Una diversa evoluzione. Proemio/1

Perché mai in ogni era, ogni popolo della terra subisce il fascino delle pietre preziose, delle scintille di luce e persino della fiamma di una candela? Energia, è la risposta giusta. L’energia della luce che ha attivato le molecole della vita inorganica fornendo l’energia necessaria per compiere i primi stadi della trasformazione di questa in molecole organiche cioè adatte a costruire complessi sistemi viventi mediante associazione e specializzazioni diverse. E sono le cellule degli organismi che hanno la memoria di questa energia luminosa che le ha rese viventi ed evolventi. Per questo credo, qualsiasi oggetto che emana o riflette luce trasmette il fascino della vita nascente in noi. Una gemma preziosa quanto la luce di una candela, come la luce delle stelle. Le prime molecole della vita hanno assorbito l’energia del vento solare e della sua luce di cui tutto il mondo vivente ha un insostituibile bisogno, attraverso le dense atmosfere di polveri vulcaniche e gas e il luccichio delle acque primordiali e dopo essere diventate microorganismi le hanno trasformate in carburante per gli organismi primitivi con lo scopo di colonizzare anche le terre emerse con le forme di vita vegetale prima e animale poi, dentro e fuori gli oceani . È stata un’operazione intelligente, consapevole, creativa e “voluta”. L’associazione delle proto cellule ha generato le alghe, le alghe producevano ossigeno nelle acque mentre i funghi si sviluppavano sulle rocce bagnate da esse. Ma le alghe fuori dall’acqua erano vulnerabili dai batteri e per conquistare la terra dovevano trovare il modo di difendersi così si sono alleate con i funghi delle scogliere e da lì si sono sviluppati poi i vegetali terrestri: le piante. Le piante primitive con la loro intelligenza, hanno colonizzato questo pianeta e sono il punto di partenza di tutto il mondo vivente organico e a cui dobbiamo la gratitudine di essere vivi. Ma dato che le molecole che sono alla base della vita sono presenti, più o meno densamente, in tutto l’universo è chiaro che è l’universo stesso ad essere vivo in tutte le sue parti e che le particelle di universo apparentemente inerti come le rocce, i metalli, i pianeti e i meteoriti desolati, sono tutt’altro che inerti e tutt’altro che senza vita. Queste mie considerazioni fanno parte di una teoria generale che ho elaborato specialmente nel corso degli ultimi anni, e che rappresentano elementi di una analisi a seguire che sbalzano il genere umano dal suo pretestuoso e auto-assegnato piedistallo di superiorità. Ogni tanto pubblico sul blog alcuni pensieri che sono nel flusso di questo esercizio della ragione ma ancora non ho avuto la costanza di mettere in ordine logico prima e di esporre quello che è il nucleo della teoria che certamente credo verrà capita o condivisa da pochi. Anche perché la dimostrazione della teoria è puramente intuitiva, io non sono uno scienziato istituzionale, non ho titoli accademici, sono un filosofo naturale, da sempre un libero pensatore, i miei docenti sono i fenomeni naturali e quelli del mondo vivente –  e preciso, non uno studioso di “storia della filosofia”, sono un cercatore di elementi di verità, quelle parti di verità che sono evidenziate dalla ragione ed altre che non possono esserlo ma possono solo essere “sentite”, intuite, perché ineffabili e oltre i nostri abituali schemi mentali logici e il mio metodo di ricerca somiglia più a quello di uno “Sherlock Holmes” che a quello di uno scienziato classico abituato a dissezionare, scomporre  gli elementi, penetrare profondamente nelle loro strutture fisiche per capirne il “funzionamento” a me interessa meno il loro funzionamento, mi interessa la “ragione delle cose”, il perché esse avvengano e quali sono gli effetti e su quali effetti si debba intervenire e quali altri debbano essere lasciati come sono. Altri sono i soggetti che seguono la ricerca finalizzata al bene supremo della specie umana. La natura della vita non si conosce infilzando gli insetti e contemplandoli nelle bacheche e nemmeno continuando a tagliarli a pezzi e bruciare i cervelli degli animali con scariche elettriche e avvelenarli per capire i meccanismi che li fanno esistere, ammalare o trasformare. Sono metodi primitivi, barbari e terribilmente ingenui, specialmente oggi nell’era in cui la scienza molecolare ha fornito mezzi di indagine immensamente superiori e più precisi. Io mi interesso di ciò che intimamente e oggettivamente possa risultare come un elemento della realtà universale. Noi non abbiamo il diritto di cambiare ogni cosa per farla aderire ai nostri gusti, alle nostre necessità, dovremmo prima imparare dal complesso di elementi vitali che chiamiamo “Natura” a conoscere le evidenze delle opzioni che la Natura stessa offre e cercare di incrementare quelle più positive ed evolute.

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