Dimenticare la Luna

Povera luna, nessuno ora leva più lo sguardo

all’artefice di scenari suggestivi e perfetti

tu che ispiravi tutti gli amori

e suggerivi a poeti e amanti i versi più belli

confortavi il viandante notturno

alleviavi le angosce più oscure

eri la Dea che a tutti sorridevi intrigante

pervadendo di placida magia il mondo insonne.

Tu, ospite splendente, anfitrione eccelsa

della tua degna dimora celeste,

principessa e vestale delle notti più limpide

con la tua arcana, festosa presenza

volteggiando pigra nel cielo notturno

fugavi tutte le angosce e i timori

avvolgendo di soffice luce i sonni più inquieti.

Ci insegnavi che esiste l’irraggiungibile,

che non si può e non si deve possedere tutto

che nessuna piramide ambiziosa

nessuna torre svettante nel cielo

poteva minimamente sfiorarti

e quindi restavi, venerata, sacra e intatta

umiliando le umane brame e le tiranne pretese.

Ora lo scrigno in cui custodivi i sogni degli amanti

e dei poeti di tutti i tempi è stato violato,

e i desideri sono dispersi, catturati da altri mondi

e forse nessuno, per molto tempo

sarà più in grado di rimpiazzare quei tesori

da te finora, segretamente serbati.

Ti scrutano ancora, ma non per amore

soltanto per sapere se vi siano gioielli in te da rapinare,

o se si possa immettere in te la stessa vita

che qui nella tua sorella Terra per ironia atroce

viene indegnamente soffocata,

se si possa far di te e altri sterili mondi

dei gioielli azzurri, mentre questo pianeta

ferito, depredato e offeso

sempre più a te fanno somigliare

come un arido sasso senza vita,

un misero detrito nello spazio

ma senza il tuo incanto

e senza il tuo diafano e magico pallore.

E se fossi fatta di platino e d’oro

anziché di inutile sabbia e roccia

saresti in breve tempo invasa e divorata

da miriadi di potenti macchine brutali,

comandate da voraci parassiti umani

pronti a succhiare le tue vene profonde

scavando solchi, buche e sanguinanti ferite

per divorar ricchezze e niente altro,

come per lo splendente verde azzurro globo

che sempre più si ricopre dello spento grigiore

di città mostruose, gangli letali di una rete immane

di cemento e asfalto che si propaga ovunque

come le metastasi incontenibili del cancro.

Ti guardano ora nella tua intimità svelata

come si osservano gli animali oppressi

nelle prigioni della follia e della vergogna

degli zoo, dei circhi e degli allevamenti

e anche tu sei già rinchiusa in una gabbia

di ottusa e falsa conoscenza,

senza più meraviglia, né domande

solo una bizzarra e negletta decorazione

appesa in cielo per il nostro diletto

superata dalle potenti luci umane

che violentano i misteriosi ritmi vitali della notte

uccidono te e tutte le altre stelle.

Ma non sei tu o Luna,

ad aver perso il fascino e l’incanto

siamo noi, ad aver spento

le nostre più profonde sensazioni

ebbri delle nostre brutali luci false

che non possono come la tua riflessa luce,

far battere un cuore con nessuna vera ispirazione

e non illuminano l’anima e la mente

come tutti i negletti suoni e luci

che anche per noi continuano a vibrare

dal Cosmo intero e dalle Stelle.

Ennio Romano Forina

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