Giornata Contro l’Oppressione e la Violenza Sulle Donne…

ON  BY ENNIO FORINAIN NOTES OF A TRAVELER OF THE MIND

La litania verbale continua a ripetersi ancora in questo giorno, con vuote espressioni retoriche che echeggiano nell’agorà del pensiero debole.

Gli uomini, cioè gli individui di sesso maschile, sono da sempre in conflitto tra loro, individualmente e collettivamente, aggregandosi in gruppi, branchi, tribù, popoli, nazioni, generando innumerevoli conflitti di potere e di rapina e alternativamente sono stati tanto massacratori quanto vittime nel corso di innumerevoli guerre, di lotte interne e rivoluzioni di vario genere per la supremazia, il dominio e lo sfruttamento di ricchezze o di risorse naturali…ma su una cosa sono sempre stati d’accordo …nel sottomettere il genere femminile, in qualsiasi epoca e luogo, facendo subire alle donne la sorte di vittime perenni ed esercitando gradi e livelli diversi di oppressione brutale o mascherata da ragioni fittizie di falsa protezione.
Tutti i popoli hanno fatto subire alle donne una condizione subalterna, che va dall’esclusione parziale o totale dei fondamentali diritti sociali, al vero e proprio schiavismo; tutt’ora in essere nella gran parte della realtà umana. Questa concezione del mondo al “maschile”, variegata secondo i luoghi e le culture, ma sostanzialmente omogenea, deve essere cambiata nelle menti deboli e ottuse dei maschi ma anche delle stesse donne, iniziando dalle culle, insegnando ai figli maschi il concetto di eguaglianza e il principio di libertà, che esclude tassativamente il POSSESSO di un’altra persona e sopratutto a far comprendere e rispettare il significato dell’avverbio di negazione “NO”…Sono le madri e i padri e le stesse istituzioni, a dover provvedere che questi concetti siano ben assimilati come princìpi fondamentali stabilendo chiaramente i confini della libertà individuale di ciascuno e il rispetto dell’indipendenza fisica e mentale di chiunque altro. Spesso, le madri di figli maschi che hanno commesso violenze e delitti nei confronti delle loro fidanzate, compagne e mogli, si esprimono come per scagionarsi, con la classica frase : “Io a mio figlio ho dato tutto …non gli ho mai rifiutato niente!” È proprio quello il problema: ai figli maschi si deve dare amore e protezione, ma anche direzione e correzione quando serve, e non si deve indulgere su ogni loro richiesta solo perché sono piccoli e amabili altrimenti sarà più facile che possano diventare adulti pensando che il possibile “No” di diritto di una donna, con la quale hanno avuto una esperienza di vita temporanea, sia un’offesa insostenibile e in molti casi mortale. Se date a loro “TUTTO” in realtà darete a loro il “NULLA” il vuoto esistenziale …li abituerete solo a ricevere e non a dare, e come conseguenza, quando verranno privati di un altro “tutto” ricevuto dall’esterno e che riempiva artificialmente le loro esistenze vuote, si renderanno drammaticamente conto del loro vuoto, del loro “niente” e nella disperazione di quella evidenza non sapranno far altro che distruggere quello che non hanno saputo apprezzare o comprendere, così come forse da piccoli hanno distrutto – senza un vero rimprovero – il giocattolo che gli era stato donato, ma che non hanno saputo far funzionare.
Ennio Romano Forina …2018 Per la difesa e i diritti fondamentali delle Donne in tutto il mondo.

Riflessioni Dolorose di Una Notte di Mezzo Autunno

Ma in fondo che differenza c’è fra il mito della razza superiore e il mito della “specie” superiore? Ambedue sono farneticanti presunzioni basate su nessuna evidenza profonda, scientifica o etica elementare, ancora di più considerando che le azioni “bestiali” che compie la specie umana, sono infinitamente più crudeli, devastanti e non utili agli equilibri del mondo vivente, di quelle compiute da qualsiasi altra specie. Non basterebbe una enciclopedia per elencarle tutte. Ambedue si fondano su presupposti arbitrari, sia che provengano dai dettami di religioni che dimostrano di non aver compiuto alcun progresso conoscitivo ed etico, che rifiutano quelle evidenze della logica che non sono convenienti, ma che allo stesso tempo usufruiscono delle scoperte e delle realizzazioni di quella stessa razionalità rifiutata. Sia altresì che provengano dai dogmi della religione della scienza, quasi sempre aderente se non asservita agli stessi parametri di convenienza delle altre religioni, prima fra tutte quella del profitto. Tutte cose tranquillamente accettate e metabolizzate dalla comune consapevolezza mondiale, che ritiene giusto e necessario tutto quello che conviene, quali che siano le latitudini di origine ed il proprio retaggio storico e ancestrale. TUTTE concordano nel saccheggio indiscriminato di ogni forma vivente arrivando alla perversione massima, farla rigenerare allo scopo di sfruttarla, torturarla e massacrarla, nei più crudeli dei modi. Nemmeno il nazismo e molte altre esemplari tirannie, che hanno da sempre esercitato la violenza e il sopruso all’interno stesso di questa specie superiore arrivavano a tanto. Per comodità d’uso, agli schiavi di tutti i tempi, era consentito riprodursi per poter sfruttare anche l’energia dei loro figli, è abbastanza analogo a quello che si fa con gli animali costringendoli a replicarsi per continuare all’infinito a rapinarli del loro latte delle loro carni delle loro pelli, ma in modi infinitamente peggiori. Di superiore e di specifico c’è solo l’ipocrisia e la capacità di deformare le verità, come coloro che gridano contro il razzismo, confondendo l’intolleranza con quest’ultimo, non per vera superiore empatia ma per ragioni faziose, ignorando totalmente che la motivazione fondamentale da sempre addotta per ogni arbitraria discriminazione mistificata come naturale, ovvia e persino giusta, è esattamente la stessa che giustificava tutti gli schiavismi e tutti i razzismi, tanto per gli umani quanto da sempre, per gli altri animali. Purché ci si trovi dalla parte vincente, che da sempre ama definirsi superiore per diritto divino ma che non è altro che la legge abbietta del più forte. Che la si applichi per gli umani o per gli animali o le piante non fa differenza; la matrice perversa è la stessa.

Continueremo quindi a definirci superiori e a lottare e distruggerci fra noi per decidere chi sia il più degno e prediletto figlio dell’Ente Supremo, ma tutti insieme, di comune accordo e senza conflitti, continueremo ad asserire e validare le regole che consentono a tutti il massacro e il sacrificio perpetuo degli altri esseri viventi. Perpetuo…a tempo determinato…la Natura ha la visione lunga e sa aspettare il momento adatto per ristabilire la sua armonia. “Cognoscere et memoria tenere”… Anche in questo 19 Novembre, come in ogni giorno non è possibile essere privi di coscienza e non è possibile restare muti di fronte a tale scempio.Ennio Romano Forina…almeno per quelli che amano la Vita e non la distruggono.

IL Colore Giallo dei Nobili Intenti

Tutti applaudono al“nobile” intento
della ricerca di una cura per le nuove epidemie virali,
mentre trascurano con colpevole indifferenza
la ricerca delle “ignobili” e vere cause di queste.
Quando lo stesso mondo scientifico, da vari decenni,
definisce questi inediti ceppi virali come zoonosi,
nuovi virus derivanti da animali
che nelle condizioni orrende degli allevamenti intensivi
e con gli esperimenti incontrollati sanno diventare
più pericolosi e in grado di compiere salti di specie.
Ma è noto che la realizzazione di una cura
può generare enormi profitti per alcuni
mentre l’eliminazione delle cause
si tradurrebbe in ingenti perdite
per tutti quelli che devono le loro ricchezze
al sangue, alla carne e all’olocausto continuo e di massa
di miliardi di animali, resi schiavi e sacrificati
a quell’unico dio adorato da sempre
da tutto il mondo umano: il denaro.
Ennio Romano Forina

Spazi Vitali

È paradossale ma è anche
un segno evidente di cecità scientifica e politica,
che mentre nel mondo si obbligano popoli interi
a rispettare opportune condizioni di distanza
e ad evitare affollamenti di qualsiasi genere
per contenere la diffusione dei virus,
non si fa cenno e non si interviene
su un uguale “distanziamento” degli animali,
prigionieri negli orrendi allevamenti intensivi,
costretti solo a “resistere in vita”, senza spazi, aria e luce,
ammassati nei loro escrementi e sangue,
malati e con le difese immunitarie azzerate,
subendo sofferenze indescrivibili
fino al momento della loro barbara uccisione
essendo di fatto generatori e diffusori di virus
molto più di quanto possiamo esserlo noi.
Ennio Romano Forina

Paura Tiranna

Le tirannie peggiori
sono quelle che instaurano il loro dominio
in modo subdolo,
attuando una serie di imposizioni
apparentemente indispensabili,
tuttavia controverse, discordanti
e spesso prive di logica,
che, nell’intento dichiarato di combattere
un nemico della salute pubblica,
sopprimono gradualmente
il diritto di essere sanamente liberi.

Da sempre, i dispotismi si sono affermati sfruttando un clima di paura diffusa che offuscava e inibiva le libertà individuali e collettive, di continuare a vivere, ragionare e pensare operativamente e liberamente.

Implementare e aumentare i mezzi di contrasto, contenimento e cura, senza reprimere e avvilire i salutari benefici della libertà e delle libere attività.
Spesso le cure si sono dimostrate peggiori dei mali, senza una equilibrata e completa visione degli eventi, non serve diffondere soltanto paura che non può dare nessuna direzione, serve piuttosto una saggia consapevolezza costruttiva e operativa nella ricerca anche delle cause del male e non limitandosi a contenerne gli effetti. E che sia sfuggito da un laboratorio o dagli allevamenti intensivi e dai disequilibri causati dal devastante impatto dei perversi soprusi umani sul mondo vivente, o da tutti questi fattori insieme, alla fine dei conti siamo noi i veri responsabili del nostro stesso male.

Ennio Romano Forina

Stati Pandemici di Allucinazione

La pandemia non cambierà il mondo umano, non spazzerà via le sue illusioni di onnipotenza e nemmeno potrà eliminare dalla mente collettiva la presunzione di un falso progresso, che  impedisce la giusta visione delle cose, costruendo mistificate, improbabili certezze, talmente fittizie che basta un minimo soffio di vento avverso, per farle crollare e sparire, mostrando il baratro verso cui si sta dirigendo da tempo. 

I potentati aristocratici, che di nascosto dettano le regole e i costumi ormai in questo processo di globalizzazione imposta, spesso nel nome ipocrita del bene dell’umanità, mentre pensano a mantenere salde le loro egemonie e i loro profitti, si illudono ancora una volta di sfruttare la paura dei popoli per trarne vantaggio, come è sempre stato, ma al punto in cui in questa era l’umanità è giunta seguendo i falsi miti di potere e supremazia, alla fine non ci sarà vantaggio per nessun potere, nessun popolo e nessun individuo. 

Di solito, l’umanità si ferma a riflettere solo dopo gli immani disastri che causa al sistema vivente e a se stessa, fin quando i disastri sono contenibili per quanto devastanti, ma prima o poi potrebbe non esserci più nessuna cenere superstite delle sue pervicaci opere di distruzione da cui poter risorgere .

Io non vedo elementi di una possibile inversione di rotta, poiché come sempre, si cerca solo di contenere gli effetti e spesso, persino trarre perversamente profitto dall’opera di contenimento di questi effetti, dimostrando che un vero ravvedimento non si scorge all’orizzonte e confermando il fatto che sia la stessa natura umana mai realmente evoluta, la vera causa di questo come di altri antichi mali generalizzati e che essa non è in grado e non vuole affatto cambiare direzione e nemmeno rallentare. 

La chiave per decifrare questa asserzione sta nel fatto che ancora una volta si corre ad arginare gli effetti senza voler cercare, riconoscere e ammetterne le cause, per la semplice ragione che si dovrebbe cambiare la natura stessa dell’umanità, reprimendo la sua brama di possesso, la sua insaziabile voracità e pretesa di controllo su tutto. Al contrario, nonostante tutte le evidenze che riconducono ai suoi eccessi le ragioni dei disastri, non sento nemmeno l’eco di una parola dagli organi ufficiali, sui devastanti effetti degli squilibri ambientali, tra le specie e nella biodiversità, per gli allevamenti intensivi che favoriscono le mutazioni e le diffusioni dei virus e sullo stessa densità ed eccessiva presenza dell’animale umano in ogni settore del pianeta, essendo l’animale che consuma, inquina e avvelena la biosfera più di ogni altro, per via della enorme quantità di prodotti che rapina, produce e usa nell’arco di vita di ciascun individuo. 

Pensare che tutto questo possa essere attuato e convenientemente metabolizzato dall’azione benefica della biosfera per sempre, è pura follia, per il semplice fatto che si sta distruggendo la capacità della biosfera di metabolizzare i nostri virus, cioè i nostri veleni. 

 I virus si sono visti diffondere da alcuni decenni ed era evidente che la causa delle loro pericolose mutazioni fossero dovute all’impatto brutale della presenza umana sul mondo vivente nell’insieme, ce ne sono molti in giro che aspettano solo le condizioni opportune e compiere il salto di specie, e non saranno le mascherine e  i “nostri” distanziamenti da soli a salvarci sempre da essi. 

È talmente paradossale e persino surreale che, mentre parliamo di distanziare gli individui fra loro, non vediamo la necessità di “distanziare” i poveri animali, che a miliardi soffrono negli allevamenti intensivi umani gli inferni che abbiamo costruito per loro. 

È acclarato e inconfutabile, che queste epidemie sono zoonosi, che provengono da altre specie animali maltrattate, massacrate e fatte ammalare per i sistemi orrendi in cui le facciamo “sopravvivere” prima di essere sacrificate ai nostri vizi, meno che alle nostre necessità. Se questa regola vale per noi ora come mai non è valsa per gli animali negli allevamenti intensivi prima? Non c’è, mi risulta, nessuna disposizione mirata a risalire all’origine della pandemia per iniziare finalmente a guardare la verità e non a limitarsi a distruggere le prove dei nostri misfatti bruciandole nel rogo della menzogna.

Ma non ho sentito nessuna dichiarazione politica, scientifica, intellettuale o religiosa, che richieda, auspichi e suggerisca con forza ai parlamenti globali, di mettere fuori legge gli allevamenti intensivi e anche di iniziare a restituire alle specie viventi i loro legittimi territori in modo da non creare i destabilizzanti e pericolosi effetti della distruzione degli equilibri e delle interazioni tra tutte le specie, invece noi ancora ci dilettiamo ogni giorno a modificare e distruggere, violentando brutalmente quel fenomeno di intelligenza vivente che chiamiamo Natura, che ci preoccupiamo di salvare solo per continuare a rapinarlo ed a trarne profitto.
Sarebbe davvero il segno di un vero passo evolutivo, mentre ora ci comportiamo peggio dei nostri antenati preistorici.

Il nostro tocco è letale, molto più velenoso di qualsiasi altro veleno concepito e utilizzato dagli organismi viventi per difesa o predazione, poiché non è specifico e limitato come il loro, ma generalizzato e smisurato e in grado di avvelenare interi ecosistemi, non già una semplice preda. 

Questa umanità sembra gestita da pazzi ubriachi di onnipotenza, che guidano masse di tonti, schiavi delle loro angosce e della loro indifferente superficiale attitudine, purché si ricevano i trastulli che dovrebbero compensare il vuoto della realtà globale ludica, falsamente gioiosa ma di fatto nichilista. 

Tutte le guerre hanno fatto fare balzi in avanti alle tecnologie e molti dei comfort moderni sono dovuti alle intelligenze “deboli” di scienziati, ricercatori e tecnocrati che si sono impegnati nell’ideazione e sviluppo di sistemi di distruzione piuttosto che di creazione e persino i nostri processi “creativi ” migliori sono tali quasi sempre solo per noi, mentre per il resto del mondo vivente rappresentano un cancro e una immensa ingiustizia. 

Questa specie non sarà distrutta da uno o più virus o dai cambiamenti climatici o da invasioni aliene, il suo veleno vero e più pericoloso è dentro di essa da lungo tempo, un virus che l’umanità non vuole riconoscere, men che meno combattere, ma che anzi, venera come fosse il suo dio, il suo mito e la sua certa, tragica direzione. 

Ennio Romano Forina.