Mors Tua, Gaudium Meum.

I cultori del consumo di pezzi di cadaveri, altrimenti chiamati carne, sono assimilabili ai terra – piattisti e anche quando si ammantano di qualche tipo di autorità, si comportano come i sacerdoti di una verità assoluta che il dio di turno o la dea scienza hanno comunicato nel corso della storia. Infatti, al pari dei terra piattisti essi spudoratamente negano tutte le evidenze che connotano l’animale umano come il discendente di alcune specie arboricole mangiatrici di frutti, bacche e noci.

Se chiedessero a un ragazzino di 3/5 anni la descrizione di un predatore carnivoro, costui risponderebbe per certo con l’immagine di un quadrupede, (perché un quadrupede corre e insegue molto più velocemente e più a lungo di un bipede), munito di lunghi e acuminati denti per uccidere in breve tempo e altri, laterali e taglienti, per lacerare le carni delle loro prede. La Terra non è piatta, non lo è mai stata, eppure generazioni intere nel corso dei millenni lo hanno creduto, e il corpo umano non è quello di un predatore carnivoro.

Piuttosto le loro “tesi” a sostegno del consumo di carne, sono del tipo : “il genere umano si è sempre nutrito di carne, siamo onnivori da sempre e la carne nutre e gratifica pancia e le papille gustative, dunque considerando il cibo come un entertainment fisiologico apportatore di allegria, piuttosto che un insieme di sostanze il cui compito non sarebbe in primis, una giusta e appropriata nutrizione correlata all’organismo di cui la specie umana è costituita, ma al bisogno di ricavarne un irrinunciabile “PIACERE”, nonostante sia chiaro da tempo che il consumo forzato di carne sia statisticamente una causa determinante per una vita più breve.

Ma non insisterò ad elencare le innumerevoli evidenze che confermano l’animale umano come un predatore, sicuramente il più feroce e avido mai esistito, ma non come un mangiatore di cadaveri. Certamente non potrebbero negare che senza l’ausilio di “protesi antiche e nuove” quali lance, bastoni, pietre, archi, trappole fucili e così via, la specie umana si sarebbe estinta molto , molto tempo fa se avesse scelto di nutrirsi di carne.

Non abbiamo la vista di un carnivoro, noi vediamo i colori, come molti insetti, perché dobbiamo riconoscere i frutti quando sono maturi e distinguere gli edibili da quelli tossici, che le piante rendono vivaci nello scambio simbiotico con gli animali mobili e gli uccelli, il nostro odorato è scarso e la vista e l’udito sono di molto inferiori a quelli di un vero predatore. Noi siamo predatori e ladri, nella corteccia, non nel resto del corpo, ma queste evidenze sono sempre rifiutate in blocco dogmaticamente senza nessuno sforzo dialettico e analitico da parte del fronte carnivoro.

Piuttosto, mi sembra evidente che se un cibo non necessario che risulta quantomeno impegnativo e pericoloso sotto molti aspetti e dannoso per l’ambiente e il clima è diventato così irrinunciabile e dominante nelle culture umane, la conseguente conclusione è che il cibo nel mondo in questi ultimi millenni è diventato sempre di più un piacere esistenziale e fisiologico simile a quello delle sostanze droganti che danno assuefazione e dipendenza. E non potrebbe essere altrimenti, penso che questa dipendenza si sia formata all’inizio con la possibilità e l’uso di cuocere la carne col fuoco e a volte con il sale. La carne bruciata agisce come una droga falsamente energetica che nasconde e supera i gravi effetti collaterali ed etici. Questa tesi spiegherebbe (oltre agli immensi profitti che genera), perché il pensiero profondo, e ogni riflessione seria si spengono o vengono inesorabilmente soppresse di fronte all’irrinunciabile piacere di ingurgitare pezzi di cadaveri di animali simili a noi trasformati in leccornie da godere in compagnia e da soli. Poi resta il fatto dell’adattamento, gli organismi viventi sono talmente intelligenti da riuscire ad adattarsi ai veleni peggiori, anche se per adattarsi veramente occorrono tempi non umani. Nel frattempo, per “fortuna” abbiamo anche inventato i farmaci, spesso imitati da invenzioni vegetali, che come dice il loro etimo, sono veleni anch’essi, ma ci tengono in vita, contrastando i danni dei grassi saturi e di altre sostanze inquinanti e nocive, di un cibo non pertinente e non adatto, in modo tale che possiamo vivere felicemente intossicati e a lungo ma con il peso di un immenso olocausto di animali innocenti sui nostri stracci di anime, che nessun farmaco potrà mai guarire.

Ennio Romano Forina

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