Gatti da imparare.

VIETATO DAR DA MANGIARE AI GATTI IN CITTA’?
I gatti sono definiti ufficialmente animali di affezione, “indigeni” dei luoghi in cui nascono e nei quali hanno tutti i diritti di dimorare così come hanno il diritto di esistere. Non si può definirli “randagi” poiché questi piccoli e innocui felini sono sempre stanziali e si spostano poco dai luoghi dove nascono mentre il termine “randagio” indica un animale con attitudini “vagabonde”, del tutto contrarie alla natura dei gatti. Peraltro lasciarli morire di fame equivale al loro sterminio, graduale e rapido, non potendo in ambiente cittadino procurarsi facilmente cibo e acqua. Trattandosi di animali che relazionano affettivamente con gli umani, essi sono virtualmente “adottati” dalle persone che provvedono al loro sostentamento e cure e la cessazione di queste azioni costituisce di fatto una forma di abbandono – con tutte le stesse conseguenze dell’abbandono di un animale domestico – considerato “reato” dalle leggi vigenti. Inoltre i gatti, che sono animali con abitudini igieniche ineccepibili, costituiscono l’unico vero deterrente e fattore limitante della proliferazione dei ratti. Anche se ben nutrito, il piccolo felino è un predatore puro e istintivamente tende a cacciare le sue prede naturali anche solo per tenersi in forma. Le maggiori fonti di inquinamento e sporcizia cittadine non sono di origine animale ma umana. Per concludere faccio riferimento a un magnifico articolo scientifico pubblicato sul “National Geographic” americano alcuni anni fa “The Lapdog Of The Devil”, che riferisce studi e analisi sui ratti in cui si evince che cercare di eliminarli con i veleni è controproducente poiché i ratti hanno una vita molto breve, ma sono estremamente prolifici e ucciderne alcuni significa solo fare più spazio per i nuovi soggetti, mentre i topi avvelenati e morenti causano spesso sofferenze terribili e morte di gatti e altri uccelli. Gabbiani e corvi sono animali “scavengers” cioè mangiano rifiuti e cadaveri e metabolizzano positivamente cibo, che se lasciato anche accidentalmente, si decompone e può essere utilizzato dai ratti e quindi non sono assolutamente da mettere sullo stesso piano di pericolosità anzi il contrario, anche se la loro presenza eccessiva causa problematiche degli equilibri naturali, come tutte le presenze eccessive compreso quella della nostra specie, ma questo è un’altro discorso. Per quanto riguarda i gatti le evidenze degli effetti benefici, perfettamente compatibili con ogni tipo di ambiente umano, sono talmente evidenti che metterli in dubbio significa voler ritornare agli oscuri tempi medievali nei quali il loro insensato sterminio causò varie pestilenze devastanti nelle città di tutta europa. I gatti sopravvissero all’ignoranza popolare e religiosa e alla superstizione “civile” solo grazie alla saggezza e conoscenza dei contadini che , nelle loro campagne se li tenevano cari a protezione dei raccolti e dei granai.