Chi avrebbe detto che anche per noi
un giorno il sole potesse spegnere i suoi raggi?
E che un invisibile nemico si nascondesse ovunque
per colpirci come noi da sempre
colpiamo gli animali?
Abbiamo sporcato questo mondo
di asfalto, plastica, cemento e sangue,
un gioiello splendente verde e azzurro
ora è solo grigio e rosso, rosso di sangue
un immenso macello,
devastazioni e sconfinate foreste annichilite
e usiamo nomi falsi per nascondere le cose,
siamo sarcofagi viventi, cuori pietrificati, anime vuote
divoratori di corpi morti
appena prima della putrescenza
che le confezioni, i veli di plastica
e allettanti etichette di vivaci colori
rendono accetti, come tutte,
della mente umana le illusioni.
Zampe e cosce di corpi appesi
e animali squartati e fatti a pezzi,
che nei supermercati sembrano allettanti
ma se visti schiacciati sull’asfalto,
con le viscere schizzate dagli addomi
e le mirabili gemme luminose degli occhi
spente e vitree come giada infranta
farebbero nient’altro che ribrezzo,
perché la mente umana guarda,
senza voler vedere quello che è vero
ma solo quello che conviene.
Né la mistificata morte violenta
dell’animale fatto a pezzi nelle confezioni
e sulle tavole imbandite fa ribrezzo,
mentre nel corpo dell’animale ucciso in strada
la morte non si può evitare nella sua brutale essenza,
poiché la mente umana sa che la morte altrui
vuol dire anche la nostra
lo stesso può accadere a noi
e infatti accade spesso,
ma nella morte esposta degli animali uccisi
c’è una scaltra e perversa mistificazione,
diventa cibo, tutta un’altra cosa,
questa è la sola differenza per noi
anche se la morte è sempre morte
e la vita è sempre vita,
non esiste una morte minore di un’altra,
meno brutale, meno crudele e più giusta.
Ma la mente umana ha le vie di conoscenza
occluse da egoismi antichi e senza fine.
Avremmo potuto, dovuto esser diversi,
ne avevamo il potere e la ragione
ma abbiamo fallito nello scopo
di raggiungere una vera evoluzione.
E ora siamo in pochi, con le nostre parole
e le nostre urla aspre di dolore
contro questa realtà orrenda
e noi che amiamo la vita universale
siamo incolpati di essere violenti
proprio da quelli che violentano la vita,
giudicati per le invettive e gli insulti
che non saranno mai duri come l’insulto del loro piombo,
delle loro lame affilate
delle vili frecce vili e delle trappole malefiche
che schiantano ossa e zampe
di animali che già a fatica sopravvivono
nelle poche riserve assediate dalle strade,
dagli incendi e dai veleni,
senza più acqua, senza più rifugi,
trappole orrende nel pensiero e nella mente
che le ha costruite e li imprigionano
fra le ganasce immonde presi nel dolore atroce
senza poter sfuggire, restando increduli da tanta cattiveria
noi che ogni giorno ci crediamo superiori
per aver tolto il fango dalle nostre tane di cemento,
ma il fango sporca solo il corpo e si può lavare via
il sangue invece sporca l’anima per sempre.
Vadano a caccia di immagini di vita con filmati e foto
e noi cambieremo i nostri insulti in lodi.
Si chiama “caccia” per i cacciatori
ma cacciare evoca avventura, sembra quasi bello
loro credono in questo, che lo sia davvero
mentre sono solo predoni,
Come zombi, insensibili questi eroi del nulla,
che si rivestono di gloria e di avventura,
mimetizzati, per celare da sicari un assassinio
colpendo alle spalle o in un agguato,
come se andassero ad affrontar nemici
muniti delle stesse armi in un duello vero.
Nemmeno la vergogna della lotta impari li ferma,
la gloria dei duelli antichi nella loro idiozia,
almeno prevedeva armi leali e pari
questa invece è vile gloria, gloria del nulla
e se ne vantano persino senza pudore di esibir trofei
strappati con l’inganno e la prepotenza,
come se avere un’arma in mano
fosse davvero il segno del coraggio,
il coraggio viene solo dall’arma di un cuore
che ama e non uccide, quello è coraggio vero,
non la canna e il grilletto di un fucile.
E si appostano, nascosti nei cespugli e plagiano
altri animali ingenui come i cani,
sfruttando biecamente la loro innocenza
no, non sono cacciatori è una menzogna
non sono altro che predoni, uccisori,
macellai, è una mestiere non un insulto, vero?
é quel che fanno, dunque è questo il nome vero,
non si dovrebbe chiamare caccia, ma uccisione,
Il fucile e le pallottole sono entrate nella loro mente
sono le zanne predatrici di prede che non servono
ma essi non sono nemmeno predatori,
i predatori veri inseguono la preda per vivere un sol giorno
gli uccisori per passare il tempo e sfogare le loro frustrazioni
questa è la differenza, se anche fossimo noi costretti
dalla forma dei corpi ad esser predatori,
ma non lo siamo e chiunque afferma il contrario
sa senza pudore di mentire.
E le pellicce, di cui tante donne vanno fiere,
proprio loro, vittime da sempre di prepotenze infami
che subiscono la brutalità della predazione dell’uomo
e della prepotenza in mille modi perversi
posano, sorridenti coperte di cadaveri fatti a pezzi
a cui è stato con gli artifici della mistificazione
tolto l’olezzo della morte,
girano in involucri di pelli, senza i corpi degli animali
per coprire altri corpi senza anime.
E sorridono, con quel sorriso sinistro, senza gioia che disgusta,
come il volto e lo sguardo freddo e senza compassione
che ho notato di una star del cinema,
e mi chiedevo perché i suoi occhi erano vitrei e morti
perché conosco lo sguardo freddo di chi muore,
il suo era lo stesso, poi sento che dichiara con vantato orgoglio
di sgozzare agnelli nella sua fattoria con le sue mani
e ho ottenuto insieme la risposta chiara
e la conferma ancora un’altra volta
che dallo sguardo si rivela un’anima se c’è,
solo in quel caso.
Vile, è un insulto? Gli uccisori, i predoni si offendono?
Come possiamo dire allora: duello impari?
Ma se non è nemmeno un duello,
quelli che vengono massacrati per divertimento
sono anime e vite che vivono tranquille,
uccise in agguati e a tradimento,
perché sanno esser felici di essere, fanno famiglie,
si uniscono senza mai tradirsi,
costruiscono il nido o trovano una tana,
fanno le loro prole e ne hanno cura,
come fa qualsiasi altra madre,
ma gli uccisori spezzano l’incanto,
che non sanno provare nelle loro spente e aride famiglie
altrimenti non avrebbero bisogno
di andare a distruggere le vite e le famiglie altrui,
per sentirsi eroi sazi di sangue e della loro gioia.
Sono i Caini, che non sopportano
di Abele la gioia di vivere nel sole e produrre nuova vita
e persino offendono quella libertà di vivere,
per libertà intendono solo la loro,
la libertà di vivere degli altri non importa
e chiamano libertà accettare d’essere uccisi dalla prepotenza,
quello vuol dire esser liberi?
Ma se loro sono liberi e gli altri sono schiavi
chi decide chi debba esser libero e chi schiavo?
Una guerra di secessione umana?
La storia umana è costellata di stragi
decise dai più forti che dicevano sempre
di avere un dio dalla loro parte
e che i deboli e gli sconfitti erano fatti in fondo
per questo, il loro destino era di esser schiavi dei più forti
e dicono di essere per la pace e di amare la natura
che è fatta di vita e l’amano uccidendola
come l’amante che non sa amare uccide
perché in lui o lei non c’è ombra di amore
ma solo invidia dell’amore altrui.
E saremmo noi i violenti?
Io la chiamo prepotenza bruta mi dispiace,
il linguaggio lo so usar bene da sempre
il significato preciso delle parole è micidiale,
perché non ammette scuse e distorsioni
chi usa la violenza, diceva un grande illuminato,
sappia che quella stessa violenza sarà a lui restituita
e la vera violenza verrà anche per loro
sicura nell’ultimo attimo di vita,
cosa si porteranno dietro dunque allora?
Li ucciderà una semplice domanda,
ancora prima della morte stessa
perché si muore tutti prima o poi,
ma il biglietto che serve a continuare il viaggio
può comprarlo solo l’anima che
nelle sue segrete tasche è d’amore piena,
e si chiederanno:
“ Ma cosa ho fatto io in quest’arco di tempo?
Ora che sono giunto al termine delle mie nefaste imprese
e un’altra canna di fucile che non sbaglia mai un colpo
ora punta su me, pronta a sparare e colpirmi senza scampo?
Porterò la pelle del leone ucciso a marcire nella tomba?
La testa del cervo e le sue corna?
Il profitto della tortura immane degli allevamenti?
Hanno mostrato trofei ignobili, pezzi di corpi ai loro amici
che hanno fatto solo finta di ammirare
il loro improbabile coraggio,
semmai invidia, per i trenta denari spesi
concessi ai satrapi della ragion di stato,
che dovrebbero invece salvare e custodire
la preziose forme di vita ereditate
per avere la licenza di spegnere
i cuori pulsanti di selvaggi e esseri viventi
solo per divertimento, un malefico colpo e una nobile
vita è spenta nel sangue e nella polvere.
Per sentirsi onnipotenti nel distruggere null’altro .
Spesso portano i loro cuccioli umani
pensando che l’impressione crudele
valga per essere ammirati e amati
non sono nemmeno sicuri della stima dei loro figli,
mogli, amanti amici,
vogliono farsi ammirare sembrare grandi ai loro occhi.
Miserabili cuori vuoti, anime marce,
non ci sarà nessuna ammirazione, nessun vanto,
nessun orgoglio, solo un arido cuore per i vostri figli
che così non sapranno mai dare carezze, ma solo offese,
quando i potenti fucili prenderanno il posto di un’anima.
I criminali di ogni tipo e luogo che hanno famiglie
e conquistano ricchezze
non capiscono che quelle ricchezze non serviranno a nulla
se condannano i loro amati figli e la discendenza
a vivere in un mondo peggiore dell’inferno
dove ognuno impone la sua forza e non si ferma solo agli animali
un inferno che loro stessi fanno diventare vero
dove altri demoni come loro nel delirio dell’onnipotenza
si faranno vanto di levare ai loro figli la pelle
e di versare il loro sangue
nella perenne umana lotta di competizione,
che sia fatta con le clave, con missili e armi di ogni tipo o sorta
o con il semplice potere del denaro
il culto della prepotenza farà
del loro presunto paradiso in terra
l’inferno, e la loro certa dannazione.
Appendono nelle loro ricche abitazioni
i pezzi e le pelli di cadaveri
salvati con artefici dalla putrefazione
ma la putrefazione dell’azione resta in loro
quella non si può trattare
uccidere è questo; fa putrefare l’anima
e l’olezzo di un’anima putrefatta
è molto più nauseante, orrendo e persistente
di quello di un corpo, quello viene digerito
e presto trasformato in altra vita,
l’anima no, puzza per sempre.
Che strano in questa lingua
non esiste un termine preciso per definire
chi non combatte ad armi pari
vile non è la stessa cosa, vile è colui che scappa
non chi tende un agguato
come si dovrebbe chiamare allora “carneficiatore”?
mi sembra che non funzioni,
certo, la viltà è implicita nel colpire alle spalle e di nascosto,
poiché chi si nasconde mentre uccide
a distanza è sempre vile,
si può nascondere dietro la canna di un fucile
con arco e frecce o una balestra è viltà lo stesso,
quindi non serve una parola nuova, “vile” va bene.
E quindi loro si lamentano dei nostri insulti
mentre insultano a morte i nostri sentimenti
e ci costringono ad assistere
senza poter far nulla, inermi all’atroce sofferenza
per la vita che amiamo davanti ai nostri occhi
distrutta, umiliata, squarciata,
e si vantano persino di questa loro libertà,
di privare brutalmente noi dei nostri fratelli
e noi non dovremmo nemmeno piangerli e stare zitti?
Ma se non usiamo le parole
come lo fermiamo il loro piombo?
Con le preghiere agli dei che voi dite sempre
sono dalla vostra parte, la parte umana?.
Sapendo che fanno sanguinare i nostri cuori
che feriscono insieme a tutti quelli degli animali uccisi.
Noi invece del piombo usiamo le parole
che gridano forte di dolore
nella nostra libertà siamo fratelli degli esseri viventi
ma i predatori sentono il diritto di togliere
a noi il diritto di essere fratelli e sorelle
a quelli a cui loro vogliono
spezzar le ossa e togliere le viscere e la pelle
e dobbiamo accettare questo come un ipocrita
esercizio di libertà, mentre è un sopruso?
C’è qualcosa che non quadra.
Lo stesso vale per chi toglie la libertà e la vita
e tortura nella prigionia infame
altri esseri viventi per decorare la propria pelle
e gli abiti di sofferenza e morte,
donne vane, deboli pensanti, cuori di stoffa,
che indossano sorridendo orgogliose le pellicce donate
riflettano sul fatto che se un uomo
per farsi amare regala una pelliccia,
vuol dire che non sente e non ha veri sentimenti
e se non ha compassione per il cuore dell’essere vivente
a cui indifferente ha strappato la vita
poi non l’avrà nemmeno per loro
quando la bellezza sarà sbiadita
e una pelliccia addosso di certo non le farà
restare belle anzi, accentuerà la differenza.
Quante donne venali, che superata la bellezza antica,
si vestono invano con gli orpelli della morte,
ma quando non saranno più belle come prima,
non sarà certo il pelo folto della sofferenza
a restituir loro il fascino perduto,
saranno solo goffe, ridicole, squallide e pietose,
mentre sarebbero sempre luminose e belle,
indossando l’immortale bellezza della compassione,
dell’anima ricca di sentimenti ed emozioni
quella bellezza non si sciupa mai,
e allora sì, degne d’essere amate senza fine
dagli uomini migliori in ogni loro età,
non dai bastardi che le tratteranno
con uguale indifferenza con cui hanno ignorato
il dolore della tortura e della morte,
la pelliccia varrà più del loro viso senz’anima
e del loro sguardo perso e folle
persa l’illusione che quello fosse amore
ma non ama mai chi non sente compassione
è solo falso amore se include il costo del disprezzo
per la vita di un essere vivente,
quando per loro sarà opportuno
le metteranno nella spazzatura dei ricordi
per cercare altra carne senz’anima più fresca
a cui regalare un’altra pelle di dolore intrisa.
Ed ora un diverso cacciatore irride
alle potenti armi che abbiamo costruito,
ci insegna che le ambiziose torri dell’orgoglio umano,
che le potenti armi e la nostra prepotenza,
non servono a nulla contro l’intelligenza della vita,
a cui dovremmo essere grati invece
di rapinarla di altra vita insoddisfatti,
perché non sappiamo vivere la nostra.
L’intelligenza che ha consegnato gli strumenti
per costruire nuove realtà buone per tutti,
ma non per essere tiranni, dominare
e opprimere e sopprimere libertà e vite a piacer nostro,
forse ora ne verremo fuori senza imparare nulla
la pandemia passerà, come una lezione inascoltata,
la memoria corta degli umani li porterà a divorare
tutto ciò a cui hanno dovuto per poco tempo rinunciare
e il circolo vizioso si chiuderà fuori del pericolo per noi
ma pesando ancora più sugli animali,
nel veleno delle stesse coscienze ancora addormentate.
Ma il circolo vizioso è una via folle e senza sbocco,
alla fine c’è solo un precipizio e la dissoluzione
l’anima è come un drone, che elevandosi al di sopra
della follia umana, vede chiaramente
ciò che la vista corta impedisce di vedere
quello che è in fondo alla direzione scelta
ma per vedere questo occorre
un’anima in grado di volare.
Insieme alle nuvole nel cielo
veleggiano anime vaporose di cangianti piume
bagnandosi di sole e fresca brezza
come punte di frecce composte da cuori palpitanti
ma non è il vento a spingerle come le nuvole sospese
che scivolano senza fatica nei fluidi sentieri aerei,
a far navigare decise queste ali piumate nella tersa aria
è la loro gioia di esser vive e avere una direzione,
trasmigrare, sfuggendo l’asprezza degli inverni
per nutrirsi e diventare forti
per la rinascita in una nuova stagione,
anime che volano alte con un cuore
che serba la memoria delle altezze
e negli occhi orizzonti lontani ma sicuri,
esse volano sì, ma con grande fatica,
le loro ali sfidano il peso e la distanza,
solo i loro generosi cuori danno a queste ali
l’incredibile forza che serve per solcare i cieli,
esse non sono come nuvole impalpabili e leggere,
devono contare solo su se stesse
e sul loro indomabile volere
e sulla scia dei turbini di altre ali sorelle
volando insieme in un vascello fatto d’aria
per compiere l’aspra e faticosa traversata
spinte da quell’unica energia d’amore
che unisce tutti gli esseri viventi.
Ma al suolo, nascosti fra infide rocce,
si celano due occhi di rosso sangue pieni
e insieme ad essi, altri due neri occhi vuoti
che contengono null’altro che la morte.
I primi due sono occhi umani,
che erano fatti un tempo per provare meraviglia,
invece sono così pieni di vuoto e torbidi pensieri
che da essi l’anima, nauseata, è già scappata via
cacciata dai dèmoni della predazione
per il sadico sapore dell’onnipotenza,
gli altri due neri e torvi occhi invece,
sono i fori delle canne del fucile
puntati per lacerare e offendere quel cielo,
al cui interno altri demoni predoni alloggiano
pronti ad uscir fuori veloci e a dispensare morte.
Ecco, questo è il tradimento del dono a noi concesso;
un’evoluzione oltre la crudeltà della sopravvivenza
e degli equilibri resi dalla predazione,
noi siamo diventati invece più crudeli
della crudeltà stessa e del suo nome
e senza una ragione vera,
se non l’illusione di colmare il deserto dell’amore
l’alcova vuota di un’anima ormai morta,
la droga del piacere di distruggere la vita.
La crudeltà che si unisce al profitto e al divertimento
si chiama solo sadismo e perversione
è questo dunque il vero volto umano
di quella che mentendo, solo per noi chiamiamo:
superiore evoluzione.
Ennio Romano Forina