che inerti e tutt’altro che senza vita. Queste mie considerazioni fanno parte di una teoria generale che ho elaborato specialmente nel corso degli ultimi anni, e che rappresentano elementi di una analisi a seguire che sbalzano il genere umano dal suo pretestuoso e auto-assegnato piedistallo di superiorità. Ogni tanto pubblico sul blog alcuni pensieri che sono nel flusso di questo esercizio della ragione ma ancora non ho avuto la costanza di mettere in ordine logico prima e di esporre quello che è il nucleo della teoria che certamente credo verrà capita o condivisa da pochi. Anche perché la dimostrazione della teoria è puramente intuitiva, io non sono uno scienziato istituzionale, non ho titoli accademici, sono un filosofo naturale, da sempre un libero pensatore, i miei docenti sono i fenomeni naturali e quelli del mondo vivente –  e preciso, non uno studioso di “storia della filosofia”, sono un cercatore di elementi di verità, quelle parti di verità che sono evidenziate dalla ragione ed altre che non possono esserlo ma possono solo essere “sentite”, intuite, perché ineffabili e oltre i nostri abituali schemi mentali logici e il mio metodo di ricerca somiglia più a quello di uno “Sherlock Holmes” che a quello di uno scienziato classico abituato a dissezionare, scomporre  gli elementi, penetrare profondamente nelle loro strutture fisiche per capirne il “funzionamento” a me interessa meno il loro funzionamento, mi interessa la “ragione delle cose”, il perché esse avvengano e quali sono gli effetti e su quali effetti si debba intervenire e quali altri debbano essere lasciati come sono. Altri sono i soggetti che seguono la ricerca finalizzata al bene supremo della specie umana. La natura della vita non si conosce infilzando gli insetti e contemplandoli nelle bacheche e nemmeno continuando a tagliarli a pezzi e bruciare i cervelli degli animali con scariche elettriche e avvelenarli per capire i meccanismi che li fanno esistere, ammalare o trasformare. Sono metodi primitivi, barbari e terribilmente ingenui, specialmente oggi nell’era in cui la scienza molecolare ha fornito mezzi di indagine immensamente superiori e più precisi. Io mi interesso di ciò che intimamente e oggettivamente possa risultare come un elemento della realtà universale. Noi non abbiamo il diritto di cambiare ogni cosa per farla aderire ai nostri gusti, alle nostre necessità, dovremmo prima imparare dal complesso di elementi vitali che chiamiamo “Natura” a conoscere le evidenze delle opzioni che la Natura stessa offre e cercare di incrementare quelle più positive ed evolute.

“Quia Plus Valeo” instead of “Survival of the Fittest”.

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There are no other animals predators who kill to get something different from the body of the pray itself. Only the human animals kill for commission, like an hired assassin, to get some profits out of the bodies of their victims.

So, how can we define ourselves more intelligent and ethically superior, while we do the most hideous and destructive things, even when they are not necessary to survive?

Pity is a rare jewel in all the living world, but cruelty in nature is contained within the boundaries of the necessities, – even though there are some species that in part have similar behaviours like ours – but the exercise of our destructive and oppressive power doesn’t have comparisons or limits and can’t be justified by a superior capacity of thinking but on the brutality of our actions without any kind of superior capacity of thinking. ennio forina

Going Somewhere, Going Nowhere.

Traveling

The speed of thinking may be the fastest speed that exist. But when you are busy in driving a vehicle or simply being transported from place A to place B, your mind is almost completely engaged in the task of driving, meanwhile during the action of going from place A to place B you’ll miss all there’s is in between the two locations. But in one case or the other, your mind will be taken by the thought of getting where you are aiming to, and not to where you are with yourself. Traveling once in a while, like birds do, changing latitudes when the climate gets harsh is necessary, but going back and forth every day, riding for hours for work reasons or for no reasons at all, is more being like the ants, that have to commute with the only purpose of earning the food for all the community. But the real problem is not that we can travel so fast and so far away from where we live. The problem is the “dimension” of our must go somewhere continuously, it’s the amount of time, energy and concentration we put on it every day that makes our bodies to move and our minds to remain still.