L’invenzione del Giuramento

A che serve giurare, se l’affermazione di una certezza è sincera e onesta? E se non lo è in partenza un giuramento non può certo renderla più vera e affidabile. Ma il giuramento è una formula ritenuta necessaria a causa della attitudine umana di falsificare e deformare ciò che è vero, vuol dire una conferma impegnativa ma se si mente una volta, giurare di per sé non impedisce una nuova bugia o falsità di intenti. La sincerità non ha bisogno di essere confermata da un giuramento, è essa stessa un giuramento.

Ennio Romano Forina

LA SEMANTICA, L’IPOCRISIA E LA MORTE

Dunque lo chiamano “ abbattimento”, perché altrimenti, se lo chiamassero ”massacro” o ”uccisione” loro sarebbero degli uccisori, quindi degli assassini, poiché chi uccide un essere anima-to, quindi fornito di un’anima, non può che essere un assassino, ma loro quest’anima altrui non la sentono, io penso perché la loro anima non sia molto allenata all’esercizio della virtù della compassione.

Eh, la semantica…la scelta scaltra delle parole può svelare molte ipocrisie e nefandezze, di certo l’abbattimento non urla e non sanguina come l’uccisione; si abbatte una cosa, un muro, una porta, una casa, tutte cose in cui non riconosciamo la presenza di un’anima quindi è lecito poter ripulire l’ambiente eliminando ogni presenza ingombrante, tanto ad ”abbatterle” non si fa peccato, non si è crudeli e la gente capisce che sia necessario per il decoro della civiltà umana.

Sia dunque lode a coloro i quali sono preposti a compiere tale oneroso e nobile compito di pulizia specistica.

Tornando a casa stasera, ho sentito in radio un esponente dell’aristocrazia giornalistica (e non il solo ), esultare per l’emendamento approvato oggi che consente appunto ”l’abbattimento” dei cinghiali e che include anche il permesso di nutrirsi dei loro cadaveri.

Come è possibile confrontarsi dialetticamente con menti tanto brutali, arroganti e prepotenti, che rifiutano a priori di riconoscere l’evidente esistenza delle emozioni e delle sensazioni fondamentali in tutti gli esseri viventi che non sono diverse dalle nostre? Nelle loro vittime?

Le inconfutabili emozioni di terrore, angoscia, dolore e desiderio di sopravvivere persino alla condizione infernale che l’industria della carne li ha posti?

Io penso che si vogliono uccidere i cinghiali, come i gabbiani, come i piccioni, i corvi, le volpi, come tutti gli altri animali che chiamiamo impropriamente “selvatici”, mentre essi sono semplicemente ancora un po’ ”liberi” in questo mondo umano perverso e ostile.

Li vogliono uccidere per bullismo di specie e di società e per l’antica supponenza della superiorità umana.

Si vuole ucciderli perché l’abbietto essere umano non sopporta la gioia di vivere degli animali liberi nella loro bellezza d’essere, come la strega cattiva della favola, con tutto il suo vuoto esistenziale che non le consentiva di essere soddisfatta e accontentarsi e quindi doveva eliminare la felicità frugale ed essenziale di Biancaneve.

Come Caino, che non sopportava la contentezza di Abele nel compiere giustamente il suo dovere di vivere. Gli animali dimostrano spesso, di essere molto più compassionevoli di noi, ma non è una sorpresa.

Ennio Romano Forina

Sterminio dei Cinghiali e oltre…

“L’UNICO CINGHIALE BUONO È QUELLO MORTO” Così disse il generale Custer mi sembra, anche perché i cacciatori e i carnivori ne apprezzano le carni, come per la strage dei bisonti delle vaste pianure nordamericane per le pellicce. Dopo i cinghiali, si vedranno droni armati inseguire i gabbiani e i corvi per abbatterli, (i passeri muoiono perché non sanno più dove andare, cercano cibo improprio nelle spazzature e si gettano pericolosamente tra le gambe dei tavolini dei bar e ristoranti per raccogliere briciole fra le cicche velenose e gli altrettanto velenosi olii dei motori, almeno bar e ristoranti in strada abbondano, ma i passeri hanno paura di noi, hanno paura ma sono disperati, vogliono sopravvivere e osano.

Ai gabbiani e ai corvi dovremmo essere grati, loro il riciclo degli scarti alimentari lo fanno davvero efficacemente.

Ho incontrato molte persone che si indignavano per le briciole di pane e le foglie degli alberi, non ho mai visto nessuno lagnarsi per le cicche, i nefasti vizi umani non sporcano.

Oggi tagliavano altri rami ai pini di Gregorio VII, lo fanno da anni lì come altrove nelle città italiche, pensano sia indispensabile, è un servizio richiesto a gran voce dal popolo che odia gli alberi. A volte ho chiesto perché, in Italia specialmente, si mutilano gli alberi con grande solerzia. Non ho mai ricevuto risposte scientificamente valide. È come se a noi tagliassero pezzi di polmone e parti di intestino, ma gli esperti sono convinti che sia salutare per gli alberi perdere foglie e rami così, non basta che le radici siano asfissiate dall’asfalto in terreni tossici e senza ossigeno, no, non basta, gli tolgono anche il nutrimento del sole che per i vegetali è fondamentale, e come fa un organismo a mantenersi in vita se viene deprivato dai suoi apparati vitali?

Si ammala come ci ammaliamo noi senza nutrimento, si indebolisce e al primo soffio di vento, o senza nemmeno quello, cadrà su qualche preziosa macchina o sulla testa di qualcuno e diranno poi che non era stato potato abbastanza mentre è proprio la potatura brutale ad essere la principale causa della caduta. Pini che cercano inutilmente di sfuggire ai morsi delle motoseghe elevandosi, puntando quell’ultimo misero ciuffetto di foglie aghiformi al cielo come fa un naufrago che annaspando tra le onde, tende il capo e la bocca anelante aria e respiro vitale.

Ma va bene così, il “degrado” da contrastare non sono le piazze e le strade dei giardini dove si spacciano le droghe, adibite a dormitoi e latrine, il degrado sono le chiome degli alberi, le foglie, gli uccelli, i topi? I topi nemmeno loro sono davvero responsabili ma evidenziano la realtà del nostro degrado e della nostra sporcizia perché se ne nutrono, se noi fossimo più efficacemente puliti e ordinati il loro numero si ridurrebbe drasticamente.

L’altro aspetto devastante delle città umane è la parte inferiore, se una città venisse capovolta di 180 gradi, vedremmo come è davvero l’altra faccia della medaglia, vedremmo come si avvelenano e si riducono la terra e le falde acquifere.

Così muore la terra e così muore il mare, ma i cinghiali, i gabbiani, i corvi, i caprioli, le talpe, tutti gli animali che cercano disperatamente di sopravvivere liberi sono il problema che la sapienza umana risolve con il fucile.

Definizione del sostantivo “Sterminio”: uccisione di un grande numero di esseri viventi.

Ennio Romano Forina

Pronomi Lontani

Che strano popolo religioso questo italiano, si rivolge a Dio dandogli del “Tu” senza convenevoli e al suo vicario con distacco riverente usando vari pronomi indiretti, “Voi, Santità, Vostra Santità ”, formali e ossequiosi, mentre esige che un altro figlio di Dio non familiare o sconosciuto, gli rivolga la parola con la terza persona singolare “lei” e si adira o offende se alcuno si prende la licenza di nominarlo con un immediato e semplice “Tu”. Forse credendo di meritare per sé, più rispetto del Dio che ha generato entrambi.

Un popolo che si reca nei templi della preghiera solo per chiedere favori e eternità, dal momento in cui nasce e quando muore mentre nel mezzo si comporta come se l’eternità non esistesse o gli spettasse giustamente di diritto, e se mai frequenta la cosiddetta casa divina lo fa spesso per chiedere e non per dare.

Non un suo obolo che non significa un vero dare, per quanto cospicuo possa essere, ma semmai per pregare in modo inverso: “Dio, per me non chiedo nulla, ma fa che oggi nel trascorrere delle ore io possa fare del bene qualsiasi alla Vita all’infuori di me.

È singolare, infine, che ci si rivolga a Dio e agli animali nello stesso modo, senza barriere formali, né allocuzioni di cortesia e distacco, forse perché Dio e i suoi animali si capiscono meglio e non hanno bisogno di formalità.

Ennio Romano Forina