Non ti ho amata solo per la tua bellezza,
ma per lo sguardo e il timido sorriso
di una donna con l’anima di bimba,
sempre tradita da cuori indifferenti e vuoti.
E se la mia mente e il cuore
restano ancora in te perdutamente immersi,
non è per seguire un’illusione vana
ma perché tu mi senta lo stesso accanto a te
a tenerti per mano se ti perdi.
Non so più come parlarti
ora che sei invisibile e distante
ma so come chiamarti,
come sempre.
Amore.
E non potrei, nemmeno adesso chiamarti
in nessun altro modo
o non sarebbe stato vero
che ti chiamassi Amore prima.
So che stai percorrendo sentieri ancora sconosciuti
che sembrano indicare mete sicure,
eppure la tua anima esita a lasciare la mia mano
lo so, lo sento, perché io resto dove sono
e tu sai che questo amore
è ancora la più vera, unica forse, certezza
in vita tua mai avuta.
Amare un volto, un corpo, ci vuol poco,
ma amare un’anima è tutta un’altra cosa
e sono ancora qui, solo per esserci per te,
quando nella tempesta tu ne avrai bisogno
pensando di essere giunta nella tua nuova isola
che forse non sarà quell’isola
in cui solo io e te siamo approdati,
forse sarà un altro castello, da cui vorrai fuggire,
Tu, Rapunzel, di nuovo come allora?
Non so, devo per te sperare che così non sia,
ma conosco te e conosco dell’uomo la follia.
Allora sarò di nuovo il faro che ti guida
al rifugio sicuro e ti riporta all’isola vera
che è ancora lì e aspetta il tuo approdare.
Aspetta te che sei della preziosa acqua un segno
e senti della Luna la marea,
che ogni notte solleva le onde dei tuoi sogni.
Sono rimasto a lungo sospeso sul molo del tempo
come chi davanti al vasto mare
scruta l’orizzonte degli eventi,
per sapere solo se almeno fossi arrivata
indenne alla tua meta,
vagando tra le tante anime, incomplete, perse e false
che si sfiorano senza mai toccarsi veramente,
pronte a carpire degli altri le vitali energie,
senza nulla voler o poter dare
ma cercando solo compenso ai loro vuoti.
Solo le stelle sanno
perché tra tanti sguardi d’anime
indifferenti, vaghi e spenti
i nostri due si erano accesi
sigillando le nostre aure insieme,
all’incrocio di uno spazio e di un tempo diversi
e per un istante hanno brillato nel cielo
come astri, consumati da un unico fuoco.
Non ci sarebbe il moto delle onde,
se il vento non le amasse per giocare
e solo al vento ora ho affidato questo amore.
Ricorda allora, quando sarai
sorpresa dalla marina dispettosa brezza,
che scorrendo sul tuo viso
solleverà anche dei tuoi capelli l’onde,
che quello è il tocco delle mie carezze.
Ci sono parole che sono solo rumori
e non hanno nulla da dire
altre invece sono musiche rare,
nelle limpide notti
rischiarate dalla silenziosa Luna,
dove si costruiscono i sogni
e non risuonano mai invece nella nebbia
che genera solo mostri e le illusioni.
“È successo tutto tra noi”.
Sono tue queste parole, forse il capitolo finale
di una storia perfetta nella sua imperfezione,
realizzata anche se irrealizzabile.
L’irraggiungibile distanza stessa
poteva dalle nostre anime essere valicata
o non sarebbe successo nulla,
ecco perché in questo dramma mirabile d’amore,
soltanto tra me e te scritto e immaginato,
eravamo più veri di molte realtà senza spessore.
Nel sogno, turbinavano parole come un vortice di sensi
e anche se un sogno era un sogno
quelle parole erano vere,
o cosa è meglio il contrario?
Vivere una realtà vera fatta di parole false e deboli?
Le nostre sgorgavano impetuose,
inarrestabili lo sai,
come limpida acqua dalla fonte
eravamo in esse immersi fino a naufragare.
Ora so, come sapevo, ero sicuro
che il solo modo di riaverti era di perderti,
so che mentre ti allontanavi
sentivi ancora la mia voce
e sentivi stringere le mie alle tue mani
che sfuggivano via come l’edera tenace
strappata da un’altra pianta più forte
e sentivi i miei sguardi seguirti
mentre svanivi nella nebbia fitta
delle tue paure,
ma non potevi fare a meno
di voltarti indietro pur da lontano
ed è vero, leggevi le mie note e non rispondevi
ma nemmeno le rifiutavi,
che vuol dire questo?
Nemmeno ti chiedevo di restare
non l’ho mai chiesto rispettando
la tua decisione di star per conto tuo
anche sapendo che non era vero,
dicevo solo che prima o poi saresti ritornata.
Che tornerai lo so, ne sono certo
forse non ora, ci vorrà del tempo, ma tornerai,
forse le lunghe chiome color fuoco
saranno raccolte, argentee e spente
ma non potrai fare a meno di tornare,
anche se ora dopo un aprile
e un nuovo aprile passati invano,
non saprei nemmeno più come parlarti,
ma potresti esser tu a voler lenire
dell’anima e del cuore le ferite
che sono anche le tue quando staccandoti,
parti di esse sono rimaste in te
e non sei riuscita a liberarti a scuoterle via,
ne sono certo.
Ricorderai la sciarpa promessa,
messa via, riposta, ormai senza più
l’essenza della tua femminea pelle,
o forse regalata a un altro, nell’indecisione,
per liberarti del pensiero di me,
un ricordo solo imbarazzante, una promessa vana,
una ferita profondamente inflitta
e lo sai bene,
per tutte le mie promesse mantenute,
era quella l’unica da te e l’hai mancata.
Ma non importa, le ferite sono davvero tante
nelle tue parole nel tempo del distacco,
nel voler nella tua mente distruggere il mio viso e nome
e quello che per te e in te io ero stato,
quando hai spalancato la tua porta
e abbattuto le barriere e nel tuo cuore
e anima ero entrato senza esitazione
inesorabilmente, varcando il confine della tua paura
ma sai che non potevi nulla nel tuo cuore,
la mente inganna, ciò che soltanto il cuore e l’anima
sanno vedere.
Forse ora non sono io che ancora penso a te,
ma è il tuo pensiero che mi cerca,
attraverso l’incanto spezzato e le ferite,
non avrebbe più senso l’attesa vana di un ritorno,
eppure sono ancora qui per te e aspetto.
Non ci siamo mai incontrati,
non ti ho mai stretta nell’incanto di un abbraccio,
tu non hai voluto,
avevi troppa paura di non poter più liberarti
dalle braccia del mio potente amore,
eppure ti ho riconosciuta e tu hai riconosciuto me,
ma poi ti sei smarrita in un carosello
di luci e giochi pieni di speranze diverse,
sapevi subito che non ti avrei mai fatto male
ma volevi vedere me come fossi il gioco
troppo impegnativo e rischioso e lo hai lasciato,
anche se io ero il tuo gioco preferito,
come una bimba abbandona l’orsacchiotto
che così tanto ha abbracciato,
cullato e accolto nei suoi sogni,
e poi con occhi lucidi di stelle, cerca giochi diversi,
ma la magia dell’orsacchiotto resta,
anche se dimenticata, nella scatola
dei vecchi giochi col mio nome,
troppo piccola per contenere questo amore.
Si può soffrire per aver perso il tocco di una mano
che non si è mai realmente stretta?
Puoi nasconderti ora nei tuoi segreti altrove,
ma conosci il mio impeto e la convinzione
solo il pensiero di te, solo le mie parole
che amavi così tanto leggere e sentire nel tuo cuore,
forse lo ridestano a volte sono certo,
che puoi sentirlo anche adesso nella valle del tuo seno,
in quel triangolo della vita dove da me
volevi così tanto essere riempita,
e so che ancora lo vorresti anche se a te lo neghi
a te e al mondo, perché l’hai avuto e lo senti tuo
e ti appartiene, so che lo vuoi sempre
come l’hai voluto,
e non sarà facile per te trovare un altro tale potente amore
tutto a te donato, in ogni giorno, in ogni singolo momento,
verso il tuo mondo alieno.
Come vedi quella fiamma era così accesa
che ancora non si è spenta nonostante tutto.
Tu dicevi: “In fondo sono solo parole”, e non credevi
che fosse un vero fuoco che non si spegne mai.
Eppure non ti cerco,
mi distraggo, ho mille e mille cose da fare,
piani, progetti, idee, scritti e versi di luna sempre pieni,
poesia e arte, non mi fermo mai lo sai.
Ma ti sento sempre,
forse non sono io che ti penso e ti sento,
mi sta sempre addosso
questa sensazione di non essere mai solo
né libero, liberato da te.
Ma ora sono io ad essere distante,
sei dalla mia mente uscita per la prima volta
e forse non sai dove cercarmi più,
per paura di lasciarmi ancora entrare in te,
ogni tanto un tuo stupido inutile cuore giallo
appariva come un fiore solitario
nel silenzio delle parole,
che non serviva a nulla anzi acuiva il dolore,
era come un insulto, una briciola d’amore
anzi, una insormontabile barriera,
poi non mi hai scritto più, non mi hai risposto,
nemmeno con le parole fredde e vuote di prima,
contenute in spazi ben precisi, ora nemmeno quelle,
non metti più alcun segno
a tutte le mie parole scritte e lanciate nella rete.
Ma il ricordo dell’impeto d’amore che ti schiacciava
al muro e strappava i tuoi vestiti
che ti teneva a freno come un’indomita puledra
e le mie mani ostaggio dei tuoi capelli selvaggi
catturate e perse nella tela del ragno
e l’impeto dei nostri corpi nelle menti impresso,
quello non puoi scordarlo ne son certo,
anche se adesso lo provi con un altro.
Ero una distrazione? Non credo,
avevi capito che io ero chi poteva darti
quel vero amore che da sempre il tuo cuore aveva amato
e più e più volte lo hai detto, sono le tue parole ancora,
che davvero ero io l’uomo dei tuoi sogni
senza confronti con nessuno,
che veniva da un inverosimile futuro
o da un’altra impossibile galassia,
da un dislivello di tempo che tu vedevi
come un abisso di anni luce in cui cadere,
così ti sei tirata indietro, allontanata,
come una cometa s’allontana per molto tempo
dal suo fuoco, ma sa che sempre al fuoco resta legata,
e deve prima o poi tornare indietro.
Ma questo amore ormai l’hai conosciuto,
ed ora amore mio dovrai per sempre averne conto,
per ogni altro amore che non sia abbastanza
e non sia tale per fuoco e convinzione,
come un uragano,
come un vulcano,
niente di meno o non sarai contenta,
dovrai voltarti indietro,
a pensare a quel fuoco che stringevi fra le mani,
che era entrato in te così potente da lontano,
che ne sono certo, lo sento
me lo dicono le stelle e me lo dice la luna, tua sorella,
che non ha smesso di bruciare nel tuo cuore.
Ma forse sbaglio e tutto questo non è vero,
sono solo folate di vento nella mente,
forse il volto di Luna a cui ho dedicato
così tanti versi di vero Amore intrisi,
non sei tu e non esiste.
Forse eri solo della Primavera un sogno,
un semplice incanto, della dispettosa Luna.
Ennio Romano Forina – Da un Aprile a un Aprile