In risposta alla definizione di “fasciovegani” diffusa da alcune fonti dei media, per definire quelli che difendono i diritti, la libertà e la vita degli altri animali.
“Nam saepe ante deum vitulus delubra decora turicremas propter mactatus concidit aras…” Lucrezio – Liber secundus
Stasera in libreria, mi è capitato sotto gli occhi un libro con una copertina bianca, asettica e con una icona del giornalista che lo ha scritto – più credo, la fotina di una bistecca discretamente cruda – Nel libro, stando a quello che viene riferito online, si difende ad oltranza la priorità del genere umano su tutto il mondo vivente e il suo diritto assoluto di disporre della vita altrui nel nome della “libertà” di scelta e contro le “imposizioni” animaliste e di tutti quelli che nel libro sono definiti i “fasciovegani”, che vorrebbero deprivare il genere umano del sacro diritto di scannare gli animali nei modi e nella misura che conosciamo bene. Ho cercato in rete e mi è subito apparso il libro e vari riferimenti, tra questi, un articolo che un quotidiano ha scritto a convalida di questa tesi ed a elogio del giornalista. Se avete tempo leggetelo anche voi, è breve e superficiale…
Io ritengo che essere definito “fascista vegano”, (perché sono un vegano e sono contro i massacri degli animali), sia un insulto intollerabile. Io sono vegano e opero in difesa degli animali per mezzo della dialettica, non vado in giro con un bastone o l’olio di ricino per punire i carnivori, ma sono un esponente sincero di una rivoluzione etica ed evolutiva che sta acquisendo sempre più consistenza, per volontà, consapevolezza e presa di coscienza di popolo e non per squadrismo.
Uso la forza degli argomenti, degli elementi di analisi, non la forza della prepotenza e della supponenza che hanno invece i sostenitori dello status quo e della barbarie vigente. Loro versano il sangue, io/noi versiamo parole e sentimenti di compassione. Spesso molti di quelli che piangono per la sorte degli animali reagiscono anche con insulti, emotivamente per la frustrazione, per non poter fare altro di fronte allo strapotere delle leggi e degli interessi che “impongono” agli animali di essere vittime. E dato che il giornalista accusa noi vegani di essere compassionevoli solo per gli animali e indifferenti alla sorte degli umani, rivela con estrema chiarezza la sua incapacità di comprendere il sentimento della compassione nel suo significato sostanziale, poiché la compassione vera è universale, vale per il lombrico quanto per l’umano – considerando ancheche senza il lombrico e l’albero nemmeno noi potremmo esistere – e si esprime per qualsiasi forma vivente riconoscendo il principio dell’unicità della vita. Il fatto che l’amicizia per gli animali e la preferenza di rapporti affettivi con essi e l’impulso di difendere i loro diritti naturali si stia così diffondendo è dovuto al desolante riconoscimento della miseria e della falsità dei rapporti umani in confronto.
Ci sono state altre rivoluzioni nel mondo degli umani per sancire i diritti naturali di ogni individuo che erano stati rapinati dalle varie tirannie in atto di tempi non troppo lontani e le rivoluzioni sono servite a ridare ai popoli e agli individui quei diritti naturali depredati. Ma queste rivoluzioni sono ancora incomplete e malfatte, ci sono ancora schiavi e padroni, ancora prìncipi e sudditi, con nomi diversi e usando poteri diversi, e la società umana non è ancora perfetta perché non si è ancora evoluta eticamente e preferisce rapinare il pianeta in cui vive anziché convivere in esso rispettandolo. Il riconoscimento dei diritti e il rispetto di tutte le forme viventi rappresenterebbe un salto significativo di una vera evoluzione della specie, che porterebbe anche un immenso beneficio non solo alle vittime animali ma alla stessa specie umana.
La compassione e la saggezza sono sorelle e viaggiano insieme. Da prima di Empedocle in poi, molti umani compassionevoli e saggi hanno detto queste cose, donne e uomini, ma la voracità e la presunzione umana dominante cerca di soffocarle pervicacemente più che mai nel nostro tempo, sia la compassione che la saggezza. Ma per meglio chiarire le idee ai sostenitori dei massacri degli animali possibile che non riescano a capire che a rigor di logica che il confronto vero non è fra due fazioni dell’umana società che hanno idee diverse, escludendo la parte in causa, cioè gli animali. Non si tratta di sinistra contro destra o rosa bianca rosa nera, ma complessivamente di genere umano versus animali. Chi parla a vanvera di diritti e libertà, vada a chiederlo a loro, agli animali, se sono felici di offrirsi come vittime sacrificali per far fare agli umani operosi un sacco di soldi con la loro pelle e con il loro sangue. Essi sono in grado di rispondere, con le loro grida strazianti, con il terrore degli sguardi, con l’inutile resistenza alle mani dei carnefici, vadano a chiederlo a loro mentre li trascinano nel sangue dei loro fratelli e dei loro figli e delle loro madri. Guarda caso anch’essi hanno madri, figli e fratelli. Sono esseri viventi, come noi, nascono, si accoppiano, fanno figli che accudiscono amorevolmente e senza il nostro egoismo, anche quelli più forti e feroci si nutrono solo di quello che a loro occorre in un giorno, sono crudeli quanto basta, ma non conoscono il sadismo, le perversioni e le falsità che abbiamo noi, sono disposti a diventare docili e ad amarsi anche fra specie diverse di prede e predatori se si trovano in condizioni favorevoli, mentre noi ci scanniamo persino in un condominio e fra parenti stretti. Non hanno loro il diritto di rifiutare di essere considerati come dei prodotti? Quale giustizia per le madri di qualsiasi specie a cui vengono strappati i figli per trasformarli in denaro? Chi potrà restituire alla vita universale l’amore materno di cui il genere umano ha fatto scempio?
E a proposito del fondamentalismo di cui ci accusate, dai pulpiti delle vostre confortevoli alcove mediatiche, cari divoratori di bistecche sanguinolente, il fondamentalismo è un termine molto più confacente al vostro ostinato rifiuto di qualsiasi confronto dialettico e di riconoscimento di tutte le evidenze intuitive e scientifiche che rivelano l’anima sensibile e l’intelligenza di tutta la vita, così come un tempo molto vicino a questo attuale si rifiutava la giusta collocazione di questo pianeta nel cosmo. C’è un brano meraviglioso del “De Rerum Natura” che narra del dolore di una madre di una specie diversa, una mucca, alla quale è stato tolto il piccolo per sacrificarlo agli dei. Il poeta descrive così minuziosamente il vagare penoso di questa madre, dalla stalla al prato, annusando ovunque alla ricerca disperata del figlio che si capisce che deve aver osservato lui stesso la scena e di aver provato quel sentimento a voi sconosciuto: – la compassione-, così fortemente da sentire la necessità di riferire l’episodio nella sua grande opera.
Lucrezio, signori, uno scienziato visionario e rivoluzionario che è nato circa cent’anni prima di Cristo, vi deve insegnare la compassione? Che evoluzione c’è stata in questi duemila anni? Oggi non ci dovrebbero essere più gli dei fasulli inventati per giustificare le nefandezze umane, purtroppo quelli arcaici sono rimasti da noi e in molte altre culture e a questi se ne sono aggiunti altri, tutte le persone che pensano di essere divine entità terrestri e che pretendono che a loro si sacrifichino gli stessi animali che si sacrificavano duemila anni fa per la stessa prepotenza, con la stessa crudeltà.