È solo questione di precisione nel definire quali possano essere i veri parametri di un confronto dialettico. I dogmi sono i protocolli chiusi che annullano ogni dialettica e quindi lasciamoli stare. Io penso che non è necessario professarsi “atei” perché questa è una definizione senza senso in quanto è il contrario di qualcosa che non esiste, o meglio che esiste solo “culturamente” nei vari modelli che descrivono una o più entità superiori costruite dai popoli di tutte le ere per avere riferimenti ipotetici oltre lo scenario delle loro esistenze. L’ateismo prevede un riconoscimento razionale della realtà fisica distinta da una ipotetica realtà spirituale ineffabile, ed è qui che il concetto cade paradossalmente in una caratterizzazione artefatta e dogmatica simile a quelle delle religioni. Io, ad esempio, pur non credendo in nessuna religione – in quanto codifiche di comportamenti e credenze -, ma solo in alcuni selezionati eventuali elementi di saggezza in esse contenute, non posso e non voglio definirmi “ateo” perché il termine non descrive quelle parti di verità che io conosco, prima di tutto che non esiste una distinzione esistenziale tra il mondo “fisico” e quello ”spirituale” se non nella nostra mente.
L’Universo è unico, come la Vita è unica, le parti di questa vita e di questa realtà unica sono solo distribuite in modi differenti in alcuni corpi e spazi più concentrate, e in altri più diradate ma sopratutto interagenti e indispensabili fra loro e quindi nell’ateismo come nelle religioni si riferiscono come realtà diverse, quando non lo sono. Considerate il nostro corpo e quello di tutti gli animali. È un “organismo” cioè composto di vari elementi diversi, alcuni dei quali potremmo definire “fisici” “materia” come i metalli, l’acqua, i minerali, perciò – non vivi- secondo i nostri criteri razionali, eppure senza di essi non potremmo esistere. Basterebbe essere privi anche di uno solo dei micro-elementi minerali che servono in quantità minime, ad esempio il ferro e moriremmo in breve tempo. La Vita, unica, si sviluppa in un oceano di differenze nelle sue varie forme, altrimenti non potrebbe essere creativa, non potrebbe formare nuovi organismi, sempre più evoluti, sempre alla ricerca di criteri di armonia di funzione e di bellezza.
Tutto questo accade continuamente sotto i nostri occhi, ma noi lo vediamo attraverso i vetri offuscati delle nostre percezioni, della “miopia” delle nostre menti. Ecco perché non ha senso definirsi atei, basta dire di non credere in divinità inventate da noi, che somigliano a noi e che si comportano come si comporterebbero i sovrani umani.
Ma questo non significa che non si deve riconoscere la “divina energia” vitale Cosmica e forse quello che noi chiamiamo “essere supremo” è il Cosmo stesso, in ogni sua piccola parte. Ma che, per fortuna, non ci assomiglia affatto.