Neco, Ergo Sum.
Uccido, Quindi Sono.
Sembra che questo concetto rappresenti il pensiero il punto più alto in cui si spinge la mente dei cacciatori “sportivi”, di chi trova soddisfazione spezzando la vita di altre creature, lacerando i loro corpi e spezzando le loro famiglie e spargendo il terrore nelle campagne.
Il caldo è stato atroce per gli animali dei nostri esigui boschi, gli incendi degli umani li hanno decimati, uccisi ed hanno distrutto i loro rifugi e i loro nidi, non hanno acqua da bere per la siccità e quella poca che si trova è inquinata, sono stremati e affamati, in ritardo con i loro preparativi per l’autunno, e fra poco noi li aiuteremo a morire meglio con il piombo delle menti distruttive umane.
Quale scempio dei diritti universali della Vita! Quale orrore e vergogna insanabile per un gioco mortale chiamato sport, che segna col sangue i punti della vittoria!
Io sono un rinnegato di questa specie distruttrice e ingiusta.
Mi coprirò di penne e di pelliccia, i miei occhi sapranno vedere nel buio, il mio olfatto diventerà più fine, la mia mente ancora più libera, dialogherò con gli alberi e accarezzerò le foglie e li aiuterò a propagarsi nei terreni che i loro semi non possono raggiungere.
Sarò amico dei serpenti e dei cinghiali, abbraccerò gli orsi e giocherò con i loro piccoli, chiamerò gli uccelli per cantare insieme a loro, poi starò seduto sulle rive di un torrente nel fruscio degli alberi e lascerò che il vento mi parli di una pace e di una speranza ancora lontane ma sicure e di giorni giusti, e parlerò ai popoli viventi che massacriamo e dirò loro: non disperate, non arrendetevi, finirà anche questo, ancora per poco, fino al calar del sole del giorno cosmico che ha visto il dominio umano sulla terra, fino a vederlo scomparire oltre le onde e i monti.
Poi mi immergerò nel sonno e in pace nella prima notte in questo mondo finalmente senza di noi, illuminata solo dalle stelle.