ennio forina –
8 MARZO – Ancora celebrato con il dono del classico mazzetto di fiori di mimose. Sembrerebbe un argomento irrilevante, risibile, invece è fondamentale perché la distruzione delle grandi foreste parte dal come consideriamo e trattiamo anche il semplice ramoscello. Invece di far finta di piangere per la distruzione di foreste in lontani continenti senza mai riflettere sulla nostra reale conoscenza del problema e su tutte le nostre azioni, ci concediamo molte altre libertà domestiche a danno di questi esseri viventi che hanno letteralmente “costruito” l’atmosfera che ci permette di vivere solo per soddisfare tradizioni insulse e poco significative. Care signore donne, cosa pensereste se il vostro partner vi regalasse un melograno o una patata invece? Sarebbe un regalo più consapevole, un gesto più sentito e ricco di promesse per il valore nutritivo sostanziale di questi doni ma sarebbe anche un gesto che rivelerebbe nel vostro “lui” una sensibilità superiore, che è quanto di meglio possa desiderare una donna da un suo compagno di vita. Oppure chiedetegli di comporre per voi un poema, come l’antico poeta Tibullo che scriveva i suoi versi d’amore per Delia sotto l’ombra degli alberi, presso le acque fluide di un limpido ruscello. Non è una cosa insignificante è uno dei tanti aspetti del disprezzo e dell’ingratitudine che abbiamo nei confronti degli alberi. Siate consapevoli che l’otto marzo, più che la festa delle donne è il giorno del massacro delle mimose, perché, per via della vostra compiacenza, manipoli di individui, indigeni, comunitari, extracomunitari, vanno ovunque a strappare selvaggiamente i rami dagli alberi fioriti spesso danneggiandoli seriamente o uccidendoli per vendere i mazzetti di mimose agli angoli delle strade ai vostri fidanzati che altrimenti sembra non siano in grado di trovare idee più originali e con valori più diluiti nel tempo. Suvvia dunque, mostrate al mondo di saper aspirare a qualcosa di meglio, di avere una consapevolezza della vita che scorre nel ramo di un albero, che non è un oggetto decorativo ma un organo vivente con delle funzioni. Non vi suggerisce nulla il veloce deperimento di questo trofeo? Dopo pochi giorni appassisce e si decompone, forse proprio come i sentimenti amorevoli che dovrebbe testimoniare. Chiedete ai vostri partner qualcosa di più interessante, originale e durevole, un guizzo di ingegno creativo e di profonda sensibilità e avrete una prova più vera del suo amore. Siamo dunque giunti alla fatidica nonché singolare festa delle donne, in cui si concede un misero omaggio formale e floreale per un solo giorno all’anno mentre per i restanti 364 succede sempre più spesso che la festa, molti uomini la facciano in modo diverso, non “per” le donne, ma “alle” donne. Vale anche in tutti i casi naturalmente. Ai fiori si attribuiscono arbitrariamente caratteristiche e funzioni che non hanno affatto. I fiori sono le sirene sensuali del mondo vegetale e non esistono per decorare i nostri ambienti, le nostre vicende, le nostre relazioni. Solo gli scemi umani possono pensare ad essi come simboli di purezza e usarli in tal senso ai piedi delle icone sacre. Sono gli organi sessuali delle piante e la loro bellezza serve per attrarre gli insetti e riprodursi non per gratificare le nostre contorte interpretazioni mentali. Coltivarli e tagliarli è di fatto una rapina e una barbarie. Siamo da sempre indulgenti e accomodanti sui nostri molti vizi mentali e giustifichiamo le nostre azioni e le nostre prepotenze sulla natura accettando e seguendo i soliti stereotipi culturali con l’indifferenza, la superficialità, il pensiero debole. Ma se veramente volessimo vivere in un mondo migliore dovremmo imparare il rispetto universale, la riflessione profonda sulla realtà delle cose e sopratutto sulle nostre azioni. Nel mito della mela del giardino dell’Eden c’è un fondo di verità sulla natura e attitudine umana. Dovremmo decidere se vogliamo contemplare, convivere in armonia e amare questa magnifica realtà vivente o se vogliamo soltanto divorarla.