Il Nome dei Sentimenti

IL NOME DEI SENTIMENTI
Sento parlare di affetto/amore in termini quantitativi come se nelle menti adulte riecheggiassero sempre quelle insulse frasi che i genitori dicevano e tuttora dicono ai loro figli: “Vuoi più bene a mamma o a papà?” – Rivelando un chiaro segnale di affetto egoistico nei confronti della progenie.
Il problema degli affetti, di tutti gli affetti, non è la quantità di pensiero e di cure che si riversano sul soggetto amato, sia esso un figlio, una moglie/marito o amante o qualsiasi altra persona o appunto un animale diverso dall’animale umano ma è la QUALITA’ , che è la vera essenza dell’amore e non può pertanto essere divisibile e misurabile in termini “matematici” né la si può definire esclusiva e discriminante. La vera differenza sta nelle motivazioni che spingono alcune persone a colmare le proprie esistenze o i propri vuoti esistenziali con impulsi che “sembrano” affettivi e amorevoli ma in realtà non lo sono, ma questo vale sia per gli animali che per gli umani.
L’unico vero amore essenziale che determina il fatto che ci sia vita su questo pianeta è l’amore materno e l’amore materno non è particolare ma universale. In modi diversi tutte le creature viventi agiscono nell’ambito di questo formidabile impulso dal quale partono tutti gli altri tipi di amori e da cui sopratutto si genera il sentimento anch’esso universale della compassione. Persino Gesù diceva, contraddicendo il vecchio testamento, di amare non già i propri amici/simili ma i propri nemici, cioè dover amare quelli che sono diversi dal riflesso di noi stessi e nel caso degli animali, degli animali che convivono nei territori che occupiamo arbitrariamente, essi non sono nemmeno nemici, non ci odiano e se alcuni di loro possono farci del male è solo per difesa o per malinteso.
Le persone che provano ad essere generose con un animale vengono sempre ripagate con una moneta preziosissima e rara, un affetto autentico e disinteressato a differenza della difettosa gratitudine umana, questa è la chiave del successo e della predilezione della compagnia “animale” rispetto a quella spesso inaffidabile, nevrotica, complicata e suscettibile umana, ma al di là di questo le persone sensibili che sono toccate dal contatto profondo e sincero con gli altri esseri viventi acquisiscono anche parte delle loro stesse capacità percettive per via di questa amicizia speciale e di conseguenza una visione più ampia e più giusta del mondo naturale e della bellezza e dell’importanza della loro presenza. Così iniziano a soffrire per le immani sofferenze che NOI causiamo loro per ragioni per lo più di profitto o sadicamente ludiche e quindi cominciano ad amarle come, quanto e più dei loro simili umani che sono i loro carnefici per ragioni abbiette.
Il nome Francesco evoca nella storia e nella consapevolezza collettiva una persona che intravedeva un paradiso attraverso le coltri a lui svelate della Natura tutta nel suo insieme, creato e creativo e gli animali li chiamava “fratelli”, non mi risulta che avesse stabilito graduatorie per definire livelli di Vita più alti o più bassi o equiparabili con altre cose per tipo di impegno e dedizione. Egli aveva capito che la Vita è una realtà data unica che si svolge in diverse forme ma che proviene dalla stessa matrice e nel complesso del suo contrastante divenire persegue lo stesso supremo scopo di esistere. Infine, quelli che sono in grado di nutrire questi sentimenti rivelano un animo sinceramente compassionevole essendo la compassione un sentimento assoluto e universale che vibra per le sofferenze di qualsiasi altro essere vivente al di fuori di noi stessi e del nostro egoismo di specie.
l’Amore sincero altruistico e generoso e la Compassione sono sentimenti che non hanno limiti né riserve di spesa, non sono come i conti in banca o i rapporti esclusivi fra coniugi o fidanzati, essi aumentano di valore e di forza nell’essere generosamente donati senza considerare quanto come e a chi essi vengono riversati, in qualunque caso e per qualsiasi essere vivente.