
Un essere vivente, un abete, muore anzitempo, e ci si preoccupa sopratutto della brutta figura, della sua apparenza mentre dai loculi pubblici dei “social”, spuntano come funghi tutte gli zombi insensibili, senza compassione né anima, facendo a gara per ricoprire con lazzi e sarcasmi disgustosi e impietosi un essere vivente. Fingendo di scandalizzarsi, anche o solo per lo spreco di denaro impiegato per avere e per trasportare un cadavere “in fieri” e peggio ancora, ci si preoccupa che la sua agonia non sia durata abbastanza a lungo per far gioire il popolo vorace di “feste”.
Questo è il progresso etico, la consapevolezza del valore della vita esistente? Ripianteranno 10, 100, 10.000 alberi? E che differenza fa? Dove sono i princìpi dei cambiamenti, i segni di evoluzione della mente e dei comportamenti? Quest’albero era stato ucciso comunque, folla stolta che irridi la morte altrui, –
– Chi non sa sentire la morte degli altri, non è affatto vivo! – Era sacrificato per niente in ogni caso, anche se fosse riuscito a dare una illusione di vitalità mentre si decomponeva lentamente. Dobbiamo invidiare tutti gli altri cadaveri decorati sparsi nelle piazze e nelle case del mondo? Questa per me non è festa, ma una dolorosa constatazione che niente è cambiato e niente cambierà finché la mente umana resterà sempre ottusa a raccontarsi le stesse vere storie di orrore travestite da false favole.
Possibile che questo stupido mondo umano, non sappia che la gioia e la morte non possono coesistere?
Alberi di Natale e bestie da macello; è come dire la stessa cosa, il fatto è che non esistono bestie e alberi da macello. Esistono animali e alberi, da noi bestialmente macellati.
ennio forina