Lettera Aperta Sulla Questione Animali

Il mondo degli umani non si divide in buoni e cattivi come spesso si pensa ma in individui che sono capaci di sentire e altri che non hanno questa facoltà. Facoltà che del resto, come per tutte le virtù, si può coltivare e far crescere o inibire.

Ma a volte, sono le paure e le angosce nascoste nel profondo di noi stessi che impediscono le giuste riflessioni e rendono sopportabili le azioni più orribili così come accettabili le categorie culturali artefatte e insulse.

Non c’e un popolo di questo pianeta che in qualche segmento di tempo della propria storia non abbia commesso crimini orribili dei quali nemmeno si vergogna, crimini verso altri popoli e all’interno della sua stessa società, ma tutti i popoli hanno da sempre compiuto e commettono continuativamente, crimini inenarrabili verso il mondo animale.

Conan Doyle fa dire al suo magnifico personaggio Holmes: “Il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno mai, in nessuna occasione, osserva”, ma ancora di più, non c’è animale vivente che possa o voglia deformare e nascondere queste evidenze più dell’animale umano.

Sì, perché la specie umana è una specie animale, nonostante i vari tentativi di tutte le religioni e in tutti i contesti sociali, (anche quelli relativisti e laici) di collocarla in qualche improbabile olimpo abitato da semidei. Una specie eletta, concetto tristemente affine a quello della razza superiore, sola ad avere un destino principe, sola ad essere fornita di una prerogativa e di una garanzia speciale di sopravvivenza oltre il mondo visibile.

Da sempre gli “illuminati” cultori della scienza hanno provato a comprendere e decifrare i segreti degli organismi viventi osservandone l’aspetto, giudicandoli secondo parametri antropomorfici e partendo dal presupposto che essi sono comunque attori per istinto ma incapaci di pensare razionalmente e sentire emozionalmente. Questi presupposti sono ancora operanti in larga misura nel mondo scientifico ufficiale tanto quanto nelle coscienza diffusa di istituzioni e popolo e nella didattica dei media. Quanto più poi un animale si comporta in modo servile e vagamente simile a quello umano, tanto più viene gratificato con qualche blando attestato di intelligenza ma ancora oggi stereotipi e parallelismi falsi sono radicati nelle pigre coscienze collettive rivelando che ben poco progresso sia stato fatto nella comprensione della vita sulla terra. Il proto-medico romano Galeno praticava disinvoltamente la vivisezione degli animali per capire i meccanismi vitali e le funzioni dei vari organi senza porsi problemi di etica, e nei secoli a seguire, l’umanità ha continuato a giocherellare con gli esseri viventi senza considerazione e senza pietà, dimostrando di non possedere affatto la capacità tanto vantata di una superiore etica, o dimostrando ancora più tristemente di inibirla per convenienza.

Se le culture religiose fondatrici delle attuali congregazioni “spirituali” hanno fatto nulla o poco per la conoscenza e l’evoluzione del rapporto con le altre creature viventi (ignorando totalmente il fatto che, riferendosi a un unico creatore di tutti i mondi visibili e invisibili va da sé che quelli che noi chiamiamo animali in senso dispregiativo sono esseri generati e altrettanto preziosi, dallo nostro stesso Creatore), anche la scienza laica ha dimostrato largamente la stessa ottusa miopia riservando alla specie umana un primato abusivo e lasciando che la morale comune così plagiata facesse scempio e strage di tutto il resto senza alcuna riflessione.

L’ “Agnello” sulla croce, nell’ultimo sospiro di vita terrena, invocava il Creatore-Padre supplicando il perdono per i suoi assassini che non sapevano quello che stavano facendo, ma in realtà essi erano perfettamente consapevoli di quello che stavano facendo come noi lo siamo di quello che accade negli allevamenti e nei mattatoi di tutto il mondo.

I tempi in cui la nebulosa ragione umana costruiva miti a sostegno delle proprie ambizioni predatorie e dominatrici non sono ancora finiti. Così la religione prima e la scienza poi, creano categorie mentali per sostenere la validità dell’uccisione e della tortura senza limiti per gli animali.

È cambiato qualcosa forse? In piccola parte, umani particolarmente dotati di una sensibile intelligenza e grazie anche alla diffusione globale della conoscenza della biosfera, si impegnano generosamente nella difesa dei diritti e della vita degli altri esseri viventi, ma la realtà tecnologica che muove e controlla la produzione d”energia” alimentare su questo pianeta ha generato una nuova deforme morale, una artefatta koinè etica alla quale tutte le culture si attengono comodamente, nonostante le differenze.

Altri, molti altri, nel passato e ancora di più nel presente, continuano tranquillamente a rapinare gli animali delle loro vite, nel modo brutale di sempre ma con molti più pretesti, facendoli protagonisti e oggetti dei loro giochi “sportivi” di morte, come dei loro conflitti. Ancora una ricerca scientifica obsoleta e fallace, che sperimenta su loro ogni tipo di sostanza tossica, li sottopone a torture di ogni genere e intensità, alle radiazioni più nocive, alla dissezione in vivo dei loro cervelli, tutto nella asettica realtà delle sale dei numerosi laboratori della vivisezione sparsi nel mondo che agiscono principalmente in nome del profitto, con ben poco controllo, (nonostante vi siano nuovi, più affidabili e promettenti metodi di ricerca grazie al progresso dell’informatica e della microbiologia molecolare), spesso ripetendo esperimenti già eseguiti all’infinito per pura didattica o peggio e i cui dati sono stati già elaborati e acquisiti, su organismi comunque molto diversi dai nostri.

Quale ipocrisia, sostenere la validità di questi arcaici e barbarici strumenti di conoscenza e allo stesso tempo promuovere qualche blando atteggiamento compassionevole verso alcune di queste vittime. Come se nei lager nazisti ci fossero stati degli incaricati per dare carezze e far giocare i bambini prima di asfissiarli nelle camere a gas. Negli allevamenti-lager di tutto il mondo si “lavorano” e vengono ammazzati maiali e polli a decine di migliaia, ogni giorno. Che tipo di cure e dolce morte si può pensare che questi esseri viventi possano ricevere da una industria della carne così feroce e ingorda? Quando si uccidono degli esseri viventi si è comunque assassini e lo siamo tutti in qualche misura, direttamente o indirettamente, solo che alcuni lo sono occasionalmente, per necessità o debolezza di intento o reale ignoranza, mentre altri sono volutamente e perversamente dei “serial killers”, spesso per motivi futili e mai, come in questo tempo, la parte più consistente della società umana è composta da questi ultimi.

Si dice spesso che questo è quanto accade in Natura e dunque non facciamo altro che seguire le regole naturali. È vero solo in parte e inoltre, non abbiamo noi sedicente specie evoluta, superato le “bestie” e stabilito comportamenti e principi esistenziali di più alto livello? L’amore altruista, la compassione e la pietà non sono forse prerogative della specie umana?  La Natura non stabilisce regole e non codifica leggi, altrimenti sarebbe una immensa, monotona noia viverci dentro ma fornisce molte e diverse risposte e soluzioni al problema della sopravvivenza degli organismi e se è vero che noi siamo così evoluti e intelligenti e così eticamente superiori dovremmo saper scegliere fra i vari, incruenti metodi che dalla Natura sono già realizzati e utilizzati come i vari tipi di simbiosi.

La specie umana non ha inventato lo scambio di merci, largamente praticato nelle relazioni animali, vegetali, soprattutto. Perché noi dovremmo comportarci da predatori quando i nostri corpi rivelano inequivocabilmente una vocazione diversa?  Perché eravamo da sempre dei raccoglitori di cibo abbiamo sviluppato in modo eccellente la tecnologia delle mani e questo ha anche favorito la costruzione di linguaggi più articolati e complessi e di primitivi sistemi di calcolo. Altri organismi si sono specializzati in modi  che consentono loro di essere quello che sono e di sopravvivere in virtù di quello che i loro strumenti possono procurargli.  Così essi hanno zanne e artigli, anziché denti e unghie, corrono veloci, volano o nuotano in miriadi di forme  e funzioni. La nostra struttura morfologica e organica non è quella di un predatore carnivoro, il nostro intestino è troppo lungo e le carni ingerite impiegano molto tempo tra le sue pieghe tortuose rilasciando pericolose sostanze al suo interno, l’apparato digerente fatica a digerire e metabolizzare la carne e deve subire l’azione deleteria e prolungata dei grassi insaturi e anche delle pericolose sostanze additive. Ogni serio nutrizionista avverte spesso dei rischi legati al consumo eccessivo di carne invitando a una complementazione alimentare costituita da dosi abbondanti verdure, frutta e semi.

La nostra dentatura è inadatta a lacerare la carne salvo un lieve sviluppo di canini, generato dall’ultima glaciazione che costrinse gli umani a cibarsi di animali morti o uccisi per mancanza di vegetali e a conciare le pelli con i denti per difendersi dal freddo, trasmettendo così ai discendenti le caratteristiche genetiche dei denti canini. Le nostre mani non sono adatte ad afferrare le prede vive, corriamo troppo lentamente anche per una semplice lucertola. Le nostre zanne e i nostri artigli ausiliari sono costituiti da sassi, frecce, coltelli e forchette e senza il fuoco per cucinare, sarebbe davvero difficile continuare ad essere carnivori.

Ma l’aspetto più sconcertante dell’attuale società umana è nel suo mai dismesso antropo-centrismo, che altro non è che l’estensione del pensiero tolemaico della Terra al centro dell’universo.

L’umanità attuale non può negare che la Terra sia un suddito del Sole come gli altri colleghi del sistema planetario e non viceversa, ma non ha mai smesso di riservare a se stessa la posizione centrale di dominio e predilezione rispetto alle altre forme viventi.

Pensatori molto antichi come Pitagora, Leonardo da Vinci e altri ancora, sembra avessero capito l’evidenza delle diverse forme di intelligenze naturali. Siamo ancora principalmente figli di un illuminismo miope, tecno-verso e relativista che rappresenta il più potente motore di questa immensa macchina tecnologica e finanziaria che domina il mondo regolandolo a sua discrezione ed è attiguo e conforme allo spiritualismo miope e antropocentrico di molte religioni.

È molto comodo e remunerativo continuare ad attenersi all’assioma dell’uomo “sacro” e dell’animale come risorsa per volere di Dio o dello Stato. Non si inventavano ragioni simili per giustificare l’utilizzo di schiavi nelle colonie es. nei latifondi americani? Almeno i popoli antichi come i romani,  non inventavano false motivazioni, chi perdeva la guerra diventava schiavo come regola del gioco, ma non si metteva in dubbio la loro identità, anzi, spesso  gli asserviti di altri paesi erano molto più colti e progrediti dei loro vincitori e diventavano tutori, insegnanti e consiglieri dei loro”padroni” mentre la società schiavista dell’era moderna falsificava le evidenze affermando che i negri erano subumani e dovevano sottostare alla schiavitù e alla ghettizzazione. Esattamente come noi ora pensiamo e agiamo nei confronti degli altri animali, e non ha valore, se ho sentito bene, il definire gli animali, quelli più simpatici, come risorsa affettiva e altri come risorsa alimentare, gli animali non sono una risorsa degli umani, sono esseri viventi generati da una natura che non prevede l’istituzione di classi sociali.  Comunque, senza un profondo e sincero rapporto affettivo, il contatto con gli animali non porta alcun vantaggio, e chi ha davvero la capacità di essere “toccato” dall’intelligenza e dalla sensibilità e dal ricambio di adamantina, sincera affettività che sopratutto loro sono in grado di dare, non può ignorare l’intelligenza e la sensibilità anche di tutti gli altri.

Quelli che giocano alla guerra e si sentono eroi spappolando uccellini con potentissime armi da fuoco, non capiscono che ad ogni colpo e animale fatto a pezzi, anche la loro possibilità di elevarsi a livelli superiori si perde in frammenti del nulla, e poiché non esiste pena più grande, dolorosa e insanabile del rimorso, nel caso in cui un giorno essi acquisissero coscienza degli inutili dolorosi massacri si renderebbero conto di essere gli unici fattori del loro personale inferno.

Dire che gli animali sono esseri viventi ma che in fondo non amano e non soffrono come noi rivela menti dal pensiero circoscritto, abilitate a valutare e gestire banalità e sentimenti rudimentali.  Così come le grandi religioni hanno assimilato senza obiezioni le usanze barbare e ottuse dei tempi precedenti continuando a scannare agnelli e cuccioli per tradizione e per far festa, anche adesso, che siamo così progrediti, il tessuto e le corporazioni scientifiche e commerciali depredano la vita oggettivizzandola e trasformandola in semplici “prodotti” così che consumatori superficiali e apparentemente inconsapevoli possono utilizzare come cibo i corpi  fatti a pezzi degli animali chiamandoli con altri nomi. Se non si deve seguire il processo intero del “prodotto” finale messo in vendita è più facile metabolizzarlo in modo diverso prima ancora di averlo masticato e digerito. Questo implica il fatto che la realtà degli ignobili allevamenti e delle brutali esecuzioni degli animali resti totalmente occulta e ignorata. La scusa è che la necessità di sfamare i popoli sia prioritaria ma su questa ragione si sovrappone la tanto ricercata gratificazione del senso del gusto che ha un alto valore di mercato e giustifica tutti gli eccessi e gli sprechi di cibo, la conseguenza è che in nome di ciò che è necessario si avvia una industria globale che supera enormemente il fabbisogno “necessario” e agisce solo in nome del profitto ad ogni costo, determinando un aumento esponenziale della attività predatoria sulle specie viventi e la realtà tragica degli allevamenti e mattatoi.

Per di più non penso che lo stato delle cose possa cambiare nel prossimo futuro né in quello più lontano per una nostra acquisizione di coscienza o senso di giustizia. Gli obiettivi e gli sforzi pur nobili delle migliori associazioni animaliste e delle leggi a tutela degli stati meno barbari è ben poca cosa rispetto alla dimensione del massacro che si attua ogni giorno, ogni secondo, sulle creature viventi.

Chi legge queste righe non le assimili alle categorie facilmente degli  “animalisti”,  perché chi coltiva la sensibilità cercando al tempo stesso la ragione delle cose, non appartiene a nessuna categoria. I falsi filosofi e i falsi scienziati si inseriscono nei recinti comodi delle aggregazioni e delle corporazioni, orientano le loro valutazioni secondo la parte politica nella quale si sono inseriti, diventano seguaci di correnti di pensiero che ignorano ciò che è al di fuori dei loro interessi. Ma agli animalisti sinceri, rivolgo un messaggio, l’informazione e la visione degli orrori commessi sugli animali è doverosa e indispensabile, ma purtroppo non serve a nulla. Salvare il panda o le balene dall’estinzione quando si continua allegramente a scannare agnelli e maialini per tradizione, è un abbozzo di generosa virtù ma non risolve il problema primario dell’olocausto animale.

E l’umanità, proprio perché dotata di una maggiore capacità di auto-riflessione soggettiva, avrebbe potuto capire da sempre che la predazione e l’uccisione di altri esseri viventi per la propria sopravvivenza è solo uno dei possibili metodi di sopravvivenza, mentre ce ne sono altri, efficientissimi e incruenti, evidenti e sostenibili. Invece la specie cosiddetta superiore ha scelto sopratutto di praticare quello più barbaro e primitivo contraddicendo se stessa e le proprie aspirazioni. Si tortura e uccide per sport, per vanità, per divertimento, per occupazione di aree, si uccide per disprezzo e per disgusto o per fastidio, si distruggono gratuitamente ecosistemi e territori abitati da altri, si uccide per andare più veloci.

  1. Il cibo, si dirà è necessario e il mondo è pieno di popolazioni affamate e anche nelle città e nelle campagne delle zone più ricche esiste la fame; questo è un altro problema del quale conosco tutte le risposte che allungherebbero di molto questa esposizione di fatti, ma anche ammettendo di non poter fare a meno per ragioni umanitarie di disporre degli animali in questi modi, allora non possiamo vantarci di essere quello che non siamo, attribuendo a noi stessi una sacralità non confermata dai fatti.

Nessuno può contestare che noi siamo immensamente più feroci e spietati di qualsiasi altro animale in natura, se solo volessimo instaurare condizioni diverse da quelle in atto nella generale lotta per la sopravvivenza, allora potremmo con orgoglio tirarci fuori dal crudele contesto naturale. Che lo si faccia in minima parte e solo per via di pochi soggetti non è sufficiente a collocarci, come specie, a livelli così elevati.

Per quanto mi riguarda, non penso che la mia vita nell’universo sia più importante di quella di un lombrico, anche se la difenderei a scapito del lombrico o di altri più feroci animali per il solo istinto di conservazione, ma mi dispiacerebbe comunque di dovermi tristemente attenere al terribile teorema “mors tua vita mea”.

Il predominio degli uomini durerà forse molto a lungo imponendo agli altri esseri viventi di continuare a nascere e morire nell’inferno che hanno costruito per loro, per questo, a differenza degli altri sinceri, appassionati relatori e difensori dei diritti degli altri esseri viventi, piuttosto che invocare la salvezza dall’estinzione perpetrando le loro sofferenze e questo ingiusto olocausto, io spero che gli animali scompaiano tutti, lasciando noi, vincitori e dominatori del nostro alla e persi in questo mondo,  nella squallida solitudine delle nostre anime deserte a tal punto che la nostra ultima destinazione potrebbe non essere il paradiso degli eletti che che da sempre  pensiamo di meritare, ma la follia.

Ennio Romano Forina

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