Nel ricordo, ma anche nell’esame profondo del male prodotto dagli umani, ho sentito parlare di un “fuori luogo” ed anche di un “molto fuori luogo”che non deve essere superato dal sentimento della compassione. Vale a dire la compassione sarebbe una prerogativa esclusiva della specie umana ed applicabile solo alla specie umana.
Il concetto resta vago e incerto. Il “luogo” potrebbe rappresentare tre ambiti: l’Etica, La Religione e la Scienza. L’Etica non è una base assoluta di giudizio poichè è diversa nel tempo e nello spazio, in un mondo vorace e standardizzato come quello attuale, l’etica è subordinata al profitto ed ai compromessi con le varie credenze religiose e non riserva spazio alla compassione per gli animali, vittime della voracità umana dell’indifferenza ed anche dei preconcetti.
Le religioni considerano l’umanità una specie al di sopra delle altre e totalmente staccata dal contesto naturale, la cosiddetta scienza non è una entità ma una variegata pletora di attività umane connesse con la tecnologia e si preoccupa principalmente di collezionare successi, ottenere risultati per aumentare lo sviluppo e le risorse del genere umano ma sopratutto la ricchezza e le comodità, e non sa nemmeno cosa siano i sentimenti della compassione, dell’amore materno e della ricerca della verità.
Non vedo altri “luoghi” possibili che possano negare il fatto che la vita sia un fenomeno unico, che non c’è differenza fra gli esseri viventi come non c’è differenza tra i soggetti umani.
Se uno dei trabiccoli che se ne va a spasso su Marte riuscisse a trovare, nascosto in una nicchia umida tra le rocce, un piccolo rivo d’acqua ed uno scarafaggio marziano, noi tutti saremmo affascinati e commossi dalla scoperta ed i giornali titolerebbero quell’evento cosi: – SU MARTE È STATA TROVATA LA VITA! – Proprio così, non una vita minore da schiacciare, ma la VITA.
C’è chi afferma che uccidere animali per mangiare sia inevitabile. Al di là del fatto che i motivi per cui la specie umana uccide gli altri animali sono innumerevoli, crudelissimi e per lo più inutili e futili. Il fatto che gli umani possano volare nei cieli non significa che essi sono simili agli uccelli. Il fatto che possano dotarsi di macchine che emulano e superano le capacità di altri animali non vuol dire che siano simili a quegli animali. Il fatto che gli umani divorano gli altri animali non li fa assumere la stessa forma e la stessa vocazione di un vero predatore. Noi facciamo tutte queste cose per mezzo di attrezzature che per lo più abbiamo imitato da tutte quelle già ideate da tutti gli altri esseri viventi. primi fra tutti le piante.
Fare delle distinzioni basandosi su concetti vaghi e relativi alle varie società umane è pericoloso. Esserne convinti senza riflettere è rovinoso e perverso.
Di olocausti nella storia degli umani ce ne sono stati sempre ed in continuazione, piccoli e grandi, esecuzioni vili, dalle clave alle lapidazioni per seguire i luoghi comuni delle varie religioni, la violenza degli umani contro altri umani non ha avuto sosta e tuttora è una tragica realtà. Ma di questo gli altri esseri viventi, i cosiddetti animali, non hanno colpa. Di solito non aggrediscono l’uomo se non per difendere se stessi e la propria prole, non ci hanno mai dichiarato guerra, non ci hanno mai reso schiavi se anche siamo stati uccisi da loro non ci hanno mai torturati intenzionalmente, come noi facciamo a loro. E se anche ci uccidono qualche volta, sono loro che non sanno quello che fanno, al contrario degli umani che lo sanno benissimo.
E dopo tutta la realtà orrenda documentata, evidente ed innegabile, vogliamo togliere loro anche la dignità della compassione. Perché il genere umano è sacro e loro sono soltanto oggetti animati, lo scarto della creazione, se non addirittura bestie ignobili? Bene, questo è proprio il modo di pensare degli aguzzini perversi e sadici di tutti i tempi e di tutte le nazioni.
Questa è la matrice che genera il pensiero che si materializza nell’empietà degli olocausti.
A chi spetta decidere quale vita sia da considerare minore e quale superiore? Solo ai più prepotenti ed ai più ignoranti. È il bullismo brutale della specie che riversa le proprie frustrazioni sulle specie più deboli, incapaci purtroppo di difendersi o di fuggire.
Io ho imparato dalla Natura a rispettare tutte le forme di vita anche quelle più sgradevoli, anche quelle che hanno le sembianze più feroci e brutali e quelle che dovessi combattere per sopravvivere a mia volta, poiché tutti siamo nati e viviamo nello stesso grembo. La realtà delle condizioni naturali è spesso crudele, ma non è unica. Tra le predazioni e i parassitismi vi sono vie diverse per poter sopravvivere, vi sono forme di opportunismo evolute, collaborazioni efficienti, alleanze e simbiosi gratificanti, basta saper scegliere fra tutte, le strade migliori.
Ed ecco le distinzioni dei vari “luoghi”dell’umana cultura: quella del costume: “ Tanto loro sono bestie.” – delle religioni: “Sono stati creati per questo.” – della scienza: “ Se friggo con gli elettrodi il cervello di questo gatto forse vinco il nobel!”
Perché non può essere concesso di avere compassione per le sofferenze, le torture e le morti ingiuste per chiunque, qualunque essere vivente che le subisce’?
Il problema è che, togliendo dal nostro sguardo la spessa coltre di ipocrisia che nasconde in parte l’orrenda realtà degli stermini in atto, ci renderebbe spietatamente consapevoli di essere tutti, nessuno escluso, colpevoli e complici della loro attuazione.
La Compassione, quella vera, non è divisibile in fattori disuguali, ma è un altissimo ed unico sentimento universale.
Ennio Forina