Ci sarà un solo modo per sapere se l’amore che ha riempito i vostri cuori di gioia e poi di sofferenza e di nuovo, per più volte forse, di altra gioia e di altra sofferenza, sia stato amore vero. Perché alla fine non resta nulla, resta solo l’Amore, se è stato vero. L’Amore regalato.
Ennio Romano Forina
Month: July 2020
L’Invenzione della Rotella
Di idee e realizzazioni demenziali da parte di questo genere umano, così dotato di superiore intelligenza, se ne sono viste davvero tante. Le vestigia della vanagloria, della presunzione e della follia, ancora sempre ammirate e lodate da tutti quelli che non si soffermano mai a riflettere minimamente di quali sacrifici e sperperi di vite, di animali, di alberi e umane, abbiano causato per soddisfare la presunzione e l’idiozia di fantocci elevati dall’ignoranza popolare al rango di semidei, vicari e tramiti di altre improbabili divinità.
Ma ancora di più, abbiamo visto le idee demenziali di questi ultimi secoli, assumere sembianze di mostruosa idiozia, inutilità e persino dannosità. Sono demenziali le piramidi, monumenti che per essere realizzati hanno letteralmente rapinato l’anima, la mente e i corpi di centinaia di migliaia di esseri viventi, è demenziale il Colosseo, sono demenziali gli obelischi è demenziale la torre Eiffel, o il Taj Mahal, e tanti altri enormi monumenti inneggianti alla transeunte gloria umana. Sono demenziali i grattacieli attuali alti quasi un chilometro, come erano demenziali i faccioni di pietra dell’isola di Pasqua, per citare solo alcune delle innumerevoli imprese tecnologiche perfettamente inutili, è demenziale l’energia nucleare per fissione, spesso sono demenziali le dighe, che uccidono i fiumi e le terre da essi irrigate, devastano e e generano deserti laddove vi erano splendidi ecosistemi, per citare solo alcuni casi maggiori, ma ve ne sono infiniti altri, per così dire, minori. Cosa può essere più demenziale della soppressione delle foreste? E sono demenziali le reti da pesca a strascico lunghe decine di chilometri, demenziale è la bomba atomica, per quanto paradossalmente abbia salvato il mondo più volte da una terza guerra mondiale che nessuno poteva vincere.
Demenziali infatti sono le armi, la caccia è demenziale nella sua inutile brutalità che evidenzia se ve ne fosse bisogno, di quanto perfida possa essere questa umanità. Demenziali sono i SUV, veicoli del tutto sbagliati nella realtà di movimento attuale, è demenziale l’uso spregiudicato, incontrollato della plastica, per farne oggetti senza utilità e per le confezioni di quasi tutto ciò che si produce tanto da usare una quantità di materiali plastici ben maggiore per le confezioni che per i prodotti stessi. Ed è demenziale l’ossessione della ricerca della pulizia più asettica nelle case e dei corpi, ma al prezzo di inquinare sempre di più il mondo, tanto che si può con sicurezza affermare che quanto più ripuliamo i nostri corpi all’esterno, tanto più li sporchiamo all’interno, poiché tutto ci ritorna e ci penetra inesorabilmente, dall’aria che respiriamo, nell’acqua, e nei cibi.
I casi citabili sono infiniti ed infiniti sono i danni che arrecano direttamente e indirettamente a tutti gli ecosistemi e agli equilibri naturali e di conseguenza a noi stessi. Ma il problema della demenza umana si decuplica quando si manifesta per “imposizione” sui popoli che hanno da sempre dimostrato di ragionare per mezzo della pancia e non della parte più sensibile della mente e non disdegnano di essere dominati e controllati, purché ricevano gli intrattenimenti per colmare gli spazi vuoti delle loro vite.
Di imposizioni ne vediamo di tutti i tipi e di tutte le entità ad impatto vario su questo pianeta, ma questo è un argomento attuale e mistificato dai furbi controllori del mondo di sempre che merita un esame speciale in un mia altra riflessione. Mentre questa che sto scrivendo gira attorno all’ultima idea bislacca scoccata dalle geniali meningi di questa attuale classe dirigente. Dopo il reddito di cittadinanza, collegato alla ricerca del lavoro a disoccupati, gestita da disoccupati che non erano mai riusciti a trovare lavoro per sé stessi, ai quali si è demandato il compito di trovare lavoro per altri disoccupati, (generando di fatto la costituzione di un altro enorme baraccone di gestione e controllo, costoso e quasi totalmente improduttivo), quando sarebbe stato più semplice e utile provvedere un minimo di reddito agli indigenti, che di per sé avrebbe costituito una condizione favorevole, una piattaforma da cui partire alla ricerca di lavoro secondo le proprie capacità, attitudini e voglia di intraprendere. Dopo le lotterie, connesse agli scontrini di acquisto, per un popolo come quello italiano che già sperpera enormi e preziosissime quantità di tempo e soldi nelle lotterie istituzionali tradizionali, vessato, soffocato da una intricata burocrazia che divora notevoli porzioni di tempo e di vita, nel paese in cui se non si tassa ancora l’aria che si respira, si tassa da sempre l’ingenua speranza di vincere grandi somme e che continua stupidamente a esaltarsi per la vittoria esagerata di un singolo, basata e a spese sul conseguente maggiore impoverimento in denaro e anima di altri milioni, che gettano i pochi soldi che hanno nella spazzatura delle lotterie di ogni tipo, quando semmai sarebbe più saggio stabilire premi più bassi e molto più numerosi, tali da costituire incentivi a delle necessità insoddisfatte, alla produttività, alla creazione di piccole nuove imprese o all’ampliamento di quelle più piccole esistenti o al semplice maggior consumo di prodotti in generale, poiché l’eventuale vincitore di una somma enorme utilizzerà quei soldi in modi ben diversi, egoistici e secondo me, difficilmente utili al comune benessere e ad un dinamismo benefico del sistema capitalistico interno. Sono prive di senso le proposte di chiusura degli esercizi commerciali nei giorni festivi, pensando di fare il favore agli impiegati come al resto del popolo di potersi riposare passeggiando tra le squallide saracinesche chiuse e i cassonetti smembrati e stracolmi di immondizia, mentre potrebbero riposarsi lo stesso consentendo un “turn over” tra impiegati feriali e impiegati festivi, mantenendo così attivo il ciclo economico basato sul consumo e al tempo stesso creando più possibilità di lavoro per altri, poiché questa economia si regge sui parametri della produzione e del consumo e se si volesse cambiare questa realtà ci vorrebbe un salto evolutivo di immane portata, impensabile con i cervelli dirigenti globali e il livello intellettivo dei popoli di questa era. È ripugnante l’auspicato ritorno ai mistificati “valori” di un passato regolato da oscurantismo religioso e costumi basati su famiglie di stampo patriarcale prepotentemente imposti, dove di fatto non esisteva la parità di genere, una sorta di neo patriarcato, che vedrebbe la donna di nuovo relegata devotamente alla cura della prole, allo stiramento di camicie e mutande per la famiglia e per l’amato sposo, senza una labile possibilità di poter aprire le pagine di un libro e avere tempo restante sufficiente a curare sé stessa e la propria anima, come è evidente nel racconto storico e ovviamente anche nella cronaca di persistente attualità.
SCUOLA A ROTELLE E ALTRE STORIE Gli ormai famosi banchi a rotelle, costati a quanto sembra 461 milioni, sono evocati spesso da molti come una inopportuna e tutt’altro che prioritaria spesa relativa alla istituzione scolastica. Tuttavia le critiche mosse dagli esponenti di diverse aree politiche e intellettuali sono generiche,vaghe, riferiscono di ritardi nei tempi di consegna ad esempio ma non riguardano l’effettiva necessità di preferire le rotelle alle più semplici e meno costose gambe fisse dei banchi scolastici normali. Chissà in quale recondita area della mente dell’esecutivo si è sviluppata l’idea che le ruote possano contrastare la diffusione di un virus e al contempo forse, dare un impulso alla capacità di apprendimento. In un paese già così complicato che non sa essere frugale e spartano, sopratutto nel fronteggiare una crisi di tale portata, vera, falsa, verosimile e amplificata che sia, invece di semplificare e spendere meno e per cose che servono realmente, si pensa a come impiegare soldi in cose del tutto inutili e molto impegnative da mantenere efficienti. Dopo aver attentamente esaminato queste meraviglie tecnologiche mi sono posto le seguenti domande; cosa hanno a che vedere le ruote con il contrasto all’epidemia? Premetto che io non considero nemmeno l’invenzione della ruota, – una delle più celebrate vittorie dell’ingegno umano – come il risultato di una vera intelligenza visionaria, al contrario, vorrei che tutti riflettessero sul fatto che nel corso della sua evoluzione incontrollata e incontenibile, la ruota è stata una delle più nefaste invenzioni umane. Dalla fucina dell’inferno il demone della ruota ha promesso ed ha dato una effettiva onnipotenza, ma in cambio ha chiesto il corpo e l’anima di questo mondo, poiché la ruota è solo il coperchio della pentola demoniaca dentro cui si celavano tutte i conseguenti effetti collaterali derivanti dall’uso di tale “mirabile” invenzione. La ruota è una divoratrice di spazi vitali,ha bisogno di strade su cui correre ed esige motori ed energia, che rappresentano l’altissimo prezzo derivato dal suo utilizzo. Poteva essere una invenzione benefica, se fossimo stati misurati ed equilibrati nel suo uso, ma questa non è la sostanza di cui è fatta questa specie, che non conosce e non pone limiti alla propria insaziabile ingordigia. Se fossimo adesso e se fossimo mai stati in grado di rispettare gli equilibri e contenere le nostre pretese certo, ma noi non rispettiamo nulla, nemmeno gli “altri” noi stessi, nemmeno all’interno della specie. Va da sé che l’infezione causata dalla ruota è ormai un cancro allo stadio ultimo di metastasi che sta divorando spazi ed esistenze e che alla fine non ci lascerà indenni dalla inevitabile necrosi. Ho sentito molte critiche da più parti per il tempo sprecato a parlare di banchi a rotelle mentre si doveva pensare a intervenire sui trasporti e a rinforzare il sistema sanitario con mezzi e personali in vista dell’autunno, ma non ho sentito nessuno chiedere specifiche ragioni che spiegassero la logica delle rotelle con l’epidemia. Per quanti sforzi abbia fatto di decifrare queste ragioni non ne ho trovata una valida e posso fare invece un lungo elenco di ragioni di segno opposto. È sufficiente una veloce visualizzazione del marchingegno in questione per rilevare una serie di fattori negativi e controproducenti, sia allo studio, che al problema del distanziamento dinamico. Prendiamo l’aspetto ecologico per prima cosa, ogni banchetto così concepito è costituito da almeno il triplo in più della plastica eventualmente necessaria per un normale tavolino, le cui gambe possono essere in ecologico metallo e semmai solo il ripiano laminato di plastica. In quanto a ergonomia, mi sembra un tipo di sedia che costringe a torture acrobatiche piuttosto che a fornire migliore comodità invitante alla concentrazione e allo studio, ancora di più perché il ripiano è troppo piccolo, considerando che quando si scrive a mano, le braccia devono potersi muovere in estensione ed assumere varie posizioni che sul banchetto sono impossibili e se pensiamo che possa essere confortevole stare seduti su questi sgabelli che non consentono movimenti, imprigionati fra il sedile e l’asta del ripiano per 5 ore e più di studio siamo davvero alla follia, uno studente non può appoggiarsi variando la posizione come si può fare su un tavolino normale. No, è obbligato a stare in quell’unica rigida posizione verticale con i piedi forse penzoloni o sempre raccolti, senza poter nemmeno distendere le gambe. Spazio insufficiente anche per poggiare più di un libro o un semplice quaderno o blocco notes, per un eventuale computer. Anche penne e matite sono probabilmente a rischio costante di caduta libera mentre la raccolta di altri libri contenuti nello zainetto poggiato a terra costringe gli studenti a compiere ardue e pericolose contorsioni per poterli sfilare come si è obbligati a fare sui sedili degli aerei. Può darsi che la glorificazione e la costituzione in casta intoccabile della gioventù, avvenuta in questi ultimi decenni, credo dal 68 in poi…sia arrivata a livelli parossistici di espressione, tali da far pensare che i giovani, lusingati e adorati rampolli di questa società e dai loro genitori a cui fanno fare attività fisica di tutti i tipi molto impegnative per la gloria dello sport, non siano in grado di spostare con i loro giovani e iper-allenati muscoli, dei semplici banchetti scolastici e le relative sedie? Vogliamo risparmiare loro questa tremenda, stressante fatica ulteriore, oltre a quella terribile di studiare? È prevedibile peraltro, che i nostri gioviali studenti stanchi di stare seduti su queste monoposto, trasformeranno facilmente le aule in spazi di autoscontro, come quelli dei parchi di divertimento. Ma ancor di più è evidente che le ruote a differenza delle gambe, si sporcano facilmente e raccolgono di tutto, sporcizia, polvere e capelli difficilissimi da pulire e sono di fatto un pericoloso ricettacolo di virus e batteri, le ruote vanno smontate completamente altrimenti è impossibile pulirle, con impiego di grande fatica e grandi quantità di tempo per renderle operanti. E dunque, chi avrà l’onere di questo pesante compito periodico? Serviranno altri posti di lavoro inutili e improduttivi Invece di assumere personale per gestire i tesori dell’arte e tenere i musei più aperti e più facili da visitare? Sarà necessario assumere persone addette all’inevitabile pulizia delle rotelle almeno una volta al mese, con un ulteriore aggravio di spesa di gestione delle aule, a meno di demandare la pulizia delle ruote agli alunni stessi o ai loro genitori, “Horribile dictu!”. Ma anche i denigratori di questi banchi rilevano il ritardo di consegna e non la loro effettiva utilità ed è questo che ancora di più dovrebbe farci preoccupare. Roma è disseminata di monopattini inutilizzati e sporchi che certamente non sono utili a persone che hanno borse o persone non più giovani, penso che le batterie si scarichino anche da fermi come avviene per le auto, spreco di energia elettrica quindi, senza contare il costo elevato dell’uso. Mi stupisco, perché si parla di trovare risorse e impiegare bene quelle che si hanno, ma in realtà non mi stupisco più, da molto tempo. Sento gli imbonitori della politica, dei media, e della scienza, che ripetono la stessa litania di sempre, gridata, indignata, appena sussurrata, o rispondono attraverso sorrisi sardonici e sguardi rifiutati, parole vaghe e vuote, stereotipi sprezzanti e risolini di supponenza vari come sempre. “Bisogna fare, si deve cambiare, si deve ridurre, si deve …si deve, si deve…Ma quel “si deve” è letale per molte persone reali, ha devastato e anche distrutto più esistenze di quante possiamo immaginare. Tuttavia loro sorridono…non so perché sorridono, oppure sì, lo so da sempre. Forse però, la geniale intuizione di mancanza di rotelle in questa realtà italica non è sbagliata; le rotelle ci vogliono davvero… peccato però che non le si vogliano mettere al posto giusto, cioè in testa e non sotto il culo.Ennio Romano Forina – Estate 2020
3Eda Quaglio, Silvana Carvelli e 1 altra personaCondivisioni: 2Mi piaceCommentaCondividi
Meditando L’Amore in Estate
Perché scrivo spesso versi d’Amore?
Perché l’Amore è la ragione di tutto ciò che esiste,
non vi è azione che non sia da un impulso d’amore generata,
ed ogni essere vivente è inesorabilmente immerso
nel fluire di questa energia universale,
che al tempo stesso lega e libera le anime
nell’infinito divenire di gesti creativi,
tanti quante sono nel firmamento le creative stelle.
Ma non è da tutti saper amare,
vuol dire conoscere un’altra anima
che schiude le sue ali per alzarsi in volo
ed avere ali altrettanto forti da poter affiancarsi a lei
nel temerario viaggio dell’amore,
il più difficile e aspro viaggio che vi sia.
Vuol dire aver nostalgia della sua essenza,
attraversare i confini del suo vibrante impero,
ma non si può conoscere l’anima di sentimenti piena
con l’anima nuda e senza nutrimento,
nelle unioni di ogni tempo antiche e nuove,
si offrivano doni e beni a garanzia
della sussistenza di una famiglia,
lo fanno tutti gli esseri viventi,
ma gli animali nella loro cristallina essenza,
donano i loro corpi e anime insieme alla compagna
senza esitazione, non così fanno gli umani,
che si presentano impreparati all’appuntamento dell’amore
pensando di aver trovato nella persona amata
la ricchezza, la fonte stessa dell’amore,
per colmare ciò che a loro manca.
Ma non potranno mai dissetarsi dell’anima altrui,
non potranno mai rapirne l’energia vitale
perché le due anime per poter amarsi
devono già essere piene di diverse forme
della stessa sostanza d’amore,
sì da poter di una stessa energia vibrare
ed essere infine a quella eternamente avvinte.
E questo vale per ogni forma vivente
che proprio di questo Amore vive e si nutre
o non sarebbe viva e vera.
Allora, se si è dotati di energia d’amore,
si può iniziare il viaggio
della conoscenza vera di un’anima libera
volando insieme a lei
come fanno gli uccelli nelle migrazioni,
sapere quando assecondare la sua indole
sapere quando è necessario tenerla stretta,
ma non per trattenerla,
solo per impedire che si faccia male a volte,
volando troppo in alto.
Serve coprirla di tenerezze e di sorprese,
serve essere sempre presenti
e quando occorre, allontanarsi da lei.
Come una pianta, ella ti dice quando ha sete,
allora dissetarla nel modo giusto quanto lei vuole,
capire quando serve calore e sicurezza,
serve proteggerla, aver cura di lei, farle dimenticare le ferite,
serve toccarla con mani d’artista, di poeta e mani d’eroe,
serve sfiorarla con i versi del cuore e della mente,
serve rassicurarla con parole giuste e forti,
serve prenderla per mano se è smarrita,
e condurla nella tua certa direzione,
ma serve lasciarla che sia forte per sé stessa.
Di un impetuoso amante serve il fuoco e la passione
e le serve il fascino dell’intelletto che va oltre,
serve farla ridere, stuzzicare, provocare,
giocare, eccitare, incuriosire,
lasciarla nascondersi nell’ombra
e splendere nella luce del suo sole quando vuole.
Guardare il rosso dei tramonti con i suoi occhi e non i tuoi,
accettare i suoi momenti oscuri come si accetta il calar del sole,
il buio della notte e la tempesta e il desiderio di isolarsi e di star sola,
ed in te per una rinata vita voler crederti una stella,
un faro da seguire, un rifugio e una dimora per riposare.
Ma se non sei pronto per affrontare tutto questo,
se pensi che il suo sorriso, i cuori e i “ti amo” che ti ha detto
e da te fidandosi, continuamente vuol sentire,
ma se pensi che il suo amore sia la meta dei tuoi desideri esauditi,
sbagli, lei non è una tua conquista, né lo sarà mai,
lei vuole un cuore vero e sicuro e forti mani ma dal delicato tocco,
che la tengano stretta senza farla prigioniera,
per l’inizio di un viaggio aspro e senza fine
che metterà alla prova ciò che credi di sentire.
Come una madre vera più di sé stessa ama la sua prole
per poi lasciarla andare nel tempo del suo volo,
così un uomo deve amare colei
che come compagno lo ha pensato e scelto,
più di sé stesso dunque amarla e per far questo
tu non puoi, non devi dipendere da lei,
ma esser vero e crescere da solo,
essere ricco di sensi generosi e dedizione.
Lei sarà mutevole, anche più del vento, sarà nervosa a volte,
elettrica e scostante, ci sarà la pioggia e il temporale,
ti chiederà la luna un giorno solo per metterti alla prova,
incomprensioni e lacrime, nell’indolenza di un amore stanco,
solo l’impeto del coraggio e della convinzione
lascia entrare del Sole il fuoco e i luminosi raggi.
Ma se non hai questo in te e se hai paura,
non sei degno dell’impegno che ti attende,
se sei uno che si offende non puoi stare con lei,
perché lei ti offenderà sempre, è la sua natura
e se non sei paziente e tollerante,
perché lei abuserà anche della comprensione
e metterà a dura prova la tua pazienza
sfidando la tua volontà fino all’estremo,
solo per sapere se il tuo amore è vero
e quando sarà certa del tuo amore,
vorrà andar via correndo e lontano da te,
perché una donna vera
non vuole mai perdersi nella nebbia,
ma ama il mistero.
Ella ha paura, al tempo stesso,
d’esser certa e di restare
nella certezza prigioniera.
Ennio Romano Forina
Noi per la Vita e per l’Amore della Vita
Vorrei una volta per tutte esporre le ragioni per cui ritengo che il puntuale intervento critico di alcuni, ogni volta che si denunciano gli orrendi trattamenti di animali che altre culture attuano, non solo è controproducente ma anche nocivo alla causa per la quale noi tutti comunque siamo impegnati sinceramente e generosamente.
E spiego perché; dal momento che la globalizzazione ha aperto le frontiere al libero scambio delle merci, ogni paese ha interesse a vendere ciò che produce o meglio rapina dalle “risorse” naturali così come le chiamano i governi di tutto il mondo.
In virtù di questa scellerata idea della globalità incontrollata della rapina, dello sfruttamento senza limiti e offerta sui mercati mondiali dei prodotti viventi, si sono anche maggiormente aperte le cortine dietro cui si nascondevano le modalità più cruente e perverse nelle quali la depredazione e disprezzo del mondo vivente viene attuata da tutti in modi diversi.
Quindi ora abbiamo molte evidenze degli orrori globali, filmati, foto, reportage, persino degli stessi carnefici di vari paesi che sono orgogliosi di mettere in mostra le loro azioni infami, con l’intento, nel loro parossismo di ebbrezza sadica, di torturare non solo gli animali loro vittime, ma anche noi che li consideriamo uguali, fratelli e sorelle.
Ve ne sarete certamente accorti, che loro non si vergognano affatto delle torture che infliggono e dei modi orrendi in cui li trattano prima di ucciderli, per profitto, per rituali, per trofei e per il semplice sadico delirio di onnipotenza di distruggere. Cito uno dei miei aforismi a proposito. “Gli animali non sarebbero mai stati trattati come bestie, se la bestia umana non avesse inventato questo tipo di trattamento”.
Dunque, loro che sono la maggioranza dei popoli umani di questo pianeta, non hanno scrupoli, non hanno compassione e non hanno anima, ma purtroppo hanno le leggi che proteggono i loro costumi e le loro attività, perché il profitto viene sopra qualunque senso di etica e giustizia.
Da questo si può capire che l’unico modo che noi abbiamo di contrapporci e arginare gli orrori, sia di “sanzionare” i mercati di tutti quei quei paesi che mostrano indifferenza e pervicace volontà di continuare le loro pratiche orrende. Quindi le nostre direttive dovrebbero essere, crescere numericamente, essere coesi sui principi di base e far sapere ad ogni paese che mostra le peggiori insensibilità e crudeltà che noi eviteremo il più possibile di comprare i loro prodotti e di visitare quei paesi, compreso il nostro.
Di volta in volta, possiamo focalizzare l’attenzione sui massacri delle balene, sulle corride, sulle torture e uccisioni rituali, per religione o per tradizioni, sugli allevamenti intensivi peggiori, sulla caccia ai trofei africani, sui massacri della vivisezione e su quelli delle medicine che sterminano animali persino in via di estinzione nella ottusa convinzione che alcune parti dei loro corpi abbiano capacità che esaltano le prestazioni sessuali o altro.
Potremmo elencare per settimane l’elenco di tutte le arbitrarie e abusive motivazioni che in un modo o in un altro rendono gli animali vittime sacrificali dell’idiozia, della crudeltà e della voracità incontenibile umana e non sarebbe che una piccola parte.
Quindi, amiche e amici se noi, ogni volta che un fatto viene evidenziato maggiormente da qualche parte del mondo, reagiamo confrontando quello che fanno anche gli altri e noi stessi agli animali, invalidiamo gravemente qualsiasi nostra efficace reazione. Poiché loro vedendoci coprire il capo di cenere per i nostri delitti si sentiranno ancora di più autorizzati a perpetrare i loro.
Il ragionamento nelle loro misere menti è quello di stare certi e tranquilli che tanto possono continuare a imprigionare animali dotati di pelliccia in gabbie orrende e al freddo per molto tempo, di ucciderli a bastonate o fulminati, o di farli dissanguare mentre li scuoiano e li bolliscono ancora vivi o gli fanno produrre adrenalina puntando fiamme ossidriche sui loro genitali. Sono zombi, cadaveri viventi, vampiri che hanno bisogno dell’adrenalina degli animali poiché loro non sentono più nulla a causa della decomposizione dei loro sensi.
Voi conoscete tutte queste cose, conoscete il festival dei massacri di delfini in Giappone, conoscete le stragi per decapitazione di capre mucche e altri animali per ingraziarsi le loro supposte divinità. Conoscete i mille e mille Yulin di tutto il mondo, delle corride, dei safari, dei tori tormentati dalle folle prima di essere uccisi, di quello sport dell’uccisione che viene eufemisticamente chiamato “caccia”.
Da poco tempo, abbiamo imparato ad amare di nuovo animali che i papi di alcuni secoli fa, ottusi e criminali, usurpatori di un messaggio di bontà che non riuscivano nemmeno a comprendere, avevano condannato i gatti alle più atroci sofferenze condannando allo stesso tempo anche le popolazioni umane alle immani sofferenze delle pestilenze, ma è solo l’altro ieri in termini epocali, solo l’altro ieri si pensava che nelle mura dei nuovi palazzi romani si dovesse mettere un gatto vivo per scongiurare chissà quale male. L’elenco di tutte le nostre nefandezze demoniache è interminabile.
Per questo, faccio un vivo appello a tutti di non perderci in inutili e deleterie confrontazioni cavillose fra noi che hanno solo il risultato di indebolire la sostanza del nostro impegno; agiamo come un unico fronte, salviamo quelle consapevolezze e nuovi sentimenti che nel mondo occidentale almeno in questi ultimi anni sono prevalsi.
Ricordo che nel mio primo viaggio in America come altrove in occidente nel 1975 i gatti stavano nei boschi sopratutto o nelle periferie, non nelle case delle persone, in pochi decenni gatti, cani e altri animali hanno ottenuto uno stato effettivo di componenti familiari, cioè persone. Trent’anni fa nel quartiere in cui vivo a Roma, i gatti li avvelenavano. Ricordo la mia prima riunione di condominio mi dissero che siccome io ero intelligente avrei dovuto sbarazzarmi dei gatti che avevo accolto e tutelavo nel giardino, e che loro mi davano la magnanima opportunità di sbarazzarmene altrimenti li avrebbero avvelenati. Replicai con calma e fermezza che li avrei denunciati tutti. E ritirarono la minaccia, ma in pochi anni, molte altre persone che vedevano i miei gatti interagire affettuosamente, aspettarmi la sera e riconoscere anche da lontano la mia macchina cominciarono ad essere contagiati e in poco tempo ho visto nascere diverse colonie feline protette ancora esistenti e attive oggi. Le cose possono cambiare, serve far vedere gli orrori ma serve anche usare la logica e stimolare le buone emozioni.
È un primo passo che dobbiamo difendere a tutti i costi e utilizzare anzi come esempio per ottenere la stessa considerazione per gli altri animali, evidenze incontestabili che possono generare un effetto domino che si riversi beneficamente su tutto ciò che vive, animali e piante. Dobbiamo altresì puntare sull’angoscia esistenziale di questo umano genere, sempre più arido, sempre più marcio, sempre più insoddisfatto e perso, sempre più violento, vorace e nichilista.
Gli animali sono come le stelle, senza di loro la follia totale dilagherebbe nel mondo, essi con la loro sincerità e innocenza, con la loro frugalità ed essenzialità, ci indicano come dovremmo essere, così come le stelle ci indicano dove siamo e dove dovremmo andare.
Ennio Romano Forina – Giugno, 2020