Tutte le forze politiche,
indifferentemente dalle loro connotazioni,
dichiarano di essere dalla parte del popolo
che ha conferito alle stesse forze politiche
il compito di applicare coerentemente
il principio del bene comune
senza riuscire realmente a realizzarlo,
mentre il popolo, che critica le forze politiche,
si comporta esattamente nello stesso modo,
essendo quasi sempre dalla parte
dei propri interessi, individuali e di categoria
e non di quelli della collettività.
ennio forina
Scusa intendevo “entità private” non “entità statali”/..
Concordo. Aggiungerei che il il bene comune per essere veramente tale deve coincidere con il bene pubblico, cioè garantito da uno stato democratico dotato da una Costituzione pluriclasse (come era la nostra). Ecco perché una classe politica serva di istituzione finanziarie private si è affrettata a smantellare lo Stato in favore di entità statali con fine non ben definiti! Con il bene placido di un popolo incapace di vedere oltre la punta del proprio naso…
Sì, hai ben visualizzato la situazione ma la classe politica è anche e sopratutto serva di se stessa perché guarda ai “propri”interessi piuttosto che a quelli del popolo e quindi il suo scopo è sopratutto di sussistere come tale asservendosi a chi può garantire la sua sussistenza e il popolo a sua volta fa lo stesso. Chi ha cominciato per primo? Io dico il popolo. Poi il bene comune e il bene pubblico sono fondamentalmente la stessa cosa. Ti ringrazio molto per i tuoi apprezzamenti. C’è il famoso discorso che giustificava gli alti emolumenti dei politici per avere la garanzia che, essendo soddisfatti del loro stato di grazia sarebbero refrattari alle probabili corruzioni. Ma è vero proprio il contrario poiché il fatto di guadagnare bene con la politica attrae da sempre i soggetti peggiori. (Le mosche vanno dove trovano il miele e le deiezioni per riprodursi.) Invece se gli stipendi fossero uguali a quelli di qualsiasi altro impegno lavorativo ci sarebbe una selezione naturale a favore della “vera” passione per la politica. Posso suggerirti due articoli che ho scritto qualche anno fa su queste tematiche? Sono facilmente reperibili credo online se no ti mando il link. Non ricordo se li ho pubblicati sul mio blog. Comunque se metti il mio nome nel google search e i titoli: I mostruosi appetiti e La fabbrica dei mostruosi appetiti. Se non li trovi te limando io dopo, fammi sapere.
Provo a cercare gli articoli. Comunque lo Stato è il piatto comune anche a chi crede di poterne fare a meno. La storia insegna che espropri e dittature sono stati pagati a caro prezzo proprio da chi credeva di essere al di sopra degli altri. Questi di oggi sono poveri garzoni di bottega neanche in grado di rappresentare se stessi come persone. E nella pattumiera della storia finiranno
Hanno già preso la residenza…
Caro Roberto,ho deciso di scrivere un terzo testo, aggiornato allo stato dell’arte della situazione attuale intitolandolo: “I resti dei mostruosi appetiti” – Quel che resta, dopo la festa. – Saggio sulla sempiterna, incontenibile voracità umana. E lo pubblicherò come un saggio sull’argomento e ne farò stampare un po’ di copie.
Fammi sapere che lo leggerò volentieri. Io sul blog avevo scritto un articolo su “L’uomo scorpione simbolo della irrazionalità umana”. La voracità perlomeno è compatibile con la vita, l
l’irrazionalità invece causa guerre e morte!
Lo cercherò poi ci sentiamo.
Mi manderesti il link del tuo articolo, perché io sono nel caos…?
https://opinioniweb.blog/2017/01/30/3074/
È più un articolo di filosofia sulla natura umana, la ricaduta sul sociale riguarda il gioco dei poteri, spesso irrazionale, che porta a conseguenza in cui tutta l’umanità ci rimette ma ugualmente vengono portate avanti nell’assoluta irrazionalità. CiAo e a presto
Yes
Caro Roberto, il tuo articolo apre il vaso di Pandora di una serie di considerazioni che tra l’altro sto trattando nel mio saggio sull’evoluzione. Così ti rispondo a parte sul blog, appena posso.
Dimenticavo, il tuo “incisivo e bello” articolo.
Ciao Ennio, grazie per i complimenti! Attendo con interesse la pubblicazione del tuo articolo.