CHIEDETELO AGLI ALBERI
Di ennio forina
Sento spesso affermare nei media, che per lo smog non c’è altra soluzione che fermare le auto. Niente di più inesatto. Il problema dello smog non si risolve con i blocchi totali o parziali delle auto, ma con il blocco totale delle molte teste ottuse che si ostinano a non riconoscere alla vegetazione e agli alberi sopratutto, la capacità di assorbire e metabolizzare le sostanze tossiche per gli organismi e immettere nell’atmosfera grandi quantità di ossigeno che diluiscono l’aria inquinata rendendola più respirabile.
Al contrario, specialmente in Italia e nella capitale, gli alberi sono considerati come spazzatura o addirittura presenze ostili e deleterie, così appena si vede comparire un fogliame vengono massacrati da potature inopportune e dannose con amputazioni dei rami inferiori o solo da un lato, che li fanno ammalare, abbreviano la loro vita e favoriscono anche la loro prevedibile e talora nefasta caduta.I condomini di questa come di altre città, con le loro fisime perbeniste e senso dell’estetica del tutto discutibile, osteggiano la presenza di qualsiasi pianta che non abbia funzioni meramente decorative e con la loro scarsa sensibilità collettiva, hanno letteralmente distrutto l’equivalente di intere aree boschive, all’interno delle città stesse e nelle periferie, dove spesso avvengono i tragici eventi alluvionali, condannando gli altri e se stessi a ricevere dosi più massicce di inquinanti nei loro polmoni. La maggior parte dei condomini italiani ritiene che la presenza di alberi accanto ai palazzi sia un elemento di degrado. E con questa concezione del territorio abbiamo un’Italia che annaspa nei gas tossici, si disgrega nelle frane e si fluidifica negli smottamenti fangosi.
La ricchezza del verde urbano sarebbe la base essenziale per equilibrare e attutire la quantità e gli effetti salutistici negativi che derivano dalle attività umane. Dovremmo chiedere agli alberi stessi qualche saggio consiglio per mitigare gli effetti devastanti della nostra ingombrante presenza su questo pianeta, diventato ahimè troppo piccolo per assorbire un simile impatto, – ma non vedo vero interesse, né gratitudine, né rispetto per questi esseri viventi “inventori” dell’atmosfera che consente la vita organica nel mare e sulla terra e che permette a noi tutti di continuare a fare le nostre stupide cose – mentre diamo importanza ai giudizi e ai provvedimenti di chi l’aria la sta distruggendo, vale a dire tutti noi. I dati scientifici che confortano queste tesi in internet e altrove, sono alla portata di tutti, amministratori, politici, giornalisti e comuni cittadini, basta volersi informare e voler capire.
Certamente vi sono altri elementi che riguardano la riduzione dei sistemi di inquinamento, ma la consapevolezza della fondamentale funzione e conseguente tutela della vegetazione è un segnale indiscutibile di principio per una vera volontà di risolvere il problema. Non serve giocare sui dati statistici e sulle molteplici cause che incidono sulla mortalità dei cittadini. I fatti certi sono due: le attività vegetali sono inequivocabilmente vitali e positive, quelle umane sono al contrario e per la maggior parte venefiche e potenzialmente letali, bisogna incrementare le prime e diminuire le seconde. Resta da esaminare quest’ultime, tutte, una per una e prendere i relativi provvedimenti, mentre attualmente gli unici provvedimenti in corso sono le potature e i blocchi del traffico.
Sono abbastanza “maturo” da ricordare che alle elementari, a primavera, c’era un evento che si chiamava “Festa degli alberi” e gli insegnanti ci portavano nei parchi per celebrarla, facendoci piantare file di alberelli nel terreno libero, un retaggio ora sepolto di una saggezza più antica, chissà forse si dovrebbe ricominciare da lì…
ennio forina