LA SEMANTICA, L’IPOCRISIA E LA MORTE

Dunque lo chiamano “ abbattimento”, perché altrimenti, se lo chiamassero ”massacro” o ”uccisione” loro sarebbero degli uccisori, quindi degli assassini, poiché chi uccide un essere anima-to, quindi fornito di un’anima, non può che essere un assassino, ma loro quest’anima altrui non la sentono, io penso perché la loro anima non sia molto allenata all’esercizio della virtù della compassione.

Eh, la semantica…la scelta scaltra delle parole può svelare molte ipocrisie e nefandezze, di certo l’abbattimento non urla e non sanguina come l’uccisione; si abbatte una cosa, un muro, una porta, una casa, tutte cose in cui non riconosciamo la presenza di un’anima quindi è lecito poter ripulire l’ambiente eliminando ogni presenza ingombrante, tanto ad ”abbatterle” non si fa peccato, non si è crudeli e la gente capisce che sia necessario per il decoro della civiltà umana.

Sia dunque lode a coloro i quali sono preposti a compiere tale oneroso e nobile compito di pulizia specistica.

Tornando a casa stasera, ho sentito in radio un esponente dell’aristocrazia giornalistica (e non il solo ), esultare per l’emendamento approvato oggi che consente appunto ”l’abbattimento” dei cinghiali e che include anche il permesso di nutrirsi dei loro cadaveri.

Come è possibile confrontarsi dialetticamente con menti tanto brutali, arroganti e prepotenti, che rifiutano a priori di riconoscere l’evidente esistenza delle emozioni e delle sensazioni fondamentali in tutti gli esseri viventi che non sono diverse dalle nostre? Nelle loro vittime?

Le inconfutabili emozioni di terrore, angoscia, dolore e desiderio di sopravvivere persino alla condizione infernale che l’industria della carne li ha posti?

Io penso che si vogliono uccidere i cinghiali, come i gabbiani, come i piccioni, i corvi, le volpi, come tutti gli altri animali che chiamiamo impropriamente “selvatici”, mentre essi sono semplicemente ancora un po’ ”liberi” in questo mondo umano perverso e ostile.

Li vogliono uccidere per bullismo di specie e di società e per l’antica supponenza della superiorità umana.

Si vuole ucciderli perché l’abbietto essere umano non sopporta la gioia di vivere degli animali liberi nella loro bellezza d’essere, come la strega cattiva della favola, con tutto il suo vuoto esistenziale che non le consentiva di essere soddisfatta e accontentarsi e quindi doveva eliminare la felicità frugale ed essenziale di Biancaneve.

Come Caino, che non sopportava la contentezza di Abele nel compiere giustamente il suo dovere di vivere. Gli animali dimostrano spesso, di essere molto più compassionevoli di noi, ma non è una sorpresa.

Ennio Romano Forina

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