Vorrei una volta per tutte esporre le ragioni per cui ritengo che il puntuale intervento critico di alcuni, ogni volta che si denunciano gli orrendi trattamenti di animali che altre culture attuano, non solo è controproducente ma anche nocivo alla causa per la quale noi tutti comunque siamo impegnati sinceramente e generosamente.
E spiego perché; dal momento che la globalizzazione ha aperto le frontiere al libero scambio delle merci, ogni paese ha interesse a vendere ciò che produce o meglio rapina dalle “risorse” naturali così come le chiamano i governi di tutto il mondo.
In virtù di questa scellerata idea della globalità incontrollata della rapina, dello sfruttamento senza limiti e offerta sui mercati mondiali dei prodotti viventi, si sono anche maggiormente aperte le cortine dietro cui si nascondevano le modalità più cruente e perverse nelle quali la depredazione e disprezzo del mondo vivente viene attuata da tutti in modi diversi.
Quindi ora abbiamo molte evidenze degli orrori globali, filmati, foto, reportage, persino degli stessi carnefici di vari paesi che sono orgogliosi di mettere in mostra le loro azioni infami, con l’intento, nel loro parossismo di ebbrezza sadica, di torturare non solo gli animali loro vittime, ma anche noi che li consideriamo uguali, fratelli e sorelle.
Ve ne sarete certamente accorti, che loro non si vergognano affatto delle torture che infliggono e dei modi orrendi in cui li trattano prima di ucciderli, per profitto, per rituali, per trofei e per il semplice sadico delirio di onnipotenza di distruggere. Cito uno dei miei aforismi a proposito. “Gli animali non sarebbero mai stati trattati come bestie, se la bestia umana non avesse inventato questo tipo di trattamento”.
Dunque, loro che sono la maggioranza dei popoli umani di questo pianeta, non hanno scrupoli, non hanno compassione e non hanno anima, ma purtroppo hanno le leggi che proteggono i loro costumi e le loro attività, perché il profitto viene sopra qualunque senso di etica e giustizia.
Da questo si può capire che l’unico modo che noi abbiamo di contrapporci e arginare gli orrori, sia di “sanzionare” i mercati di tutti quei quei paesi che mostrano indifferenza e pervicace volontà di continuare le loro pratiche orrende. Quindi le nostre direttive dovrebbero essere, crescere numericamente, essere coesi sui principi di base e far sapere ad ogni paese che mostra le peggiori insensibilità e crudeltà che noi eviteremo il più possibile di comprare i loro prodotti e di visitare quei paesi, compreso il nostro.
Di volta in volta, possiamo focalizzare l’attenzione sui massacri delle balene, sulle corride, sulle torture e uccisioni rituali, per religione o per tradizioni, sugli allevamenti intensivi peggiori, sulla caccia ai trofei africani, sui massacri della vivisezione e su quelli delle medicine che sterminano animali persino in via di estinzione nella ottusa convinzione che alcune parti dei loro corpi abbiano capacità che esaltano le prestazioni sessuali o altro.
Potremmo elencare per settimane l’elenco di tutte le arbitrarie e abusive motivazioni che in un modo o in un altro rendono gli animali vittime sacrificali dell’idiozia, della crudeltà e della voracità incontenibile umana e non sarebbe che una piccola parte.
Quindi, amiche e amici se noi, ogni volta che un fatto viene evidenziato maggiormente da qualche parte del mondo, reagiamo confrontando quello che fanno anche gli altri e noi stessi agli animali, invalidiamo gravemente qualsiasi nostra efficace reazione. Poiché loro vedendoci coprire il capo di cenere per i nostri delitti si sentiranno ancora di più autorizzati a perpetrare i loro.
Il ragionamento nelle loro misere menti è quello di stare certi e tranquilli che tanto possono continuare a imprigionare animali dotati di pelliccia in gabbie orrende e al freddo per molto tempo, di ucciderli a bastonate o fulminati, o di farli dissanguare mentre li scuoiano e li bolliscono ancora vivi o gli fanno produrre adrenalina puntando fiamme ossidriche sui loro genitali. Sono zombi, cadaveri viventi, vampiri che hanno bisogno dell’adrenalina degli animali poiché loro non sentono più nulla a causa della decomposizione dei loro sensi.
Voi conoscete tutte queste cose, conoscete il festival dei massacri di delfini in Giappone, conoscete le stragi per decapitazione di capre mucche e altri animali per ingraziarsi le loro supposte divinità. Conoscete i mille e mille Yulin di tutto il mondo, delle corride, dei safari, dei tori tormentati dalle folle prima di essere uccisi, di quello sport dell’uccisione che viene eufemisticamente chiamato “caccia”.
Da poco tempo, abbiamo imparato ad amare di nuovo animali che i papi di alcuni secoli fa, ottusi e criminali, usurpatori di un messaggio di bontà che non riuscivano nemmeno a comprendere, avevano condannato i gatti alle più atroci sofferenze condannando allo stesso tempo anche le popolazioni umane alle immani sofferenze delle pestilenze, ma è solo l’altro ieri in termini epocali, solo l’altro ieri si pensava che nelle mura dei nuovi palazzi romani si dovesse mettere un gatto vivo per scongiurare chissà quale male. L’elenco di tutte le nostre nefandezze demoniache è interminabile.
Per questo, faccio un vivo appello a tutti di non perderci in inutili e deleterie confrontazioni cavillose fra noi che hanno solo il risultato di indebolire la sostanza del nostro impegno; agiamo come un unico fronte, salviamo quelle consapevolezze e nuovi sentimenti che nel mondo occidentale almeno in questi ultimi anni sono prevalsi.
Ricordo che nel mio primo viaggio in America come altrove in occidente nel 1975 i gatti stavano nei boschi sopratutto o nelle periferie, non nelle case delle persone, in pochi decenni gatti, cani e altri animali hanno ottenuto uno stato effettivo di componenti familiari, cioè persone. Trent’anni fa nel quartiere in cui vivo a Roma, i gatti li avvelenavano. Ricordo la mia prima riunione di condominio mi dissero che siccome io ero intelligente avrei dovuto sbarazzarmi dei gatti che avevo accolto e tutelavo nel giardino, e che loro mi davano la magnanima opportunità di sbarazzarmene altrimenti li avrebbero avvelenati. Replicai con calma e fermezza che li avrei denunciati tutti. E ritirarono la minaccia, ma in pochi anni, molte altre persone che vedevano i miei gatti interagire affettuosamente, aspettarmi la sera e riconoscere anche da lontano la mia macchina cominciarono ad essere contagiati e in poco tempo ho visto nascere diverse colonie feline protette ancora esistenti e attive oggi. Le cose possono cambiare, serve far vedere gli orrori ma serve anche usare la logica e stimolare le buone emozioni.
È un primo passo che dobbiamo difendere a tutti i costi e utilizzare anzi come esempio per ottenere la stessa considerazione per gli altri animali, evidenze incontestabili che possono generare un effetto domino che si riversi beneficamente su tutto ciò che vive, animali e piante. Dobbiamo altresì puntare sull’angoscia esistenziale di questo umano genere, sempre più arido, sempre più marcio, sempre più insoddisfatto e perso, sempre più violento, vorace e nichilista.
Gli animali sono come le stelle, senza di loro la follia totale dilagherebbe nel mondo, essi con la loro sincerità e innocenza, con la loro frugalità ed essenzialità, ci indicano come dovremmo essere, così come le stelle ci indicano dove siamo e dove dovremmo andare.
Ennio Romano Forina – Giugno, 2020