Ritengo che a reggere il mondo, nell’etere antico come in quello moderno, fosse più corretto porre una figura femminile e non il muscoloso gigante Atlante. Se l’umana gente calpesta il suolo di questo pianeta senza essersi ancora auto- eliminata lo deve molto più alle donne che non agli uomini, dediti, come si sa, maggiormente a giocare alla guerra ed a generare conflitti per stupide ragioni. La donna, nonostante sia anch’essa un essere umano, possiede molta più saggezza, forza e consapevolezza della direzione essenziale. Il mio post conteneva un duplice messaggio: quello visuale era chiaro, è la donna che lavora da sempre, fatica di più per la sopravvivenza della specie e non l’uomo, per quanto forte e potente possa essere. E questa rappresentazione è un riconoscimento gratificante e lusinghiero, tutt’altro che offensivo. La seconda considerazione riguarda il fatto che il ricordo di un fatto storico tragico, (8 marzo) venga volgarizzato e trasformato in una celebrazione formale, conformista e commerciale, consumata nell’unico arco di un giorno e che ha poco a che vedere con i veri, profondi e persistenti sentimenti di amore e rispetto. Si faccia il contrario, invece di celebrare un solo giorno con attigua e connessa strage di chiome di mimose, si istituisca una celebrazione di almeno 364 giorni, senza mazzolini di fiori gialli da pochi soldi, ma pieni di piccoli e grandi gesti quotidiani di cura e di affetto sinceri. I fiori di mimosa servono alle mimose per vivere la “loro” storia d’amore non per diventare preda di orde di “violentatori” di piante per bieco e selvaggio commercio. Gli alberi sono esseri viventi e non crescono per questo. Peraltro, questi omaggi conformisti privi di originalità e spesso di sincerità, appassiscono dopo poche ore, forse proprio come gli scialbi sentimenti di chi crede di soddisfare le attese esistenziali del cuore di una donna in questo facile e sbrigativo modo ad un costo irrisorio .