Nameless Hurt Women- Rape is a form of a slow assassination

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For all the women of all the ages, and all the earth’s latitudes, hurt and abused by wicked males who were generated by women and instead of being grateful to them, they despise their generosity and altruism the same men who would not exist if women did not make them to exist.

LO STUPRO E’ UN ASSASSINIO CHE UCCIDE LENTAMENTE.
Gli stupri, come le rapine, sono forme di assassinio minori, poiché violano i diritti fondamentali degli esseri viventi di vivere nei loro spazi esistenziali che sono sacri e inviolabili. Il corpo di una persona è un territorio privato che nessuno, se non invitato, può arrogarsi il permesso di violare, violando anche la volontà di scegliere liberamente. Lo stupro è una invasione brutale della libertà e della dignità e non ha niente a che vedere con la funzione degli organi sessuali che non rispondono solo ad impulsi biologici ma anche sentimentali e intellettuali. Le affermazioni in oggetto sono di estrema gravità perché considerano e riducono un individuo di sesso femminile come se fosse un oggetto costruito intorno ad un solo organo del suo essere. E impadronendosi con la forza di quell’organo si compie una rapina e un assassinio allo stesso tempo. Il piacere sessuale è una combinazione di profonde e ineffabili sensazioni psichiche, connesse a quelle fisiche, che si valorizzano vicendevolmente ed è tutta la psiche della persona che decide con “chi” avere anche un rapporto fisico, che determina il valore di un atto sessuale, come del resto di qualsiasi altra azione umana. Perciò lo stupro è poco meno di un assassinio e molto più di un atto sessuale rapinato, sequestrando la libertà e l’indipendenza del “territorio”privato di una persona, cioè il suo corpo e la sua mente. ma è anche la devastazione dell’equilibrio psichico e la lacerazione dell’anima di una persona che permane nel tempo e causa una sofferenza insanabile. Anche se non si muore a causa di uno stupro, una parte di un’anima sensibile violata, muore lo stesso e non può più essere riparata, può solo essere nascosta, all’interno dei contenitori delle memorie tristi e dolorose, ma non può essere dimenticata. Per sempre. Per questo, chi stupra è un assassino sostanziale anche se non sopprime completamente la sua vittima. Queste due dichiarazioni sopra, oltre ad essere un segno di spaventosa ignoranza e stupidità, sono significative dello stadio di barbarie nel quale stiamo velocemente, e di nuovo, precipitando.

La Mente di Piombo

Neco, Ergo Sum.

Uccido, Quindi Sono.

Sembra che questo concetto rappresenti il pensiero il punto più alto in cui si spinge la mente dei cacciatori “sportivi”, di chi trova soddisfazione spezzando la vita di altre creature, lacerando i loro corpi e spezzando le loro famiglie e spargendo il terrore nelle campagne.

Il caldo è stato atroce per gli animali dei nostri esigui boschi, gli incendi degli umani li hanno decimati, uccisi ed hanno distrutto i loro rifugi e i loro nidi, non hanno acqua da bere per la siccità e quella poca che si trova è inquinata, sono stremati e affamati, in ritardo con i loro preparativi per l’autunno, e fra poco noi li aiuteremo a morire meglio con il piombo delle menti distruttive umane.

Quale scempio dei diritti universali della Vita! Quale orrore e vergogna insanabile per un gioco mortale chiamato sport, che segna col sangue i punti della vittoria!

Io sono un rinnegato di questa specie distruttrice e ingiusta. 

Mi coprirò di penne e di pelliccia, i miei occhi sapranno vedere nel buio, il mio olfatto diventerà più fine, la mia mente ancora più libera, dialogherò con gli alberi e accarezzerò le foglie e li aiuterò a propagarsi nei terreni che i loro semi non possono raggiungere.
Sarò amico dei serpenti e dei cinghiali, abbraccerò gli orsi e giocherò con i loro piccoli, chiamerò gli uccelli per cantare insieme a loro, poi starò seduto sulle rive di un torrente nel fruscio degli alberi e lascerò che il vento mi parli di una pace e di una speranza ancora lontane ma sicure e di giorni giusti, e parlerò ai popoli viventi che massacriamo e dirò loro: non disperate, non arrendetevi, finirà anche questo, ancora per poco, fino al calar del sole del giorno cosmico che ha visto il dominio umano sulla terra, fino a vederlo scomparire oltre le onde e i monti.
Poi mi immergerò nel sonno e in pace nella prima notte in questo mondo finalmente senza di noi, illuminata solo dalle stelle.

 

Per Tradizione e per Profitto

Matteo – 6-8 Per Tradizione e per Profitto

Posted on 26 August 2017 by ennio forina
C’è un dipinto che rappresenta un episodio biblico riguardo un importante personaggio e il di lui figlio. La storia, che tutti quelli che hanno fatto un po’ di catechismo conoscono, riguarda una brava persona, padre di famiglia che suda, lavora nei campi e alleva pecore e capre e non fornica, ed è insomma un uomo tranquillo, che segue tutti i dettami della cosiddetta legge ivi corrente. A un certo punto però, nella sua vita accade qualcosa di inaspettato, di tremendamente inaspettato.
 
Il Padre suo celeste, che lo ha creato, esige una dimostrazione assoluta e incontrovertibile della sua fedeltà e lo mette alla prova con una richiesta da gelare il sangue che ricorda tanto quella di donne amanti e crudeli che, tanto nelle saghe quanto nella realtà storica, chiedevano ai loro amanti di sacrificare e donare loro quanto di più prezioso avessero per dimostrare il loro incondizionato amore: averi, ricchezze, affetti. La letteratura reale e fantastica è stracolma di esempi a riguardo. Quindi il divino essere supremo in questo racconto vuole ricevere questa prova dal suo figlio nel racconto biblico, in modo antitetico a ciò che affermava Gesù nvece nel “nuovo” testamento: che, poco prima di recitare la preghiera assoluta da rivolgere al Creatore, diceva ai suoi discepoli: “…perciocché il Padre vostro sa le cose di che voi avete bisogno, innanzi che gliele chiediate”. Matteo Capo 6-8
 
Quindi resta solo da decidere quale delle due tesi sia più attendibile e veritiera. Se Dio, come afferma Gesù è in grado di sapere tutto e di vedere tutto e di poter leggere nella mente delle sue creature, non aveva alcun bisogno di ricevere una conferma di dedizione e ubbidienza, l’avrebbe potuta leggere nella sua mente senza ricorrere al trucco di richiedere un sacrificio umano. Quindi o il dio della bibbia non è in grado di leggere nella mente dei suoi figli e Gesù si sbaglia nel dire il contrario, o Gesù ha ragione – come io sarei portato a pensare se fossi un credente di tale o di qualsiasi religione – ed è il racconto biblico che è imperfetto e la messa in scena del sacrificio era solo un altro espediente tutto umano per giustificare il sacrificio di un animale innocente. Come può un dio creatore di vita, volere il sangue e voler riprendersi la vita di un suo essere in modo cruento e prematuro per una semplice informazione di cui sarebbe già in possesso? Per avere una conferma di sottomissione o per decifrarla come se fosse una buona azione? Ma le azioni buone non sono quelle che si fanno per ottenere un compenso o per evitare una punizione, e anche questo è nel messaggio cristiano del vangelo.
 
Ma la ragione per me di riesaminare questo racconto in modo analitico è che viene sempre riportato alla luce nella sua descrizione marginale episodica e non nel suo contesto “sostanziale”, poiché contiene un retaggio culturale rimasto attuale nelle sue esecuzioni pratiche, senza reali giustificazioni di necessità, che proviene da tempi antichissimi e pagani e che il genere umano moderno, tecnologicamente e razionalmente progredito, non ha ancora abbandonato continuando a compiere gli stessi sacrifici sanguinari primitivi, dopo averli santificati e “modernizzati” in modi formalmente diversi nelle varie tradizioni popolari di tutte le latitudini.
 
Infatti, alla fine, questo padre è felice, perché avendo obbedito al suo sovrano è stato risparmiato da questa atroce sfida mortale, il figlio se l’è vista brutta per un momento, ma poi avrà tirato un sospiro di sollievo magari ricevendo qualche emolumento in più dal padre per farsi perdonare dello spavento causatogli. Quindi, tutto bene quel che finisce bene? No, perché la richiesta cruenta rimane, tant’è che al Signore non basta l’obbedienza estrema dell’uomo, vuole anche veder sgorgare il sangue di un’altra sua stessa creatura – meno importante – ad ulteriore riprova dell’osservanza al suo imperio.
 
Questo è piuttosto il comportamento tipico di un sovrano “umano”, non di un creatore amorevole come una madre dovrebbe essere per i suoi figli.
 
E la domanda finale è: perché questa storia viene ancora elargita dai tutori dell’arte e della stessa cultura istituzionale e religiosa in forme descrittive artistiche e aneddotiche, come se fosse una esemplare rappresentazione di virtù umana e di benevolenza divina e nessuno, nella cronaca storica e artistica, si è indignato mai per la sorte ingiusta assegnata al caprone, dato che l’uccisione non necessaria dell’animale viene accettata e praticata senza riflessione né compassione e tramandata per secoli e secoli fino ai giorni nostri?
 
Ma questo è il risultato della perversa mente umana che inventa e racconta a se stessa delle storie fantastiche per giustificare i suoi eccessi, la sua voracità e presunzione.
Ma come! Non avremmo dovuto mordere una semplice mela e abbiamo il permesso di divorare intere greggi e mandrie all’infinito, e uccidere capre e vitelli, agnelli e conigli, ovunque e con ogni scusa, delfini e balene in giappone, volpi in inghilterra, cuccioli di foche in canada, cani e gatti in cina, in asia e qualunque animale da cui si può trarre profitto e nessuna voce, contro questo immane, continuo massacro si eleva dalle religioni che si dichiarano compassionevoli, prima fra tutte quella cattolica e dovunque nel mondo si fanno sacrifici di animali fatti nascere apposta con lo scopo di sacrificarli nell’ambito delle varie credenze religiose dei popoli, motivandoli con scuse diverse e chiamando in causa religione e tradizioni che sono poi la stessa cosa.
 
Perché nessuna voce intellettuale insorge contro le catene culturali che impediscono alla ragione e al sentimento di affermarsi al di sopra della contorta presunzione e prepotenza umana? Uccidere per tradizione è come uccidere per profitto, sono ambedue azioni perverse e contro natura che non appartengono a nessun altro animale esistente e mai esistito, ma che solo l’animale umano compie da sempre, dimostrando di non aver fatto, come specie, nessun passo avanti nel progresso della evoluzione etica.

 

Lettera agli Atei

È solo questione di precisione nel definire quali possano essere i veri parametri di un confronto dialettico. I dogmi sono i protocolli chiusi che annullano ogni dialettica e quindi lasciamoli stare. Io penso che non è necessario professarsi “atei” perché questa è una definizione senza senso in quanto è il contrario di qualcosa che non esiste, o meglio che esiste solo “culturamente” nei vari modelli che descrivono una o più entità superiori costruite dai popoli di tutte le ere per avere riferimenti ipotetici oltre lo scenario delle loro esistenze. L’ateismo prevede un riconoscimento razionale della realtà fisica distinta da una ipotetica realtà spirituale ineffabile, ed è qui che il concetto cade paradossalmente in una caratterizzazione artefatta e dogmatica simile a quelle delle religioni. Io, ad esempio, pur non credendo in nessuna religione – in quanto codifiche di comportamenti e credenze -, ma solo in alcuni selezionati  eventuali elementi di saggezza in esse contenute, non posso e non voglio definirmi “ateo” perché il termine non descrive quelle parti di verità che io conosco, prima di tutto che non esiste una distinzione esistenziale tra il mondo “fisico” e quello ”spirituale” se non nella nostra mente.

L’Universo è unico, come la Vita è unica, le parti di questa vita e di questa realtà unica sono solo distribuite in modi differenti in alcuni corpi e spazi più concentrate, e in altri più diradate ma sopratutto interagenti e indispensabili fra loro e quindi nell’ateismo come nelle religioni si riferiscono come realtà diverse, quando non lo sono. Considerate il nostro corpo e quello di tutti gli animali. È un “organismo” cioè composto di vari elementi diversi, alcuni dei quali potremmo definire “fisici” “materia” come i metalli, l’acqua, i minerali, perciò – non vivi- secondo i nostri criteri razionali, eppure senza di essi non potremmo esistere. Basterebbe essere privi anche di uno solo dei micro-elementi minerali che servono in quantità minime, ad esempio il ferro e moriremmo in breve tempo. La Vita, unica, si sviluppa in un oceano di differenze nelle sue varie forme, altrimenti non potrebbe essere creativa, non potrebbe formare nuovi organismi, sempre più evoluti, sempre alla ricerca di criteri di armonia di funzione e di bellezza.

Tutto questo accade continuamente sotto i nostri occhi, ma noi lo vediamo attraverso i vetri offuscati delle nostre percezioni, della “miopia” delle nostre menti. Ecco perché non ha senso definirsi atei, basta dire di non credere in divinità inventate da noi, che somigliano a noi e che si comportano come si comporterebbero i sovrani umani.
Ma questo non significa che non si deve riconoscere la “divina energia” vitale Cosmica e forse quello che noi chiamiamo “essere supremo” è il Cosmo stesso, in ogni sua piccola parte. Ma che, per fortuna, non ci assomiglia affatto.

La Buona e la Cattiva Terra

Tutti noi portiamo sulle spalle un pesante fardello che grava sui nostri cuori e sulla nostra mente senza conoscerne il contenuto. In esso vi sono le memorie dei nostri progenitori, che vengono passate di generazione in generazione come fossero un terreno ereditato da coltivare, a volte buono e già abbastanza fertile, a volte arido e infruttuoso, sta alla nostra volontà ed alle nostre aspirazioni, decidere di renderlo più virtuoso cosicché possa far crescere dei buoni frutti o lasciarlo ancora più inaridire fino a diventare sterile.

The Mother of all Loves

There’s only one, unique motherly love in all of the Universe. It is the only real Love that there is, mother of all the Love’s kinds, an undeniable truth that shines on us like the stars in space.

Those humans that don’t raise their eyes to this obviousness and can’t, or do not want acknowledge that also the other animals are gifted with the same feelings of motherly love, most certainly are not able to feel it, because they don’t have it in themselves.

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C’è solo un unico amore materno in tutto l’Universo. È il solo vero Amore che esiste, madre di tutti gli Amori. È una innegabile verità che risplende su di noi come le stelle nello spazio.

Quelle persone che non sollevano lo sguardo all’evidenza e non possono o non vogliono riconoscere che anche gli altri animali sono dotati degli stessi sentimenti di amore materno, sicuramente non sono in grado di sentirlo perché non ne hanno in loro stessi.

ennio forina

Tori, Daniza, KJ2, Cinghiali…

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MEDUSA ERA UNA BELLA E DOLCE FANCIULLA ED I TORI, DANIZA, KJ2, CINGHIALI…NON SONO MAI STATI MOSTRI…

Una Diva potente e perversa che assolda un miserabile sicario con la promessa di una facile gloria e costui che munito di armi letali, va ad uccidere l’innocente trasformata in mostro da una mostruosa e insana gelosia e raccoglie il suo premio sulle spoglie e la testa della povera fanciulla che non avrebbe mai fatto del male a nessuno.

Non c’è stato nella cultura storica un biasimo letterario o artistico per la potente dea dell’intelletto, né mai ho rilevato un cenno di compassione per questa innocente, mitica creatura che subisce la tremenda trasformazione, nell’inane consapevolezza comune, e nella cultura classica, per secoli e secoli. Solo perché è un mito? No, non è solo un mito e il riflesso di qualcosa che è stato ed è terribilmente reale e attuale. Lo ritroviamo in tante tradizioni in cui innocenti e innocue creature vengono deliberatamente trasformate in mostri per avere poi la scusa di abbatterle e distruggerle. Come per i tori delle corride mentre i loro carnefici  si guadagnano, con tutti i loro specchi magici, la gloria infame della sofferenza e della morte, applaudita da una platea assetata del sangue di innocui esseri viventi se lasciati vivere indisturbati.
Continuiamo così a ricoprire di gloria i veri “mostri” e a distruggere le creature belle e innocenti.

Sono le Meduse attuali, i Tori delle corride, gli Orsi del trentino, i Cinghiali della maremma e tanti altri animali la cui bellezza viene sacrificata alla dea del profitto, che di sicari ne può ingaggiare moltissimi. Ma i veri mostri si riconoscono dalle loro azioni, non dal loro aspetto.

ennio forina

 

 

 

Beati Qui… Patiuntur Propter Iustitiam

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Beatrice Cenci. Uccisa dalla religione del perdono. Forse la prigione di Via di Monserrato, dove è situata la targa che ho visto  molte volte passeggiando in quei dintorni. Molto tempo fa, quando ancora non sapevo chi fosse, ho visto un dipinto che la riproduceva in questo modo e che mi aveva così colpito per l’espressione del suo sguardo dolce e triste, come quello di un passero in trappola impaurito rassegnato, ma implorante aiuto, che in seguito mi ha spinto a conoscere la sua storia, ma non sono mai riuscito a ritrovare l’immagine di quel dipinto. 

“Italia” Est Omnis Divisa In Partes Tres

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156 anni, un paese ancora disunito e dormiente, che riposa sui suoi antichi allori senza nemmeno prendersene cura e senza saperli sfruttare degnamente e con intelligenza. Un paese che nasconde frettolosamente negli scatoloni alcune sue belle statue antiche in segno di sottomissione per un visitatore esterno e che mette in discussione persino la legittima presenza dei simboli millenari che hanno accompagnato e guidato, la sua storia e il suo sviluppo. Un paese in cui si è sviluppata la prima vera concezione di uno stato moderno e magistralmente regolato, che con i suoi principi di diritto civile e di governo, ha creato le fondamenta di uno stato moderno a cui si sono direttamente e indirettamente inspirate le nazioni attuali di tutto il globo. Un paese che ha un immenso patrimonio artistico e storico rende quasi impossibile visitarlo permettendo a orde di nuovi barbari nativi ed alieni, di fare scempio delle città d’arte, delle periferie, delle stazioni, delle coste e delle aree naturali. Un paese che chiama “piromani” gli incendiari criminali e non sanziona mai i deficienti che gettano le sigarette accese fuori dei finestrini delle auto per non sporcarle con i loro vizi. Un paese dove tutto è proibito e tutto è permesso. Un paese che scoraggia e deprime l’inventiva e le potenzialità  individuali. Dove il merito, il talento e la creatività sono solo un lontano ricordo. Un paese conforme e conservatore, ma facile preda delle mode più insulse. Un paese di servizi, lotterie, sale da gioco, recupero crediti, compro – oro,  bar e ristoranti e gente che vive nelle scatole di cartone per strada e che lascia trasformare ogni strada, ogni piazza ogni angolo in un suk disperso e frammentato. No, fratelli d’Italia. L’Italia non è ancora desta, direi che giace sempre languidamente nel suo letto, senza rendersi conto che il prossimo passo, dalla decadenza è il baratro della barbarie.

ennio forina

Perseverare Autem Diabolicum

Bestia umana

Dato l’imperversare da parte dei media e dei politici della indegna locuzione “trattati come bestie” riferendola ad umani che, sempre per cause umane, subiscono trattamenti di questo genere, sono costretto a pubblicare di nuovo il mio aforisma, sperando che serva a far riflettere qualcuno tra quelli che usano frequentemente questa analogia, senza minimamente rendersi conto del significato implicito e del messaggio culturale che ne deriva: Il trattamento “bestiale” riservato agli animali sarebbe giusto, ma non lo è per gli umani, quindi, stabilire che le bestie possono essere trattate male e che il trattamento a cui sono sottoposte è qualcosa di definitivo e immutabile, significa avallare e continuare la cultura dei trattamenti infami, riservati solo agli animali. Che fra l’altro, sarebbe un concetto contrario a quelle leggi “teoriche” che dalle nostre parti, non ammettono la crudeltà gratuita e non necessaria verso tutti gli animali. 

Stupisce, che quasi tutti quelli che hanno il privilegio di parlare dai pulpiti dei media sono anche dei super laureati con 110 e lode, si fanno chiamare dottori, – anche se non ho mai capito cosa possano insegnare,-  ma non arrivano a capire che le parole generano cultura e dalla cultura derivano i comportamenti collettivi. Quindi, se è comunemente accettato che gli umani non debbano mai essere trattati come bestie è altrettanto ammesso che per le bestie quel trattamento sia normale e attuabile e di conseguenza la politica non sentirà mai il bisogno di emanare leggi per abolire i trattamenti “bestiali”, gli allevatori avranno il permesso legale e culturale di maltrattare gli animali come vogliono e i bambini che imparano questo linguaggio continueranno a pensare che la vita animale è una vita inferiore, senza valore e senza sentimenti e può essere avvilita e annientata a nostro piacimento.

Oggi abbiamo finalmente capito che il colore della pelle e le forme del viso, non distinguono gli esseri umani in soggetti inferiori e superiori ma solo “temporaneamente” diversi nelle loro forme. Ma, riguardo agli altri animali, la nostra superiore etica si ferma ai confini delle differenze di forma, ignorando il fatto che anche i nostri progenitori nuotavano come pesciolini e progressivamente avevano acquisito quattro zampe, una pelliccia e una bella coda per abitare sugli alberi e nutrirsi di frutti in modi simbiotici. Oggi che siamo più evoluti e più intelligenti, continuiamo a perseverare in una analoga’’ideologia” razzista, applicandola ad altri esseri viventi, definendoli “vita animale” che abbiamo arbitrariamente classificato in specie diverse per comodità d’uso.

Facciamo crescere i cuccioli umani nella menzogna del perbenismo, mentre altrove nella larga parte del mondo si fanno partecipare agli orrendi massacri e alle uccisioni nei mattatoi rudimentali e nel ritualismo sanguinario definito tradizione e cultura. Da noi l’ipocrisia pervade e falsifica le informazioni che i piccoli umani ricevono da qualsiasi supporto mediatico e dai produttori di cibo animale. Così si mostrano mucche felici a pascolare nei clivi montani felici di donare il proprio latte e i propri corpi alle fameliche fauci umane, fanciulle avvenenti che sembrano tante Terese d’Avila berniniane, nell’atto di entrare in una profonda estasi sensuale mentre introducono fette di prosciutto nelle loro labbra tumultuose, e sorrisi sgargianti ovunque si consumi carne, che segnano l’apoteosi del cibo prodotto e generato proprio dai trattamenti bestiali, oggetto di queste considerazioni.

Altro che prati verdi, altro che felicità del sacrificio per il nostro benessere, altro che raggi di sole che baciano la pelle bagnata di vitelli e agnelli appena nati, altro che amorevoli effusioni delle madri che non riescono a dar loro nemmeno una piccola leccata e un sorso di latte materno. Vergogna!, Vergogna a tutti noi cuori di pietra e ipocriti.

Abbiamo costruito un mondo di falsità, di illusioni e di distorsioni che periodicamente causano i nostri rovinosi conflitti, ma che “continuamente” causano la sofferenza di tutto il mondo vivente. E i tribuni della plebe umana non si degnano di riflettere a fondo nemmeno su quello che dicono ripetendo fino alla nausea i nuovi stereotipi verbali del momento, fino a che sono così tanto sfruttati da tutti, che inevitabilmente si estinguono lasciando il posto ad un’altra nuova parola abbastanza versatile da poter essere infilata dappertutto nel vuoto frasario mediatico, per dare l’impressione che si stia dicendo qualcosa di sensato o minimamente logico e non di esercitare le mascelle e la lingua.

Adesso va di moda la “narrazione ” e tutti sono diventati narratori, anche se devono riferire quale colore di cravatta o acconciatura di capelli scelgono per la giornata. Ma ci sono stereotipi linguistici pericolosi e uno di questi è appunto il “trattamento bestiale” nonché la stessa definizione di “Bestie”. Concetti di cui forse non capiscono nemmeno il significato, perché non hanno mai imparato a riflettere profondamente sin da piccoli ma ad accettare supinamente quello che la cultura dominante imponeva di seguire, facendo rivoluzioni e sommosse,sporcando muri e rompendo vetrine, quando erano giovani, non per costruire una nuova morale più giusta e universale, ma per ricattare e chiedere più soldi alla “mamma stato” perché altrimenti, poverini, non sarebbero stati in grado di studiare, cosa che avviene anche adesso.

Io non sono un tribuno della plebe umana, sono un tribuno della vita universale, quindi sono un tribuno degli animali e lotterò fino all’ultimo respiro con le mie parole per il diritto di esistere liberi degli animali e la difesa della vita contro le parole che uccidono la vita.

ennio forina 

 

Io Voglio Conoscerti. Per sempre.

“ Io ti amerò per qualche tempo”. “Io voglio conoscerti per sempre”.

Suggerirei agli innamorati di sostituire il verbo amare con quello di conoscere, cosicché invece di dire “ti amo”si dovrebbe dire: “Voglio conoscerti”. Il desiderio di amare un’altra persona è un forte, ma vago ed evanescente impulso a tempo determinato, mentre la sete di conoscenza è inestinguibile ed esprime un’attrazione più sostanziale, più impegnativa e più vera, e non è contenibile in limiti temporali né è soggetta ai cambiamenti come l’amore, anche perché, mentre l’amore può estinguersi, per via delle mutazioni a cui ogni persona è soggetta nel corso della sua esistenza, al contrario, il desiderio di conoscere viene “stimolato” dai cambiamenti e dai processi creativi indipendenti che avvengono inevitabilmente nell’arco di una vita, aumentando l’interesse e la dedizione. per l’altra persona che non si può mai finire di conoscere e quindi di amare veramente.

La Forza Debole dei Maschi

Quasi sempre, la forza fisica degli uomini 

è inversamente proporzionale alla loro forza psichica,

Il loro potere sulle donne 

deriva dal fatto che i maschi si aggregano,

perché non hanno compiti essenziali

come la procreazione e quindi per attenuare

la loro angoscia esistenziale si coalizzano

per contenere la superiore forza psichica delle donne, 

riuscendo così a imporre la cultura e le leggi

che fanno più comodo a loro, 

mentre le donne tendono a restare, per via della loro funzione, 

in ambiti più ristretti e più o meno familiari.

Ma la natura prepotente ed egoista

è una caratteristica umana indipendentemente dal sesso.

Spesso gli uomini egoisti e prepotenti

sono quelli che sono stati amati ed allevati

da madri egoiste e prepotenti 

che hanno cercato di educarli per aggredire il mondo,

non per viverlo rispettosamente insieme

agli altri umani ed anche a tutti gli esseri viventi.

 

ennio forina