Non Rompete gli Embrioni…

Il mondo vivente è tale ed è creativo perché è libero, 

se non fosse libero non sarebbe creativo e forse non esisterebbe nemmeno. 

Ma noi stiamo togliendo all’intelligenza del mondo vivente 

tutta la sua libertà e autodeterminazione, con la scusa di produrre più cibo 

e debellare le malattie e sostituendoci ad esso come se fossimo dio. 

In realtà la maggior parte delle nostre ricerche tendono a controllarlo 

per riuscire a trarre vantaggi esclusivi alla nostra specie 

e alle parti di essa, facendo scempio degli altri esseri viventi, 

ma l’ipocrisia che nasconde l'egoismo e le vere ragioni di questo impegno, 

potrebbe segnare la fine di tutte le ambizioni, 

quando il caos derivato da tutte le nostre arbitrarie e audaci manipolazioni 

sarà diventato incontrollabile e irreparabile.
 

ennio forina

ROMA VS ROME

ROMA nova copy

Di solito tratto argomenti molto più tragicamente seri, che riguardano considerazioni di carattere antropologico e dell’impatto della specie umana sul resto del mondo vivente, ma in un’era decadente e di superficialità diffusa come questa attuale, contraddistinta dalle droghe degli sms, dell’entertainment, dello sport e della politica, vorrei che vi fosse maggiore considerazione per l’identità storica della città in cui sono nato e vivo, che nel bene e nel male ha lasciato una eredità immensa al progresso e all’ordinamento degli stati moderni. Anche se mi sento cittadino del pianeta, purtroppo gli altri luoghi non sono tutti ideali, sono abitati da altre culture con altre regole, l’idea di poter vivere bene dappertutto non è sempre realizzabile in pratica e quindi preferisco valorizzare il luogo in cui vivo piuttosto che cercare un inesistente mondo perfetto altrove. Penso che ogni popolo dovrebbe darsi da fare a rendere migliore il luogo in cui vive, senza spostarsi nei giardini dove l’erba sembra essere più verde. Mi riferisco all’abuso dell’identità di questa città mediante l’alterazione arbitraria e senza senso del suo nome di battesimo e quindi della sua connotazione, nel passato solo da chi era estraneo a questa città, ma ora sempre più spesso anche dagli stessi cittadini romani. Sembra quasi che si stia instaurando la volontà di compiacere il resto del mondo, storpiando il nome e marchio della città, così come da molto tempo fanno i paesi anglosassoni che hanno contagiato il resto del mondo ad usare la loro distorsione grafica e fonetica, anziché il nome originale. ROMA  non è “ROME”, ROMA è una combinazione felice di quattro lettere che si adattano perfettamente all’anima del popolo fondante originario, che da semplice villaggio di pastori sulle sponde del Tevere ha costruito un sistema di vita moderno di codici e leggi e regole razionali e opere di ingegno esportate poi anche nei territori di conquista o a quelli alleati e ha dato un impulso enorme all’architettura, alle arti e alla cultura, anche assimilando e sviluppando quella di altri popoli come gli etruschi e greci e non solo. Le quattro lettere R-O-M-A esprimono perfettamente nella grafica, nella loro combinazione architettonica monumentale e nel suono persino, il carattere antico della città:  “ROME” fra l’altro, si pronuncia ROM, amputando impietosamente una delle 4 colonne che formano da sole questo monumento grafico e vocale. Si può persino tentare una decifrazione ideale e simbolica delle lettere che compongono il nome di questa città che si attiene credo molto bene alla sua storia: La “R” è una lettera regale per natura ma è anche l’inizio del termine “Res Publica”, La “O” nei caratteri usati dagli antichi romani, è un cerchio quasi perfetto e può simbolicamente rappresentare il  solco tracciato da Romolo nel terreno per delimitare l’area della fondazione, e dare anche il senso della unità di un popolo, la “M” ha tutto l’aspetto della facciata di un tempio e indica quindi la sacralità di regole etiche, e per ultima la “A” è una piramide pura che può indicare lo slancio e la determinazione verso il futuro. Nelle iscrizioni marmoree, archi di trionfo, su ogni reperto antico, ROMA non smette mai di essere ROMA, allora perché usare un nome diverso dato che i turisti che visitano questa città scattano miliardi di foto di monumenti e targhe su cui è inciso il nome vero di questa città? Ma quello che sconvolge è che questa distorsione del nome la fanno ormai anche i romani attuali. Vedo spesso nomi di alberghi che abbinano “Rome” al nome proprio dell’albergo pensando forse di facilitare i flussi turistici, vedo “Rome” sugli opuscoli turistici di ogni tipo, sulla letteratura dei percorsi storici, le librerie e gli shop di souvenir dei musei spesso e persino nei junk stores, su usa con disinvoltura ROME al posto di ROMA. Io difendo la realtà storica e se permettete anche l’estetica,  l’efficacia e l’armonia grafica e difendo il retaggio storico di cui il nome di questa città è parte fondamentale, altrettanto quanto difendo il buon gusto e senso “alto” dell’estetica così tanto devastata in questa città da orribili esempi di arte contemporanea disseminati ovunque a contrastare con la loro importuna presenza l’immutata bellezza delle rovine e dell’architettura romana, delle sue opere, delle strade, delle colonne e persino della bellezza dei resti delle opere murarie che ancora cingono il perimetro di questa città e affiorano in vari punti all’interno di essa. Gli italiani non dicono più “Nuova York” ancora chiamano “Londra” London, Parigi invece di Paris, sbagliato anche questo. E sono anche, come cittadino romano, uno strenuo difensore dell’arcano, suggestivo acronimo S.P.Q.R. che qualcuno, mi sembra qualche tempo fa velleitariamente, avrebbe voluto sostituire con “I love Rome” nella letteratura turistica e non so in cos’altro, (imitando gusti estranei, banali e volgari in tutti i sensi), alla cultura e alla identità antica e storica di questa città, giusto a dimostrazione di questa perduta ma ancora tanto decantata superiore fantasia, del senso estetico degli italiani odierni o alla coerenza e cura del loro originale retaggio culturale.

ennio forina 2018

Quale Futura Umanità?

Forse un giorno lontano nel tempo,

una nuova umanità guarderà

a questa era carnivora con ribrezzo,

e a tutti i massacri di animali con giusto orrore

e se questo non accadrà,

sarà perché non ci sarà più nessuna umanità,

poiché la nostra insaziabile voracità

sarà stata la causa della nostra estinzione.

 

ennio forina

 

Le scelte di questa era costruiscono la base delle ere future e il genere di egemonia della specie umana su questo pianeta, semmai riuscirà a rimanere egemone a causa del suo egoismo irragionevole. Sono già stati spezzati tutti gli equilibri e una enorme macchina che divora le altre forme di vita è incessantemente in funzione ed è sempre più vorace di vittime. Tutto questo non può non avere conseguenze. Abbiamo dominato gli animali più grandi e simili a noi, trattiamo i vegetali a cui dobbiamo l’esistenza come se fossero delle rocce, materiali non vivi, abbiamo invaso e ci siamo appropriati di ogni parte del mondo, ma non riusciamo a dominare noi stessi.

Il Teorema degli Uguali…

Chi può tradire un amore,

potrà tradire anche l’amante,

così come chi può uccidere un animale,

sarà capace anche di uccidere un suo simile.

ennio forina

 

Quando un amore smette di essere, in uno dei due o in tutti e due gli amanti, è meglio separarsi, e non tradire, o si tradirà sempre. Allo stesso modo, il sonno della compassione è totale e perenne e sigilla la fine dell’anima. ennio forina

La Strage degli Innocenti

Meat eaters

 

Mi chiedo come sia possibile che la maggior parte di tutti gli “intelletti” di questa era, pensatori, scienziati, filosofi, teologi, scrittori, artisti, politici, custodi dell’etica, possano essere indifferenti alla celebrazione dell’avvento della Vita, con l’uccisione della Vita stessa e spezzare brutalmente il legame di amore fra tutti i cuccioli e le loro madri senza domandarsi minimamente se sia giusto, etico e se il loro sacrificio possa essere definito come esempio rappresentativo della cosiddetta superiore, evoluta e sensibile anima umana? Come si fa a celebrare la stagione delle nascite con la morte degli appena nati? Non sento le loro voci, ma solo quelle dei semplici ma nobili cuori sensibili che soffrono per questa immane e ingiusta sofferenza. Io non mi abituerò mai all’orrore tramutato in festa gioiosa che non ha nessuna giustificazione se non quella della prepotenza e della crudeltà umana.

The Meat – Eaters Karma

The choice of becoming meat-eaters, once for survival reasons, to face climatic harsh conditions, had but a tremendous impact on the human kind itself and its whole history ever since, because in order to be able to slash the throat of an animal, or crash its head with a club, the primitive humans must have inhibited the noble feelings of compassion and empathy and respect for other lives and the sense of “life” itself as something precious and sacred, therefore the consequence of becoming predators and meat – eaters, was to keep the tendency to use the same attitude in general, also against the subjects of the same species. So, the human  meat -eater became the human warrior – killer and a robber and being unable to feel compassion for its victims, developed all the destructive attitudes of a brutal and insensitive animal, in order to get whatever he – the human kind – wanted to satisfy its growing voraciousness. The genetic memories of the ancestral predators lacking any form of compassion, were thus translated to all the following generations, and never tamed by education but enhanced and exploited by the more sly people as a form of control and power, causing all the destructive attitudes of their ancestors to arise and give impulse and rule all and every action of violence that characterize the human wickedness also nowadays. We paid dearly our choice to become meat – eaters in terms of useless wars, massacres, assassinations, tortures, slaveries, rapes, ransacking, robberies, deceits, unjustified hatred and and all the wicked actions that are the main characteristics of the human kind. Becoming meat – eaters has worsened tragically this species and it’s the main cause of so many sufferings and carnages throughout the millennia. That’s why teaching and bringing compassion and universal love into the general cultures and lives of the multitudes, may be the only wise thing that can in some way reverse or lessen our fatal destiny.

9 Marzo -La Festa delle Mimose

Ci siamo, di nuovo alla vigilia di una tradizione ipocrita in cui, in nome di una fittizia ed effimera considerazione di rispetto e gratitudine per il genere che nel bene e nel male ha reso possibile la vita umana su questo pianeta, si fa scempio di un altro tipo di vita, solo perché anche da questa vita si possono trarre dei profitti, seppure di piccola entità.
Che senso ha celebrare in una manciata di ore quello che dovrebbe essere “sempre” effettivo, fingendo di ricordare ciò che dovrebbe essere presente nelle menti degli uomini ogni singolo giorno di ogni singolo anno, operativamente e non solo simbolicamente con delle misere, squallide offerte votive, facilmente reperibili sul mercato, comprate in fretta da venditori clandestini agli stop dei semafori, pensando che siano alleviare le dolorose memorie di antiche e moderne vessazioni, di discriminazioni e colpe che gli uomini hanno esercitato per millenni contro le donne, e pretendere che un semplice mazzetto di fiori gialli rubati alla primavera possa restituire le ingiustizie del passato e garantire la giustizia nel presente e nel futuro. Io non dico che gli uomini siano cattivi e le donne buone, tutt’altro, ma che la gran parte degli uomini si è coalizzata da sempre per dominare le donne e spesso è stata anche il loro carnefice. Del resto i maschi derivano da loro, proprio dalle femmine in quanto non esiste il genere maschile come punto di partenza, i maschi altro non sono che femmine modificate dalla potente azione degli ormoni, attivati dal cromosoma dominante Y. Ma anche senza avere nessun tipo di minima erudizione scientifica, basterebbe osservare il torace di un uomo per capire che i suoi capezzoli atrofizzati, non sono altro che la traccia evidente della sua origine di base come femmina, così come l’accenno di coda di un embrione e le pelurie quasi scomparse e il reggersi carponi degli infanti ci rivelano la nostra antica origine di piccoli mammiferi quadrupedi. Ma sembra che per millenni questa evidenza non sia ma stata presa in considerazione alcuna, né dall’uno né dall’altro sesso. Le donne hanno continuato a subire la cultura e le regole degli uomini che hanno continuato ad esigere sottomissione con la forza e la prepotenza brutale, adducendo pretestuose scuse di derivazione religiosa o di inspiegabili assiomi pseudo-scientifici per cui spesso, la superiore capacità intellettiva del genere femmina veniva negata o distorta, facendo passare la tempesta della sua variabilità ormonale come follia “isterica”, altre volte in modi subdoli, come avviene ancora nel mondo attuale, anche quello più evoluto. Di questa realtà tuttavia sono paradossalmente responsabili le donne stesse perché al momento di diventare madri non insegnano affatto a loro figli il rispetto per l’altro genere, anzi vedono spesso delle antagoniste nelle loro possibili compagne di vita e considerano il matrimonio di un figlio poco meno di un rapimento da parte di un’altra donna. Ed è per questo che le cose non cambiano se non di poco ad ogni generazione e per la stessa ragione si ripetono rituali che nulla hanno di sostanziale, come l’offerta di ciuffi di rami di mimose giusto perché quest’albero disgraziatamente decide di fiorire nell’anticipo della primavera. Ma qual’è il problema se qualche centinaia di tonnellate di rami d’albero vanno perdute alla fine nella spazzatura? Sembrerebbe un argomento irrilevante, risibile, invece è fondamentale, perché la salvezza delle grandi foreste parte da come consideriamo e trattiamo anche il semplice ramoscello. Invece di far finta di piangere per la distruzione di foreste in lontani continenti senza mai riflettere sulla nostra reale conoscenza del problema e su tutti i nostri quotidiani comportamenti, ci concediamo molte altre libertà domestiche a danno dei vegetali, questi esseri viventi che hanno letteralmente “costruito” l’atmosfera che ci permette di vivere, solo per soddisfare tradizioni insulse e poco significative. Care signore donne, cosa pensereste se il vostro partner vi regalasse un melograno o una patata invece? Sarebbe un regalo più consapevole, un gesto più sentito e ricco di sincere promesse per il valore nutritivo sostanziale di questi doni, ma sarebbe anche un gesto che rivelerebbe nel vostro “lui” una sensibilità superiore, che è quanto di meglio possa desiderare una donna da un suo compagno di vita. Oppure chiedetegli di comporre per voi un poema, come l’antico poeta Tibullo che scriveva i suoi versi d’amore per Delia  “sub umbra arboris”sotto l’ombra degli alberi, presso le acque scorrenti di un limpido ruscello.
Non è una cosa insignificante, è uno dei tanti aspetti del disprezzo e dell’ingratitudine che abbiamo nei confronti degli alberi. Siate consapevoli che l’otto marzo, più che la festa delle donne è il giorno del massacro delle mimose perché, per via della vostra compiacenza, manipoli di individui, indigeni, comunitari, extracomunitari, marziani, vanno ovunque a strappare selvaggiamente i rami dagli alberi fioriti, spesso danneggiandoli seriamente o uccidendoli per vendere i mazzetti di mimose agli angoli delle strade ai vostri fidanzati, che altrimenti sembra non siano in grado di trovare idee più originali e con valori più diluiti nel tempo. Suvvia dunque, mostrate al mondo di saper aspirare a qualcosa di meglio, di avere una consapevolezza della vita che scorre nel ramo di un albero, che non è un oggetto decorativo ma un organo vivente con delle funzioni. Non vi suggerisce nulla il veloce deperimento di questo trofeo? Dopo pochi giorni appassisce e si decompone, forse proprio come i sentimenti amorevoli che dovrebbe e pretende di testimoniare. Chiedete al vostro partner qualcosa di più interessante, originale e durevole, un guizzo di ingegno creativo e di profonda sensibilità e avrete una prova più vera del suo amore. Ai fiori si attribuiscono arbitrariamente caratteristiche e funzioni che non hanno affatto. I fiori sono le sirene sensuali del mondo vegetale e non esistono per decorare i nostri ambienti, le nostre vicende, le nostre relazioni. Solo gli scemi umani possono pensare ad essi come simboli di purezza e usarli in tal senso ai piedi delle icone sacre. Sono gli organi sessuali delle piante e la loro bellezza, i loro colori sgargianti servono per attrarre gli insetti o i pollini vaganti, e riprodurre le piante in altri luoghi, non per gratificare le nostre contorte interpretazioni mentali e asservirli come elementi di arredo domestico o celebrativo privandoli della loro funzione vitale .
Si diceva e ancora si usa l’accezione: “Pura come un fiore!” Ma i fiori esprimono con la loro bellezza la pornografia vegetale che meriterebbe il rispetto della funzione e della loro ragion d’essere. Coltivarli per tagliarli e metterli nei vasi è di fatto una rapina e una barbarie. Siamo da sempre indulgenti e accomodanti sui nostri molti vizi mentali e giustifichiamo le nostre azioni e le nostre prepotenze sulla Natura accettando e seguendo i soliti stereotipi culturali con l’indifferenza, la superficialità, generati dal pensiero debole. Ma se veramente volessimo vivere in un mondo migliore, dovremmo imparare il rispetto universale, la riflessione profonda sulla realtà delle cose e sopratutto sulle nostre azioni. Nel mito della mela del giardino dell’Eden c’è un fondo di verità sulla natura e sulle attitudini umane. Dovremmo decidere se vogliamo contemplare, convivere in armonia e amare questa magnifica realtà vivente o se vogliamo soltanto divorarla. Infine care donne, mi dispiace, ma io sono un uomo che, se in un anno ci fossero 1000 giorni vi rispetterei ed amerei tutti i mille giorni dell’anno, ma oggi non vi donerò né realmente né idealmente un mazzetto di fiori gialli, ma piuttosto vi amerò ancora immensamente di più quando voi tutte sbatterete in faccia agli offerenti quel misero, ingannevole, simulacro del nulla, strappato brutalmente ad altri esseri viventi, unendo così il danno alla beffa e in modo da opporvi e forse fermare l’inutile e crudele massacro degli alberi in vostro nome e con questo rifiuto dimostrando agli uomini la vostra superiore intelligenza sensibile. E quindi, invece della Festa delle Donne in questi giorni di primavera incipiente, preferisco celebrare per mio conto la Festa delle Mimose.
ennio forina -marzo 2018

Meteora Umana

Il mondo degli umani è una enorme, gigantesca macchina tritacarne azionata da 7 miliardi di persone nel cui interno tutto viene fatto a pezzi, per essere convertito in profitto e la globalizzazione ha peggiorato e aumentato ogni tipo di sfruttamento degli animali, delle piante e dei pesci.
Finché potrà saccheggiare il mondo vivente, il genere umano eviterà per un po’ di tempo i grandi conflitti fra i popoli, ma ci sono segni evidenti che questa precaria condizione “pacifica” sta per finire. E presto, molto presto, non ci sarà più molto da saccheggiare e allora si riapriranno di nuovo le porte dell’inferno anche per noi, per tutti noi, e anche i demoni subiranno le stesse pene che infliggono agli animali ingiustamente dannati…

Gli antichi dinosauri non si sono estinti per un meteorite, ma perché erano un esperimento naturale semplicemente sbagliato. Troppo grandi, troppo esigenti e poco adattabili alle variazioni. Anche noi siamo troppo grandi numericamente ed infinitamente più esigenti e voraci dei dinosauri..e anche noi potremmo essere un semplice errore perché lo stiamo dimostrando nei fatti….non ci vuole molto a prevedere anche un nostro più che probabile futuro…non serve scrutare lo spazio in attesa di una improbabile meteora, quello che stiamo facendo è sufficiente ad ottenere lo stesso risultato. La minaccia vera non sta nello spazio, ma nelle nostre mani.

Sarà Festa…di Color Rosso

Bellezz e spazzatura.
 
Il cadavere di un animale fatto a pezzi e confezionato negli scaffali viene accettato come normalità, dalla coscienza collettiva che vede il corpo, ma ignora la violenza che lo ha ucciso, pur sapendo che si trattava di un animale vivo.
Così come nelle guerre, l’assassinio viene quindi assorbito e metabolizzato trasformando la vita da annullare in oggetto; è lo stesso meccanismo di giustificazione che consente agli assassini di qualsiasi tipo di essere tali e di effettuare i loro crimini senza esitare.
Ma per la gente comune avviene un processo di offuscamento della coscienza oggettiva, poiché non vede l’azione dei carnefici e allo stesso tempo non vuole immaginarla, essendo interessata solo al risultato finale ignorando automaticamente tutti i passaggi cruenti della schiavitù e dell’uccisione violenta, poiché la morte è sempre violenta in un modo o nell’altro.
Succede che le stesse persone che maneggiano con disinvoltura il corpo spezzato e scorticato di un agnello senza provare alcuna emozione, eviterebbero di guardare il corpo di un animale che giace squartato nella strada, dopo essere stato investito, volgendo lo sguardo altrove con disgusto, pur trattandosi di una stessa morte violenta e di uno stesso cadavere, ma giacente sulla strada e non sul desco.
Se riuscissero a visualizzare nelle loro menti torpide il processo che porta al risultato finale proverebbero lo stesso disgusto e forse potrebbero iniziare a provare un barlume di compassione.
Ma ciò non avviene perché la mente umana è da sempre abituata a distorcere la realtà per giustificare le sue azioni peggiori, inventando le scuse più assurde. I casi storici di ieri, di tutti i secoli e decenni e anni di massacri e guerre confermano questa realtà. L’umanità smette di fare la guerra solo quando gli conviene non perché è giusto e solo dopo i grandi olocausti. Era solo ieri che questi sono avvenuti in tutto il mondo e virtualmente dimenticati da molte giovani generazioni pronte a ripeterli…
Per questa ragione tutte le foto che diligentemente e con speranza le persone sensibili e compassionevoli pubblicano sui loro profili documentando l’orrore delle uccisioni, non hanno alcun effetto generale, perché sono immediatamente eluse o trasformate nelle menti delle persone senza sensibilità e compassione. La mente umana è in grado di trasformare qualsiasi bellezza in spazzatura e qualsiasi spazzatura in una perversa bellezza. Così il cadavere di un animale su una tavola imbandita e a festa risulta essere bello e appetitoso, anche se è lo stesso cadavere dell’animale schiacciato da una macchina.
È l’eterna favola del lupo e dell’agnello, in cui il lupo cerca tutte le scuse per giustificare la sua brama di sacrificare l’agnello, pur non avendo fame, ma solo perché può farlo.
È quello che facciamo noi, divorando un cibo che non ci serve, rapinando le esistenza di altri esseri viventi, fatti nascere apposta per procurarci il piacere del gusto e la soddisfazione della nostra prepotenza, ma con una differenza, sappiamo che il lupo della favola che viene letta ai bimbi per fargli credere che il lupo è cattivo, è solo una metafora e quindi, noi che siamo “buoni” possiamo ammazzare tranquillamente sia il lupo che l’agnello, sicuri che nessun libro di favole darà una diversa interpretazione ai piccoli umani. Ma il lupo vero non farebbe questo, non cercherebbe pretesti e ucciderebbe un solo agnello e soltanto per la fame, non perché è festa, perché il suo organismo è formato così.
ennio forina- qualche tempo prima di pasqua- 2018

Il Parco dei Divertimenti

 Pubblicato su “noiroma.it – Domenica 01 Aprile 2012 08:18 ennio forina

Vorrei che l’impatto umano sul resto del mondo vivente non fosse sempre così doloroso e ingiusto anche rispetto a delle gravi situazioni “minori”, solo apparentemente trascurabili.

Da qualche tempo, in quello che ritengo sia il più bel parco pubblico romano, Villa Doria Pamphili, va di moda un nuovo sport molto popolare, praticato dai bambini ma con la compiacenza e l’istigazione degli adulti, vale a dire la sagra e conseguente strage dei girini. In primavera si schiudono le uova nelle acque basse vicino alla riva dei laghetti, dove i grossi pesci non possono arrivare a mangiarli e una moltitudine di girini con l’aspirazione di diventare rane o rospi, provano a svilupparsi secondo le loro fasi naturali in questi rari ecosistemi cittadini “protetti”, ma a quanto pare, per il popolo dei frequenta-parchi prevalgono le necessità ludiche sulle leggi e sul rispetto delle forme di vita, ritenendo che i girini siano stati messi là dal comune di Roma, apposta per far divertire i loro figli a costo zero.

Così nei fine settimana specialmente, molti villeggianti dotati di prole, arrivano a frotte e bivaccano intorno al piccolo lago del parco. Alcuni già attrezzati di tutto punto, con palette e retine professionali apposite per la raccolta, altri si adattano alla buona con ogni tipo di contenitore e stanno lì, tutti eccitati, a prelevare quella miriade di piccoli animaletti scuri con la codina scondizolante, che cercano inutilmente di sfuggire alla “mietitura”. E li raccolgono diligentemente fra urla e gridolini sotto lo sguardo vigile e compiaciuto dei genitori, li trasportano sui prati, li mostrano ad amichetti e genitori facendoli cadere sui prati. Mentre i più disinvolti li prendono per la codina e li esaminano divincolarsi, altri meno coraggiosi, sono presi da un moto di ribrezzo per quei viscidi piccoli esseri e con urla e movimenti inconsulti li fanno saltare per aria o li sbattono per terra nell’erba o tra i sassi, dove le loro aspirazioni metamorfiche subiscono una prematura e infausta fine .

A volte ho visto alcune di queste allegre famigle portarsi via i contenitori con i girini dentro, non si sa per quale uso, forse per darli in pasto al loro squalo domestico contenuto nell’acquario tropicale del salone. Un padre di una famiglia turistica che ne stava raccogliendo un cospicuo numero nel contenitore della pasta, al quale rimproveravo l’arbitrio cercando di fargli capire che non aveva nessun diritto di prelevare  girini sia per le leggi  che ragioni etiche, ma lui mi disse voleva portarseli nella loro dimora bolognese per mostrare ai loro figli “de visu” il miracoloso svolgersi della metamorfosi. Quale encomiabile intento educativo il primo insegnamento che dava ai suoi figli era l’appropriazione indebita o per meglio dire insegnava loro a rubare! In un altro lago ancora, più grande, quello di Bracciano, ho visto anche bambini molto più cresciuti, a ridosso del diploma di maturità, prelevare piccoli granchi dagli scogli vicino alla riva e giustificarsi dicendo che li avrebbero messi nel loro acquario tropicale marino. Ma come, sono granchi di acqua dolce e zone mediterranee e li mettono in un acquario tropicale e per giunta marino? Ma non si studiano nelle scuole, materie vagamente scientifiche o questa promettente gioventù non guarda di tanto in tanto la TV, che qualche pillola di conoscenza la elargisce ogni tanto? Queste attitudini non sono solo un problema di cultura o etica, ma rivelano anche un evidente vuoto di capacità intellettiva.

Ma la cosa peggiore l’ho vista casualmente un paio di settimane fa. Avevo appena iniziato la mia passeggiata nel parco quando, come era prevedibile ad ogni primavera, ho visto da lontano lo svolgersi della sagra e quindi a rischio della mia incolumità personale, considerando alcuni atteggiamenti minacciosi subiti altre volte da nerboruti genitori, mi sono comunque diretto verso il laghetto per protestare, solo cercando di suscitare qualche sentimento di compassionevole consapevolezza in quel nutrito popolo fautore della barbarica attività.

Avvicinandomi al gruppo più folto di villeggianti, composto da tre virgola quattro madri, moltiplicate per sei bambini di tutte le età, ho visto veramente l’orrore materializzarsi di fronte ai miei occhi: si era in fase finale dell’appassionante gioco e una delle madri, toglieva il grosso bicchiere dalle mani della bambina più grande e così com’era, colmo di girini e senza misericordia, lo stava gettando diligentemente nel secchio dei rifiuti, nonostante l’acqua del laghetto fosse molto più vicina a lei di quel contenitore.

In questo caso, il mio intervento verbale di riprovazione per il gesto, fece sì che quegli animaletti sopravvivessero forse un po’ più a lungo, ma considerata l’estensione delle giornate primaverili nei fine settimana si può statisticamente immaginare che queste azioni siano nella consuetudine e che a tentare di impedirle non ho mai visto nessuno.

Non racconto queste cose per suscitare qualche barlume di coscienza in coloro che interpretano la frequenza dei luoghi naturali in questi modi. Essi comunque trasferiscono ai loro figli quella morale distorta che alla fine non gli sarà utile per affrontare onestamente gli eventi della vita. La morale che insegna che tutto quello che ci fa comodo è lecito perché la mamma e il papà così hanno affermato con la loro condiscendenza, che si possono disprezzare e maltrattare le altre forme di vita e che porta in sé i semi negativi che prima o poi si possono manifestare in altri modi e su altri soggetti. Infatti, chi stabilisce classifiche arbitrarie tra vita e vita, come vite inferiori e vite superiori, è molto probabile che in certe condizioni, applicherà questo deforme principio anche contro i soggetti della propria specie, diventando nocivo agli individui e alla società tutta.

Scrivo invece per risvegliare l’attenzione degli organi istituzionali di polizia municipale e della salvaguardia ambientale a prendere provvedimenti solleciti ed efficaci per prevenire queste azioni e dare consistenza e attuazione alle regole e leggi stabilite che definiscono i maltrattamenti, la tortura e l’uccisione degli animali, un preciso reato, oltre alla tutela e rispetto di un parco pubblico.

Non è possibile che questi sparuti ecosistemi protetti siano lasciati in balìa di una barbarie domestica incontrollata che insieme ad essi, demolisce anche il senso del rispetto delle regole.

Se il laghetto del parco è un presidio naturale protetto, allora non si dovrebbe consentire nemmeno l’eccessivo affollamento presso le rive, che disturba e allontana gli animali che vi stanziano, le anatre ad esempio, non si vedono sostare nel lago quando la folla diviene troppo rumorosa e invadente. Ho assistito una volta a cani da caccia lasciati liberi di tuffarsi nel lago e che cercavano di catturare le anatre, inseguendole nell’acqua.

Stessa annotazione per i cani di media e grossa taglia lasciati liberi di scorrazzare in barba ai divieti e che inseguono i gatti delle colonie feline legali del parco e che forse ora non esistono più. E infatti le persone autorizzate o dedite alla loro nutrizione hanno riportato varie sparizioni specialmente di gatti giovani o ancora cuccioli. Esistono dei cartelli che indicano alcune zone delimitate e escluse dalle attività ludiche che sono totalmente ignorati, così come per il rispetto delle piante, si vedono addirittura gruppi di persone che raccolgono erbe come se fosse campagna aperta. Credo che se un cartello che indica un divieto viene considerato puramente simbolico e decorativo, allora sarebbe meglio toglierlo, per non abituare chiunque a non rispettare nessun avviso.

Faccio un appello quindi, non solo personale, ma richiesto da altri numerosi frequentatori virtuosi del parco, di controllare e far rispettare le leggi. Propongo inoltre di apporre dei chiarissimi avvisi ai margini dei laghi per vietare queste attività devastanti per la stabilità biologica degli ecosistemi indicando chiaramente anche le sanzioni previste.

Un parco dovrebbe essere un’oasi di vita naturale in mezzo alla giungla di cemento e smog. Dovrebbe rappresentare una risorsa e un rifugio per animali altrimenti condannati a perire e una risorsa culturale per le persone grandi o piccole che desiderino frequentarlo non solo per il fitness, il gioco del pallone e le esigenze canine, ma per osservare e vivere da vicino un bene che sta diventando sempre più piccolo, raro e prezioso, un Parco della Vita vera, non un parco del divertimento.

Inoltre nell’estate incipiente, ad ogni massacro di girini, corrisponderà un incremento notevole del numero di zanzare (tigre specialmente), ad allietare le nostre case e luoghi vari e i comuni forse spenderanno un sacco di soldi per effettuare inutili, quanto devastanti disinfestazioni, per gli ecosistemi e la nostra salute, per eliminare poche zanzare e al tempo stesso sterminare i loro naturali antagonisti e predatori come ragni, lumache e appunto, girini e rane.