L’Universale Femminile

Vestita della sua Essenza

Tu sei la forma visibile di tutto ciò che esiste,
Sei la spiaggia e le onde del mare,
Sei l’aria e il vento e sei le terre emerse,
Sei le foreste e i laghi,
Sei le calde e umide caverne
e le distese d’erba,
Sei del fiume la sorgente,

Sei la libertà dell’Amore,
Sei polvere di stelle e sei la Luna.


Ennio Romano Forina

Una Diversa Evoluzione/ Premessa

Penso che se ciascuno di noi indagasse a fondo sul fenomeno intero della vita organica e della apparente anomalia della presenza umana su questo pianeta, molti miti e mistificazioni che sono serviti al genere umano per giustificare e persino “divinizzare” le sue abbiette azioni e la sua pretesa egemonica sul pianeta, crollerebbero come castelli di sabbia, scoprendo gli elementi di verità che continuiamo ostinatamente, anche in questa era tecnologica sorprendente, a voler ignorare e a non poter capire.

La società umana si è differenziata, aggregandosi nei territori del pianeta in forme culturali diverse, che sono state e sono tuttora una delle ragioni principali dei grandi conflitti, ma anche in queste grandi diversità, tutti i popoli hanno da sempre coltivato l’idea che l’essere umano sia stato dotato di qualità speciali che lo collocano su un piano unico di superiorità rispetto al resto del mondo vivente.

Di re e dittatori che si sono incoronati da soli è piena la storia, usando varie mistificazioni come assiomi e dogmi non verificabili poiché provenienti da presunti poteri trascendenti.
Quasi sempre, per giustificare le tirannie e le prepotenze di ogni genere venivano coinvolte divinità alleate di eserciti e condottieri, e ancora oggi il concetto di divinità che scelgono di essere al fianco di…è pienamente attivo.
Per analogia, anche la storia dell’evoluzione umana si è sviluppata intorno a dei comodi miti, che allo stesso modo dei dispotismi storici, sono serviti a collocare l’umanità su un livello di controllo e dominio senza limiti, sulla vita e su quelle che la società umana chiama le “risorse” del mondo vivente, per stabilire il diritto arbitrario di disporre a proprio piacimento di quanto esiste intorno al genere umano stesso.

La speciale prepotenza che la caratterizza è ovviamente causa di conflitti tanto distruttivi quanto insulsi, privi di vera logica da sempre. I diversi popoli umani si fanno la guerra da tempi lontanissimi, individualmente, in gruppi e in nazioni, e da sempre litigano per le diversità e le intolleranze reciproche e hanno sviluppato culture e costumi diversissimi, ma su due cose tutti i popoli sono stati sempre d’accordo: trattare gli animali come cose e sottomettere le donne.
Queste due condizioni ancora oggi e più che mai prevalenti a vari livelli, nelle società umane globali hanno un fondamento in scelte evolutive sbagliate, nel senso che non portano a una vera evoluzione unitamente al grande organismo vivente del pianeta ma portano alla rapina del pianeta vivente inseguendo una fittizia e probabilmente nefasta evoluzione attinente la sola specie umana.
L’egoismo estremo e cieco che sta dominando questa era, nel suo strabiliante potere tecnologico, non può portare ad una ”buona” evoluzione ma ad accumulare una massa pericolosa di azioni che collidono con gli equilibri della Vita, tali da costituire una “involuzione” piuttosto che una vera evoluzione.

Decido quindi di pubblicare a puntate sui social e il mio sito, le considerazioni che derivano da una serie di evidenze da me raccolte nel corso degli anni che mi hanno portato a deduzioni ben diverse da quelle accettate e stabilite nel pensiero comune, dalle credenze, dai miti e dalla stessa scienza, che troppo spesso per pragmatismo e profitto concentra la ricerca sugli effetti piuttosto che sulle ragioni delle cose.

Così, coloro i quali avranno la pazienza di accompagnarmi in questo viaggio di conoscenza e riflessione, potranno condividere con me la convinzione che solo demolendo una ad una, tutte le falsità e le mistificazioni che abbiamo costruito come alibi, per giustificare i delitti sul mondo vivente, si potrà aprire una vera strada di giustizia, rispetto e liberazione, per tutti gli esseri viventi e, al tempo stesso, verso una evoluzione umana migliore di quella raggiunta finora, proprio rivedendo dall’inizio le ragioni che hanno consentito alla specie umana di raggiungere risultati diversi ma solo apparentemente superiori a quelli della Natura intera.

Esporrò le mie deduzioni tratte per individuare l’origine della particolare intelligenza umana e la capacità di esprimere una affettività più estesa rispetto a quella degli altri animali, e della natura e sostanza di quella forma di energia cosmica che definiamo Anima, che, per chi scrive non è una entità in dotazione esclusiva a tutti gli esseri umani, ma una intelligenza, una capacità intellettiva e sensibile che richiede di crescere come una pianta per fruttificare attraverso scelte ed esperienze “sensibili”, in caso contrario, proprio come una pianta che non riceve acqua e nutrimento, si avvizzisce e muore.

Ennio Romano Forina

L’Arte della Pancia


Pensare che l’arte sia sempre e comunque l’espressione di un valore elevato e specifico del genere umano è del tutto sbagliato.
C’è arte che è espressione dell’anima sensibile umana e arte che è espressione della pancia umana.
Sono due cose abissalmente diverse, anzi antitetiche.
Questo è un chiaro esempio di arte espressa dalla pancia e per la pancia, che fra l’altro viene “imposta” e non proposta, come per qualsiasi artista che vuole esibire le sue opere alla valutazione del pubblico in privato o nei canali appositi.
E l’arte della pancia in questo caso non ha la sensibilità necessaria per parlare all’anima degli spettatori, serve piuttosto ad evocare il piacere del sapore della carne cotta, non certo a far vibrare le corde dell’anima e i riflessi della mente.
Infine, non essendo arte sensibile ignora il dolore, la sofferenza e la crudeltà insita nella sua rappresentazione peraltro non raffinata come ad esempio nei bassorilievi dell’Ara Pacis in Roma, che richiama molti turisti e indigeni ammiratori e parla della nostra storia e dell’ignoranza dei tempi, che usava sacrificare gli animali per ottenere favori e predizioni da improbabili divinità.
Io chiamo quel monumento il banco di marmo fatto bene di una semplice macelleria.
A conferma della mia asserzione che il genere umano da sempre, ha realizzato opere tecnologicamente e formalmente “belle”, per scopi e motivazioni insulse, orrende e abbiette. Nel caso di questo “banchetto” di macelleria, non si vede nemmeno la maestria formale.
Se l’opera avesse voluto e saputo rappresentare la realtà dell’orrore di questo sacrificio alla pancia, avrebbe avuto forse qualche valenza concettuale, ma così non è.
Peraltro non si vede come possa rappresentare degnamente la lodata e lodevole dieta mediterranea che è costituita sopratutto da alimenti vegetali. Niente di specifico, i maiali li torturano e scannano in quasi tutto il resto del mondo.
Non dispongo di una mia foto del manufatto in questione e non amo pubblicare foto altrui.
Dopo gli inutili monopattini, l’asfalto sul lungotevere, i costosi banchi a rotelle spezzaschiena e altre amenità degli ultimi anni, ora abbiamo anche la rappresentazione della porchetta felice di essersi fatta ammazzare per la gloria della crapula di Roma.

Ennio Romano Forina

Nei Campi Liberi del Cielo. Il Toro

My poem, based on this real filmed event of a couple of years ago, when a bull was able to jump over the fences trying helplessly to reach his freedom.

HO SOGNATO IL TORO NEI PRATI LIBERI DEL CIELO, MACCHIATI SOLO DAL ROSSO DEI PAPAVERI E NON DEL SANGUE…

Ho visto il Toro scavalcare lo steccato e arrampicarsi sugli spalti,

ho visto la sua dignità, la sua anima, nell’anelito di libertà.

Ho visto fantasmi sui palchi, ebbri di sangue vermiglio

fuggire da vili dall’impeto del coraggio e della ribellione.

Ho visto poi il Toro arrancare nella gabbia di panche

troppo intricate, imprigionando impietose le possenti zampe

sul crinale di colle proibito, inaccessibile per lui.

Oltre l’arena infame, forse c’erano liberi ma irraggiungibili,

i prati dipinti di verde e illuminati 

soltanto del solo rosso dei papaveri,

ma all’interno del festoso cerchio mortale

solo un sole di sangue bagnava la sabbia di grumi sinistri,

calpestata da demoniache figure sui costretti cavalli,

scatenate per fornire i tormenti delle lance e dei pungoli, 

forgiati nelle fucine d’inferno, 

ed eroi fantocci ricoperti dalla gloria del nulla,

mentre dagli spalti e dai banchi ondate di perverso clamore

e urla di piacere ad ogni colpo di pungolo e di sangue sprizzato.

“Breaking news!: così la notizia: “dramma sfiorato, nessun ucciso, nessun ferito”.

“Nessuno”. Dunque il Toro è nessuno? Solo sangue e spettacolo.

IL SOGNO

Ma più tardi, la realtà di una cronaca confluisce in un sogno

e io ho sognato il Toro, umiliato ma grande, l’ho sognato morire

e il suo corpo esplodere in mille getti di sangue

che si riversavano su ogni spalto della cerchia infame

gremita da facce piccole e grandi, 

da bocche bavose e braccia esultanti,

occhi ebbri di scherno del dolore inflitto 

a intervalli di morte e sadica voluttà nel vedere 

dal fiero corpo, la forza privata pezzo a pezzo

 del possente e indifeso Toro costretto alla furia,.

Spettatori gaudenti del Male, frementi per bramosia del sangue,

e il sangue ricadeva su loro e tutti cercavano di coprirsi

e ancora dimenandosi volevano farlo scorrere via,

ma il rosso fluido restava sempre a coprirli

macchiando i vestiti, corpi e volti e non si levava,

continuando a fluire dal Toro ribelle, squartato tra i sedili.

Fiumi di rosso continuavano a uscire come soffi di vulcano

schizzando in alto, eruttando fiotti di lava rubino

che colmava gli spalti scendendo in rivoli e torrenti

trascinando nei gorghi e in fondo tutta la folla

che adesso più non rideva del sangue e travolta,

alla fine affondava nella marea rossa spenta di urla,

mentre ormai nel centro dell’arena già colma,

altre mille bocche di sangue si aprivano 

dei mille e mille Tori uccisi nel tempo.

Ma i sogni sono solo sogni 

e tutto questo non accade e non avverrà.

non in questo modo, non in questo tempo almeno.

Tutti i Tori incolpevoli sono morti così, trafitti e smembrati,

uccisi già moribondi e stremati, da spade vigliacche,

uccisi due, tre, cento volte e solo per gioco,

costretti alla rabbia dai giocolieri di morte,

dai mille anni prima e forse ai mille futuri,

finché gli occhi umani avranno piacere 

guardando la morte degli altri.

Ma il diluvio del sangue non è un sogno, né un’illusione

è l’orrenda, continua realtà, in quella ed altre piazze,

così, mentre l’anima dei Tori sale libera nei prati verdi del cielo,

qualcosa davvero affonda 

e si perde per sempre nel sangue delle arene:

sono le anime spente di chi ha soffocato e tolto alla vita il diritto.

Le anime di quelli che hanno goduto vedendo il sangue

sgorgare caldo, fumante, dalle narici e dal corpo generoso,

e alla fine credendo di uscire indenni 

e soddisfatti dall’atroce scena

pronti ad altri giochi di morte e con i loro corpi e vestiti puliti.

Ma le loro anime si sono ormai sporcate, 

risucchiate nei torrenti e nei gorghi dell’infame gioco

e così si avviano, sazi del dolore altrui, 

senza nemmeno capire di aver lasciato forse per sempre, 

le loro spente anime nel sangue dell’arena a imputridire.

Ennio Romano Forina 2018

Archi e Frecce Collaterali

Colpire un bersaglio inanimato ma che rappresenta un vero animale potrebbe essere da molti praticanti di questa disciplina una premessa nell’uso della stessa arma contro animali veri.
E infatti, i social sono pieni di documenti filmati o fotografici, di uccelli e altri animali trafitti da frecce vaganti. Uccisioni collaterali accidentali o atti voluti? Direi ambedue.
Le armi fatte per uccidere prima o poi uccidono.
Non credo che la maggior parte di coloro i quali hanno il culto dell’abilità di colpire un bersaglio, sia così consapevole della differenza che passa tra una raffigurazione e un animale vero.
Può darsi che nei centri sportivi di pratiche venatorie antiche tutti siano estremamente rispettosi del diritto di vivere altrui, ma le armi che offendono non possono essere concettualmente considerate un’innocente “arte” sportiva.
Di sicuro, in assenza di vere leggi efficaci, molti praticanti sono spinti ad usarle per provare la loro onnipotenza. Sport venatori? Perché simulare una cosa che se i nostri progenitori hanno dovuto fare per la sopravvivenza in condizioni estreme, ora non avrebbe e non ha nessun senso?
Come del resto, molte altre cose crudeli e ingiuste che facciamo senza davvero conoscerne le ragioni profonde, attribuendo ad esse dei significati virtuosi fittizi.
E semmai si possa ammettere l’esistenza e la capacità di uso di armi concepite per “difendere” il diritto di esistere di ciascuno di noi, di sicuro l’arco e le frecce sono nella loro concezione esclusivamente armi offensive.
Quindi, perché nobilitare l’uso di armi che colpiscono da lontano e a tradimento, se non per allenare e ammettere una forma concettualmente vile di sussistenza, quando anche di vera sopravvivenza si tratti?.
È una semplice considerazione analitica della soddisfazione che si può ricevere dal colpire un bersaglio lontano, sia che rappresenti una vita o il surrogato di una vita.
Non credo che chi sia attratto dall’acquisire queste abilità si ponga questi quesiti. Più spesso la più apparentemente innocente delle simulazioni può diventare realtà.

Ennio Romano Forina