Per Tradizione e per Profitto

Matteo – 6-8 Per Tradizione e per Profitto

Posted on 26 August 2017 by ennio forina
C’è un dipinto che rappresenta un episodio biblico riguardo un importante personaggio e il di lui figlio. La storia, che tutti quelli che hanno fatto un po’ di catechismo conoscono, riguarda una brava persona, padre di famiglia che suda, lavora nei campi e alleva pecore e capre e non fornica, ed è insomma un uomo tranquillo, che segue tutti i dettami della cosiddetta legge ivi corrente. A un certo punto però, nella sua vita accade qualcosa di inaspettato, di tremendamente inaspettato.
 
Il Padre suo celeste, che lo ha creato, esige una dimostrazione assoluta e incontrovertibile della sua fedeltà e lo mette alla prova con una richiesta da gelare il sangue che ricorda tanto quella di donne amanti e crudeli che, tanto nelle saghe quanto nella realtà storica, chiedevano ai loro amanti di sacrificare e donare loro quanto di più prezioso avessero per dimostrare il loro incondizionato amore: averi, ricchezze, affetti. La letteratura reale e fantastica è stracolma di esempi a riguardo. Quindi il divino essere supremo in questo racconto vuole ricevere questa prova dal suo figlio nel racconto biblico, in modo antitetico a ciò che affermava Gesù nvece nel “nuovo” testamento: che, poco prima di recitare la preghiera assoluta da rivolgere al Creatore, diceva ai suoi discepoli: “…perciocché il Padre vostro sa le cose di che voi avete bisogno, innanzi che gliele chiediate”. Matteo Capo 6-8
 
Quindi resta solo da decidere quale delle due tesi sia più attendibile e veritiera. Se Dio, come afferma Gesù è in grado di sapere tutto e di vedere tutto e di poter leggere nella mente delle sue creature, non aveva alcun bisogno di ricevere una conferma di dedizione e ubbidienza, l’avrebbe potuta leggere nella sua mente senza ricorrere al trucco di richiedere un sacrificio umano. Quindi o il dio della bibbia non è in grado di leggere nella mente dei suoi figli e Gesù si sbaglia nel dire il contrario, o Gesù ha ragione – come io sarei portato a pensare se fossi un credente di tale o di qualsiasi religione – ed è il racconto biblico che è imperfetto e la messa in scena del sacrificio era solo un altro espediente tutto umano per giustificare il sacrificio di un animale innocente. Come può un dio creatore di vita, volere il sangue e voler riprendersi la vita di un suo essere in modo cruento e prematuro per una semplice informazione di cui sarebbe già in possesso? Per avere una conferma di sottomissione o per decifrarla come se fosse una buona azione? Ma le azioni buone non sono quelle che si fanno per ottenere un compenso o per evitare una punizione, e anche questo è nel messaggio cristiano del vangelo.
 
Ma la ragione per me di riesaminare questo racconto in modo analitico è che viene sempre riportato alla luce nella sua descrizione marginale episodica e non nel suo contesto “sostanziale”, poiché contiene un retaggio culturale rimasto attuale nelle sue esecuzioni pratiche, senza reali giustificazioni di necessità, che proviene da tempi antichissimi e pagani e che il genere umano moderno, tecnologicamente e razionalmente progredito, non ha ancora abbandonato continuando a compiere gli stessi sacrifici sanguinari primitivi, dopo averli santificati e “modernizzati” in modi formalmente diversi nelle varie tradizioni popolari di tutte le latitudini.
 
Infatti, alla fine, questo padre è felice, perché avendo obbedito al suo sovrano è stato risparmiato da questa atroce sfida mortale, il figlio se l’è vista brutta per un momento, ma poi avrà tirato un sospiro di sollievo magari ricevendo qualche emolumento in più dal padre per farsi perdonare dello spavento causatogli. Quindi, tutto bene quel che finisce bene? No, perché la richiesta cruenta rimane, tant’è che al Signore non basta l’obbedienza estrema dell’uomo, vuole anche veder sgorgare il sangue di un’altra sua stessa creatura – meno importante – ad ulteriore riprova dell’osservanza al suo imperio.
 
Questo è piuttosto il comportamento tipico di un sovrano “umano”, non di un creatore amorevole come una madre dovrebbe essere per i suoi figli.
 
E la domanda finale è: perché questa storia viene ancora elargita dai tutori dell’arte e della stessa cultura istituzionale e religiosa in forme descrittive artistiche e aneddotiche, come se fosse una esemplare rappresentazione di virtù umana e di benevolenza divina e nessuno, nella cronaca storica e artistica, si è indignato mai per la sorte ingiusta assegnata al caprone, dato che l’uccisione non necessaria dell’animale viene accettata e praticata senza riflessione né compassione e tramandata per secoli e secoli fino ai giorni nostri?
 
Ma questo è il risultato della perversa mente umana che inventa e racconta a se stessa delle storie fantastiche per giustificare i suoi eccessi, la sua voracità e presunzione.
Ma come! Non avremmo dovuto mordere una semplice mela e abbiamo il permesso di divorare intere greggi e mandrie all’infinito, e uccidere capre e vitelli, agnelli e conigli, ovunque e con ogni scusa, delfini e balene in giappone, volpi in inghilterra, cuccioli di foche in canada, cani e gatti in cina, in asia e qualunque animale da cui si può trarre profitto e nessuna voce, contro questo immane, continuo massacro si eleva dalle religioni che si dichiarano compassionevoli, prima fra tutte quella cattolica e dovunque nel mondo si fanno sacrifici di animali fatti nascere apposta con lo scopo di sacrificarli nell’ambito delle varie credenze religiose dei popoli, motivandoli con scuse diverse e chiamando in causa religione e tradizioni che sono poi la stessa cosa.
 
Perché nessuna voce intellettuale insorge contro le catene culturali che impediscono alla ragione e al sentimento di affermarsi al di sopra della contorta presunzione e prepotenza umana? Uccidere per tradizione è come uccidere per profitto, sono ambedue azioni perverse e contro natura che non appartengono a nessun altro animale esistente e mai esistito, ma che solo l’animale umano compie da sempre, dimostrando di non aver fatto, come specie, nessun passo avanti nel progresso della evoluzione etica.

 

Leave a Reply

Fill in your details below or click an icon to log in:

WordPress.com Logo

You are commenting using your WordPress.com account. Log Out /  Change )

Twitter picture

You are commenting using your Twitter account. Log Out /  Change )

Facebook photo

You are commenting using your Facebook account. Log Out /  Change )

Connecting to %s