Fuochi Fatui

Stavo aspettando un autobus che non arrivava mai, all’imbrunire di una serata estiva limpida, con il cielo ancora dipinto di un blu intenso e non avevo fretta perché una splendida Luna sorgente penzolava sul Tevere, proprio di fronte a me. Così, ammirandola, rapito dalla bellezza di quel globo d’argento miracolosamente appeso nel cielo, ho pensato di fare un esperimento:  osservare il comportamento dei passanti e di coloro che aspettavano i loro rispettivi mezzi alla fermata, proponendomi di annotare quanti fra loro, avrebbero alzato gli occhi sull’orizzonte per ammirare la bellezza di quel corpo celeste che si innalzava pigramente nel cielo. Era lì con il suo vestito d’argento ad esibirsi nel suo show speciale, ammiccando alla terra e specchiandosi, vanitosa, riversava sulle acque del Tevere la sua magica luce riflessa facendo risplendere le increspature delle piccole onde e nessuno le prestava attenzione. L’attesa si prolungava già molto oltre una mezz’ora e la pagina del mio notebook era ancora vuota, nessuna persona, giovane o vecchia che fosse, aveva mai in tutto quel tempo alzato gli occhi ad ammirare la Luna, al contrario, la maggior parte fissava lo sguardo ipnotizzato sui piccoli schermi degli smart phone, fuochi fatui senza gemiti degli intelletti di anime ormai spente, incapaci di sentire, incapaci di provare stupore e di chiedersi il perché  di tante reali meraviglie sprecate, ignorate, neglette. Cerchiamo miracoli dove non sono, dove non possono essere e dove abitano solo i fantasmi, le illusioni dei nostri sensi circoscritti e inibiti, resi insensibili, che guardano la goccia e ignorano l’oceano, che inciampano sul sasso e non ammirano le montagne, che curano l’aiuola e non proteggono la foresta, ed ignoriamo sprezzanti, le miriadi di miracoli che sono intorno a noi e si manifestano in immagini chiare, suoni, odori e vibrazioni che in noi si riverserebbero, se solo volessimo vederli, se solo volessimo ascoltarli, se solo volessimo cercarli, se solo volessimo conoscerli.