Se, come dice quel complesso di scritti che si chiama Bibbia, un Dio avesse voluto creare degli animali al solo scopo di fornire cibo e sostanze per la specie umana, non li avrebbe creati senzienti e dotati di un’anima sensibile, quale essi manifestano di avere, tale alla nostra.
Non li avrebbe dotati di istinto materno, essi non sarebbero stati affettuosi, come è evidente che essi sono, non si sarebbero affezionati tra loro e nemmeno a noi, non avrebbero allattato e difeso i loro figli, come noi allattiamo e nutriamo i nostri, o covato le loro uova e nutrito i loro pulcini difendendoli a costo della loro stessa vita, e non avrebbero provato sofferenza e urlato di dolore quando li uccidiamo.
Solo un dio sadico, insensibile o imperfetto, avrebbe creato delle specie per farle diventare un cibo “sensibile” che soffre e dotati di sentimenti di puro amore incondizionato e non un dio onnipotente e misericordioso come affermano i testi antichi.
E ora, nell’imminenza di una festività che dovrebbe evocare e celebrare la rinascita universale della vita è già iniziato il bagno di sangue che deve trasformarsi ancora una volta in crapula per le pance e oro per le tasche. Ma a quanto sembra ai cultori dell’anima e alla gente comune, non basta questa evidenza per riconoscere che questa festa non ha nulla di spirituale ma è una idolatria materiale in cui non si celebra la Vita e la Bontà ma si sacrificano ambedue nella falsità perenne della coscienza dell’anima.
La realtà è che un dio, se esistesse a somiglianza umana, avrebbe sbagliato soggetti, dando agli animali la sensibilità migliore più vera e cristallina, la dedizione migliore e l’amore materno più incondizionato, esseri che non conoscono l’odio, la vendetta, la malizia e l’invidia come quei tanti umani, adulti e piccoli, che con la loro ignoranza e con le loro crudeltà sadiche e perverse, dimostrano che un’anima a loro, quel Dio si sarebbe proprio dimenticato di darla.
Festeggiate pure con il sangue dei cuccioli strappati alle madri, ma non chiamatela festa della rinascita, ipocriti! Chiamatela con il suo vero nome: festa della morte.
Ennio Romano Forina